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un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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Il Venerdì Santo? E’ solo una data sul calendario

Post n°1537 pubblicato il 02 Aprile 2010 da massimocoppa
 

L’Italia è un Paese scristianizzato, ed è in un giorno
come questo che lo si capisce…
IL VENERDÌ SANTO? E’ SOLO UNA DATA
SUL CALENDARIO

Mi viene da chiedermi che razza di Paese cattolico sia l’Italia.
Berlusconi, ed ora anche la Lega Nord, non perde occasione per mostrarsi devoto e baciapile.
I nostri governanti stanno sempre ben attenti a compiacere ufficialmente le istanze che giungono dal Vaticano. Poi, nella loro vita privata, si comportano diversamente: divorziano più volte, ricevono escort, fanno figli fuori dal matrimonio. Ma queste sono miserie e debolezze della nostra umana condizione.
L’immagine ufficiale dell’Italia è di un Paese cattolicissimo.
Ma è veramente così?
Tutti gli indizi inducono a credere che sia il contrario. Siamo in realtà un Paese scristianizzato ed un popolo di ipocriti strafottenti: di farisei, avrebbe detto Gesù.
Io per primo sono un pessimo cattolico, ma mi sembra di essere in buona e folta compagnia; ma, quantomeno, non cerco di spacciarmi per quello che non sono.
Oggi è Venerdì Santo. Anche un crapulone come me si rende conto che è una giornata particolare: è la ricorrenza del martirio di Cristo. Una persona eccezionale (anche a non voler credere alla sua divinità) che si è sacrificato per dare una possibilità di salvezza a quella massa di bestie che siamo noi. Non posso fare a meno, ogni volta che leggo della Passione nei Vangeli o ne guardo una rappresentazione ben fatta, di commuovermi. E’ più forte di me.
Oggi è un giorno di lutto, per un credente. Si dovrebbe quindi tenere un comportamento adeguato alla circostanza: una giornata penitenziale, dove dovremmo mangiare poco (e ovviamente niente carne), non arrabbiarci, non aggredire il prossimo, non fare alcun tipo di festeggiamento, non guardare le donne (o gli uomini), non fare pensieri peccaminosi, parlare a bassa voce e, insomma, comportarci come si fa davanti ad un lutto, anche se rischiarato dalla luce cristiana della Resurrezione di domenica.
Non sarebbe più giusto che oggi fosse un giorno non lavorativo? Se devo andare al lavoro come ogni altro giorno, è probabile che mi dovrò arrabbiare, sfanculare qualche collega o qualche fornitore, amareggiarmi per tutta una serie di motivi. No, per lo Stato è un giorno come un altro. In compenso Pasquetta è festiva: e già, come si può rinunciare al pic-nic fuori porta?
Ma, soprattutto, quello che mi fa capire che il Venerdì Santo non ha più alcuna importanza per gli italiani è l’atteggiamento generale che riscontro in giro: le matte risate, le schermaglie tra uomini e donne, la battuta grassa ed una diffusa allegrezza per il treno di giorni festivi che ci aspetta. Anche in Internet è tutto un fiorire di colombe, di uova, di auguri e di dichiarazioni d’intenti sull’imminente festività. Nessuno che ricordi che si tratta di una festa innanzitutto religiosa, che passa per una morte prima di una resurrezione.
Questa riflessione vale anche al contrario: non siamo più buoni, ma litighiamo facilmente, come ogni giorno, come sempre, per il posteggio dell’auto, per la fila e per tutte le occasioni prossime e remote che ci capitano.
E noi saremmo un popolo cristiano? Ormai la Pasqua è solo una data sul calendario.
Da almeno vent’anni la settimana pasquale è, per me, occasione per rivedere “Jesus Christ Superstar”, il musical rock dedicato alla Passione di Cristo e che, secondo me, a dispetto delle più superficiali apparenze è una delle cose più sinceramente cristiane e devote che siano mai state realizzate.
Qui ripropongo il brano “I only want to say”: l’amarezza, la paura, la tristezza e la ribellione umanissima di Gesù che parla a suo Padre nell’Orto del Gethsemani.
E comunque: auguri a tutti.

 
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