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« Ben-HurInferno »

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Post n°636 pubblicato il 18 Ottobre 2016 da mikacine
 
Foto di mikacine

Nel cinema la coralità è piuttosto normale. Cast numerosi,star,comparse e set imponenti rappresentano la normalità ma ogni tanto si scoprono dei progetti che prevedono proprio l'opposto,con storie e drammi così intimi da essere sorretti da singoli (o pochissimi) interpreti.


Durante una missione nel deserto africano una coppia di soldati viene scoperta ed inseguita per ore. Un'improvvisa tempesta di sabbia viene loro in soccorso ma li spinge in una direzione sconosciuta e con i soccorsi molto lontani. Nel tentativo di raggiungere un villaggio berbero i due si imbattono in un campo minato che decidono comunque di attraversare,ma il dramma è proprio sotto i piedi: uno dei due soldati ne calpesta una morendo subito dopo per l'esplosione,mentre Mike (il bravo protagonista Armie Hammer) riesce a fermarsi ma non del tutto in tempo,avendone calpestata una. Inizierà così una lotta contro il tempo,fra soccorsi rallentati dagli scontri nel deserto,la mancanza d'acqua,l'impossibilità di muoversi e le iene affamate.

Registi italiani per una produzione americana a cui viene facile accostare progetti come Cast Away e Buried-Sepolto,anche se in questo caso siamo alle prese con un'emotività a metà strada fra il film con Hanks ed il progetto con protagonista Reynolds: meno thrilling rispetto alle avventure da "sepolto vivo" e più drammaticità rispetto al naufrago di Zemeckis. La morte è vicina e attraverso le visioni del protagonista si rivivono il suo passato difficile e le sue scelte complicate,con un percorso personale che porterà Mike a porsi quelle domande che non si era mai posto prima.
Film interessante per una storia che di originale poteva avere solamente questa maniera di essere raccontata (un "viaggio emotivo" direi catartico..) che ci fa capire come spesso solamente alla fine si può comprendere meglio l'inizio.

 
 
 
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