I'm lazy

Odio il Giappone (e tutto ciò che è giapponese)

I porno nipponici mi fanno cacare: lei non si sa mai che santo la protegga e ha la faccia da insofferente.
Gli uomini hanno un cazzo ridicolo.
Non mi piacciono i manga: non li sopporto. Tutto un inseguirsi di storie del cazzo, infarcite di citazioni dal richiamo occidentale.
Dal voyeurismo allo svolgimento, dalla violenza alla celebrazione... mi viene l'orticaria.
Ogni volta che vedo uno speciale sulle loro stupidissime mode, mi monta il desiderio di schiacciare ai giovani la testa come se fosse un foruncolo.
Per non parlare della tecnologia e dei videogiochi: glieli infilerei nel culo e darei gas.
Non sopporto nemmeno quelle lunghissime locuzioni che si inventano per dire le cose in un modo carino.
L'unica cosa che mi piace è il sushi, ma posso farne tranquillamente a meno: quelle cazzo di salse che utilizzano per insaporire il riso e il pesce mi fanno venire una sete pazzesca.

Dico no al Giappone.

Finitevi

a chi mi fa domande del cazzo (più spesso, sul cazzo);
a chi naviga tutto il dì ma non sa cos'è wikipedia e mi prende per un oracolo;
a chi pensa di non essere già abbastanza cesso e vecchio e ci prova comunque con frasi pruriginose;
a chi pensa di essere magnetico scrivendo cose senza significato;
a chi scrive come se fosse un bambino con la madre;
a chi scrive solo "ciao" e mette come foto del profilo gli addominali di un culturista del 1986 (probabilmente già morto);
a chi scrive pensando che pagando si ha la figa;
a chi semplicemente scrive perchè non aveva di meglio da fare (cit. Luigi Tenco)

Ebbene, a tutti questi chiedo di farla finita, ma non con me, con la vita in generale.

Dal computo sono esclusi coloro a cui ogni tanto rispondo: d'altronde, sono pigra. Una risposta ogni tanto non è snobismo, ma dimenticanza.

si fa

per scrivere bisogna stare bene o male.
io sto normale.
la mattina mi sveglio, vado al lavoro.
rido e scherzo, oppure mi arrabbio e divento esigente.
torno a casa, mangio e dormo.
quando ho tempo e voglia, vado in giro.
sabato farò i regali di natale.
ma non mangerò il panettone.
piuttosto il pan speziale.
e scrivo come se stessi componendo una macchia di rorschach.

se mi va rispondo al telefono.
se non mi va, faccio squillare.
più spesso, lascio il cellulare in giro.

ho molto freddo.
il mondo non lo posso salvare.

pre visione

Oggi ho beccato nello sguardo del barista un barlume di paternità.
Dopo aver fatto centro in un modo così strabiliante, mi sono soffermata a osservarlo ancora di più.
Occhi verdi all'insù. Nasino. Capello rasato.
Avete presente quei visi che tradiscono la bellezza della gioventù?
Quei visini che a 18/20 fanno sudare le vagine, magari se accompagnati da un capello fluente in stile grunge (cioè sozzo ma figo?).
Lo studiavo, ora: un filo di grasso in viso e sulle linee, le rughe sui tratti da ex putto, il pettorale non più tonico.
"Una volta sono arrivato secondo a Mister Barracuda", mi dice.
Cavoli: abbiamo la stessa età. Anche io andavo in quella discoteca da giovine.
E quante limonate su quei cazzo di divanetti cobalto!
E lo immaginavo, sfinavo la figura, e gli cambiavo i capelli.
Ogni volta, azzeccando un particolare.
Ma no, non mi sembrava d'averlo mai visto.
O forse... "Eh, sarà mai che ho limonato pure con te? Limonavo con tutti!", ho esordito io.
Chissà.
Il suo nome, non lo so.
La cosa buffa è che vorrebbe chiamare il figlio con il finto nome che gli ho dato.
Lui pensa sia un soprannome, e invece no: io non mi ricordo nemmeno come si chiama.

la mia risposta è sì

cambiare.