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...fini la comédie

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Messaggi del 16/12/2010

CAPPUCCETTO ROSSO ED IL LUPO CATTIVO. Tutta un'altra storia

Post n°7 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da omar59dgl

 

    Era una mattina di un bel dì di festa. Il sole regalava alle nuvole sbarazzine un tepore accogliente e le invitava ad aprirsi all'infinito. Cappuccetto Rosso, favorita da quella giornata così luminosa, aveva deciso di tornare sui luoghi che l'avevano resa tanto famosa.

Ormai godeva di un'ampia libertà, non dovendo più accudire alla nonna, che trascorreva la sua serena vecchiaia ultracentenaria in un lindo villino, nella calma atmosfera di Normandia, in compagnia del guardiacaccia, anch' egli ormai anziano.

Di tempo n'era passato parecchio dalla sua ben nota vicenda; cosicché, giunta al bivio della strada maestra, Cappuccetto Rosso stentò a riconoscere il sentiero che, attraversando il bosco, l' avrebbe condotta alla vecchia casetta disabitata della nonna.

Nel suo cammino si divertiva, ogni tanto, a solleticare la sua memoria riscoprendo, qua e là, i colori dei paesaggi e i profumi della natura, che le avevano fatto compagnia negli anni della sua infanzia.


Si ricordò della segheria, dove il guardiacaccia, un tempo, soleva condurla col pretesto di tenerla lontana dalle insidie del bosco per poter così scambiare amichevoli confidenze coi boscaioli, sempre pronti ad offrirgli qualche generoso bicchierino di liquore di bacche di ginepro; con lo scopo, a loro volta, di ottenere da lui, piccole notizie sulla vita del paese e sulle immancabili dicerie, raccolte dalle tante bocche avvicinate dal guardiacaccia, nei suoi lunghi ed estenuanti spostamenti da una contrada all'altra.

Riconosciuta la strada antica, Cappuccetto Rosso decise di proseguire; ma arrivata alla segheria, non vi trovò nessuno e la cosa le parve naturale, considerata la giornata festiva.  Però, fatti pochi passi, udì, in lontananza, provenire i lamenti di qualcuno che si disperava.

Spinta da un moto di compassione e di curiosità, tipicamente femminili, si avvicinò pian pianino al luogo dal quale arrivavano quelli che poteva distinguere come chiari e sempre più insistenti singhiozzi, intervallati da scoppi di pianto.

Cappuccetto Rosso cercò, prestando attenzione a non provocare il benché minimo rumore, di avvicinarsi quanto più potesse per comprendere quali fossero le parole con cui il pover'uomo dava sfogo al suo malessere. Questi, però, ad un tratto, fu distolto dagli scricchiolii prodotti dall'improvviso smuoversi delle foglie cadute sul prato. Alzò leggermente il capo e sbirciò la figura di fanciulla che, ai suoi occhi ancora umidi di pianto, era apparsa dal nulla.

Cappuccetto Rosso, spezzando l'atmosfera fattasi innaturalmente greve, ruppe il silenzio e si presentò, pronunciando il suo nome; quindi chiese all'oscuro personaggio, misurando il tono delle parole, che cosa gli fosse accaduto e perché piangesse; ma, a sentire il nome Cappuccetto Rosso, l'uomo, o che dir si voglia, ebbe un sussulto. Provò ad alzarsi per allontanarsi di lì, ma una smorfia di dolore lo costrinse a desistere.


La fanciulla, allora, si accinse ad aiutarlo a rimettersi in piedi, non interpretando, esattamente o volutamente, lo stato d'animo dello sconosciuto e gli tese le braccia, afferrandolo per le mani.

Gli occhi di Cappuccetto Rosso restarono fissi sugli avambracci, che fuoriuscivano delle maniche del cappotto, ricoperti da un incredibile, quanto folto, pelo di colore grigio/nero, che gli infondeva un qualcosa di animalesco nel suo aspetto.

Per quei rapidi processi mentali, che spesso inducono, attraverso piccolissimi particolari, a giungere ad immediate conclusioni, Cappuccetto Rosso capì di trovarsi difronte ad un essere che, sotto le apparenti sembianze umane, nascondeva un segreto inconfessabile: era Lui. Era il Lupo Cattivo! Redivivo, ma non certo cattivo, ora. Almeno questa era l'impressione che lei aveva ricevuta dal comportamento tenuto dal Lupo, fin dal primo istante del loro nuovo ed imprevisto incontro.

Cappuccetto Rosso, per dimostrare che non aveva, però, paura, si sedette al fianco del Lupo e, incrociando le gambe, pose i gomiti sulle ginocchia, si portò le mani tra guance e mento e fissò, con tenerezza, il Lupo Cattivo invitandolo a raccontarle la sua storia, dal momento in cui il guardiacaccia era riuscito a liberarla, insieme alla nonna, dalla pancia del Lupo.

II Lupo Cattivo raccontò che il guardiacaccia poi, mosso da un sincero sentimento di pietosa comprensione (che solo uno come lui, amante della natura e degli animali, avrebbe potuto dimostrare) aveva capito che il Lupo si era venuto a trovare in uno stato di necessità.

Inoltre, sapeva ben interpretare la condizione d'animo di un lupo affamato. Pertanto il guardiacaccia, compreso qual  era stato il motivo che aveva indotto il Lupo a commettere quel tentato duplice omicidio, non volle ucciderlo. Si prodigò a ricucirlo, come meglio non avrebbe potuto, non prima di avergli tosato tutto il pelo sovrastante la cute. Così fece ed il risultato sarebbe parso soddisfacente, se non si fosse presentato, immediatamente un altro problema da risolvere: rendere compatibile la pelle liscia, come quella di un essere umano, con la testa e gli arti di un animale come il Lupo. Qui venne in soccorso una soluzione fantastica, che solo nelle favole è possibile ottenere (...).

In breve, il Lupo Cattivo confidò a Cappuccetto Rosso che, modificato il suo aspetto esteriore, era stato consigliato di assumere un comportamento adeguato. Inoltre, accomiatandosi dal suo benefattore, gli aveva fatta solenne promessa che si sarebbe scrupolosamente attenuto alle regole del vivere civile.

Ciò nonostante, questa volontà a migliorarsi non fu sufficiente a stabilire buoni rapporti con gli esseri umani. Inizialmente aveva provato ad avvicinarsi a chiunque mostrasse interesse per la sua "persona", ma, non avendo ricevuto il dono della parola, gli era stato impossibile comunicare questo desiderio di compagnia. Vedendolo sempre taciturno ed incapace di esprimere il più semplice dei pensieri, ognuno, incontrandolo, lo salutava con un cenno di cortesia, già sapendo che, per risposta, avrebbe ricevuto un gesto col capo, seguito da un non ben definito rumore della bocca, che pareva molto di più simile ad un grugnito di un maiale che ad un saluto di una persona evidentemente burbera e scontrosa.

Poco alla volta il suo malessere non divenne solo esistenziale. Ben presto si presentò un problema pratico e dispendioso: infatti il pelo prese a ricrescergli su tutto il corpo; quanto più s'ingegnava a rendere rapida la rasatura completa, tanto più il pelo faceva la sua ricomparsa più folta, in pochissimi giorni. Se nei mesi invernali poteva nascondere le sue origini sotto un pesante cappotto e pantaloni e guanti, nei mesi estivi, col caldo soffocante, diventava una tortura dover stare ad infagottarsi fino al collo, per tentare, poi, di uscire da casa, pur di conservare una parvenza di vita normale.


Appena poteva saltava sulla sua bicicletta, unica compagna solitaria e muta e, lasciati gli indumenti in un posto a lui noto nel bosco, andava alla ricerca della felicità, che nessuno riusciva a dargli. Così, nudo, o meglio, ricoperto solo dal suo primordiale abito, aveva cercato di riprendere i contatti col branco dei lupi, dal quale si era allontanato, l'ultima volta, in cerca di cibo.

Ma, i lupi diffidenti, vedendo arrivare quella strana persona che tentava di imitare il loro ululato di richiamo, ogni volta, fuggivano impauriti. Forse, pensavano con più di un sospetto, era quello proprio l'uomo che, molti anni prima, aveva ucciso il loro miglior esemplare e che, come avevano saputo, non si sapeva da chi, ora andava alla ricerca di altri lupi, con l'intenzione di ammazzarli, scuoiarli per poi venderne le pelli al miglior offerente.

Così, purtroppo, il Lupo Cattivo era giunto da una parte a non sentirsi minimamente integrato nella società degli esseri umani e dall'altra si era visto rifiutato, anche, dai suoi stessi simili. Sempre di più, andò in lui formandosi la convinzione che solo un triste futuro da lupo solitario lo avrebbe atteso.

Mentre, con voce accorata, stava concludendo il suo racconto, guardò, stupito, la fanciulla e, interrompendosi, le chiese se avesse ben inteso le sue parole. Lei annuì ed il Lupo, allora, sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Avrebbe mangiato, dunque, una volta per tutte, Cappuccetto Rosso, fonte dei suoi guai?

« Ho parlato! Ho parlato! », gridò il Lupo, agitando in aria le braccia pelose. « Ho parlato e tu sei stata ad acoltarmi. Come è stato possibile? Chi ha potuto darmi il dono della parola? Chi, così. In un attimo? ». « Alla fine lo scoprirai », rispose serafica la fanciulla. Ed aggiunse: « Hai finito di penare, amico Lupo. Da ora in poi ci sarò io accanto a te. Vieni, seguimi. Ho da mostrarti una cosa ».

E presero a camminare in un prato, contornato da giovani alberi di ulivo. Lo condusse sul ciglio di un sentiero, alla cui destra si offriva loro uno spettacolo sfavillante di luce e di colori.

« Vedi tutto questo? », gli disse tenendogli la mano e, così facendo, continuò: « qui tutto sembra immobile, ma non è esattamente così: ogni albero, ogni fiore, ogni sasso, ogni cosa o essere vivente, che qui dimora, ha la sua anima e per questo tutti sono in armonia tra loro. Come tu puoi ora ammirare, tutto qui è molto bello. Vivono tutti insieme liberi, ma uniti nello stesso identico destino. Devi credermi se ti dico ciò. E, se dovesse capitare una giornata, in cui il cielo si adombrasse per l' approssimarsi di minacciosi nuvoloni carichi di pioggia e di tempesta, ognuno continuerebbe a vivere tranquillamente, senza timore. Perché è in comunione con gli altri, nella luce. Nella luce di Dio.

Solo gli esseri umani, spesso, se ne dimenticano e fingono di non capire; soggiogati da meri interessi materiali, vivono nell'incomprensione, nell'odio più profondo, nell'egoismo più bieco, in acerrima competizione. Tu, Lupo Cattivo, hai molto sofferto in tutto questo tempo. Hai imparato a tue spese che cosa sia la solitudine, l'abbandono più completo. Hai provato a chiedere a te stesso risposte che nessuno sapeva darti, perché nessuno voleva aiutarti ad esprimerti compiutamente. Ora puoi parlare. Non ti resta, quindi, che provare ad ascoltare e ad aiutare coloro che soffrono ed hanno bisogno di affetto e di compagnia. Chi, meglio di te, potrebbe farlo? Fallo! Ti sentirai, finalmente, felice. Ora devo andare. Il mio compito è terminato. Le nuvole, vedi, mi aspettano... ».

Così dicendo, la fanciulla prese a salire i gradini di una scalinata, vagamente visibile nel cielo, seguita con lo sguardo dal Lupo. E, ben presto, ella si trovò sospesa in aria, mentre le nuvole inscrivevano in cielo la frase:

TANTI  SALUTI  DA  IVOLINA  E  LE  SUE  NUVOLINE.   A  PRESTO!  AMICO  LUPO.

Poi, tutto si dissolse, lasciando spazio all' azzurro del cielo. Il Lupo non si mosse dal margine del sentiero, assorto in contemplazione   dell' immenso panorama che si offriva ai suoi occhi. E rimase lì per parecchio tempo, pensando a quell' incontro memorabile. E cercò di ricordare tutte le parole che aveva potute ascoltare. Così decise che avrebbe seguito il consiglio di Ivolina: si sarebbe prodigato a fare del bene. E, per questo, già si sentiva felice.

Era il 21 marzo dell'anno...

Il cielo  tornò ad essere limpido, mentre il sole continuava a donare un tepore gradevole. Il Lupo, nel rientrare a vivere tra le altre creature, si ripromise che, quando avrebbe sentito la necessità, si sarebbe recato in quel luogo per aspettare, pazientemente, il ritorno di Ivolina; di cui, solo ora, ricordò l' immagine: aveva il viso contornato da lunghi capelli biondi sciolti e lucenti; gli occhi celesti, la cui espressione dello sguardo gli aveva trasmesso sentimenti di pace e di fratellanza, di conforto e di solidarietà.

 

Non lo sapevate che anche i lupi incattiviti possono avere il loro angelo custode ?


 

Questo breve racconto, frutto in parte della mia fantasia, è stato partorito nel breve volgere di poche ore, in un solo giorno, con una piccola  parentesi per il  finale che non ero riuscito ancora a focalizzare, prima che prendesse corpo l'idea del racconto. Qualcuno, una pia donna di chiesa, mi ha suggerito che la conclusione mi sia stata ispirata da chi più in alto di noi sta e che su  tutto sovraintende . La pia donna mi ha chiesto poi, se ci sarà un seguito. Le ho risposto che non lo so. Aspetto ancora il ritorno di Ivolina, ma avverto la sua presenza trasparire, ogni volta,  attraverso gli occhi delle persone di buona volontà che incontro giornalmente sulla mia via.

 

Buona vita a tutte queste persone 

ma soprattutto a chi credente

ancora non è

Ciaoooooo.......................................

 

 

 

 
 
 

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