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L'UOMO PUO' VIVERE VERAMENTE SE DISTRIBUISCE ILPANE CHE GLI E' STATO DONATO

Post n°888 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da sebregon

VI SETTIMANA DEL T.O. - MARTEDÌ

 

 

Mc 8, 14-21



In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».
 

No, Signore,non vogliamo comprendere ecco perché siamo sempre in guerra o dichiarata o serpeggiante. Il nostro problema è che non vogliamo intendere il senso  del Padre nostro in cui troviamo queste parole:” …dacci oggi il nostro pane quotidiano …”.

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Non vogliamo credere al fatto cioè che il pane basta chiederlo e che solo questa umile richiesta al Padre può farcelo ottenere in dono dal Padre. Il pane non possiamo averlo  dagli altri perchè gli altri come noi sono nella penuria. L’abbondanza non può che venire dal donarsela a vicenda. Solo questo circuito può creare quel qualcosa di virtuoso che incrementa l’umano. Dio per i credenti è la cifra più alta di questo scambio tra l’uomo che chiede e Lui che dona. In Gesù abbiamo la massima espressione di questo dono nel momento che  addirittura offre la sua vita per diventare il pane buono che sazia e salva tutti.

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La stessa cosa però vale per chi non ha un riferimento religioso e cioè se declina la sua vita nel senso del dono anch’egli sarà iscritto sul libro della vita, umano o divino che sia, ma se spende il suo essere per incrementarlo e cioè avere per sé solo il suo pane possiamo essere certi che, prima o poi, quando l’avrà in bocca, lo troverà amarissimo. Si potrebbe però osservare che esistono tanti che il pane ce l’hanno in abbondanza e l’avranno sempre di fronte a tanti altri che ce ne avranno poco o quasi niente.

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L’inganno di questa frase è che sembra vera, verissima, ma per esserlo per davvero dovrebbe essere sempre vera. Ora succede che chi ha soldi non sempre ce li ha e chi è povero non sempre lo sarà. Ma si potrebbe ancora obiettare che chi ha difficilmente andrà in penuria perché sarà sempre sostenuto da quelli del suo ceto e che invece chi è povero ha meno condizioni di poter cambiare la sua vita. Tuttavia non sfugge a nessuno che se si procede così  si fa dipendere la riuscita di una vita dal fatto di avere più o meno denari, ma anche qui sappiamo che questo non è vero. Ed infatti non si trova più generosità e più contentezza di vivere tra i poveri?

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E con questo non si vuole fare un elogio della povertà perché tutti hanno il diritto ad una vita dignitosa ed a stare bene, ma si vuole mettere in crisi quel discorso che il benessere personale, sociale e politico dipenda dall’equa distribuzione delle risorse perché prima di distribuirle le risorse occorre averle e come abbiamo detto le risorse vere si creano se alla base di ogni gruppo umano, collettivamente determinato, si è riusciti a mettere al centro una capacità di dono. Insomma non è la distribuzione che crea un buon vivere perché potrebbe diventare, come spesso lo è, fonte di conflitto, ma una distribuzione che ha a monte una esperienza di dono. Questa dipende dall’esistenza o meno di persone capaci di creare una rete che riesca  a metterla  in atto.

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La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, che ci sei stato donato da Gesù, tu sei la prova vera che tutto dipende dal dono in quanto procedi dal dono del Padre che da tutto se stesso al Figlio e dal Figlio che dà tutto se stesso al Padre.

Michele Sebregondio

 
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