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Dalla Russia con amore

Post n°55 pubblicato il 06 Luglio 2008 da mjago

“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”
(Lev Nikolaevič Tolstoj - Anna Karenina)

Ieri pomeriggio

Ci sono uomini che credono di trovare il segreto dell’eterna giovinezza accompagnandosi con donne molto più giovani di loro. Uno di questi, ieri pomeriggio, se ne stava seduto in una scomodissima poltroncina dell’area partenze dell’aeroporto Roma-Fiumicino. Cinquantant’anni, due divorzi, tre figli, oggi si accompagna con una splendida fanciulla che ha i lineamenti tipici delle ragazze dell’est Europa. Potrebbe avere su per giù l’età della sua figlia più grande, ovvero venticinque anni e a vederli seduti lì insieme, vicini, si sarebbe portati proprio a scambiarli per un padre e una figlia in partenza per qualche meta esotica. Mentre lei sfoglia con un certo interesse una rivista di moda, lui legge distratto un noioso quotidiano, quando ad un certo punto, dalla folla, si sente chiamare da una voce conosciuta:

- Ingegner Luigi ti ricordi di me?

Stupito ma non troppo, si volta e riconosce un ragazzo sulla trentina che si affretta ad abbracciare con grande affetto e simpatia:

- Carissimo Mjago, ma che ci fai qui?
- Torno a casa, sono stato qualche giorno a Roma per lavoro! E tu dove vai?
- Parto per le ferie, vado a Panarea! Anna ti presento, Mjago, un carissimo collega

Anna si alza e mi saluta cordialmente con uno spiccato accento russo, vista da vicino è ancora più carina: alta come minimo un metro e ottanta (e senza tacchi!), capelli scuri lisci, occhi verde smeraldo e una carnagione chiarissima, bianco latte. Luigi insiste per andare a bere qualcosa al bar, la sua compagna diplomaticamente ci lascia andare da soli e rimane a leggere la sua rivista. Il mondo è piccolo e negli aeroporti le distanze sembrano annullarsi ancora di più permettendoti di fare curiosi incontri. Luigi è stato il mio “mentore” nei primi anni dopo l’università, geniale professionista, un po’ eccentrico, mi hai iniziato al mondo del lavoro.

- Un succo d’ananas vero?
- Che ottima memoria, certo!
- Sei una delle poche persone che conosco che non beve caffè! Allora Mjago, ho sentito che ti stai dando molto da fare sul lavoro!
- Sto cercando di ritagliarmi un mio spazio ma è dura
- Ci vuole un po’ di tempo, devi avere pazienza. Peccato che tu non mi abbia seguito qui a Roma.
- Lo so, ma quando me l’hai proposto non potevo proprio partire.
- Si me lo ricordo bene.

Poco dopo, chiamano per l’imbarco il suo volo, e dobbiamo interrompere il nostro inaspettato rendez-vous. Saluto lui e Anna che si avviano verso le loro vacanze e vado a cercare un posto comodo dove aspettare il mio aereo che è naturalmente in ritardo.
Trovo una poltroncina vicino ad una coppia di anziani, sono molto in là con gli anni, ma mi sembrano piuttosto arzilli mentre discutono animatamente con una cartina in mano: contrasti sugli itinerari della loro vacanza. Nella mia borsa ci sono un paio di relazioni che sarebbero da leggere e correggere, ma sinceramente non ne ho voglia. Mi tolgo la giacca, mi arrotolo le maniche delle camicia e decido di oziare, ripensando a Luigi e al nostro primo incontro, cinque anni fa nel suo studio.


L’appuntamento era fissato nel tardo pomeriggio, io arrivai in leggero anticipo. Mi accolse una premurosa segretaria, “forzatamente bionda”, ma dai modi gentili, che mi fece accomodare in una piccola sala d’aspetto. Dopo pochi minuti, la stessa “finta bionda” mi accompagnò nella stanza del capo. Percorsi un lungo corridoio insieme a lei, alla fine del quale c’era una porta socchiusa. La segretaria bussò, e mi fece accomodare. Mentre entravo, sentii squillare il cellulare di Luigi, esitai un attimo, ma lui mentre rispondeva mi fece un cenno con la mano con la quale mi invitava ad accomodarmi. Rimasi così solo con lui nella sua stanza. Fino ad allora avevo pensato che il posto più disordinato sul pianeta Terra fosse il ripostiglio di mia Madre a casa. Mi dovetti ricredere, non avevo mai visto, e fino ad oggi non ho ancora visto, un posto più “incasinato” di quella stanza. Libri, riviste, progetti erano accatastati in ogni posto possibile ed immaginabile. Su tre pareti della stanza, c’era una robusta libreria di legno pregiato che letteralmente traboccava di volumi di vari argomenti mentre l’unica parete libera, in cui si trovava un’ampia portafinestra era occupata da un pannello su cui c’erano attaccate decine di foto, poster, ritagli di giornale, cartoline e su tutte spiccava una foto gigantesca di Marx, che osservai con un certo disagio. Al centro della stanza, sotto una vera e propria montagna di carte e cartelle si intuiva esserci una enorme scrivania, nella quale erano sistemati due computer, con due schermi grandi quanto il mio televisore a casa. Mi accomodai su una avvolgente poltroncina e osservai Luigi. Poco più basso di me, brizzolato, baffo curato, eccessivamente abbronzato, indossava una camicia bianca con gemelli, ed un paio di pantaloni blu. Conversava allegramente, passeggiando qua e là nella stanza con un tono di voce particolarmente scanzonato. Finita la telefonata, mi guardò, si avvicinò e mi strinse con vigore la mano:

- Carissimo Mjago, finalmente ci conosciamo come stai?
- Bene grazie, lei?
- Regola n.1 caro Mjago, chiamami Luigi e dammi del tu! In quanto a me ti devo confessare che non sto attraversando uno dei periodi migliori della mia vita. Sto divorziando dalla mia seconda moglie, ieri ho beccato mia figlia che si girava una canna a casa con una sua amica e sono un po’ in crisi con la mia nuova compagna!

Rimasi di gesso!
Ad un colloquio di lavoro, tra l’altro il primo, tutto ti aspetti fuorché il tuo interlocutore ti racconti in un paio di battute la storia della sua vita. Ma questo è Luigi: eccessivo, dissacrante e spudorato! Marxista con il vizio del lusso, ottimo scacchista, raffinato poliglotta capace di parlare e scrivere correntemente in quattro lingue oltre l’italiano: Inglese, Francese, Spagnolo e Russo. Mi raccontò una volta che aveva imparato quest’ultima perché, avendo una grande passione per la letteratura russa, voleva leggere i suoi autori preferiti in lingua originale. Una passione che posso confermare visto che era capace di citare a memoria Dostoevskij e Tolstoj senza alcun problema, anche se, personalmente, ritengo che il reale motivo del suo interesse per il russo, più che nell’amore per la letteratura, sia da ricercare in un'altra sua grande passione, ovvero la “fauna femminile oltre cortina” di cui Anna, la sua nuova deliziosa compagna, ne è uno splendido esempio...
Si lo so, a “pensar male si commette peccato, ma qualche volta ci si azzecca…”

 
 
 
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