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Un blog creato da TheParis il 27/09/2006

Livin' in Paris

Il Metro', la Tour Eiffel, i barboni, l'odore delle strade, il mondo ovunque...Adoro vivere a Parigi.

 
 

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NATIONAL MODEL UNITED NATIONS - 2

Post n°18 pubblicato il 11 Aprile 2007 da TheParis
 
Foto di TheParis

seconda parte del racconto della settimana a New York...

Martedì 20: nel cuore delle trattative

Il Martedì è il giorno in cui si lavora di più: le trattative durano dalla mattina fino alle undici di sera e sono serratissime; ormai gli schieramenti sono delineati e si comincia a parlare di risoluzioni. Noi dell'Algeria abbiamo proposto la nostra (con alcuni correttivi) ai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa e la cosa sembra funzionare.
L'ostacolo maggiore è rappresentato dalla nostra ambizione di voler far firmare il testo contemporaneamente a Israele e Iran. Gli Iraniani non costituiscono più un problema, dato che andiamo a pranzo con loro e li conosciamo meglio: Mike e Kristine sono della Pepperdine University, Malibu, California e quando ci mostrano le foto della loro università, mi viene da ridere al vedere un edificio enorme, tipo villaggio vacanze, circondato da spiagge e surfisti, con le onde che in caso di alta marea entrano nell'ufficio dei professori...troppo bello. Dopo pranzo, si dimostrano molto disponibili al dialogo, ma ci chiedono un favore in cambio del loro voto: dobbiamo ottenere da 5 altri paesi una pubblica condanna della politica nucleare di Israele.
Il compito non è facile, nessuno vuole inimicarsi Israele (e quindi gli Stati Uniti), così parte la caccia alla citazione: Turchia, Siria e qualche altro staterello accettano e alla fine riusciamo ad ottenere il tutto. La fiducia dell'Iran è catturata, ora non resta altro che lavorare su Israele.

Mercoledì 21: il tempo stringe...

New York si risveglia sotto il caldo sole primaverile che scioglie la spanna di neve scesa prima del nostro arrivo. Pure col sole, però, la città puzza e non si ferma ad abbronzarsi: caotica e confusionaria, New York è davvero l'America.
I lavori procedono bene, anche se la stanchezza comincia a fare sentire i suoi effetti: le sessioni di trattative e soprattutto le serate newyorchesi iniziano a pesare. Ma si continua, c'è una zona libera da armi nucleari da creare in Medio Oriente e non si può perdere più tempo. La battaglia per vincere i premi come migliore delegazione è entrata nel vivo e tutti cercano di fare del loro meglio per impressionare la giuria al momento degli speeches o durante i caucus che caratterizzano le fasi di riunione informale. Durante queste, spesso si va al bar a bere qualcosa: davanti ad una birra è più facile arrivare ad un accordo.
Ormai Algeria, Iran, Turchia, Iraq e Siria hanno raggiunto un ottimo equilibrio e formano un'equipe affiatata: noi dell'Algeria dirigiamo le trattative, la Siria (rappresentata da Michele e Giulia della Bocconi) gioca il ruolo di outsider, la Turchia (Rafael e Francesca, Londra) ottiene i voti anche grazie al fascino di Francesca, l'Iraq (due ragazzi di Los Angeles) fa la voce grossa con i dissidenti e l'Iran giura la sua fedeltà al gruppo.

Giovedì 22: voto della risoluzione, chiusura delle trattative e serata Sheraton

Il giorno finale.
Oggi si votano le risoluzioni e la sveglia, come al solito, è alle 8 in punto.
In aula c'è un'agitazione febbrile che anima le discussioni; si cercano gli ultimi voti, si deve convincere chi è indeciso.
Bene o male, ormai, si conoscono gli schieramenti e si può prevedere con certezza l'esito della votazione: la nostra risoluzione, dal titolo Creating a Nuclear Weapons Free Zone in the Middle East and in North Africa passa con un consenso larghissimo (due o tre voti contrari) e così altre sei. Solo una viene bocciata, ma era evidente già in fase di trattative. 
Bene, sono soddisfatto, posso salvare il tutto sul mio computer che non mi ha abbandonato un istante durante questi giorni di lavori diplomatici. Le strette di mano si sprecano, ora è il momento delle foto-ricordo; il clima è molto più disteso, sorrisi e flash animano l'aula, mentre qualcuno parte già per tornare alla vita quotidiana.
Nel pomeriggio, si ritorna all'ONU per la cerimonia di chiusura: innumerevoli le richieste di foto accanto allo stemma delle Nazioni Unite; trovati i posti riservati all'Italia, anch'io mi faccio fare una foto accanto al pannello col nome del mio paese: wow, ne sono fiero!
Scrosci di applausi e grida di gioia quando viene distribuuita la lista delle delegazioni che hanno vinto un premio: l'Algeria, rappresentata da Sciences Po Parigi, vince il premio per Outstanding Position Paper e Distinguished Delegation! Siamo davvero in gamba e gli abbracci e i baci dimostrano che, nonostante qualche incomprensione iniziale, siamo un bel gruppo, unito e affiatato.
La sera, dopo la cena al ristorante italiano, è immancabile la festa: l'indomani molti partono per ritornare nei rispettivi paesi e bisogna salutarsi a dovere.
Così lo Sheraton Manhattan ha organizzato una serata in onore della simulazione NMNU, con tutti i partecipanti presenti e un'atmosfera da "ballo di fine anno"; foto a non finire, baci e abbracci e scambio di e-mail.
E quando la musica finisce e gli italiani di Bocconi, in compagnia del sottoscritto, iniziano a cantare il famoso "ooooh-oh-oh-oh-oh-oooh-oohh" del trionfo mondiale in Germania e tutti i presenti si aggiungono al coro, si capisce davvero che quello è il delirio collettivo...!
Quando rientriamo in camera sono le 4.30...

Venerdì 23: delegazione UE, ambasciatore francese e la serata al Lotus

Giorno di gran gala il venerdì conclusivo: incontro alla rappresentanza dell'Unione Europea alle Nazioni Unite (discorso diplomatico sul ruolo dell'UE, ma il nostro oratore è simpatico e la cosa scivola via piacevolmente) e poi serata chic a casa (casa, reggia!) dell'ambasciatore di Francia a New York, in compagnia delle altre 3 università francesi presenti alla simulazione e di innumerevoli ospiti che lavorano direttamente alle Nazioni Unite. Atmosfera assolutamente class, compostezza e formalità ovunque. Il tutto è piacevole, perchè comunque non forzato: abbiamo vinto i nostri premi, siamo soddisfatti, abbiamo la possibilità unica di stare a casa dell'ambasciatore e nessuno di noi sembra in soggezione, anzi...Moritz in particolare beve parecchio ed il risultato sono alcune foto improponibili che sul mio computer sono diventate un potente ricatto...Saluto l'ambasciatore e ringraziatolo per il caviale e lo champagne, cena al Gallagher, famosa (e carissima!) steak-house di New York.
Dopo cena al Lotus, club newyorchese a base di musica dance e r'n'b, dove la delegazione dell'Algeria - Sciences Po si sofferma fino alle 5, in preda ai cocktails e alla musica e dove pure gli insospettabili del gruppo si lasciano andare.

Sabato 24: ultimo giorno e rientro

La tristezza del Sabato del rientro è scandita dalle gocce di pioggia che colano sui vetri dello Sheraton Manhattan: la hall dell'hotel è stracolma di bagagli e valigie con e senza ruote e di studenti e studentesse con e senza fazzoletto bianco.
E' il giorno della partenza e i saluti lasciano l'amaro in bocca: è tutto finito.
Il pomeriggio lo passiamo a visitare New York: Times Square, Soho, Little Italy, Chinatown, Wall Street, Ground Zero (pelle d'oca), la Statua della Libertà.
Dopo una cena veloce in aereoporto, alle 23 locali decolla l'aereo diretto al Charles de Gaulle Parigi.

Domenica 25: Paris again

Parigi al rientro, la domenica mattina alle 11, mi sembra la città più tranquilla del mondo: è persino rilassante sulla metro, ancora tutti insieme, a organizzare una festa per celebrare il nostro gruppo e a scambiarci le impressioni sull'esperienza NMUN. Non siamo stanchi, siamo sfiniti, ma il tempo è primaverile e fa piacere essere ritornati, devo ammetterlo.

Dopo i saluti (appuntamento l'indomani a lezione!), rientro anch'io.
Parigi mi sembra sempre più la mia città; è strana la sensazione di tornare in un luogo che non è casa tua, ma ti da ormai l'impressione di esserlo. Chissà se è solo un'impressione o se rimarrà a lungo. Chissà se posso dire di essere ormai "di Parigi".

...ma mi fa piacere essere tornato qui...

 
 
 

NATIONAL MODEL UNITED NATIONS - 1

Post n°17 pubblicato il 01 Aprile 2007 da TheParis
 
Foto di TheParis

Eccomi finalmente con un po' di tempo dopo il rientro dalla Grande Mela.
Piccola cronaca di una settimana sopra le righe.

I primi 3 giorni dell'avventura.

Una settimana a Manhattan, al National Model United Nations.

Sabato 17: la partenza.
Ovvero il viaggio in aereo, le foto di rito dal Charles de Gaulle di Parigi, l'Air France che si sbaglia a scrivere sullo schermo il nome della nostra scuola (Science Po invece di Sciences Po, peccato veniale) e l'arrivo al JFK di New York verso le 22 ora locale.
Primo grosso problema: il pilota pensa bene di centrare un container che si trovava a passare in mezzo alla pista; risultato, due ore di attesa sull'aereo, con le autorità americane che si rifiutano di farci scendere con i toboga per motivi di sicurezza.
Al termine, per motivi di sicurezza, la polizia ci controlla uno ad uno palmo a palmo; e per motivi di sicurezza ci chiede di toglierci le scarpe; e per motivi di sicurezza la cintura di un amico deve rimanere all'aereoporto perchè non è abbastanza sicura per entrare a New York.
Quando i motivi di sicurezza si esauriscono (verso le 01.00), il pullman ci preleva alla volta di New York, Manhattan, Times Square, Sheraton Hotel.
Sheraton Hotel, ovvero l'Hotel dei businessmen, bello da matti, lussuoso e pulito come nient'altro a New York. In pieno centro.
Che si fa ragazzi, si esce? No, troppo stanchi, a letto.
Sorpresa sorpresa: le camere sono a due letti matrimoniali e noi siamo 4 per ognuna, risultato, io e il mio amico Moritz dormiamo insieme...ahhhhhhhhh!

Domenica 18: Central Park e inizio delle negoziazioni.
...la notte è passata, sveglia onesta verso le 11 e pranzo da Delicatessen a base di intrugli newyorkesi e salse cosmopolite. Dopo pranzo, passeggiata a Central Park, che è davvero enorme e non sembra un parco ma una foresta amazzonica trapiantata nel cuore di New York. Cazzo, c'è la neve ovunque, una buona spanna di neve che neanche sulle Alpi non ero riuscito a vedere. Gli scoiattoli non sembrano farci caso e se gli diamo delle M&M's da buoni turisti della Grande Mela, saltano giù dagli alberi e si fiondano su di noi. Ma saranno commestibili? Sono bene in carne... E hanno invaso ogni spazio verde della città americana, sono come i piccioni a Venezia. Solo che sporcano di meno e sono decisamente più simpatici.
Rientro in albergo e preparazione per la prima sessione di lavori diplomatici: sono pazzi, ci fanno lavorare la domenica sera! Ma non era il tempo dei vespri, consacrato alla preghiera e non al lavoro?
Con gli americani non attacca e alle 21 inizia la nostra simulazione delle Nazioni Unite: io e il mio compagno di università Moritz rappresentiamo l'Algeria; qualche discorso formale e qualche sessione di trattative informali e conosciamo gli altri: l'Iran (una scuola di Malibu, CA) è tosto e i suoi due rappresentanti non scherzano; stessa cosa per Israele (un tipo e una tipa di Madgeburg, Germania); anche la Turchia (da Londra con furore) fa sul serio; pure la Siria non scherza (dalla Bocconi, Milano)...insomma, non c'è proprio nessuno che ci sta a perdere e tutti danno il loro meglio per far passare la loro posizione.
I giochi diplomatici sono quelli della realtà: si discute di non proliferazione delle armi di distruzione di massa e Israele e Iran non si rivolgono nemmeno la parola, proprio come avviene all'ONU; l'Unione Europea (presenti Slovacchia, Spagna e qualche altro paese meno attivo) sta a guardare e a fare il mediatore; gli USA giocano il loro ruolo di sceriffi dell'umanità e lo fanno davvero bene; la Russia (università di Austin, Texas) prova a mettere loro il bastone tra le ruote.
E Sciences - Po Parigi, ovvero l'Algeria, ovvero il sottoscritto? Noi da subito ci caliamo nelle vesti di capofila del gruppo africano (Tunisia, Marocco, Egitto, Kenya...), ma presto estendiamo la nostra influenza sulle altre nazioni.
Abbiamo la sensazione che domani riusciremo a proporre una risoluzione che abbiamo elaborato a tavolino. Il nostro grande obiettivo? Farla votare con le firme di Israele e Iran nello stesso tempo...Ambiziosi.

Lunedì 19: all'ONU. E poi al lavoro a pieno ritmo.
Il Palazzo di Vetro dell'Onu è una costruzione maestosa e i controlli per entrarvi altrettanto. Tanto che ci mettiamo circa due ore, in coda ad aspettare. Sul piazzale c'è un'opera di Pomodoro donata dal governo italiano nel 1996 (generosi!).
Dentro, se possibile, è ancora più maestoso.
Quando entro all'Assemblea Generale mi viene la pelle d'oca: sono nel luogo in cui si decide delle sorti della politica internazionale e di 193 stati al mondo. Impressionante.
Sentito e toccante il discorso del vice Segretario Generale delle Nazioni Unite (la numero 2 dopo Ban Ki Moon), la quale ci saluta e ci ringrazia della nostra presenza, e le Nazioni Unite devono entrare nel cuore dei giovani, e un domani potremmo essere là per davvero e non solo per una simulazione, e dobbiamo divenire "apostoli" del sistema delle Nazioni Unite come dice Kofi Annan e buon lavoro a tutti quanti e che i migliori vengano premiati.
Grazie, ci conti.
Rientro allo Sheraton dove ci aspetta il secondo giorno di trattative, il più interminabile visto che si andrà avanti fino alle 23, ufficialmente.
E così è, si continua tra una soffiata e l'altra, Israele non si muove dalle sue posizioni, l'Iran neppure e i due sembrano monopolizzare l'attenzione di tutti gli altri stati. Il mio amico Moritz prepara un discorso per rompere il ghiaccio ed è efficace.
Tocca a me, prendo la parola, mi sono scritto qualcosa e voglio cercare nuovi alleati per la nostra risoluzione:
"Honorable Chair, fellow delegates, Algeria is deeply concerned..."
Al di là del "diplomatichese" utilizzato per gli speeches, il discorso coglie nel segno e l'Iraq, assieme alla Turchia, sono guadagnati alla nostra causa.
Il nostro progetto? Creare una zona libera da armi nucleari nel Medio Oriente e nel Nord Africa.
Per il Nord Africa, pochi problemi: nessuno ha il nucleare e sono tutti disposti a collaborare. Per il Medio Oriente i problemi sono maggiori, visto che Iran e Israele sono irremovibili; tutti li cercano, ma loro sono inespugnabili sulle loro posizioni di condanna reciproca.
Tocca mediare, non c'è nulla da fare. Domani questo sarà il piatto forte delle trattative.
Per stasera va bene così, sono le 23 ed è ora di lasciar perdere. Qualcuno continua in sessione informale fino all'una.
Non l'Algeria, che decide che ci vuole un'uscita ristoratrice: cena da Maxie's, tipico locale in cui gustare le prelibatezze (bleah!) newyorkesi, dopo cena in birreria, per rilassarsi dalle fatiche diplomatiche.
A letto alle 2.30. Ora si ragiona.

...il seguito alla prossima puntata, a presto!

 
 
 

NEW YORK NEW YORK

Post n°16 pubblicato il 17 Marzo 2007 da TheParis
 

Bene bene, come preannunciato oggi è il giorno della partenza: ore 15.55 aereoporto Charles de Gaulle, arrivo a New York alle ore 19 e qualcosa locali.

Entro questa sera saremo all'Hotel Sheraton e da domani inizieranno i giochi diplomatici all'ONU...che si protrarranno fino a venerdì, notti comprese. Sabato sarà probabilmente l'unico giorno libero per il turismo, così lo dedicheremo alle visite, allo shopping e agli acquisti d'oltreoceano per amici e parenti...

Che vado a fare a New York?

In breve, rappresento con altri 23 studenti la mia università alla simulazione NMUN (vedi link), una grande sessione delle Nazioni Unite animata dalle università di tutto il mondo; avremo il compito di simulare la posizione ufficiale dell'Algeria, ma il tutto sarà estremamente veritiero: in palio premi per le migliori delegazioni e per le risoluzioni più brillanti. La sessione introduttiva si terrà al Palazzo di Vetro dell'ONU, dopodichè le trattative si svolgeranno all'Hotel Sheraton a Manhattan.

Spero di avere il tempo per qualche aggiornamento direttamente dalla Grande Mela...per il momento vado a mettere qualche maglione in valigia perchè a New York ha nevicato in questi giorni...

 
 
 

SWEDISH HOUSE aka SVENSKAHUSET

Post n°15 pubblicato il 09 Marzo 2007 da TheParis
 
Foto di TheParis

Quando sono venuto ad abitare alla Cité Universitaire di Parigi, mi hanno detto che avrei moralmente acquisito la nazionalità della casa nella quale fossi andato a stare...

INDICE:
- Italo-svedese?!
- Citè Universitaire di Parigi: wow
- Casa della Svezia
- Festa alla Casa dell'Argentina. Festa!
- News from Paris

Dunque, io sarei italo-svedese. Visto che sono venuto ad abitare nella Casa della Svezia (Maison de Suède, Swedish House, Svenskahuset che dir si voglia), dovrei essere a metà svedese e a metà italiano.
Non mi ci vedo come svedese, non tanto.
Forse sono un po' troppo mediterraneo.

Insomma, a settembre, o giù di lì, vengo alla Citè U di Parigi: immaginate un campus enorme, quasi una città, con tanto di banca, posta, ristoranti, piscina, immerso in un parco di tot ettari (ma perchè con le misure di superficie ci sanno fare solo dai geometri in su?), con campi da calcio, basket, tennis etc. etc. costituito da 39 "case" (più palazzi, direi), ognuno a rappresentare una nazione diversa, costruito secondo lo stile architettonico proprio (la Casa del Giappone ha i tetti a vela e sembra uscita direttamente da Doraemon, quella degli Stati Uniti è ovviamente la più imponente...quella dell'Italia è rosa con un porticato a colonnato...).
Il tutto in un ambiente più american che french, più Berkley che Sorbonne, più Los Angeles (senza il sole) che Paris (con il freddo).
Insomma, mi piace, faccio domanda, compilo moduli e mi danno il posto: residente alla Maison de la Suède, perchè è qui che si libera la prima camera dal 1 febbraio, cittadino della Citè Universitaire de Paris (vedi sito tra i link). Tra gli svedesi.

Gli amici scherzano, vogliono sapere delle svedesi, mi mandano e-mail che trasudano invidia...oh, e 'ste svedesi?...beh, intanto, alla Maison de Suède siamo appena in 40 (è la casa più piccola della Citè U, credo) di cui un 50% non svedesi, ma di ogni parte del mondo; poi, di bionde con occhi azzurri, neanche l'ombra o quasi...ma di carine sì. E sta bene...E come è sta gente di Stoccolma?...insomma...gli italiani sono più simpatici...nazionalista!...no, davvero...gli svedesi mediamente sono freddi e chiusi, salutano poco e ci mettono un po' a parlare (un francese terribile, ma un inglese esagerato)...allora sono una palla?!...no, alla lunga diventano simpatici, solo gli ci vuole un po' ad ingranare...e quanto si fa festa?...mah...direi...discretamente! Cene, trasferte nelle altre case, party, aperitivi...ci si difende...
Tipo?

Tipo sabato scorso. Festa alla Casa dell'Argentina. Ore 23, eclissi di luna, ma ci sono le nuvole, non si vede nulla e non ce ne frega un cazzo. Poi fuori fa freddo. Andiamo alla casa dell'Argentina? C'è una festa. Ok, andiamo, noi, due italiani, svedesi, danesi, un canadese, qualche americana, una manciata di belgi e una francese.
Ingresso: 5 euro...mica scemi gli argentini...salone spazioso, tipo casa colonica, scale e corrimano in marmo, piano bar o quasi, insomma, tutto in ordine. E dove si balla? Sala laterale, deejay, tipo in discoteca: musica della madonna, il dj mette house direttamente dal paradiso. E un po' di musica latino-americana. Ma poca, la gente vuole la house.
Io non ci riesco a star fermo, ma chi cazzo ci riesce a star fermo?! Quanto si balla...gente ovunque. Nazionalità? Dappertutto. Lingue parlate? Tutte. Ragazze che ridono, ragazzi che ci provano. Tipe ubriache o quasi, svestite o poco svestite. Sono in Erasmus, probabilmente. Sorrisi, quanti sorrisi. E foto. Vuoi una foto? Va bene. Il mio amico George from Luxembourg! Quanto tempo? Ca va? Très bien, merci, et toi? On va faire la fete ce soir! Certo che facciamo festa George, puoi scommetterci...ehi tipa...I just like to call you my bitch...testa di cazzo, che fai! Alla faccia di quelli a cui non piace la discoteca. E a cui non piace ballare.
Che cazzo spinge questo? Eh, t'as vu ce que tu a fait? Attention!...che cazzo vuole questo?! T'as pas de problèmes, toi?! Baisse ta main! Tu viens dehors, on range tout!...Tu veux qu'on appelle la sécurité?...Pas besoin de sécurité, con!...e la tipa se lo porta via, sembra preoccupata...Un giro? Sì, facciamo un giro d'orizzonte, giusto per controllare la situazione. Ehi tipa...spettacolo! Già, spettacolo...ovunque. Ma chi la ferma 'sta gente, ma chi ti ferma, ma chi ci ferma?!
La ricordo così quella festa...house e festa.

Eh già.
Ma ora concludo, signore e signori: allora...intanto sabato 17 parto per New York, dove resterò per una settimana per un progetto all'ONU. Ne parlerò su queste pagine fra qualche giorno. E poi, aggiornamento direttamente dagli States, come la CNN!
Poi, progetti universitari, tanti, tanto studio, ma per ora accettabile...quali lezioni frequento nel secondo semestre? Tanta economia, business, finance..ma non mi occupavo di Sicurezza Internazionale? E' vero, allora anche diritto dei conflitti armati, economia della sicurezza..e la solita dose di guerre e Lords of War. Fantastico.
E poi cinese. Un po' meno fantastico, ma ca va...
Ma ora esco perchè è già tardi e come al solito mi faccio aspettare.

Non so come ci si saluti in svedese, ma prometto di impararlo...

 
 
 

BACK TO PARIS: BACK TO ITALY, BACK TO PARIS.

Post n°14 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da TheParis
 

L'avevo un po' persa di vista, Parigi, negli ultimi tempi...
Già, lo si deduceva pure dal blog fermo al Natale...in effetti Christmas Time è passato da un bel po' e di cose ne sono successe tante da non permettermi più di tenerne il conto: esami, esami, esami a scuola, qualche problema di salute, un trasloco fatto di corsa, un po' di sane vacanze italiane tra i due semestri per recuperare energie, e ora il rientro, con le lezioni del secondo che sono iniziate lunedì.

Esami a Sciences-Po vuol dire continuare a frequentare le lezioni, visto che non c'è "finestra esami" e nel frattempo passare le prove di fine corso: tra le altre, un sabato pomeriggio l'ho trascorso dalle 14 alle 18 (orari studiati da qualche genio...) a scrivere una dissertazione dal titolo "Come porre fine ad una guerra civile?". E come se non bastassero gli esami, ecco che ci sono pure i papers da scrivere e soprattutto consegnare in tempo...

Poi, un po' la salute ci ha messo del suo e si è sovrapposta al trasloco alla Citè Universitaire, alla voce Maison de Suède (per i non francofoni, Casa della Svezia): campus universitario intrenazionale di Parigi, luogo del multiculturalismo eccetera eccetera. Bella sistemazione, ne parlerò presto su questi schermi.
Dicevo la salute... mi ha regalato un rientro in Italia in fretta e furia, giusto il tempo di finire il semestre e gli esami...un po' di tensioni varie, ma...secondo semestre, non mi fregherai più.

Arrivato dunque nel Belpaese per curarmi, ecco finalmente il riposo:amici, parenti, relax...salute ristabilita (per il momento, l'esperienza mi insegna però a non illudermi) e rientro (quest'oggi stesso) a Paris.

E' sempre lei, ma forse sono cambiato io: stesse strade, stessa gente, stesso amore-odio, ma più calma, tranquilla, chiara. Non fa buio fino alle sei e mezza ed è bellissimo. Vento freddo, altro che i venti gradi dell'Italia pazza di questi giorni. Umida, Parigi è sempre umida. Ma io sono calmo, come lei. O forse sono solo io. Insomma, di lei non mi importa, l'importante è che lo sia io. Lei tanto è come è, non la si cambia. Al massimo la si subisce. Ma non succederà.

Intanto, appena arrivato in stazione alla Gare de Lyon, chiedo un'informazione alla tipa dello sportello che mi risponde: "Oui, il faut choisir l'heure de depart et voir s'il y a des offres..."
E io rispondo:"Va bene, ho capito."

Eh già, qualche segno dell'Italia mi rimane ancora... 

 
 
 
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Costo di una rimozione per divieto di sosta:
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