Creato da mjago il 09/12/2007

Cioccolata con panna

Racconti di mjago

 

 

« Il teorema del pappagalloDalla Russia con amore »

Memorie di un ex terzino

Post n°54 pubblicato il 28 Giugno 2008 da mjago

”Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori che non hanno vinto mai ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar, e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai. “
(Francesco De Gregori - La Leva Calcistica Della Classe '68)

Luglio 1989

Nel bicentenario della Rivoluzione Francese, a pochi mesi dalla caduta del muro di Berlino, alcune settimane dopo il mio esame di quinta elementare, in un afoso pomeriggio di Luglio ero impegnato negli esercizi di riscaldamento prima della semifinale del campionato di calcio provinciale categoria “esordienti”.
Militavo in quella società sportiva da tre anni, e mi ci ero iscritto con l’intento di giocare in porta, ma Mister Luciano detto “Ciccheddu” aveva avuto da subito in mente per me altri progetti:

- E in che ruolo vorresti giocare?
- Mister, io voglio fare il portiere!
- Ma noi un portiere ce lo abbiamo già, tu sei veloce e hai un buon tiro, meglio che continui a fare il terzino!

Il soprannome di Mister “Ciccheddu”, come è facile immaginare, derivava dalla sua grande passione per l’alcol. Credo di non averlo mai visto completamente sobrio. Perennemente paonazzo, provava ad “affogare” i dispiaceri e le frustrazioni di una vita prendendo per il collo decine di bottiglie, nelle bettole più indecenti della mia città, ma evidentemente i suoi dispiaceri e le sue frustrazioni sapevano “nuotare” molto bene e spesso mi chiedevo come in certi giorni potesse stare in piedi.
Non avevo molta simpatia per lui. Prima di tutto perché non aveva voluto vedere nemmeno per una volta come giocavo in porta e poi perché era troppo rude e burbero per i mie gusti. Con la sua pelle color nocciolina, la barba incolta e la sigaretta sempre accesa seguiva con attenzione i nostri allenamenti. Prendeva molto sul serio il suo ruolo di “mister”, forse anche troppo e appena sbagliavi erano dolori: cinque, dieci, quindici giri di campo a fine allenamento, queste erano le “punizioni” per chi non si atteneva scrupolosamente alle sue istruzioni.
Si raccontava che in passato fosse stato un buon centromediano metodista con il vizio del goal e che avesse giocato una stagione in serie C1, prima di rompersi un ginocchio a ventidue anni. Un infortunio dal qualche non si riprese più, tanto da dover appendere gli scarpini al chiodo, e del qualche riportava ancora le conseguenze visto che era leggermente claudicante.

Mio malgrado, fui così costretto ad adattarmi al ruolo di terzino, scorazzando sulla fascia destra di improvvisati e impolverati campetti di periferia. Quel numero “due” sulle mie spalle mi sembrava proprio un scherzo del destino, “ad un passo dal numero uno, dal mio ruolo”,così mi dicevo ogni volta che indossavo la mia maglia arancione con sopra il macabro sponsor di una impresa di pompe funebri!

Quell’anno però i mezzi rudi e poco ortodossi del nostro Mister ci avevo comunque portato alla semifinale del campionato provinciale. I nostri avversari sulla carta erano decisamente più forti, eppure nella partita di andata, eravamo riusciti a strappare un dignitoso pareggio. Nella partita di ritorno, per andare in finale, sarebbe bastato strappare un tranquillo zero a zero. Ma Mister “Ciccheddu”, non era certo tipo da “zero a zero”. Convinto sostenitore del calcio moderno, “Sacchiano” della prima ora, pensava che le sue “squadre” dovessero giocare necessariamente un calcio “champagne”, che detta così sembrerebbe nient’altro che una facile battuta sul suo terribile vizio.
Il primo tempo si era chiuso a reti inviolate, ma giusto per puro caso, visto che i legni della nostra porta avevano tremato per ben quattro volte! A metà della ripresa, arrivò però la doccia fredda. Su un nostro svarione difensivo, l’ala sinistra avversaria, prese palla, andò sul fondo, scodellò al centro e di testa il centravanti insaccò alle spalle del nostro portiere.
Con la forza della disperazione, ci spingemmo alla ricerca del pareggio. A cinque di minuti dalla fine, ricevetti palla da un mio compagno all’altezza di centrocampo, feci un triangolo con il nostro mediano e mi involai sulla fascia destra, alzai la testa e vidi il nostro centravanti che mi seguiva nell’azione, entrai nell’area di rigore dei nostri avversarsi pronto a crossare, quando venni letteralmente falciato da un difensore avversario nel vano tentativo di fermarmi. Il contatto con il terreno fu evidentemente doloroso ma trovai subito sollievo nel sentire il fischio dell’arbitro, che ci concedeva un indiscutibile calcio di rigore!
E qui avvenne l’imponderabile!
“Ciccheddu” infatti richiamò la mia attenzione con il suo inconfondibile fischio alla pecorara e mi urlò:

“Mjago, il rigore lo tiri tu!”

Era evidente che il Mister fosse completamente ciucco!
Daniele, il centravanti della nostra squadra, aveva già in mano il pallone, lo lascio cadere e andò a protestare dal Mister, ma fu tutto inutile, quel rigore l’ avrei dovuto tirare io.
Così presi il pallone, lo pulii con la maglietta e mi avviai verso il dischetto. Sistemata la sfera, tornai qualche metro indietro per avere lo spazio sufficiente per la rincorsa. Il portiere non si era ancora posizionato tra i pali, lo aveva fatto apposta, tutti i portieri sanno che bisogna far innervosire il tiratore. Chiese all’arbitro di verificare se il pallone fosse ben sistemato sul dischetto, per tutta risposta l’arbitro, lo invitò a mettersi sulla linea bianca della porta e non muoversi fino al suo fischio. Il portiere si mise al suo posto e iniziò a muovere le braccia verso l’alto, come Grobellar ,l’ex portiere del Liverpool che in una epica finale di Coppa Campioni di qualche anno prima fece sbagliare tre rigori ai suoi avversarsi facendo il pagliaccio. Non lo guardai più, mi stava deconcentrando, così fissai l’arbitro e aspettai il fischio, che arrivò dopo qualche istante. Avevo deciso di tirare a sinistra, partii convinto e colpii la palla per bene di collo pieno ma con il busto troppo spostato verso l’alto. Il pallone si impennò paurosamente e volò alto nel cielo insieme alla bestemmie di “Ciccheddu”, che venne subito dopo prontamente espulso per le imprecazioni!

La finale svanì con quel pallone in cielo, ma servì a convincere “Ciccheddu” che forse era il caso si vedere come giocasse in porta quel terzino destro, veloce, con un buon tiro, ma un “tantino” impreciso nel tirare i calci di rigore!

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Lunabella75scampipercena77ladamadeilinklatifah28silva55laclassenneacquagiuly009claudioperozzoalmera1974l.zampellapiloni.simonapetit4_3W_Dixieserialsinglelunagiallablu
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963