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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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Messaggi del 31/08/2017
Il nostro italianissimo Prosecco Doc è uno dei vini più importati nel mondo: piace a tanti e nonostante le tante "Brutte Copie" in giro, chi vuol bere bene e sapere esattamente cosa beve, deve scegliere italiano. In Inghilterra, da quando furoreggia la Brexit, gli inglesi che sono da sempre i più grandi estimatori del nostro pregiato Presecco, qualcuno ha cominciato a tirar fuori le famose storielline autentiche perché sottoscritte da professionisti certificati, ma che celatamente tendono a minare la qualità e la scelta con furbizia e velata cattiveria. Secondo il dottor Walmsley del British Dental Association, i denti degli inglesi sono fortemente a rischio: la miscela esplosiva nemica dei denti britannici, è formata da "carbonatazione, zucchero e alcool" tipici del nostro Prosecco. AhAhAhAhAh!!!!! Il collega Druian, ci mette anche il carico da undici, affermando che bevendone un paio di bicchieri non si corrono grossi rischi, ma abusarne è rischioso per i denti. Bene, a parte la diagnosi strettamente scientifica, vediamo un po' di comprendere come stiano le cose. Dall'alto della mia ignoranza, riterrei che qualsiasi alimento solido e/o liquido, se assunto in dosi eccessive, possa far male; non a caso, i medici invitano sempre alla moderazione e al consumo non smodato. Un paio di bicchieri di Prosecco quindi non procurerebbero problemi, pertanto la "bomba" lanciata altro non è che un petardo di poco conto che a capodanno nessuno accenderebbe perché non farebbe il botto! E poi vogliamo parlare delle famose e vendutissime birre inglesi, chessò la Ale o la Stout: se bevute in quantità eccessive e sistematicamente, cosa provocherebbero al bevitore accanito? E se una persona masticasse ogni giorno e costantemente una gomma inglese, chessò una Chiclets o una Wrigley's, cosa accadrebbe ai denti degli inglesi? In verità mi sa tanto che intendano puntare al Prosecco per tirare acqua ad altro mulino, ma non penso che i buoni bevitori anglosassoni rinucino al loro prosecco. Infine, nasce spontanea una domanda: perché i nostri medici dentisti italiani di tutto parlano, passano spot pubblicitari a non finire sulle varie malattie della bocca, fanno pubblicità a tanti dentifrici adatti a tante patologie dentarie e mai finora abbiano fatto cenno ai danni del mix "carbonatazione, zucchero a alcool" che procurerebbe il prosecco? Mah...comunque a me non importa, bevo da tempo il mio prosecco, mi piace e non ci rinuncio. E poi, vi assicuro che finora il mio dentista di fiducia non abbia rilevato alle mie.....protesi!
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Il problema è vecchio, se ne discute da tanto e lo scontro generazionale si fa sempre più serrato. Essenzialmente i fronti contrapposti sono due: quelli che intendono impostare l’educazione dei figli basandosi sul rapporto genuino, giornaliero e dialettico, e quelli che nel rapporto intendono esprimere severità quando occorre e pugno duro se è necessario. La prima falange che ho indicato è sicuramente la più numerosa, la più aperta alla libertà dei movimenti e delle parole dei propri figli: nel dialogo non si alza mai la voce, si discute con garbo e moderazione e si cerca di portarli al ragionamento sereno. Se non si ottiene nulla, allora si temporeggia, si aspetta, si tentenna e dopo un po’, si lascia piena libertà ai bambini, ai ragazzini senza aver potuto “imporre” il proprio pensiero e la propria decisione. La dimostrazione di tutto ciò la possiamo riscontrare nel vedere come crescono questi ragazzi: viziati, sfrontati e poco educati. Costa dirlo ma è così, i risultati sono questi e facciamocene una ragione: sono quei genitori che manifestano il massimo della loro impotenza e della loro accennata sufficienza quando per una “marachella” (è un eufemismo sfacciato) scolastica, si giunge incazzati dal direttore e/o dall’ insegnante aggredendoli verbosamente: “Mio figlio? Ma come si permette? Mio figlio non dice e non fa certe cose. La prossima volta se si permetterà ancora, le faccio passare un brutto quarto d’ora”. Questa è la prova provata della protervia di chi non abbia capito nulla del rapporto con i figli. Dall’ altra parte, quella meno affollata, c’è la legione dei severi, dei puntigliosi, dei genitori che vogliono aver un buon rapporto con i figli, ma senza arrivare all’abuso, alla compiacenza e alla libertà di azione e parola. Lo scappellotto quando occorre ci scappa e la punizione pure: col tempo non si pentiranno questi genitori e riscontreranno al momento opportuno, quanto il loro modo di agire e le loro scelte siano state diligenti, opportune e utili per la crescita dei ragazzini. Pieraccioni, a modo suo, evidenzia sulla base del rapporto intessuto con la figlia Martina di sette anni, come sia difficile imbastire un confronto e un dialogo sereno e assennato. I primi scontri, le prime scaramucce e i primi disaccordi vengono fuori subito: se c’è un no detto da papà, come lo si può conciliare con le aspettative della figlia? Pieraccioni ammette che qualche “calcetto terapeutico”, con questo andazzo ormai dilagante e preoccupante per l’educazione dei nostri figli, sia opportuno e necessario se vogliamo riprendere in mano il timone della formazione buona e giusta dei futuri uomini italiani, quelli che poi saranno i protagonisti della storia politica, economica e finanziaria di una nazione che oggi, forse anche per questi inopportuni e improvvidi scontri generazionali ed educativi, non versa in buona salute. Comunque caro Pieraccioni, non esageriamo: io parlo di scappellotti e no di calcioni. Quelli no, decisamente no!
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