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Stelle cadenti all’ombra del G20

Post n°4 pubblicato il 15 Giugno 2012 da nangapan
 

Francia e Austria, persa la tripla A, a causa della modifica al rating sovrano da parte di S&P, diventano due ex stelle del firmamento del massimo rating e sperimentano un allargamento degli spread che si posiziona a ridosso, o addirittura supera nel caso della Francia, il picco del 2009.

Entrambi i paesi corrono ai ripari sui rispettivi sistemi bancari. La Francia, che è più esposta alla Grecia, vede il Credit Agricole (Milano: - ) preparare scenari di spin off e simili dalle partecipazioni greche onde contenere un costo stimato oltre i 5 miliardi di euro in caso di uscita della Grecia dall’euro. Mentre l’Austria rivede le sue bad banks sul modello tedesco cercando di far confluire i debiti incagliati dalle nazionalizzazioni verso un veicolo non bancario di emanazione governativa.

Ma, soprattutto, lo scontro tra ex titani avviene sulla scena politica che vede l’Asse franco tedesco svanire dopo la sconfitta di Sarkozy a favore di un modello “galattico” con al centro la Germania e intorno la Finlandia (che rifiuta l’Unione Bancaria Europea), l’Olanda, in piena crisi di governo e, ovviamente, l’Austria che guida i filo-tedeschi con le improvvide dichiarazioni del suo Ministro delle Finanze.

Succede però, nel frattempo, che PIMCO vende titoli tedeschi governativi, secondo lo Spiegel. E non per niente l’asta di mercoledì ha visto l’emissione di soli 4 mld eur, invece di 5, e il rendimento alzarsi all’1.52%.

Il nervosismo tedesco è tale che, per la serie “alla fiera dell’Est”, la Cancelliera Merkel vede svanire l’illusione dell’inviolabilit , e si unisce al coro BCE ricordando al G20 che l’Eurozona non può essere un capro espiatorio di una crisi cominciata negli (e a causa) degli Usa nell’estate del 2007.

, La differenza sta in una Fed che ha speso 3500 miliardi di euro tra banche e salvataggi vari, mentre la BCE tra Paesi e sistema bancario, senza contare ovviamente la LTRO , ne ha spesi “solo “ 500, non potendo agire similarmente alla Fed.

Nella sostanza basta aver ascoltato l’ audizione di Dimon, CEO JP Morgan, per capire dove sta l’etica statunitense. Ne emerge infatti l’ammissione dell’incapacit palese di gestire un portafoglio diventato “sintetico“ per l’aggiunta di derivati complessi, sulla precedente posizione in titoli. Un portafoglio cresciuto nell’ammontare esponenzialmente.

E’ il tipico dilemma del prigioniero di trader e Top Manager arroganti che non accettano l’imperativo della trasparenza e dello stop loss e che addossano le colpe “al mercato” per la palese incapacit di sapere valutare appieno i rischi in situazioni di volatilit elevata.

Così, tra batti e ribatti tra UE e Usa per discutere se è nato prima l’uovo o la gallina, gli investitori attoniti assistono a un’impasse politica che ormai ha fatto più morti che feriti, ed anche le regine del merito creditizio di un tempo vedono le strategia difensive puntare lontano anche da Bund tedeschi, OAT francesi e RAGB austriaci verso Corporates e ricoperture delle posizioni corte su alcuni Financials (Euronext: - ) decisamente fuori prezzo.

Quindi attenzione allo spauracchio Grecia perché se non esce dall’euro, nessuno, neanche la Germania potr tirarsi indietro dal condividere soluzioni definitivamente convincenti per l’UE tutta. Anche perché al G20, i Paesi emergenti ora alle corde non faranno sconti a nessuno.

 
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