Creato da quotidiana_mente il 17/11/2005

Quotidianamente...

Vita di ufficio... ma quella è un'altra storia...

 

 

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Post n°499 pubblicato il 01 Aprile 2009 da quotidiana_mente






Questo post è dedicato a Stranieronellanotte. Perché? Perché per incontrare persone interessanti e possibilmente interessate (a lui) si è iscritto in palestra. Ovviamente per persone interessanti, lui intende l’altra parte del cielo, ossia il genere femminile.

In un commento ho letto che, dopo qualche allenamento in palestra, intende darsi alla bicicletta. Se la sua intenzione è quella di incontrare persone interessanti e interessate, questo post è per delucidarlo su tali possibilità.

Spostarsi in bicicletta, in città, è quanto più divertente ci sia: si ha una visione totale del panorama. Totale? Un occhio sul panorama e l’altro sulle buche che trasformano il manto stradale in una gruviera, di quella migliore, ovviamente. Un altro occhio sempre attento a chi è davanti e un altro a chi è di fianco o di lato. Ah, vero, noi, poveri esseri umani, siamo dotati solo di due occhi, ma con l’esperienza (e un po’ di tempo) gli occhi si moltiplicano. Basta aspettare e il miracolo s’avvera. Provare per credere.

Quando invece il traffico è inesistente (ad esempio domenica all’alba, oppure a luglio, sempre di domenica e sempre all’alba), girare in bicicletta è una vera delizia. Gli odori si confondono con il silenzio della città e pedalare diventa un vero piacere. Si può tranquillamente lasciare gli occhi di riserva a riposo e godersi lo scenario (e le buche perché quelle non vanno mai in vacanza).

In quanto alle persone “interessanti e interessate”, sarà che sono brutta, cattiva e pure anziana ma posso affermare dall’alto della mia esperienza di ciclista metropolitana che… niente, nisba, nada. Nessuno ha mai fatto il provolone (ma nemmeno il mascarpone o il parmigiano) mentre io pedalavo. Al massimo, ci si scambia un saluto, frettolosamente, mentre ci si incrocia e nemmeno sempre succede. Ma ripeto io sono brutta, cattiva, nera e vecchia. (Quando si dice la fortuna!).

Invece, una ciclista metropolitana è chiamata ad una grande impresa ogni giorno. Quando è ferma ad un semaforo, succede che un finestrino si abbassi e… qualcuno provi a fare delle avances? No! Succede che vengono fatte le richieste più disparate: dove si trova Via Tal de’ Tali oppure Via Pinco Pallino, dove si trova la farmacia più vicina e amenità varie. Solitamente, le indicazioni vengono richieste quando il semaforo sta cambiando colore e via, via, non c’è più tempo.

Un altro compiuto fondamentale della ciclista metropolitana è quello di fungere da punching ball. La ciclista sta lì, per fatti suoi, capelli al vento, fischiettando, seguendo il suo percorso quotidiano, stretta stretta al marciapiede quando dietro qualcuno inizia ad usare il clacson come sottofondo musicale. Solitamente, quella musica si fa sempre più aggressiva e lei, innocente come l’alba appena nata, finge di non sentire e continua la sua parata sotto gli insulti del conducente. E’ un ruolo importante che va svolto al meglio: è più indicato usare il clacson e sfogare i propri bassi istinti nei confronti delle cicliste che arrivare a casa e picchiare moglie o figlio, o entrambi. Magra consolazione, ne sono cosciente ma sempre meglio di niente.

La voglia di fermare la bici e di chiedere del perché di tanta aggressività, ogni tanto, si fa pressante, ma la risposta è nota: perché mi rallenti, perché ho paura di travolgerti con la mia Smart, perché sei troppo proletaria con la tua indecente bici mentre io guido il mio SUV, perché io ho fretta e tu, deficiente, non puoi metterti tra le mie ruote!  La protesta che la strada è di tutti, è una risposta vana che il conducente di un’auto non potrà mai capire, perché la strada è stata fatta esclusivamente per lui e nessun altro.

Un altro rischio che corre, quotidianamente, una ciclista metropolitana è quella degli incontri “forzati” con i pedoni, i quali, solitamente presi da pensieri contemplativi, attraversano la strada sbucando da dietro macchine o bus e la frenata diventa perentoria. Di solito, nemmeno si accorgono del rischio che hanno corso e quando se ne accorgono, se ne vanno alzando le spalle e sorridendo, perché una bicicletta non può provocare grossi danni. Anche se la ciclista rischia di andare oltre il manubrio, ma quello sarebbe stato un danno per lei, non per il pedone. Giustamente.

Tutto questo per dire che… tutto va bene: i polpacci ringrazieranno tutta la vita per il moto svolto, ma in quanto agli incontri galanti… nada, nisba, niente.







 
 
 
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