Creato da unfunghettotrallala il 29/03/2005
bevi a piccoli sorsi e mastica lentmente

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« rapina a mano armata  »

MONOLOGO

Post n°21 pubblicato il 04 Aprile 2005 da unfunghettotrallala
Foto di unfunghettotrallala

  Il pomeriggio ero stato da Antonella. Dovevo prendere i dischi. L’accordo era: venti copie e nemmeno una lira. Per me andava più che bene, considerando il fatto che è già tanto trovare qualcuno disposto a stampare/investire nel rumore che registri.
Non vedevo l’ora di vederli.
Toccarli.
Ascoltarli.
Ho optato per una via di mezzo, prendendo dieci copie del mio disco e dieci copie tra le centinaia in vendita. Antonella, infatti, svolgeva anche attività di distribuzione per diverse etichette indipendenti: spesso riuscivo a trovare del materiale davvero niente male. 
Con due buste piene di vinili, esco dal quartier generale della idroscalo-records.

   Prima di tornare a casa, però, decido di passare per “piazzetta merda”, simpatico luogo di ritrovo dei punkabestia romani, consigliato a tutte le giovani coppiette per una serata romantica.
Era sabato sera, dunque isola pedonale e piazza stra-gonfia di di dread-loock e cani privi di guinzaglio. L’odore delle anfetamine lo percepivi anche se avevi il raffreddore.
Per caso incontro Edo e Mat, compagni universitari, amici, fratelli.
 
 -   Hey Artur, stasera c’è la festa a Ostia, che fai vieni?
E che faccio, non ci vengo?
 
-   Certo!
Senza passare da casa, butto i dischi in macchina per andare al nostro pub. Così, tanto per iniziare a carburare, mando giù tre pinte e mezzo di Guinnes (non sono alcolizzato, la Guinnes è una birra molto leggera).
   -   Beh, che ne dite ragazzi, potremmo anche iniziare ad avviarci.
  
-   Si, l’ultima pinta e andiamo.
Saliamo in macchina, lo stato è “brilletto-andante”. Mat fa un rutto che ci obbliga a spalancare i finestrini: per fortuna che è estate. Edo ne gira un paio.

    Arriviamo ad Ostia, ma non sappiamo dove andare. Iniziamo a girare per il paese. C’è l’ufficio turistico aperto, ma non ci sembra il caso di chiedere a loro. Optiamo per un gruppo di brutti ceffi davvero poco raccomandabili; in situazioni di “normalità” nemmeno ci saremmo mai avvicinati  ma l’alcool è spesso d’aiuto in queste circostanze. Otteniamo le informazione richieste e anche un mucchio di dettagli secondari, del tipo: tempo di percorrenza, afflusso di persone previsto, probabili posti di blocco. Ringraziamo e, soddisfatti del bottino, ci avviamo verso il luogo di perdizione.     
     Ci accorgiamo di essere arrivati dalle macchine parcheggiate. Scendiamo dalla Twingo di Mat e prendiamo il vialetto che dà sulla spiaggia, seguendo il ritmo della musica. Edo inizia già a ballare. Il mare è calmo, ma le persone sono immerse in danze frenetiche. Ci sono due sound-system, il primo pulsa techno-strobo-trance, il secondo è dedito a vibrazioni jamaicane. Scelgo una soluzione diplomatica: mi metto al centro in modo da permettere all’orecchio sinistro di andare in paranoia e all’orecchio destro di riprenderlo. 

    Passano dieci minuti mentre cerco di sincronizzare la parte destra del corpo con quella sinistra: mi rendo conto che probabilmente sto chiedendo troppo alle mie capacità di ballerino. Vado a fare un giro, forse è meglio.
Di notte il mare è davvero bello, acquista un fascino che durante il giorno non ha. Guardo la luna riflessa nell’acqua perdendomi così tra i labirinti dei miei pensieri malati.
Una botta sulla spalla ha l’effetto di farmi ritornare sulla Terra:
     -  Bella zio…  stasera ci siamo tutti!
Mi giro, vedo Luchello.
     
-   Heylà, fratellino…  come butta?
Noto che ha una strana luce negli occhi, e la mascella è leggermente traballante.
      -  Grande festa! Visto che delirio!?
Mi mette qualcosa nella tasca dei pantaloni e se ne và. Non mi stupisco: conosco bene Luchello,  angelo post-punk con la sindrome di Babbo Natale.
Tiro fuori dalla tasca una bustina, la apro e dentro ci sono due capsule di MDMA. La richiudo e, mentre ripongo il prezioso bottino nel taschino della camicia, mi riavvio verso l’arena.

    Stavolta mi incammino senza indugio verso il primo sound. In console stanno suonando dei miei amici, vado a salutarli. Un ragazzo, che non avevo mai visto mi passa un bong. Aspiro, tossisco e ringrazio.
   
-   Super skunk di prima qualità, direttamente da Amsterdam!
Ci tiene a precisarlo.
Gli ripasso il bong e ringrazio ancora. Vedo Edo e Mat che ballano vicino le casse.
Edo ha in mano una bottiglia d’acqua.
  
-    Tieni, bevi.
Faccio un sorso. È amara. Ne faccio un altro. Molto amara. (Non è “solo” acqua). Maledetti bibitoni: non sai mai cosa ci sia dentro.
Faccio l’ultimo sorso (molto abbondante) e la ripasso.
   -    Ti va di farla?
   -    Hai tutto?
Mi passa cartine e sigarette.
Io in tempo record la chiudo, faccio due boccate e la ripasso.
   
-    Vado a fare un giro ragazzi, ci vediamo dopo.

    Mi siedo sul bagnasciuga facendo attenzione che l’acqua non mi bagni i piedi. Tiro fuori le capsule e ne ingoio una senza bisogno di bere. Mi stendo con la schiena sulla sabbia e vengo rapito dalle stelle.
Una mano calda si posa sulla mia: la mano di Viola.
  
-    Ciao Viola, anche tu qui?
Lascia la mia mano e mi accarezza una guancia.
  
-    Ciao piccolino, come stai?
Mi tiro su e le offro un bacio sulla bocca.
Non che mi sia mai piaciuta Viola, ma quella sera aveva un’aria diversa. La luna illuminava il suo volto rendendola una fata. O almeno, così mi appariva in quel momento.
Mi passa una birra e mentre bevo inizia a raccontarmi la sua disavventura. Aveva incontrato l’ex ragazzo con cui aveva litigato tutta la sera.
  
-   È uno stronzo, quello si è bruciato il cervello ed ora pensa con il cazzo!
Io ci capivo ben poco, nemmeno lo conoscevo lui. E l’effetto dell’ecstasi iniziava a farsi sentire. Stavo lì in silenzio, con la birra in mano, cercando di concentrarmi sulle sue parole.
   
-  …e quella troia con cui sta ora? ..la conosci, no? ..magari te la sei fatta anche tu!
Continuo a non capire, ma le droghe sono ormai in circolo e la testa fa avanti e indietro in sincro con la musica.
Il monologo continua. Il mio corpo è lì, ma la mia mente sta volando tra le stelle. Ma di questo Viola sembra non accorgersene.
  
-   È finita la birra, ti spiacerebbe andare a prenderne un’altra. Io non riesco a muovermi.
  
-    Certo piccolo, ritorno subito.
Mentre aspetto, con un gesto meccanico ingoio la seconda pillola.
Al suo ritorno Viola ha con se, oltre la birra, anche un joint.
Bevo. Fumo. Bevo. Fumo. Fumo. Bevo.
Ormai sento soltanto il “suono” delle sue parole.
Mi ritrovo a camminare mano nella mano sulla spiaggia.
Chiedo dove stiamo andando, ma non sono sicuro di aver afferrato la risposta. 

     Sento caldo. Sento il sangue che inizia scorrere veloce. Il cuore pulsa freneticamente. Apro gli occhi e vedo Viola in ginocchio davanti a me. I miei pantaloni abbassati. L’accarezzo e richiudo gli occhi. Mi lascio trasportare dal rumore delle onde che s’infrangono sugli scogli. Estasi notturna. 
Quando riapro gli occhi il sole è sorto già da un pezzo.  Viola dorme accanto a me. Il mio braccio è il suo cuscino.  Il suo fiato mi riscalda il collo. Si sveglia anche lei.
   -    Dormito bene, piccolo? 
  
-    Ehm.. si.. si..
Ma che diavolo è successo?
Come in un film, iniziano a scorrermi davanti gli occhi le immagini della notte appena terminata: Luchello, le pillole, le bibite, i joint.. Viola.
Il puzzle è completato.
Panico!
    -   Tutto ok, Viola
   
   Si.. grazie. Sai, stanotte mi hai fatto riflettere…
T’ho fatto riflettere? Ma perché, parlavo?
  
-    Credo tu abbia ragione, sai? Infondo Daniele mi vuole bene, forse sono io che gli sto troppo addosso.
Beh, in questo momento l’unico a cui stai adosso sono io!
  
-    Ho capito di amarlo. Ora sono sicura di amarlo. So di non poter vivere senza si lui.
E dovevi violentarmi per capirlo?
    -   Ti voglio bene, piccolo. Ora devo andare  però, Daniele mi starà cercando..
Si alza. Si toglie la sabbia dai capelli. Mi bacia sfiorandomi le labbra. E si allontana.

Io resto lì, cercando le sigarette e i pezzetti del puzzle che ancora mancavano.
Guardo il mare. E il sole che si riflette sulle onde.
Il sole...
Un pensiero assale la mia mente.
Nooo! Ho lasciato i dischi in macchina.
Si staranno sciogliendo!

 
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