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Messaggi del 13/04/2015

 

L'ALTO QUI E' GESU' FIGLIO DEL PADRE DA CUI PROVIENE LUCE E SALVEZZA'

Post n°909 pubblicato il 13 Aprile 2015 da sebregon

 

II SETTIMANA DI PASQUA  - MARTEDÌ

 

 

Gv 3,7b-15


In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

 

 

Gesù sottolinea la difficoltà di dare fiducia e di credere a ciò di cui non abbiamo esperienza. Anzi, fa notare che spesso non crediamo nemmeno a ciò che vediamo o ascoltiamo da fonti dirette e certe. La nostra capacità di affidarci è così limitata, il nostro bisogno di rassicurazione così forte, la nostra insicurezza così elevata, che dare fiducia è davvero un impegno faticoso e difficile, se non doloroso.

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Doloroso perché ci mette in contatto, appunto, con il nostro limite, con la nostra finitudine, con la nostra ignoranza. In realtà ci viene detto che potremmo fare un salto e andare oltre. In qualche modo, cambiare orbita. Tra l’alto, l’immagine di “nascere dall’alto” mi fa venire in mente la “caduta ontica” di cui parla Claudio Naranjo a proposito del fatto che, individui incarnati e separati come siamo, abbiamo perso contatto con l’Essere da cui proveniamo.E il racconto della “caduta” e della uscita dall’Eden ne è una specifica e plastica rappresentazione.

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Nello stesso tempo, le parole di Gesù mi rimandano all’immagine della nascita così come verosimilmente avveniva all’inizio: la madre si accucciava da qualche parte e lasciava che il figlio cadesse giù, verso terra - dall’alto appunto - facilitato dalla forza di gravità, per poi distendersi e prenderselo tra le braccia. Ora che, nella nostra presunta civiltà, il parto avviene in una asettica sala d’ospedale, non viene nemmeno più usata una posa “naturale” e la spinta della madre è molto più faticosa, perché il bimbo nasce spesso dovendo uscire dal basso verso l’alto…

 

Alessandra Callegari

 
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