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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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Messaggi del 08/08/2016
Nella rubrica “Lettere al Direttore” del quotidiano della mia città, ho letto un breve intervento scritto da un signore di Foggia, sul recente licenziamento dei“furbetti del cartellino” avvenuto nel capoluogo dauno. Come è noto, una ventina di dipendenti comunali, scoperti dalle telecamere a far sega al lavoro con il giochetto dei cartellini passati nel terminal all’ingresso, sono stati licenziati applicando la nuova legge approvata recentemente sulle assenze dal lavoro non abbondantemente giustificate. Una iattura, secondo il pensiero dello scrivente, addirittura una “condanna a morte” l’ha definita il pittoresco e colorito signore foggiano. Adducendo una difficile situazione lavorativa nella città, e prendendo punti di riferimento molto comodi per sventolare (ancora una volta) quel becero garantismo italiota che esonda in ogni caso, anche quando uno scippatore viene colto sul fatto nel suo quartiere e tutto il vicinato si adopra per sottrarlo all’arresto, strappandolo a viva forza dalle mani della polizia al grido unanime: “Lasciatelo stare, è solo uno scippo!”. Ebbene, secondo lo scrivente pugliese, perché ricorrere ad una pena così severa nei confronti di persone che hanno sì sbagliato, ma che se confrontati con tutto ciò che accade in Italia, nella politica, nei piani alti della finanza, dell’economia, ecc.ecc. la loro assenza da furbetti non parrebbe così grave e fortemente dannosa? Ossia, in Italia si ruba molto, si ammazza, si compiono tutti i reati possibili ed immaginabili, eppure, chi paga non paga mai in rapporto al fatto commesso. Pertanto la galera c’è, ma è limitata ad un breve periodo, nessuno alla fine paga quasi mai, perché i venti lavoratori foggiani devono pagare con un prezzo così alto la loro mancanza? Ebbene, non negherei assolutamente le verità espresse sulle nostre specialità legali e truffaldine, accetterei sicuramente la definizione del paese che è forte con i deboli e debole con i forti, ma nel caso specifico, nel caso dei “furbetti” che non solo vengono meno alle prestazioni per cui sono pagati, ma nel contempo, tradiscono anche noi contribuenti perché essendo dipendenti pubblici, rubano i nostri soldi, cosa potrei provare? Ecco il punto che difficilmente riesce a passare: giustizialismo contro garantismo. Il buonismo che tracima da tutti i pori (degli interessati). Si può sbagliare e secondo il tipo di errore decidere come punire, tenendo conto delle circostanze e delle attenuanti. Allora, secondo il mio parere, se c’è un modo per non venirne mai fuori da questo pantano, è proprio quello di chiudere un occhio, di girare la testa dall’altra parte, di sostenere i più deboli anche quando sbagliano di grosso. Abbiamo delle leggi, abbiamo il modo di rintuzzare i reati, possiamo applicare regole e norme, eppure per ognuno c’è sempre qualcuno che sente il bisogno di alzarsi e da buon bastian contrario, richiamare una buona condotta o un occhio di riguardo per chi delinque fregandosene di norme e regole molto chiare. Ma la frase “La legge è uguale per tutti” vale sempre nel nostro paese?
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