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Messaggi del 09/07/2014
Post n°824 pubblicato il 09 Luglio 2014 da sebregon
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. Atteggiamento che non ci aspetteremmo di trovare in chi rimprovera l’indifferenza di colui a cui ha fatto tanto bene. Eppure in questo brano del profeta Osea, Dio reagisce allo stesso modo. E’ presente infatti questo stesso verbo ma la cosa più comica è la motivazione di questo atteggiamento: io sono Dio e non uomo. Ma è proprio questo che fa la differenza fra Dio e noi. Dio continua a voler bene anche quando è rifiutato, noi ci fermiamo al nostro io ferito e al nostro orgoglio in frantumi, e stiamo a piangerli, senza comprendere che se a poco a poco andassimo oltre noi stessi troveremmo una forza che ci sorprende: l’amore che va oltre, oltre a noi stessi oltre la nostra stessa capacità di amare. .
. Dio non solo si dimentica mai di noi ma ci fa sperimentare ogni giorno questa realtà: che lui soffre ogni volta che noi ci tentiamo ( ma non riusciamo mai davvero! ) di allontanarci da lui. Ed è questo che in Osea qualifica l’essere di Dio: Dio fa così perché è Dio e non uomo. Potremmo dire a questo punto: “ bravo! Ma che costanza! ” E però restare tutto il tempo fuori dalla porta, come il figlio maggiore della suddetta parabola a non volere entrare. Franz Kafka in un libro sintetizza questo raccontando un sogno, sogna una porta aperta attraverso cui vuole entrare ma ogni volta che chiede gli viene risposto di no.
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. Poi alla fine capisce che in realtà nella porta aperta poteva entrare sempre senza chiedere, il suo stesso chiedere era in realtà un negarsi l’entrata. Sarebbe davvero semplice per tutti noi accorgersi che c’è un Dio che ci ama, da cui non dobbiamo discostarci ma accogliere nella nostra vita. Sempre lui ci cercherà, anche incredibile a dirsi, nel nostro peccato.
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