Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Novembre 2016

Hepamoxyl

 

Oggi nessuno ricorda più l’Hepamoxyl, ma tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, questo preparato è stato uno dei ricostituenti più venduti in Italia.

Personalmente non mi è mai capitato di sfogliare una rivista medica di quegli anni e di non trovare almeno una pubblicità di questo preparato galenico della Società Anonima Istituto di Sieroterapia Ematopoietica di Milano, i cui concessionari esclusivi erano i Laboratori Maestretti, siti sempre nella stessa città.

E’ innegabile che l’Hepamoxyl abbia fatto la fortuna della Maestretti, e dal momento che il prodotto vendeva molto bene, il mercato fu inondato di tante varianti, tra cui campeggiava l’Hepamoxyl Composto, una variante “rinforzata” del farmaco base.

Il prodotto si poteva trovare sia in fiale (da assumersi per bocca), oppure sotto forma di sciroppo. L’Hepamoxyl ricade nella categoria degli opoterapici a base di estratti di organi animali: nello specifico, dal momento che si tattava di un medicinale contro l’anemia, erano impiegati estratto di fegato fetale, siero ematopoietico ed estratto embrionale.  Da chi erano estratti? Da circa 40 cavalli, mantenuti in pianta stabile presso l’Istituto di Sieroterapia Ematopoietica di Milano.

L’Hepamoxyl composto, invece conteneva oltre al siero ematopoietico, all’estratto di embrione e all’estratto di fegato anche citropeptonato di ferro, citropeptonato di rame e citropeptonato di manganese, sali che spesso compaiono nelle composizione dei terreni di coltura batterici, ottenuti tramite sintesi per la felicità (non eccessiva) dei cavalli.

Ecco la foto dei prodotti:

 

Hepamoxyl

La scatola dell’Hepamoxyl semplice misura 14,5 cm x 9,6 cm x 2,6 cm e risale al 1944. E’ una delle ultime ad avere indicato i prezzo in Lire del Regno d’Italia. La scatola dell’Hepamoxyl composto misura 12,2 cm x 9,3 cm x 2 cm  ed è databile al secondo dopoguerra (1945). Entrambe le confezioni contenevano 6 fiale da 10 cc, da assumere oralmente in acqua zuccherata, lontano dai pasti.
Il flacone di sciroppo invece ha dimensioni 18 cm in altezza x 5,3 cm x 4 cm alla base ed è coevo alla scatola del 1944. Lo sciroppo doveva somministrarsi diluito in acqua pura o gassata nelle dosi di 2 -3 cucchiai da minestra per gli adulti, e 2 – 3 cucchiaini da caffè per i bambini.

Grazie per aver letto il post! Sto avendo problemi con il servizio di Libero per l’hosting foto, perciò se l’immagine della bottiglia non si vedesse fatemelo sapere. Provvederò  a ripristinarla.

 

 
 
 

Guajalene Provera & Rosso

Post n°508 pubblicato il 18 Novembre 2016 da lafarmaciadepoca
 
Foto di lafarmaciadepoca

Anche se non famosissima, la Provera & Rosso di Torino ha avuto il suo momento d’oro tra gli anni Dieci e Venti del Novecento, e il Guajalene era uno dei suoi prodotti di punta (non che ne avesse moltissimi, per la precisione erano 2!).

Nonostante questa penuria, il Guajalene e il Rosalene hanno tenuto a galla la Provera & Rosso per un bel po’, prima di scontrarsi contro l’iceberg dell’era antibiotica.

Il Guajalene, infatti è quanto di meglio possa rappresentare lo sciroppo per la tosse degli anni Dieci, e basta leggere gli ingredienti per capire che con lui non c’era affatto da scherzare:

Peptonato di guajacolo: sale organico di guaiacolo. Questa molecola ha effetti antisettici , balsamici ed espettoranti. Era impiegato in passato nel trattamento della tubercolosi perché più facilmente assorbibile e meno tossico del solo guaiacolo.

Benzoato doppio di soda e antipirina:  il benzoato doppio è un antimicrobico, mentre l’antipirina è il primo farmaco di sintesi della storia della farmacia moderna. Dal nome si può capire qual è il suo effetto: è un antipiretico!

Estratto fluido di coca boliviana: perché la tosse è brutta, e per farla passare in allegria sono necessari alcuni accorgimenti. Tipo aggiungere alcaloidi potenti!

Meconarceina:  questa parola dal nome buono per Scarabeo , sta ad indicare una miscela di sali di diversi alcaloidi dell’oppio. Anche questi impiegati per sedare la tosse, nel caso in cui l’estratto fluido di coca non fosse abbastanza.

Distillato di timo: l’ingrediente più normale della preparazione. Ha proprietà antisettiche ed è impiegato nella preparazione di dentifrici.

Arancio amaro: il sapore preferito dai nostri bisnonni.

Ecco la foto della bottiglia:

 

Guajalene

Misura 20 cm x 6,2 cm x 3, 3 cm e risale agli anni Dieci del Novecento. La posologia raccomandava  4 cucchiaini al dì per i bambini e 6 cucchiai al giorno per gli adulti, da prendersi a distanza di almeno due ore.

Grazie per aver letto il post! Sto avendo problemi con il servizio di Libero per l’hosting foto, perciò se l’immagine della bottiglia non si vedesse fatemelo sapere. Provvederò  a ripristinarla.

 

 
 
 

Prova

Post n°506 pubblicato il 17 Novembre 2016 da lafarmaciadepoca
 

Purtroppo il problema con Libero Foto non si è risolto, così per aggiornare il blog devo avvalermi di altri sistemi di image hosting.

Per questo motivo vi chiedo gentilmente di avvisarmi se riuscite a vedere l'immagine sotto, oppure esiste un problema di broken link.

Grazie mille!

 

 

prova

 
 
 

Dalla scatola al post: cosa c'è dietro la Farmacia d'Epoca

Post n°505 pubblicato il 09 Novembre 2016 da lafarmaciadepoca
 

 

Salve a tutti, questa settimana niente scatola, perché sono sorti alcuni problemi con il servizio di photo hosting di Libero di cui mi servo per arricchire i post del blog. Nell’attesa che il problema si appiani, mi sono resa conto che in sei anni di blog non ho mai spiegato come “funziona dietro le quinte” la Farmacia d’Epoca, ossia quanti step passano da un acquisto a pochi euro ad un mercatino dell’antiquariato, fino al vostro post.

Tutto inizia con una levataccia di domenica mattina, alla volta dei miei territori di “caccia”. Generalmente non partecipo a tutti i mercatini possibili immaginabili, in base ai pezzi che voglio trovare, mi dirigo in una zona piuttosto che in un’altra.

Al termine della ricognizione torno alla base dove il materiale viene pulito e se necessita restaurato (soprattutto le scatole di cartone) . Con questo si conclude la fase “facile” del gioco, perché il vero problema non è tanto trovare i vecchi farmaci, ma datarli!

Prendiamo un ipotetica scatola X, ora la prima ricerca che eseguo è quella nel database dei marchi scaduti dell’ufficio brevetti: se sono fortunata arrivo ad altissimi livelli di precisione per la datazione (giorno dell’immissione in commercio e del ritiro), ma statisticamente non ho questa fortuna. Su 50 richieste arriverò a trovare solo 1 o 2 farmaci.

Se X non è nel database, ho due opzioni:

1) Cercare nel mio archivio di circa 400 pezzi tra giornali vari (la maggior parte va dagli anni Venti agli anni Sessanta) libri di farmacologia e terapia (soprattutto per i farmaci Ottocenteschi), o cartoline pubblicitarie, alla ricerca di una pubblicità del prodotto o di una citazione. Sono ormai parecchi anni che li possiedo e anche se l’archivio non è informatizzato, vado quasi a colpo sicuro, perché più o meno conosco cosa contengono. Siete rimasti impressionati dall’archivio a mia disposizione? Ebbene, è stato messo insieme grazie a libri e giornali regalatimi poiché le loro rilegature sono veramente malridotte e invendibili ai collezionisti, più qualche pezzo che ho acquistato, ed altre vostre donazioni. A me non interessa l’aspetto esteriore dell’oggetto, mi basta che all’interno sia chiaro e leggibile.

2) Posso analizzare la composizione di X e vedere se conosco già qualche farmaco simile: spesso medicinali con particolari “asset” sono stati concepiti nello stesso periodo storico. Questo è il classico caso in cui ricadono la maggior parte dei preparati galenici ottocenteschi.

Nel caso in cui X non sia né in archivio, né abbia una composizione peculiare, passo allora ad esaminare come è stato realizzalo l’oggetto e da chi. Sembrerà strano, ma basarsi sul design spesso porta fuori strada: provare per credere con i medicinali Deca!
A volte, se i materiali sono gli stessi di altre scatole o bottiglie di farmaci già datati con sicurezza, sempre prodotti dalla stessa casa farmaceutica, X può essere giudicata coeva.

Su una media di 50 scatole ad oggi riesco a datarne con successo ed alta precisione circa 35 - 40, purtroppo mi rimangono sempre degli oggetti che ormai non possiedono più alcun aggancio nello scorrere del tempo, e sono indatabili. E’ tristemente vero: ho nella collezione scatole che aspettano da più di cinque anni di essere contestualizzate. Magari trovo qualche informazione su di loro, ma è troppo poco, oppure conduce a vicoli ciechi, e io preferisco non pubblicare, rispetto a pubblicare informazioni parziali che possono non essere affidabili.
Quest’ultimo è il motivo per cui non faccio affidamento alle informazioni che trovo su internet, che a volte possono basarsi su ricordi o sentito dire che non hanno poi alcuna verità. Preferisco metterci di più, ma avere informazioni precise e basate su dati di fatto oggettivi (e penso anche voi!).

Questo è il motivo per cui la Farmacia d’Epoca si aggiorna solo quando ha da aggiornarsi: nella vita non sono una storica della farmacia, e per me la qualità delle informazioni conta molto (maledetta formazione scientifica!).

Ecco svelato in breve cosa accade preliminarmente a quanto trovo nei mercatini: in fatto di tempistiche normalmente mi aggiro tra le due settimane e un mese. Se non trovo nulla, ma proprio nulla, l’ipotetica scatola X, va in coda alla scaletta di pubblicazione, nell’attesa di trovare più informazioni.

Chi l’avrebbe mai detto, che dietro ad un blog così piccolo ci sia così tanto lavoro?

Grazie per aver letto il post! Spero che il problema con le foto si risolva presto!

 

 
 
 

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