Creato da splendore07 il 06/12/2011

THE VOICE OF SOUL

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« OGNI UOMO BIANCO E' UN ...LETTER TO MYSELF »

WHERE ARE YOU?

Post n°79 pubblicato il 11 Novembre 2013 da splendore07

Oggi sono un pendolo, oscillo.

I venti tesi, fastidiosi del dubbio, sono tornati a spirare con forza, e allora, dimentico come si fa a stare in equilibrio con me stessa.

Ancora mi capita di cercare conferme  al mondo delle mie qualità, delle mie capacità, quasi fossi un povero che chiede l’elemosina.

Nostalgia profonda che sconfina nel languore, si fa fisicità, preme per uscire.

Ho nostalgia di gente del mio stampo, diceva  Pound.

Così, l’hanno “barbaramente” tradotto, ma in inglese, è  molto piu’ bello, quasi musicale: “I’m homesick after mine own kind”.

Sono stanca di caleidoscopi che, rimandano sempre la stessa immagine, cambia la forma, ma la sostanza rimane inalterata, di “macho”  che di grande hanno solo i muscoli, e circonferenze infinitesimali di cervello.

Chissà dove sei, come stai, in  quale parte della sconfinata galassia “fisico-animico-spirituale” ti nascondi.

Ho voglia di parlare con te, ma non ti trovo.

“Fratello”, dove sei?

E ancora indugio su rive d’autunno dolcemente assolate, del mio fiume, della mia lanca, a lanciare rotondi ciottoli, per poi perdersi, in quei piccoli cerchi che lenti si allargano, cercando leggere propaggini d’estate.

E allora, mi sorprendo a desiderare una impalpabile e deliziosa levità al pari di eterea naiade di quell’acqua che, scorrendo canta.

E vorrei essere candida, diafana creatura che scivola tra canne di bambu’, sfiorandole: leggero e sensuale danzare  piu’ che camminare.

E ancora, vorrei diventare prolungamento della tua anima, per avvolgerti di gesti lenti e delicati come gli amori della quercia all’ombra del bosco, quando, le prime ombre del crepuscolo,  dolcemente si allungano e si spengono giocando tra le sue fronde, e, nutrirmi di quella magia che il fiato toglie.

“Fratello”, dove sei?

 (Splendore)

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Commenti al Post:
D0TT0R_PESTE
D0TT0R_PESTE il 11/11/13 alle 22:51 via WEB
E' quando dentro l'attesa si fa pietra e l'opacità del sentire copre il desiderio del risveglio; è quando sulla riva nessuno approda e solo le tue orme di ieri, segnano la pausa di uno stupore...Tramp
 
 
splendore07
splendore07 il 15/11/13 alle 14:20 via WEB
L’attesa di qualcosa fortemente anelato, desiderato, la rende sopportabile, la addolcisce.
A volte è bello, appagante anche lo struggimento.
Ci sono sempre i sogni a supportare l’attesa, che ne smussano angoli vivi che tagliano, la colorano di tinte ora delicate ora forti, appassionate.
L’attesa, rimanda all’assenza, vissuta non come mancanza ma presenza, si nutre di desiderio che la avvolge di leggerezza, diventa sorta di ponte da costruire mano a mano che i passi avanzano, fatti del sogno da realizzare.
L’attesa non è mai sinonimo di resa, nemmeno quando venti tesi del dubbio, si insinuano profondi facendo vacillare la mia certezza trasformandola in un attendere che, potrebbe essere vano.
Arrendersi, sarebbe una irrimediabile perdita per qualcosa che ho sempre voluto. Sarebbe il brusco risveglio dal sogno.
Il sentire, a volte, sembra sfuggire, farsi impalpabile, sembra lasciarmi, dando spazio ad aride distese di sabbia ma, è solo celato un po’ piu’ in profondità, in attesa che primaverili correnti, sorrette da tiepidi venti che ,increspano l’acqua, dove le emozioni giacciono, le facciano riemergere.
La mia “riva” non è accessibile a tutti. Arriverà il tempo nel quale sarà il mio sentire a sussurrarmi che, è approdato chi stavo aspettando. E allora, sarà il vibrare delle rispettive anime sintonizzate sulla stessa nota.
Le mie orme non saranno piu’ sole,e, nuovi battiti a sollevare il petto in nuovi respiri, nutriranno lo stupore. Allora il mio essere, non sarà piu’ nel mezzo di furiosi venti come le nuvole che incalzate, da quel violento soffio, cambiano forma in continuazione.
Grazie per le tue brevi, ma al solito, intense parole
 
PERLASNAKE
PERLASNAKE il 13/11/13 alle 10:43 via WEB
“I’m homesick after mine own kind” mi fa sentire una necessità di "affinità elettive", quindi la necessità di entrare in risonanza con un fratello specifico. Perche' in realtà fratelli sono tutti, anche coloro che non rientrano in canoni specifici. Il fatto di cercare e non trovare nel mio caso è una necessità dettata dall'inquietudine e guardando oltre l'apparente velo troveremmo molte persone con le stesse esigenze. Il problema è sentire; e ,talvolta abbiamo chiuso delle porte per sensibilità, fragilità dolore e timore e non possiamo far entrare nessuno se non giriamo la chiave. Un abbraccio forte forte Carolina
 
 
splendore07
splendore07 il 15/11/13 alle 14:16 via WEB
Certo, Carolina, è proprio delle affinità elettive che si ha un enorme bisogno. Sono le uniche che possono sfociare in un rapporto degno di questo nome con l’altro. Condizioni essenziali per l’instaurarsi di quegli intensi scambi emozionali che vanno sotto il nome di amicizia e d’amore.
Ho sempre ritenuto una grande “castroneria” l’affermazione “degli opposti che si attraggono e dei simili che si respingono”. Il principio, può, deve essere esclusivamente inteso e applicato alle aride leggi della fisica, ma che nulla hanno a che fare con il complesso mondo interiore dell’essere umano.
Va da sé che il “cerchio” si stringa e le persone che sono in sintonia con il nostro sentire, non possono che essere pochissime. Persone alle quali aprire la nostra anima, alle quali svelare i nostri segreti, avendo in cambio l’assoluta certezza che li costudiranno. Parlare non solo delle nostre “luci”, ma soprattutto delle nostre “ombre”, con la sicurezza di un ascolto scevro da giudizi ed etichettature.
E soprattutto, non puo’ esserci amore, quello vero, non la semplice infatuazione, spesso scambiata per tale, senza un “compagno” in cui trovare tutti gli “ingredienti” necessari quelli che compongono “la ricetta” della affinità elettive.
E’ solo nel proprio simile che, possiamo trovare quella completezza che si nutre di corrispondenza di intenti, emozioni, sensazioni alle quali aneliamo e che, da sempre, andiamo cercando.
Grazie Carolina per il tuo contributo
 
coluci
coluci il 15/11/13 alle 11:18 via WEB
Ho letto attentamente,ascoltato empaticamente, riflettuto. Non è facile trovare quando si cerca. Ma la ricerca forse è già senso. L'invocazione è già esaudimento. Anch'io "oscillo", ma sto. Un saluto sincero di stima. Luciano
 
 
splendore07
splendore07 il 19/11/13 alle 18:28 via WEB
Concordo pienamente.
E’ caratteristica delle emozioni l’allontanarsi maggiormente quando, ci si mette alla loro ricerca. Essendo appannaggio dell’interiorità, preciserei di poche interiorità ,la ricerca è quanto mai ardua, e il risultato, è l’insuccesso.
Non sono “merci” ,non le troviamo confezionate per essere acquistate. In un mondo dove tutto è acquistabile, in accattivanti confezioni, le emozioni, non fanno ancora parte della smisurata offerta.
Trovare qualcuno che ci corrisponda fino ad essere complementari, è un regalo che solo un destino benevolo puo’ farci.
Possiamo solo mantenere aperte le porte che presiedono al sentire. Solo così, potremo “captare” quelle vibrazioni che solo lo stesso sentire ,è in grado di riconoscere.
L’invocazione, sottintende l’attesa.
L’attesa, è tollerabile solo se ne facciamo presenza e non mancanza.
Ma è titanica impresa, costante e lunga, applicazione e, una particolare sensibilità per avvertire una presenza che ,di fatto, non c’è.
L’attesa, è mossa e alimentata dal desiderio. E’ una forza primordiale che ci porta a costruire quel “ponte” che l’attendere è, mano a mano che procediamo con i passi.
L’’anelito ci porta a non “mollare” anche quando ci percepiamo stremati, è Il magico propellente che ci infonde quella linfa vitale necessaria affinchè, il ponte venga costruito per intero, e una volta attraversato, la certezza di trovare il “frutto” del nostro aspettare.
Grazie per il tuo sintetico pensiero ma che racchiude l’essenza del mio esternare.
A te un saluto con altrettanta stima.
 
danzan0l3n0t3
danzan0l3n0t3 il 18/11/13 alle 20:11 via WEB
Foglia d'autunno
cangiante in giallo ed ocra
mi portò il vent
o a queste ascose rive
dove una naiade il suo canto
al cielo eleva.
Ti son fratello
nella stagione stanca
MA dentro il cuore
giovane bambino
Pier
 
 
splendore07
splendore07 il 19/11/13 alle 18:32 via WEB
L’indugiar su rive negli intensi colori autunnali, quando la natura è sinfonia di altissime avvolgenti passionali note, al pari di matura, e, ancor bella signora che, socchiude rosse e carnose labbra in un accattivante e sensuale sorriso dalle mille sfumature, è ancora piu’ struggente ed intenso.
Rende leggero il peso dell’attesa, solleva l’anima e riempie il sentire di un caleidoscopio di colori, al pari di iride d’un crepuscolo autunnale quando, il sole incendia di rosso fronde e acque, in un sensuale abbraccio.
Bello perdersi in quello stordimento che fa dimenticare la materia, e ,affiorare l’anima che, libera ,vibra come diapason.
Non è stagione stanca,ma alacre brulicare di gioiosa attività. E’ un’instancabile intingere il pennello in quella enorme tavolozza, per stendere in assoluta armonia, accordi di infinite sfumature di colori su un’immensa verde tela. E’ il grande “prodigarsi” per l’umana sensibilità prima del riposo invernale.
La diafana naiade, canta in attesa del tempo che sta aspettando, con la certezza che arriverà.
Il cuore, l’anima, non invecchiano, il bimbo le abiterà sempre.
Grazie Pier per i tuoi delicati versi.
 
   
danzan0l3n0t3
danzan0l3n0t3 il 20/11/13 alle 19:39 via WEB
Danzo tra i viali dell'autunno
Cromie dai caldi colori osservo
Come un giocoliere elevo al cielo
tre lucide castagne color mogano
Nella mia mano percorrono orbite
di instabili ma armoniosi equilibri
che pronta e sicura le scagli in alto
per elevarle nuovamente in un volo libero al cielo
Pier
 
     
splendore07
splendore07 il 22/11/13 alle 13:15 via WEB
L’eterea naiade, dei meravigliosi colori autunnali si veste, di scarlatte bacche di sambuco selvatico, il sottile collo si adorna. Danzando scivola su ancora verdi sponde, del suo fiume. Di gocce di trasparente cristallo, di rugiada, ne ha fatto collane per cingere le sue esili caviglie di cerbiatto e, i polsi. Di tardivi violacei fiori che, incuranti dell’autunno, sbocciano sotto la tiepida carezza del sole, si intreccia i capelli. Vanitosa, si specchia nella placida lanca che, rimanda il riflesso del suo volto di immortale giovinezza. Giochi di luce e ombre tra propaggini di vivido crepuscolo, giocano con le fronde. La notte, verrà a rapirla con la bellezza della luna che si specchia in quelle acque.
 
bizzina61
bizzina61 il 21/11/13 alle 23:35 via WEB
..."L'uomo e' molteplice nelle sue azioni,molteplice nelle attitudini,negli aspetti,nelle forme diverse che prende la sua natura...Tuttavia una molteplicita' si' grande riducesi a pochi principi e finalmente a uno solo ,che forma il culmine della umana natura, voglio dire la personalita'"(A. Rosmini in Antropologia in servizio della scienza morale)...Comprendo la difficolta' di ritrovare il Tuo "centro",cara Gio' ...ed il tuo costante porti in crisi,sintomo di una persona sensibile ed attenta sia al suo universo interiore che al mondo dei suoi simili ...comprendo il tuo disagio ed il porre in discussione cio' che hai maturato e fatto tua coscienza in parallelo all'apparente vuoto che come specchio deformante rimanda tante immagini distoniche al tuo sentire...Di fronte a tanta materialita' ...il proprio Io rimane preda di insicurezza e solitudine ...a volte alienante ...E' vero ...siam tutti figli della stessa Madre Terra ...ma il modo di percepire e di relazionarci e' molto diverso ...Le affinita' hanno voce e cuore e visceri ...e l'impossibilita' di esprimere il sentimento in te si fa fardello ...preme .."Il mio cuore ...e' il tuo cuore?..Chi mi riflette i pensieri?..Fratello sei tu o sono io?"...cosi' Lorca intensamente esprime cio' che le tue parole mi portano ...Mi sembra di vederti ...sulle rive ...immersa nella magia dei luoghi ove ami cercar rifugio ..in quelli che divengono spazi magici ..invocare Colui che sappia sentire col tuo cuore ,come fosse il suo ..Quasi innalzi il tuo spirito ...lo affidi con forza ed energia all'eco ...nella speranza mai sopita che ti giunga un ritorno ...e che come gli "amori della quercia "...la tua Anima e Quella a Te affine ..un giorno si ricongiungano ...riconoscendosi...Quasi un segno di sacra ed elettiva appartenenza ...Ti abbraccio ...incantata dalle tue fulgide emozioni .."Piccolo pezzo di cielo parlante"...Catia
 
 
splendore07
splendore07 il 02/12/13 alle 14:03 via WEB
Parafrasando Hesse, da “il Lupo della steppa”, l’uomo ha un solo corpo, ma mai una sola anima, dove per piu’ di un’anima, è da intendersi il sentire, dove hanno sede le emozioni, diversissime tra loro, tanto da costituire ventaglio fatto di infinite sfumature di colore.
Obietterei a Rosmini che il ridursi della molteplicità ad una sola, riguarda esclusivamente l’unicità della personalità, in quanto differente nei singoli individui, ma la personalità non si esaurisce ad un’unica “tinta”. La complessità è sinonimo di ricchezza interiore, sarebbe ben poca cosa un personalità “monocromatica”.
Il dubbio, non puo’ che essere caratteristica inscindibile di chi mai smette il lavoro di introspezione, e di chi continua nella ricerca, di chi ha sete di sapere, di chi crede che ci sia sempre una strada da percorrere per migliorarsi. Percorso che mai ha fine, perché quanto piu’ sai, piu’ dubiti , ricco di inciampi, povero di tratti in discesa.
Pound ebbe a dire: nessuno sa mai abbastanza e mai abbastanza presto.
Le difficoltà a ritrovare il mio “centro”, sono dovute essenzialmente alla consapevolezza di aver perso caratteristiche della mia personalità, credute consolidate, e, l’instaurarsi di altre, che mai avrei pensato potessero diventare parte del mio sentire. Un timore diffuso anche se sfumato, spesso mi abita, condizionando la mia quotidianità, le scelte, con le quali sei costretto a fare i conti, perché la nostra esistenza è basata su scelte continue. E dobbiamo essere noi a farle in prima persona, se non vogliamo che altri o ,la vita stessa, scelga per noi, la “latitanza” di un coraggio che non si esplica in un “roar”, ma in un piu’ tranquillo: ok, ci riprovo domani.
E’ spiazzante, fonte di dolore, e su questo so di trovarti perfettamente allineata al mio sentire, il realizzare di quanto sia profondo il vuoto, l’aridità delle emozioni che caratterizzano, i piu’. Sorta di "anestetizzazione" , che come letale virus, si sta diffondendo con incredibile velocità. Pochi sono immuni al contagio. Sempre piu’ arduo, rimane trovare tra gli “appestati”, chi ha rispondenza, chi vibra delle tue vibrazioni, chi si sintonizza sulla tua lunghezza d’onda, meraviglioso diapason che si accorda sulla nota che tu “trasmetti” e lì rimane, perché l’altro l’ha captata, perché parla il tuo stesso linguaggio, senza aver bisogno di “manuale per la decodifica”.
Hai colto l’essenza di tutto questo con poche essenziali parole:
.."Il mio cuore ...e' il tuo cuore?..Chi mi riflette i pensieri?..Fratello sei tu o sono io?".
Il “fratello” è a te complementare e quelle domande diventano affermazioni. E’ il mio dire, “vorrei essere il prolungamento della tua anima, e sai non potrebbe essere che così, perché chi senti affine, è il prolungamento della tua anima. Dove lui finisce tu cominci, in un ruolo perfettamente intercambiabile.
E “lui,” sei “tu” ed è come avere entrambi, uno specchio appeso al collo: ti vedi, si vede, solo quella "superficie" riflette i tuoi, i suoi pensieri,e la comunicazione verbale a volte diventa superflua, tale è l’intensità e la comunione del sentire.
La mia ricerca è sostenuta dalla certezza dell’esistenza del “fratello”. Mi muove la convinzione che, mai potrei pentirmi della pazienza dell’attesa, ma so per certo che mi pentirei amaramente della fretta.
La pazienza è amara ma il suo frutto è dolce, di questo mi nutro.
Non ho fretta di gustare quel prezioso “nettare”, come tu esattamente definisci ”sacra ed elettiva appartenenza”.
Tanto piu’ saprò attendere, tanto piu’ dolce sarà quel frutto, avrà la preziosità, perché assai raro, del miele selvatico.

Grazie Catia, sai che in te ritrovo parte di me, so anche che “quelle fulgide emozioni", non ti sono sconosciute. "Piccolo pezzo di cielo parlante", è stata è orgogliosa di essere stata in grado di trasmettertele :-)
 
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 28/11/13 alle 14:59 via WEB
Ricerca e verita' non sempre proseguono con lo stesso passo , inoltre Verita' non ne trovi in vendita sugli scaffali , magari a basso prezzo . Meglio un pozzo profondo , un gorviglio di emozioni , piuttosto di una certezza fondata sul nulla . Dolcemente ammaliato dalla ricchezza del tuo stesso Dubbio che tu esprimi così bene , mi sento spronato anche io alla ricerca . Ma ancora non trovo . Ciao sorella del Dubbio , un abbraccio a te .
 
 
splendore07
splendore07 il 01/12/13 alle 18:43 via WEB
Il cercare che non viene meno è quello stimolo che ci tiene in vita, vita che non deve essere confusa con l’esistere, come credo tu sappia, vivere, richiede un impegno che esula il mero respirare.
La ricerca è processo che ci accompagna tutta la vita, e se la sete non viene meno, ci permette di affrontare quella stagione ingrata della maturità che finisce nella “vecchiezza”, consentendoci di sfiorarla appena, fingendo che non esista.
Concordo, quasi mai ricerca e verità corrono parallele, si puo’ cercare la “verità” per tutta la vita e non trovarla. Ma la verità, non ha connotati standardizzati, per ognuno assume diversa valenza, è un concetto assolutamente soggettivo. E poi, la verità cercata a 20 anni non è la stessa di quella cercata a 40. Piu’ avanziamo con l’età, piu’ cambiamo e forse, le verità cercate assumono la sconfitta dell’utopia, o della consapevolezza di qualcosa che non esiste. L’unico luogo nel quale potremmo trovarla è dentro di noi, ma la nostra interiorità è quel luogo spesso oscuro, sconosciuto, nel quale evitiamo di calarci, non solo per paura di quello che potremmo trovare, ma in ultima analisi, perché è l’ultimo posto dove pensiamo di doverla cercare. Ad un “lavoro” faticoso, quanto puo’ essere l’introspezione, si cercano verità!?comode, preconfezionate, in scatole contenenti pezzi da assemblare, verità che non ci appartengono ma che facciamo nostre.
I pozzi profondi, sono, per i piu’, “ambienti” scomodi, melmosi, si rischia di impantanarsi al pari di sabbie mobili se, non hai l’accortezza di risalire un attimo prima del soffocamento.
Discorso valido anche per le emozioni, quelle viscerali, sono gomitoli difficilmente dipanabili, meglio optare per il “tiepido”
E’ affermazione paradossale la tua, il nulla, nulla genera, non puo’ derivarne certezza alcuna. Il nulla è sterile, l’azzeramento di tutto, un limbo di insensibilità.
Il dubbio è subdolo, si insinua in te lentamente, non fa rumore, ti abita senza dare apparentemente segno di sé, ma lavora, ti scava dentro, apre abissi neri e profondi, e quando ha bucato l’ultimo strato della nostra protettiva “crosta”, esplode in tutta la sua violenza, spazza via piccole certezze e tu che ti credevi alla fine del gioco, sei violentemente ricacciato al “via” come in una sorta di gigantesco Monopoli.
Ma possiamo dargli connotazione positiva, come ebbe a dire Borges, il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza.
Grazie Roby, a te il mio augurio sincero affinchè la tua ricerca, possa portarti alla “tua” verità.
 
   
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 04/12/13 alle 20:50 via WEB
Creazione " ex nihilo " , dal nulla . Credo in questo . Anche in questo . Fluttuazioni del vuoto e campi di energia scalari hanno portato l'universo conosciuto , forse uno fra una miriade di altri universi sconosciuti , ad essere cio' che è . Astronomia di bassa lega ma rispondente al vero , son solo io a non avere i mezzi sufficienti per dipanare la matassa nella sua " quasi " interezza . Utopia ? Non abbandonero' mai la mia , le mie utopie , nonostante il passare degli anni . Sentimenti ? Ne son pieno ( e schiavo ) come tutti , neanche quelli abbandono . Così come non lo fai nemmeno tu , io sento questo . Verita' ? Mi basterebbe solo un po' di serenita' . Un saluto a te , Gio' .
 
     
splendore07
splendore07 il 06/12/13 alle 22:31 via WEB
Ricordo il tuo post “who’s god” con sconfinamenti, e, per estensione, disquisizioni sulla natura dell’universo e possibili teorie sulla sua creazione. Ipotesi affascinanti che come scrittoti, mi riportavano ai libri fantascientifici, ma basati su studi che di fantascientifico avevano ben poco, di P. Kolosimo. Ma anche per la formazione della materia, ci deve essere stata una “scintilla” che abbia messo in moto l’intero processo: il nulla, il vuoto, nulla crea.
Non sei il solo caro Roby, a non avere” mezzi sufficienti” per dipanare la matassa .E dubito ci si possa riuscire. E’ delle persone complicate, dove complicato ha la valenza di ricchezza, e tormentata interiorità, la difficoltà di trovarne il bandolo. L’ho già detto e ribadito parecchie volte siamo “work in progress”, processo che cesserà solo con la fine della nostra esistenza. Stati d’animo si rincorono incessantemente, non siamo gli stessi neanche all’interno della medesima giornata. Solo le “menti” semplici, non cambiano, vivono di esteriotà, superficialità ,stereotipi. Percorrono strade già tracciate, badando ad imboccare solo percorsi in piano, dove è possibile scorgere l’orizzonte, perché privi di ostacoli.
Credo la maturità sia età ingrata e, la matassa, lungi dal essere dipanata, come dovrebbe essere per il normale processo di conoscenza di noi stessi, diventa sempre piu’ ingarbugliata. E’ l’età dei grandi cambiamenti, quelli che ti sorprendono, ti spiazzano, ti fanno sentire smarrito, quelli che ti fanno chiedere : ma questo sono io?. E il pericolo di non riconoscersi è grande. Si cambia non solo fisicamente ,i maggiori mutamenti avvengono nell’interiorità. E se quelli esteriori puoi camuffarli, quello che ti succede dentro è difficile da dissimulare. E gli altri, ora piu’ che mai, vedono quello che appari, non quello che sei. All’improvviso si rendono conto che, la “chiave” per avere accesso a te, non è piu’ la stessa: hai “cambiato la serratura” Solo chi è a te affine, se hai la fortuna di averlo accanto, riesce a “sentirti” per ciò che sei in realtà. Solo lui non ha bisogno di una nuova chiave.
“Rendi forti i vecchi sogni perché questo mondo non perda coraggio a lume spento”, ebbe a dire Pound .
La nostra è l’età delle disillusioni, ma non quella della perdita della capacità di sognare,rimarrebbe di noi ben poca cosa se non fossimo piu’ in grado di abbandonarci al sogno, di crederci. Non importa se abbiamo realizzato che molti si sono trasformati in utopie, forse è successo perché abbiamo avuto paura, non ci abbiamo creduto abbastanza, li abbiamo abbandonati.br> Fai che il tuo "cassetto" ne contenga almeno qualcuno.
I sentimenti sono la linfa, il motore dell’esistenza, in una vita che non ha senso, l’unico modo per attribuirgliene uno è quello di avere un sentire profondo. Il suo culmine, la sua massima espressione è l’amore, sentimento solo a noi umani riservato. Schiavitù non puo’ far rima con i sentimenti, l’amore soprattutto è la massima espressione della libertà, solo a quelle condizioni puo’ esistere
Ma può succedere di realizzare di darlo a chi assolutamente non lo vuole, anche nulla chiedendo in ritorno. Allora, l’amarezza è grande.
Lancan, con spietato cinismo disse ; L’amore è donare qualcosa che non si ha a qualcuno che non lo vuole.
Hai “sentito” correttamente, sono viscerale nelle emozioni e nei sentimenti, sono parte inscindibile di me, ora piu’ che nella giovinezza. Nulla sarei senza quell’intensità che, ha il potere di sconvolgermi nel bene e nel male.
Serenità questa sconosciuta. Sei in buona compagnia. E’ uno stato della mente quando è sgombra, quando siano riusciti a svuotarla dai tanti pensieri che, al pari di tossiche scorie, la occupano. Non è processo semplice e rimane comunque soggettivo, nulla ha a che vedere con la felicità, è sorta di filosofia di vita che potrebbe una volta instaurata, divenire permanente, condizione che ci permette di essere in pace con se stessi e con tutto quello che ci circonda, richiede un controllo delle emozioni. Va cercata dentro di noi, ma spesso siamo convinti che debbano essere gli altri la fonte alla quale attingerla.
un saluto a te, Roby
 
     
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 09/12/13 alle 14:12 via WEB
Contengo , attualmente , le mie giornate di disillusione , all'interno di spazi ben tracciati , quale lavoro e casa . Casa dove ritrovo i vecchi sogni , casa silenziosa e vuota . Resisto , ma mi chiedo il perche' di tutto questo . Riconoscendo alcune mie colpe . Camminero' ancora , non mi arrendo . Ciao
 
     
splendore07
splendore07 il 11/12/13 alle 13:07 via WEB
Lavoro e casa appartengono alle certezze, in un tempo infame come quello che stiamo vivendo dove, sono state azzerate, permettendo di vivere alla giornata, nulla piu’. E forse, allora, le disillusioni si addolciscono, si alleggeriscono di quel senso di amarezza che è tipico della sconfitta. Ma a volte, la resa, non è sinonimo di rinuncia, ma di saggezza per un obiettivo perseguito, forse troppo grande perché si realizzasse.
A volte, riconoscere i propri limiti è sinonimo di forza. Imparare a vivere all’interno di essi, è intelligenza.
Il silenzio e il vuoto, spesso rimandano ad una dimensione di angoscia che deriva da un senso di abbandono, così vengono percepiti dai piu’. Ma è solo quando il vociare cessa, i rumori, rimangono chiusi fuori dal quello spazio personale, quale è l’intimità di una casa, che siamo noi stessi, ci ritroviamo, possiamo dialogare con il nostro io piu’ profondo, che in presenza di altri, mai fa udire la propria voce.
Non so se tu sia fatalista, e creda in un destino già tracciato per ognuno, da qualche forza a noi superiore, che ci “condanna” all’ineluttabilità degli avvenimenti. Oppure, se tu creda che, “forze soprannaturali”, nulla possano, e siamo noi gli unici artefici di quel percorso che si chiama vita, siamo noi a determinare con le nostre scelte, le variabili che su quella strada incontriamo. Le ragioni vanno ricercate dentro di noi. Anche se sono convinta si arrivi ad un punto della vita, dove questa smette di dare e solo prende, quasi fosse sorta di risarcimento per quello che ci ha elargito.
Piu’ che di colpe, parlerei di errori. La vita, purtroppo è una commedia dove non esistono prove, ma tutti i giorni si va in scena per la prima. A poco serve imparare sorta di copione per metterci al riparo dalle tempeste. E’ prerogativa dell’esistenza l’imprevedibilità,e la sorpresa, piacevole, o dolorosa, è sempre dietro l’angolo. In attimo la tua vita cambia, portandosi via tutto quello che credevi di aver imparato, tutto quello che hai dato per scontato.
L’importante è rialzarsi sempre dopo essere caduti. La forza non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarsi dopo, sempre. La vita offre un’altra chance, per rinascere. O almeno, voglio credere sia così
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 28/11/13 alle 19:57 via WEB
Sull'opposta riva assiso resto ad ammirare i tuoi lanci sempre calibrati, cara Gio', che generano circoli molteplici e che vogliosi si allargano sino a baciare il sasso che mi ospita donandomi il "sapore" del levitato fruscio che fuso al canto del delicato stridere di gocce scorrenti, si fa musica orchestrale che mi apre il cuore e mi dispone con i suoi occhi ad osservare il riflesso della mia ombra tremolante sull'acqua sfuggente e di soppiatto mi lancia innanzi allo specchio della vita a provar di riconoscermi avendo da tempo trasfigurato le antiche sembianze. E qui gli invisibili occhi del cuore si fan donatori della bella meraviglia trasformando lo specchio il un limpido cristallo oltre il quale "danza" come gazzella la mia "Sorella" ...magica gemella del tuo sospirato "Fratello" appartenenti al bel mondo IDEALE in cui gli "Ideali" non han bisogno di cercar conforto perché in essa è la vita. Lei si fa riconoscere quando vuole o, forse, quando può ed a me non è dato saperlo, ma so che esiste ed è sempre presente e questo, per me, è già rassicurante. Sempre Grazie Gio' per le tue splendide proposte che ci fanno riflettere e migliorarci lungo il cammino del nostro vivere nella realtà ...Mario
 
 
splendore07
splendore07 il 01/12/13 alle 18:50 via WEB
Devo smentirti caro Mario, i miei lanci sono per nulla calibrati. Risultano quasi sempre troppo corti, non arrivano mai fin dove vorrei. E’ il timore, a rendere la mia mano malferma, e a fiaccare la forza del braccio. Potrei paragonarli ai sogni, sempre troppo piccoli. Non ho mai imparato a sognare in grande, sempre con la convinzione che piu’ in alto si salga tanto piu’ rovinosa sarà la caduta. Ma forse, non credendoci troppo, mi precludo la loro realizzazione.
Mi tornano alla mente parole di Coelho: se vuoi una cosa, tutto l’universo trama a tuo favore affinché, il tuo desiderio, si possa realizzare, ma è affermazione che mi lascia piuttosto scettica. Forse, è piu’ reale quanto Goethe afferma nella “Affinità elettive”: Il destino ci appaga nei desideri ma, lo fa a modo proprio per poterci dare qualcosa di piu’ alto di quei desideri stessi. Sto riflettendo parecchio su quelle parole, cercando un riscontro nella mia realtà che ancora non trovo. Forse, ho solo dato un’occhiata veloce e mi è sfuggito.
Lo specchio della vita, quando la giovinezza è solo lontano ricordo, diventa spesso specchio quasi opaco per intero. La superficie riflettente si assottiglia sempre piu’ e, diventa sempre piu’ difficile riuscire a vedere il nostro volto per intero e, puo’ succedere che l’immagine riflessa non ci corrisponda più.
Una citazione dal "Piccolo Pricipe": si vede bene solo con il cuore, le cose essenziali sono invisibili agli occhi.
Quel “fratello” o “sorella”, non appartengono solo alla sfera dell “ideale”, esistono, ed è un dono che la vita ci concede, l’incontrarli. Succede di rado, e allora il dono diventa prezioso e fonte di assoluta meraviglia, gioia, perché è solo in un tuo simile che puoi trovare accoglienza, comprensione, condivisione, comunione, costruttivo confronto, arricchimento, complicità. Il tutto potrebbe essere sintetizzato in “cibo per l’anima”, non per trovare la parte mancante, siano già degli interi, ma per esaltare tutto ciò, e ,vedere nel tuo simile te, riflesso.
Grazie Mario, non ho la pretesa di migliorare nessuno, come dettoti sono felice ed orgogliosa se, con il mio esternare, riesco a toccare anche solo per il tempo della scorsa delle mie parole, le corde interne di chi mi legge, trasmettendo anche solo parte dell’intensità delle emozioni provate
 
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