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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi del 04/07/2014

Colefanina Carlo Erba

Post n°383 pubblicato il 04 Luglio 2014 da lafarmaciadepoca
 

 

Il prodotto di oggi non è propriamente un farmaco, ma ha sicuramente rivoluzionato il mondo della diagnosi: si tratta della Colefanina Carlo Erba.

La Colefanina era a base di tetraiodoftalofenone, una molecola che aveva il pregio di essere un mezzo di contrasto per mettere in risalto la colecisti ed eventuali patologie legate ai calcoli biliari.

Questa volta però, invece di iniziare il solito spiegone fisiologico sulla cistifellea e sulle sue funzioni, desidererei soffermarmi su un aspetto importantissimo della farmacia e della medicina contemporanea: la diagnosi.

Spesso mi capita di confrontarmi con molte persone convinte che in passato la vita fosse più sana, le grandi case farmaceutiche non esistessero e che l’incidenza di malattie gravi e di alcune patologie genetiche fosse di molto minore.
Purtroppo questo ragionamento è applicabile solo in parte, in quanto nel tanto decantato “passato” gli strumenti di diagnosi e le tecniche mediche disponibili erano piuttosto superficiali, facendo sì che parecchie manifestazioni patologiche non fossero rilevate oppure diagnosticate in maniera errata.

Se mi seguite da un po’ di tempo sicuramente saprete che più volte ho ribadito quanto sia importante vaccinare i propri figli, eppure molti credono ancora che l’autismo, ed in particolare la sindrome di Down, sia causato dai vaccini, portando come dimostrazione della correlazione dei fatti che prima del 1963, anno in cui fu introdotto il vaccino contro il morbillo, l’incidenza della sindrome era molto minore.
Visionando i dati infatti sembrerebbe un’affermazione inoppugnabile, ma da una più accurata analisi emergono informazioni che screditano questa visione un po’ superficiale dell’intera faccenda.

La sindrome di Down è una condizione cromosomica causata dalla presenza di una copia in più del cromosoma 21 nel genoma dell’individuo, che oltre alle più caratteristiche manifestazioni fenotipiche della sindrome, comporta anche la comparsa di sindromi da immunodeficienza acquisita, che azzerano la risposta immunitaria della persona all’attacco di patogeni esterni quali batteri o virus, rendendoli bersagli facili per ogni tipi di infezioni.
Oggi, fortunatamente di infezione batterica non si muore più, ma immaginatevi nell’Italia degli anni Quaranta e prima ancora quando gli antibiotici non esistevano,  la mortalità infantile era più alta che mai, perciò pochi sarebbero arrivati all’anno di vita e figuriamoci ai cinque. A questo occorre aggiungere che gli anni Sessanta sono stati anche il periodo della “rivoluzione rosa”: l’emancipazione femminile si  è tradotta  in un aumento dell’età della madre alla prima gravidanza, di cui è stato provato la correlazione con l’aumento dell’incidenza della sindrome di Down, motivazione molto più plausibile per l’aumento dei casi rispetto alla comparsa del vaccino.

Altro esempio è legato alla diagnosi dei carcinomi. Se voi foste vissuti alla fine dell’Ottocento vi avrebbero detto che i tumori sono curabilissimi e di non starvi a preoccupare. Infatti in mancanza della scoperta delle componenti cellulari legate ai tumori, per l’epoca bastava asportare il tessuto chirurgicamente per ottenere la guarigione completa. In mancanza di tac, pet o anche solo una semplice ecografia, risultava parecchio difficile diagnosticare con sicurezza un tumore ed eventuali metastasi per impostare una terapia, e chissà quanti casi sono rimasti non registrati.
Considerate quelle che erano le condizioni di lavoro e la salubrità degli ambienti di fine Ottocento – inizi Novecento, dove a stento si riconosceva la pericolosità di alcune lavorazioni, l’unica ragione plausibile per cui non siano stati registrati casi di carcinomi, è proprio la mancanza di sistemi di diagnosi oppure la ridotta aspettativa di vita: non ci si può ammalare di una determinata malattia se un’altra patologia ci fa morire prima.

In sostanza, noi abbiamo iniziato a curare seriamente nel momento in cui siamo riusciti a diagnosticare precisamente: ovvero dagli anni Settanta in poi, quando comparvero tutti i moderni sistemi diagnostici.
Riconosco che questo potrebbe dare luogo a diversi fraintendimenti, ma ricordate sempre che ogni farmaco è figlio del suo tempo, cioè fu formulato con le tecnologie e con le conoscenze disponibili con i mezzi dell’epoca: se noi contemporanei riusciamo a fare così tanto, ed abbiamo statistiche con l’incidenza delle patologie più affidabili, è proprio perché abbiamo strumenti di diagnosi che ci permettono di avere una certa precisione nell’identificazione delle patologie.

Ecco la foto del flacone:

Colefanina

Misura 6, 6 cm x 3,2 cm e risale agli anni Trenta. Il suo contenuto era da  diluirsi in mezzo bicchiere di acqua fredda, agitare per 1 – 2 minuti, e poi poteva essere diluito ancora con acqua, birra o limonata. La Colefanina andava assunta la sera dopo un pasto leggero.

Grazie per aver letto il post!

 

 
 
 

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