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Mantovano: sul decreto legge nessun “giudicato” in senso proprio
Post n°25 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da frabennix51
Roma, 6 febbraio 2009
Mantovano: sul decreto legge nessun “giudicato” in senso proprio
Atto eversivo? Superamento del giudicato? Attenzione alle iperbole, colleghi della Sinistra. Il decreto legge del governo è perfettamente rispettoso della Costituzione e dell’ordinamento. Infatti, su un piano strettamente giuridico, il provvedimento della Corte di Appello di Milano su Eluana, poi confermato dalla Cassazione, è di “volontaria giurisdizione”. Un esempio usuale di volontaria giurisdizione è quello del genitore, il quale chiede al giudice tutelare di disporre di una parte del libretto bancario intestato al figlio minore; il provvedimento del giudice avrà un contenuto diverso sulla base delle differenti situazioni di fatto nelle quali, al momento, si trova quella famiglia (in relazione, cioè, alle condizioni economiche, che possono variare negli anni, alle effettive esigenze del minore, alle spese operate in precedenza nel suo interesse…). Questo vuol dire che nella volontaria giurisdizione non si forma un vero e proprio “giudicato” inteso come statuizione definitiva su un diritto o un interesse: si forma solo una valutazione, che è definitiva solo se non mutano gli elementi dedotti e presi in considerazione dal giudice. Se muta la situazione di fatto, l’autorizzazione perde valore e il comportamento autorizzato (ri)assume tutti i caratteri di antigiuridicità che gli sono propri. Nel nostro caso: prima di consentire un atto definitivo e irreversibile, quale è quello di privare Eluana della vita per fame e per sete, è indispensabile verificare quali sono le sue attuali condizioni con strumentazione tecnicamente più precisa e attendibile rispetto a quella disponibile molti anni fa. Su un piano più generale, il nostro ordinamento si fonda sulla garanzia del diritto alla vita, senza distinzioni di condizioni personali, e quindi di disabilità anche gravi. Sarebbe stato eversivo permettere una condanna a morte per fame e per sete; non impedirla, come invece col decreto meritoriamente si fa.
On. Alfredo Mantovano
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