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Aiuto, salviamo i Lego!!!!

Post n°49 pubblicato il 02 Novembre 2005 da ale.nasi
Foto di ale.nasi


Il mondo del giocattolo è in crisi profonda.

Quante volte da piccoli (parlo della mia generazione ma il discorso si potrebbe allargare) passando davanti alle vetrine dei negozi urlavamo di gioia per l’ultimo modello di macchinina, per l’ultima “centrale di polizia” della Lego o ancora per il nuovo personaggio della collana “Masters”? Era come un albero della cuccagna per i più piccini, dove perdersi tra centinaia di giochi e peluche.

Tutto questo nelle generazioni d’oggi è molto raro, perchè i giovani dedicano la maggior parte del tempo alla televisione e ai videogiochi.
La “gabbia televisiva” cattura giornalmente il piccolo per la maggior parte delle ore pomeridiane, quelle che un tempo venivano usate per uscire, per giocare a pallone col vicino di casa, per scambiarsi mattoncini del Lego o le mitiche figurine Stick&Stack.
Naturalmente se la televisione fosse solo divertente e educativa il problema sarebbe visto sotto un’altra ottica, ma comunque non sottovalutato.
Anche la tecnologia ed internet sono all’ordine del giorno per i più piccoli, anzi la prima viene addirittura inserita o comunque utilizzata nel 75% dei giocattoli prodotti.

Un esempio evidente di questo progressivo allontanamento dei bambini dai giocattoli definiti “classici” è la crisi economica in cui versano molte delle più importanti aziende che li producono.
La mitica Bburago, due b una dentro l’altra, ha annunciato, meno di una settimana fa, il fallimento dopo che l’asta, decretata per rilevare l’azienda produttrice dei famosi modellini di macchine, non ha avuto esito positivo.
Calano vertiginosamente gli introiti della Mattel, azienda leader del settore, trascinata per anni del prodotto di punta, la bambola Barbie, superata dalla collana delle “Bratz”, sue discendenti che incarnano una generazione tutta moda, trucco e musica.
In crisi profonda anche la Lego, produttrice dei mattoncini capaci per decenni di divertire e sviluppare la fantasia dei più piccoli, che per sopravvivere è costretta a licenziare e vendere i parchi-giochi.

La crisi tocca quindi un po’ tutto il mondo, ad eccezione della Cina che sta beneficiando dei frutti di una ormai ventennale esperienza nel mondo dei giocattoli.
Il mercato cinese, avvantaggiato dai bassissimi costi di produzione, compete da favorito con i mercati europei e americani.
Un esempio in Italia? La Trudi, originaria di Tarcento, in provincia di Udine, produce i suoi peluches in Estremo Oriente e ha lasciato in Friuli solo la sede storica e la progettazione.

 
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