Lente Ingrandimento

Scopelliti presidente della regione Calabria

Il Popolo calabrese ha deciso di cambiare rotta

Il dado è tratto…recitava uno slogan elettorale di una candidata al consiglio regionale. In effetti, i giochi si sono conclusi e quello che emerge è il dato ampiamente pronosticato prima dell’apertura delle urne. Giuseppe Scopelliti con il 57,72% dei voti validi, è il nuovo presidente (governatore è una parola un po’ troppo forte e forse inappropriata) della regione Calabria. Agazio Loiero con il suo poco lusinghiero 32,24% perde l’opportunità di rinnovare il suo mandato elettorale alla guida della giunta regionale. Quali le cause di una sconfitta così schiacciante della sinistra? “Non se ravvedono i motivi” ha annunciato il presidente uscente, a caldo in un incontro con i giornalisti. Litigiosità della coalizione, scelte governative inappropriate, sanità, per Loiero sembrano essere “insufficienti” per giustificare un margine di oltre 25 punti percentuali. Eppure questi punti ci stanno tutti ed a qualcosa o qualcuno devono essere imputati. Se ci si mette il fatto che Callipo (10,04%) ha fatto da terzo incomodo attraendo i voti di pezzi di centrosinistra il quadro risulta essere completo. Tuttavia per spezzare una lancia a favore del maggiore sconfitto, occorre dire, usando un aforisma, che “il diavolo è stato dipinto più brutto di quanto effettivamente fosse”. In effetti il presidente uscente ha dovuto fare i conti con casi spinosissimi sin dagli albori del suo insediamento. Il “caso Fortugno”, l’inchiesta “Why Not”, il buco nella sanità, sono risultati deleteri oscurando quello di buono che il centrosinistra ha prodotto in Calabria a partire dalla programmazione dei fondi POR, agli investimenti nel settore della cultura e della ricerca, a finire all’avvio di opere pubbliche importanti come la cittadella regionale, che porterà alle casse della Regione Calabria, un giovamento in termini di risparmio di fitti passivi. Il tutto in un quadro di generale contingenza economica e di tagli sui trasferimenti del governo centrale alle autonomie locali. Se si analizzano singolarmente quelli che vengono individuati dagli esperti di politica (e non solo anche dai cittadini visti il voto del 28-29 marzo) quella maggiormente sentita dalla gente è tutta la vicenda sulla sanità. Ospedali che vengono declassati a case della salute, centri di eccellenza che stentano a farsi riconoscere come tali e dulcis in fundo l’enorme ammanco nelle casse hanno prodotto nei cittadini un senso di insicurezza (leggasi paura preventiva e postuma per la propria salute) che ha condannato alla sconfitta Loiero e la sua coalizione. Forse sarebbe stato più opportuno prendere di petto il caso sanità sin dall’inizio senza aspettare tempi più recenti. Forse, sarebbe stato quanto meno politicamente più utile parlare chiaro con i cittadini, illustrando l’effettivo stato della sanità calabrese. Ce ne erano le condizioni? Sicuramente si. Esse erano tali sia per imputare effettivamente le responsabilità a chi di dovere e sia di rendere sin da subito trasparente lo stato comatoso di un settore che tutti sapevano al collasso ma che nessuno voleva certificare come tale. Neanche il lavoro svolto dagli “Advisor” inviati dal governo centrale che hanno certificato l’enorme debito imputandolo per l’80% agli esercizi (leggasi legislature) antecedenti a quelli del Governo Loiero è servito a rimettere sui binari giusti le chiare responsabilità sulla sanità calabrese. Nell’opinione pubblica questo intempestivo intervento è risultato più che altro come una giustificazione ad un danno ormai passato come irreparabile. Eppure gli sforzi della coalizione di centrosinistra in questo campo sono stati tanti. Uno su tutti il “Non commissariamento della sanità” che, al contrario, sarebbe costata una azione indiscriminata sul territorio in termini di scelte sanitarie e di strutture ad esse collegate. Oggi dal centrodestra e da Scopelliti i calabresi si aspettano, soprattutto in questo delicato settore quanto promesso in campagna elettorale, a partire dal ripristino di reparti in strutture ospedaliere importanti come ad esempio quello di Paola dove stante ai proclami dovrebbero, non solo ritornare i reparti di ginecologia ed ostetricia (....tra gli slogan elettorali :"a Paola non nascono più bambini"), e di pediatria, facendo di Paola “Ospedale di Riferimento” come più volte chiesto dal territorio, anche attraverso comitati civici. I calabresi aspettano fiduciosi questi e tanti altri interventi. Ai posteri l’ardua sentenza.