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Memorie di una colf

Contorsionismi mentali e funambolismi lessicali

 
 
 
 
 
 

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Memorie di una colf. Sentire.

Post n°413 pubblicato il 30 Aprile 2012 da hscic
Foto di hscic

A volte la semplicità è più completa e coinvolgente della complessità. A volte il non andare a vivisezionare tutti gli angoli, i punti di vista, gli aspetti è più esaustivo e coinvolgente di una ricerca certosina. E’ sempre la frequentemente citata dicotomia tra la razionalità ed il “sentire”. Il povero sentire viene troppo spesso tacciato di superficialità, scarsa capacità di andare a fondo nelle cose, istintività. Invece no. E’ una questione di recettori. Quelli della razionalità li abbiamo sviluppati, catalogati, definiti, curati, affinati ma non ci siamo resi conto di una cosa; la razionalità non ci serve a comprendere la realtà…ma solo a tentare di dominarla, sforzandoci d’inserirla in schemi mentali che lungi da essere “reali”, sono solo una pia illusione di semplificare qualcosa per sua natura complesso, che spesso non riusciamo a penetrare e quasi mai a controllare. E per i ricettori del “sentire”? Viviamo in un mondo di regole. La gerarchia sul lavoro, gli obblighi della famiglia, le responsabilità verso terzi, la religione, la legge. Il vivere insieme limitando i contrasti ci ha obbligato a creare tutta questa sovrastruttura. Dato che il “sentire” ci fa paura perché non siamo in grado d’inserirlo in qualcosa di “controllabile” e quindi “sembra” muoversi e giocare avulso da regole, lo abbiamo relegato in un angolo…e non solo. Lo abbiamo praticamente rifiutato, facendo terra bruciata attorno a lui. I suoi ricettori, quindi, non possono esistere, perché il “sentire” è un difetto da proscrivere…perché sembra complicarci la vita. Rifiuta oggi, rifiuta domani i poveri ricettori li abbiamo atrofizzati, quanto meno non riusciamo più a comprendere da quali strade provenga il sentire e di conseguenza a scoprire come si possa vivere in sintonia con lui. Malgrado tutto ciò il “sentire” è e rimane nel nostro DNA e quindi, in barba alla razionalità, lui continua a parlarci ed infastidirci tanto da non permetterci di vederlo come un’opportunità piuttosto che una iattura. Ci sono quindi situazioni che viste razionalmente sono da proscrivere perché fuori dalle regole, perché inopportune, perché moralmente esecrabili. E invece no… perché quando le vivi forse ti senti in colpa….ma stai bene. E come può succedere? Succede si perché la razionalità in cui ci hanno immersi fin da piccoli dice “male”….ma dentro di noi, la voce autentica, quella a cui non interessa far funzionare un sistema coercitivo ed autostabilizzante, ci dice “bene”. Io non ho mai sentito di una cosa che nel piccolo faccia bene e che nel grande faccia male. È come se risparmiando un Euro al giorno alla fine dell’anno invece di avere a disposizione un tesoretto di 365 Euro, avessimo un debito. Non torna…non è coerente. E allora…..immaginate due persone, una casa in mezzo al bosco, un grande prato davanti, un cielo fatto di rami di castagno, lo sfondo delle Alpi imbiancate …e nient’altro.…perché quell’angolo di mondo non potrebbe essere l’equivalente di quello che per gli uomini è una casa? Perché il mondo è il mondo, dovunque ci si trovi, per tutti gli esseri viventi eccetto che per gli uomini? Se invece smetti di farti domande, smetti di pensare a cosa è opportuno e lasci che il vento ti accarezzi la pelle, che il cielo ti faccia da soffitto, l’erba da lenzuolo…..e inizi a “sentire”, ti accorgerai che stai bene li dove stai, con chi stai, in sintonia con tutto ciò che ti circonda. Forse allora ti accorgerai che esistono altri mille modi diversi per sentirsi bene, per non desiderare di essere in qualsiasi altro posto fuorché nel tuo presente, per non aspettare chissà quale vacanza alternativa e deludente per tirare un sospiro di sollievo.

  

 
 
 
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