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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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In principio fu il verbo, poi furono i tam tam, i segnali di fumo, i piccioni viaggiatori, i messaggeri (ambasciatori senza pene), il telegrafo senza filo, i telefoni, e infine i cellulari. In maniera succinta e compendiosa, questo il tragitto della storia della comunicazione tra persone. I primi cellulari erano grandi quanto ad una cabina telefonica e progressivamente il design cambiava in rapporto all'evoluzione galoppante di questi ultimi trent'anni: più belli, più slim, più evoluti e più ricchi di prestazioni. Eppure Gigi Proietti, un tacito segnale l'aveva lanciato con il suo vecchio e famosissimo sketch che preconizzava come poteva andare a finire:
Ditemi se avete ascoltato una frase, anche breve, di senso compiuto. Cioè, c'è stato scambio comunicativo tra i due interlocutori? Questo ahimè doveva accadere ed è accaduto: la parola, il senso del nostro dire, vengono attirati in un vicolo cieco e soffocati a morte. Nacquero poi le fastidiose abbreviazioni che nella nostra lingua non esistono, erano generate dai giovani per semplificare e fare in fretta. Ebbene invece di correggere i giovani e indurli a non abbandonare la nostra bella lingua, abbiamo configurato noi adulti il loro linguaggio "fasullo" ma convenzionale e ce ne siamo impadroniti. Invidiosi della nostra omologazione, passarono alle faccine, ai simboli, ai ritratti astrusi ma eloquenti; bene ci siamo appropriati anche di questa "terminologia". Allora, incazzati neri, pensarono ai messaggi, ai what's up e alle app che ormai sono più di quante parole riusciamo a dire in un giorno: tutto a portata delle dita da prestigiatori, tutto piacevole e tutto molto esaustivo. E anche in questo caso, è roba a portata di tutti. Da un po' va forte il "messaggio vocale", una breve frase "ad capocchiam" e i due che trasmettono, si capiscono al volo! Siamo al "de profundis" della comunicazione: fateci caso, non si parla più, non c'è conversazione, non c'è incontro o scontro de visu. All'inizio del post, tutte le varie forme che ho citato nella breve e succinta storia della nostra vita comunicativa, non c'è mai incontro di persone: dal tam tam, al "messaggio vocale", ci teniamo alla larga come se ce l'avesse ordinato il dottore. Ah a proposito, ho sbagliato e mi correggo: uno c'è che comunicava e comunica ancora oggi di persona, costui era e sarebbe (per ciò che vale) l'ambasciatore senza pene! Capirai che piacere!
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