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Genesi dello gnosticismo cristiano: la più antica forma del cristianesimo primitivo 2

Post n°93 pubblicato il 31 Dicembre 2016 da Lycantropos

Gesù e la proto-gnosi cristiana

A questo proposito è, però, anche d’obbligo sottolineare quanto che le pseudo-clemenine affermano riportando le parole di Simon Mago  rivolte a Pietro "Tu, in verità, come uno che sia continuamente stupefatto, per così dire, chiudi le orecchie perchè non possano continuamente essere contaminate dalla bestemmia e corri via non trovando niente da replicare; e il popolo incapace di pensare acconsente e ti approva come uno che insegna ciò che é noto a loro: invece essi esecrano me come uno che professa una novità mai udita".

Ciò farebbe pensare alla possibilità che, in realtà, le tematiche gnostiche erano ignote a Pietro e che, quindi: o non appartessero al pensiero di Gesù oppure, come sostengono gli scritti gnostici, facevano parte di un insegnamento iniziatico  nel quale il primo degli apostoli, a differenza di Filippo,Tommaso ela Maddalena, non era stato coinvolto.

Le pseudo-clementine fanno propendere per la estraneità totale o parziale, di Gesù alla gnosi quando affermano  che Simone professa "una Potenza di incomprensibile ed ineffabile luce, la quale potenza é sconosciuta persino al creatore di questo mondo, al legislatore Mosè e al vostro Maestro Gesù", brano questo, che sottolinea  l'antigudaicità di Simone non dissimile da quella di Paolo tanto che in molti ambienti della critica storica, si é associato lo stesso il Simone delle pseudo-clementine è associato allo stesso Paolo.

Quanto detto farebbe di Simone il padre unico del pensiero gnostico, in linea con quanto i padri della Chiesa affermavano.

Personalemnte, a differenza di Jhonas e tenendo conto dell'ampia biblioteca di NAg Hammadi, che Jhonas in gran parte non conosceva quanto scrisse la sua opera, e a partire dal Vangelo di Tommaso, sarei molto più cauto nell'attribuire le parole citate a Simone.

Va infatti, tenuto conto che il testo in analisi proviene dalla critica a Simone proveniente da un ambienti giudaico-cristiani e , quindi, tutto il pezzo analizzato potrebbe essere frutto del tentativo proprio di separare l'insegnamento di Gesù da quello di Simone e dalla gnosi.

In pratica, se prendessimo per buone le pseudo-clementine in merito all'ortodossia ebraica di Pietro e indirettamente di Gesù che ritroviamo spesso anche negli scritti canonici (vedi Galati e Corinti), dovremmo accettare la stessa distanza tra l'insegnamento di Paolo e quello originario di Gesù, di cui Pietro era espressione diretta.

Se invece optassimo per la interpretazione tradizionale e cattolica dell'insegnamento di Paolo e quindi con il suo essere in linea con il pensiero di Gesù, sarebbe difficile accettare la posizione giudaico-cristiana di Pietro e Giacomo come espressione diretta del suo insegnamento, ma sarebbe anche difficile capire come tale posizione possa essersi formata a partire da una così scarsa ortodossia del Gesù testimoniato dai Vangeli .

Si riaffaccia, quindi, la ipotesi del doppio canale seguito da Gesù per la istruzione degli apostoli: ortodosso con gli ortodossi Pietro e Giacomo, limitato ai meri insegnamenti morali ed alla rivisitazione e re-interpretazione della Legge, mentre iniziatico, gnostico e segreto, come affermato unanimemente dagli scritti gnostici, verso Tommaso, Filippo, Giuda e la Maddalena.

Accettando questa posizione riferita alla unanimità dai tasti gnostici, e quindi la separazione del insegnamento e della corrente ebreo ortodossa da quella iniziatica (la prima faceva capo a Giacomo "per cui furono fatti il cielo e la terra (Demiurgici)"  come si legge nel Vangelo di Tommaso, la seconda riservata agli iniziati il Mondo Superiore e spirituale del Padre), si spregerebbero le anomalie della coesistenza di pensieri così distanti come la gnosi di Simone, Tommaso e della Maddalena, la pseudo-gnosi di Paolo ed il giudeo-cristianesimo di Giacomo e Pietro.

Ricapitoliamo.

Premesso, quindi, che non vi può essere dubbio, non solo sulla precocità del pensiero gnostico nella forma della Esegesi dell'Anima, ma addirittura della sua precocità o al più contemporaneità rispetto alla formazione del pensiero Paolino e quindi della sua precedenza cronologica sulla teologia cristiana, altro punto di estremo interesse è la anomala e non convenzionale esegesi bibblica di Gesù assai distante non solo dalla cultura ebraica ma dalla stessa cultura essena.

Gesù interpreta, infatti, assai liberamente, la Legge mosaica leggendola in maniera assai diversa da un ebreo della Giudea del tempo e molto più vicina alla esegesi biblica di ebrei ellenizzati come Dositeo e Simon Mago.

Stando anche alle sole fonti canoniche, la formazione infantile e giovanile di Gesù, e quindi quella fondamentale per un uomo, avvenne fuori dalla Giudea e probabilmente per lo più Egitto ove Gesù trascorse di certo la sua infanzia e forse gran parte del periodo che precedette il suo ritorno in Giudea.

Lo stesso Giovanni che predicava in quelle terre, appare non conoscere Gesù nonostante i legami tra di parentela che emergono dai Vangeli e la conoscenza delle rispettive madri.

Tra gli ebrei ellenizzati, come dimostrano ampiamente le testimonianze che abbiamo dalle comunità esterne alla giudea prima e dopo Cristo, molte delle norme di purità tipiche dell'ebraismo vengono emendate o assai attentate a causa delle difficoltà di applicazione pratica determinate dalla applicazione delle stesse in ambiti che prevedevano il contatto con comunità .

E’ solo inquadrando Gesù come un ebreo ellenizzato che si spiegano molte sue azioni che, agli occhi dei giudei, appaiono  rivoluzionarie o addirittura blasfeme, specie quelle condotte nelle ultime ore prima della crocifissione.

Lo stesso personale sacrificio di sangue, coinvolgendo sangue umano, era del tutto escluso dall'ebraismo del tempo. L'uso di sangue umano per un sacrificio pasquale è, infatti, blasfemo come blasfema è la metafora della antropofagia dell’Ultima Cena.

La violazione palese della Pasqua ebraica che Gesù, anche ritenendolo un esseno,  opera uscendo insieme ai discepoli, dopo aver mangiato la pasqua è evidente: egli esce di casa quando ciò era perentoriamente proibito nella sera pasquale sia in ambito farisaico che esseno.

Di violazioni continue della legge, sono, comunque pieni i Vangeli e non sono spiegabili in nessuna ottica se non nella visione assai flessibile della Legge in uso presso gli ebrei ellenizzati.

Di conseguenza sfaterei una volta per tutte il mito di Gesù Ebreo osservante poiché del tutto smentito da ogni sua singola azione: al più parlerei di un ebreo rivoluzionario ellenizzato abituato a dare un senso teologico ad uno stile di vita non ebraico cui, evidentemente, era abituato già in precedenza.

A testimonianza di ciò intervengono anche le rilevanze archeologiche che hanno infatti, ampiamente testimoniato degli adeguamenti  e gli emendamenti necessari alle tradizioni  ebraiche praticati dalle comunità ebree ellenizzate.

Basti pensare, ad esempio, alla necessità di mantenere purezza nei luoghi sacri tenendo la cosa più impura, il corpo umano morto, lontano da essi.

Mentre, infatti, a Qumran e a Gerusalemme si tenevano i cimiteri e le latrine fuori dalla città, non é affatto così per le comunità ebraiche fuori Giudea.

Si pensi al caso italico della sinagoga Bova Marina, ove un intero cimitero era posizionato dietro la piccola sinagoga separato solo da 7 metri di strada, poiché lo spazio sacro a disposizione della comunità era assai limitato.

Si pensi, ancora, al caso della anomala sinagoga di Dura Europos, con le sue, fino ad oggi, inspiegabili ed inaccettabili (secondo la legge ebraica) rappresentazioni umane nella sala più sacra, quella ove veniva ospitata l'Arca ed il Sophar (il leggio per i rotoli della Torah).

In quest'ultima, oltre che la rappresentazione umana, vi é la raffigurazione di Mosè durante la fuga dall'Egitto e addirittura della mano di Dio che indica a questi la strada.

Siamo di fronte a scoperte che richiederebbero un globale ripensamento nello studio dell'ebraismo antico e delle testimonianze cristiane che ancora manca.

Simon Mago: inquadramento storico ed analisi di alcune singolari coincidenze

Approfondiamo,  a questo punto, le notizie che ci vengono su Simon Mago, dalla patristica.

Da Giustino sappiamo la terra natia di Simon Mago: Gitton in Samaria.

Da Giustino sempre, con conferma inferma di Ireneo, conosciamo il periodo di inizio attività: sotto l'Imperatore Claudio ed, inoltre, che egli fu ammirato dallo stesso Claudio il quale gli eresse una statua sull'isola Tiberina.

Da Ireneo e soprattutto da Ippolito sappiamo che Simone faceva largo uso del Vecchio testamento, in particolare della Genesi, del Levitico e del Deuteronomio, interpretalo con una notevole capacità oltre che fantasia esegetica.

Ireneo riporta anche una interpretazione simoniana delle parole di Gesù  quali quelle riportate Matteo e Luca 3,9 relativamente "alla scure posta alla radice degli alberi", ma su questo particolare aspetto siamo molto più cauti ritenendo possa trattarsi di una interpolazione dello stesso Ireneo.

Sia Ireneo che Ippolito ritengono che é proprio da Simone si originano i tutti i principali temi della gnosi Valentiniana poi ripresi dal discepolo Menandro, quindi da Saturnino e poi da Basilide.

Simone è, quindi. un ebreo colto (vedi esegesi e nascita), noto in ambienti romani, che inizia a predicare tra il 41 ed il 54 d.C. e di conseguenza la gnosi cristiana nasce non oltre l'anno prima del primo timido barlume di esegesi cristiana che troviamo nella prima delle lettere di Paolo, quella Tessalonicesi collocabile tra il 50 ed il 52.





Tutti i principali temi della gnosi sono già presenti in Simon Mago.

Ciò spiega la maggiore solidità e coerenza della costruzione teologica gnostica rispetto a quella cristiana fondata su Paolo.

A questo punto è importante sottolineare alcune illuminanti coincidenze spesso trascurate o ritenute frutto di notizie non veritiere, che legano Simone alla presenza precocissima di cristiani a Roma sotto il regno di Claudio.

La prima è legata al personaggio che nelle Omelie Clementine narra la storia di Simone: Aquila,  ebreo romano che dagli Atti risulta essere tra coloro che furono cacciati da Roma proprio sotto il regno dell'imperatore Claudio.

Da questi  sappiamo che:

- Simon Mago nasce a Gitta in Samaria da Antonio e Rachele

- Si istruì ed eccelse ad Alessandria d'Egitto ove imparò le arti magiche

- Fu il primo di 30 discepoli del Battista (tanti quanti i giorni del mese lunar,e mentre gli

apostoli di Gesù erano 12 come i mesi solari, sempre come riferito da Aquila nelle Omelie)

- Tra i discepoli c'era anche Elena la futura compagna di Simone

- Era in Egitto (ad Alessandria) per istruirsi, quando Giovanni fu ucciso ed il posto che sarebbe toccato a Simone, passò a Dositeo

- Si faceva chiamare il Cristo ed l'"Uno che si Solleva"  per la sua eternità e la incorruttibilità del suo corpo

Passiamo alla seconda coincidenza.

Secondo Giustino ed Ireneo, egli visse sotto il regno di Claudio e quindi tra il 41 ed il 54, predicò a Roma e ove gli fu eretta una statua sull'isola Tiberina. Negli Atti, invece, appare predicare in Samaria, probabilmente prima del suo trasferimento a Roma.

Veniamo, quindi, alla importante coincidenza: la presenza di cristiani a Roma sotto il regno di Claudio riportata da Svetonio correlata alla presenza di Claudio nella capitale dell’Impero.

Tale testimonianza è assai importante anche perchè esterna ad ambienti cristiani e quindi tendenzialmente non influenzata da essi

Secondo Svetonio sotto il regno di Claudio << un certo Crestus istigava continuamente i giudei>>i e ciò causò la cacciata di questi da Roma, proprio quella riferita dagli Atti e che porta Aquila ad Efeso.

E qui siamo alla terza singolare coincidenza riferita da Paolo nella prima lettera ai Corinti .

Paolo, nella lettera, narra dell’arrivo di un personaggio di nome Apollo, nella comunità di Efeso, che non aveva sentito parlare di Gesù e che “conosceva solo il battesimo di Giovanni”.

Ora, sebbene con riferimento all’arrivo di Apollo e non a quello di Prisca ed Aquila, da Paolo sappiamo che ad Efeso esisteva una comunità giovannita, questa potrebbe essere nata proprio grazie alla emigrazione forzata di ebrei da Roma evangelizzati in senso gnostico simoniaco.

Il fatto ricollega, quindi, la presenza a Roma,  mai compresa e mai storicamente ben accetta, di cristiani in un periodo assai precoce, con quella di Simone e con la successiva cacciata degli ebrei, l'arrivo di Aquila ad Efeso descritto in Atti e ripreso dalle Omelie e la presenza di giovanniti ad Efeso riferita da Paolo in Corinti 1.

Tale presenza è stata spiegata con un improbabile viaggio di Pietro nella capitale di cui non v’è  alcuna testimonianza.

E’, però, singolare notare che Svetonio lega la descrizione di Claudio a qualcuno che si faceva chiamare Cristo.

Se questi fosse Simone, e se egli  era il primo dei discepoli del Battista la sua predicazione e, forse, la sua autoassociazione a Cristo potrebbe precedere quella di Gesù e collocare Simone tra i tanti Messia che apparvero in Giudea e nell’Impero.

Ricordiamo, inoltre, il dubbio di Giovanni sulla funzione cristologica di Gesù ed il fatto che dopo la morte di Giovanni esistevano ancora suoi discepoli che, evidentemente, non si aggregarono a quelli di Gesù: se Dositeo e Simon mago erano davvero discepoli di Gesù e se Dositeo divenne il nuovo riferimento di questa comunità non unendosi ai discepoli di Gesù, è evidente che i due gruppi non condivisero la medesima sorte e probabilmente la medesima teologia.

Se, a questo punto, Simone era in Egitto, probabilmente ad Alessandria,  durante i tre anni di vita pubblica di Gesù, non ebbe la possibilità di conoscerlo ed é per questo che ne ha notizia solo dopo la sua morte, quando, rientrato in Giudea, trova il posto che sarebbe dovuto toccargli dopo la morte del Battista, saldamente nelle mani di Dositeo, altro gnostico.

Il fatto che ad Efeso, come riportato da Paolo, esistono ancora giovanniti che non sanno nulla di Gesù e che seguono ancora gli insegnamenti del Battista, non fa che confermare una netta distinzione tra i due apostolati che permane, evidentemente, dopo la morte dei due maestri: Giovanni e Gesù.

Nelle parole di Gesù, Simone dovette, comunque, riscontrare una qualche affinità con la sua educazione e la sua cultura e non dovette essere difficile per lui vedere in quelle parole conferma della educazione ermetica che dovette ricevere ad Alessandria ove di certo circolavano già gli scritti attribuiti ad Ermete Trismegisto poi riscoperti  nel Rinascimento da Ficino.

Giovanni viene oggi,  da più riconosciuto come un esseno, ciò rende assai interessante la singolare coincidenza tra questi viaggi di iniziazione in Egitto e quello riportato negli Inni di Qumran svolto dal fondatore della comunità

Quella in Egitto sembra, quindi, essere stata una tappa formativa fondamentale per tutti coloro che raggiungevano vette elevate nell’ambito delle gerarchie delle diverse forme di apostolato.

Non si potrebbe spiegare altrimenti la già così evoluta forma di analisi esegetica che riscontriamo in Simone ed una  teologia che appare già così avanzata e coerente.

E', quindi, storicamente assai probabile che il Craestus di Svetonio sia Simone e che Simone sia, come giustamente ricordato dalla patristica, non solo il padre delle eresie ma anche il principale sviluppatore della visione gnostica del pensiero di Gesù, anche se riteniamo probabile che  tale pensiero non dovesse volare tanto lontano dalla gnosi se lo stesso Simone si identifica con Gesù.

E', a questo punto, difficile da spiegare, però, come lo stesso Simone giustificava a se stesso e agli altri il fatto che era in Giudea quando contemporaneamente si trovava in Egitto a studiare arti magiche e ermetismo.

Esistono altri elementi che, però, appaiono non collimare.

La, infatti, patristica che afferma che Simone visse sotto Claudio, mentre le Omelie lo inquadrano come discepolo del Battista, che, però,  muore sotto il regno di Tiberio e quindi subito prima del regno di Claudio.

Se supponiamo di porci nell’ottica Essena considerando Giovanni tale, per occupare cariche di rilievo si doveva raggiungere i 30 anni e ciò indicherebbe che solo al suo ritorno dall'Egitto,  dopo il 31-33 (dopo la morte di Gesù) Simone doveva avere proprio quella età.

Ciò porta a supporre che egli sia partito per l'Egitto sicuramente prima dei 27 anni, avviando la predicazione nella sua terra, la Samaria, non molti anni dopo (come si evince dalle Omelie) tra il 31-33 d.C. e, recandosi, probabilmente, intorno al 42 (sotto il regno di Claudio) a Roma

Egli quindi, dovette incominciare la sua predicazione non oltre i 39 anni e non essendovi testimonianze che lo riguardano sotto il regno di Nerone probabilmente morì non molto dopo, intorno al 54 ad una età di 50 anni circa.

Ciò, altra singolarissima coincidenza, concorda con quanto Ireneo afferma di Gesù: che, cioè, egli morì  crocifisso all’età di 50 anni.

http://www.fuocosacro.com/pagine/gnosticismo/genesignosticismocristiano.htm


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