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Messaggi del 04/04/2014

 

CHE L'ANGOSCIA DI UNA VITA NON ALLINEATA AL BENE CI TORMENTI FINCHE' NON TROVIAMO LA STRADA PER DIRE SI' ALLA VITA

Post n°778 pubblicato il 04 Aprile 2014 da sebregon

IV SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO


 

 

 

 


Gv 7, 40-53


 
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. 

 

Che tristezza vedere Gesù venuto  in questo mondo per beneficarlo e venir scambiato per un malfattore da arrestare. Certo quando uno si presenta come Lui, e cioè fuori dalla righe della quotidianità, è nell’ordine delle cose essere prudenti per vagliare la persona ed il suo messaggio.

 

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Ma qui coloro che gli vanno contro non sono come Nicodemo, che giustamente riporta i suoi interlocutori all’osservanza della Legge, ma sono gli esponenti di una sequela fondamentalista il cui scenario contempla o l’essere identici a  loro  oppure la pena di morte per tutti quelli che se ne discostano.

 

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L ‘autorevolezza e la forza di Gesù riescono a tenere lontani i suoi persecutori. Questi avevano nell’orecchio le parole che Gesù aveva precedentemente detto: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» ( 7, 37-38) e nella rigidità del loro modo di credere reputano una bestemmia le sue parole.

 

 

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Solo che Gesù si è permesso di dirle quelle parole perché corrispondevano a ciò che fino a quel momento aveva dato ai suoi simili e cioè una disponibilità continua a trasformare nei fatti e non solo a parole la loro vita. Chi lo giudicava era malato nello spirito, cieco e fosse stato magari malato nel corpo di sicuro sarebbe stato immediatamente più disponibile a farsi guarire. L’essere invece cinturati da una cultura ripetitiva spesso non è la via migliore per avvicinarsi a chi veramente può liberare il cuore dagli strati di male che offuscano la mente.

 

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Il Signore Gesù gioca anche con noi la sua partita e vorrebbe darci la sua acqua viva ma spesso lo costringiamo a stare muto  dietro le sbarre perché non vogliamo riconoscerlo come Colui che davvero può dissetarci . Preferiamo la compagnia del nostro io, dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni invece di provare ad avere una relazione viva con una presenza che dal silenzio ci nutre della Sua vita.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo che sempre vegli sul nostro cuore aiutaci ad essere sempre più disposti a lasciare in un angolo il nostro io per dare spazio alle divine Presenze.

 

Michele Sebregondio

 

 
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