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Messaggi del 01/04/2015

 

IN ATTESA DELLA TUA VITTORIA SULLA MORTE

Post n°904 pubblicato il 01 Aprile 2015 da sebregon

IN ATTESA DELLA TUA VITTORIA SULLA MORTE

 
 Anche quest’anno ci avviciniamo al tuo dolore
Ma è come riprendere quello continuo
Che ci devasta l’anima
Per le morti assurde di vittime innocenti.
C’è nell’aria la sfida
Per cancellare l’umano dalla storia
Accendendo micce micidiali
Per far deflagare d’un sol colpo
Quanto creduto impuro e senzadio.
.
 
 


.
La tua venuta, Signore, non fu per castigarci
Ma per donarci  il tuo perdono
E dirci pure le tue parole  dure
come  ‘razza di vipere’,e ‘sepolcri imbiancati’
ma sempre v’era nei tuoi gesti
la volontà d’allontanare l’ascia dal tronco
per dare tempo al cambiamento
e vedere se l’anno dopo i frutti sarebbero tornati.
.
                    
.
Ora ci troviamo in un mondo crudo
Dove le brutte notizie arrivano senza tregua
Come se fossero frane di massi
Per cancellare alfine ogni speranza.
Chi sta dietro a tanto odio
Vuole spezzare il gusto buono della vita
Mettendoci sull’angolo come dannati schiavi
Da calpestare e gettare in una fossa.
Ci vuole davvero un’infinita demenza
Per credere di cambiare il mondo col tritolo.
.
 
.
Ora tu, Gesù, vero Signore della storia,
insegnaci a non affidarci solo alle armi
ma ad avere uno sguardo buono verso questa povera gente,
disperata anch’essa e tradita di sicuro,
per cercare di capire come mai preferiscono morire e far morire.
O forse il gioco è diventato per tutti così grande
Che alla fine a niente serve portare avanti il bene quotidiano?
.
 
.
Forse anche tu ti ponesti il dilemma
se valesse cioè la pena di  esporti a così grande tormento
od abbandonare il mondo al destino dell’assurdo.  
Per te non vi furono parole di conforto
ma scena muta in quel monte degli ulivi.
E non prendesti le armi, né usasti i tuoi poteri,
Chè li avevi perché quando vennero
Ai soldati facesti mordere la polvere
Non per dispregio ma come un segnale per noi
Che dopo  avremmo capito il senso del tuo gesto.
.
 
.
E così non ti sei sottratto a chi ti voleva morto
Ed hai obbedito fino in fondo al delirio
Di chi credeva d’averti messo a tacere.
Tu però dall’alto della croce,
Legato ai dolori d’ogni tempo,
Ci dici che ciò per cui lottiamo,
Anche se siamo in pochi e quasi inesistenti,
Ha la stessa forza che ti fece risorgere
Perché, grazie a Te, la morte non può vincere
Come le tenebre non possono restare
Quando il sole s’alza all’orizzonte.


.

 
.
E così sentiamo il bisogno della tua luce
E ci doliamo d’averti messo da parte,
D’aver errato cercando facili supplenze
Che sprofondano in insaziabili vuoti
Dove alberga l’avverso che divora.
Verrà il tempo in cui ci volgeremo a Te
Battendoci il petto per averti tradito come Giuda
Vogliosi più di credere a noi stessi
Che alla tua santa vita, ai profeti, ai santi e saggi d’ogni tempo.

.

 

 

Verrà il momento in cui non sapendo più dover sbattere la testa
Ci torneranno in mente le tue parole:

 

 "Non mi rivedrete finchè non direte
benedetto colui che viene nel nome del Signore".
 

.
 
 
 
 
 
 .
Ed allora sarà festa e nuovi cieli e nuova terra. 


 
Michele Sebregondio

 

 
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