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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 23/10/2016
Una trasmissione tv che alcuni di voi ragazzi anziani come me, ricorderanno, è "Il Musichiere" in onda sull'unico canale RAI dal 1957 al '60. Condotta dal compianto Mario Riva, polarizzava l'attenzione di tutte le famiglie italiane in possesso di un apparecchio TV. La sigla di chiusura del seguitissimo e divertente programma, era una canzone scritta da Gorni Kramer e cantata da Paolo Bacilieri (che aveva sostituito un giovanissimo Dorelli) e Nuccia Bongiovanni. Lo so, sto parlando della metà del secolo scorso quando molti di voi non erano ancora nati! La sigla aveva il titolo "Domenica è sempre domenica" è non era casuale come non è casuale il mio preambolo. La domenica dei primi anni cinquanta avevo un suo senso e un suo significato, nulla a che vedere con la domenica che viviamo oggi. Ricordo un mio vecchio zio che a quei tempi lavorava sodo in una ferriera, era solito ripetere una battuta: "La domenica mi piace perché non si lavora e si mangia bene". Direi che sia tutta qua la differenza tra le vecchie domeniche e quelle attuali. Il giorno di riposo, il giorno in cui molti di noi sentivano parlare di angloamericani che vivevano puntualmente il weekend riempiendo con spirito libero e giocondo i loro fine settimana. E noi tutti a chiederci: "Ma kekakkio è il weekend? Ma cosa sarà mai questo fine settimana tanto ambito e atteso?". Per noi c'era solo la domenica da cogliere tutti insieme in famiglia. Un rituale diverso da tutti gli altri giorni della settimana, un passare la giornata con un programma stabilito a priori e insostituibile: pranzo ricco in famiglia, con la carne, che non sempre si poteva mangiare tutti i giorni e il primo piatto che inesorabilmente era pasta corta con il ragù alla barese, oppure pasta al forno, ma sempre con il classico ragù e infarcita con polpettine mozzarelle e mortadella). Ragù che la mia mamma (come tutte le donne baresi) preparava a partire dalla primissima mattina perché doveva essere "tirato" a regola d'arte con odori e con le immancabili braciòle* (involtini) rigorosamente di carne. Beh, tanto per darvi l'idea del ragù alla barese, quando mi alzavo per fare colazione, la zuppa di latte con il pane raffermo, sapeva solo...di ragù! Una volta andai a mangiarla fuori al balcone, chiudendomi la finestra alle spalle. Macché, non solo dava sempre di ragù ma la signora all'interno del cortile, mi guardava, mi sorrideva, tirava sul col naso e mi diceva: "Tua madre sta facendo il ragù, vero?". Credetemi, specie voi che non avete vissuto quegli anni: non esistono più le domeniche di una volta! E meno male...
* Per i nordici: le nostre braciòle (da noi più corrente il termine brasciòle) non sono le vostre: le nostre sono involtini ripieni, mentre le vostre sono fette.
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