Creato da monellaccio19 il 12/10/2010
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Messaggi del 21/08/2017

CIAO JERRY...PICCHIATELLO

Post n°2445 pubblicato il 21 Agosto 2017 da monellaccio19
 
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Risultati immagini per jerry lewis

 

Ha fatto bene Adriano Celentano, attraverso i tipi del Corsera, a ricordare la perdita del grande Jerry Lewis. Lui è l'italiano più deputato per testimoniare la sua simpatia e la sua profonda stima al comico americano più importante del novecento. Adriano ha cominciato la sua lunga e importante carriera scimmiottando Jerry: le sue mosse, i suoi tic, le sue espressioni e in particolare il noto film "Il Nipote Picchiatello", sono stati i riferimenti per i primi passi della sua carriera; anzi, poiché quelli erano gli anni della coppia Jerry Lewis/Dean Martin, Adriano fece coppia con Tony Renis nei panni di Martin. L'imitazione era perfetta: Celentano molto bravo nell'assimilare la mimica di Jerry che poi era la base della sua comicità e il giovanissimo Renis nei panni del rubacuori, del crooner che sapeva puntare al cuore delle donne con il suo fascino italo/americano: infatti il suo vero nome era Dino Crocetti. Complimenti Adriano, una lettera che gli dovevi e con la quale ancora una volta hai dimostrato quanto nella vita e nella carriera, non si dimenticano i maestri. Io sono stato un assoluto fan di Lewis, tutti i suoi film li ho visti dozzine e dozzine di volte, non ho mai mancato, nei ripassi televisivi, di rivedere quelli con Dean (i più spassosi) e quelli da solo, dove anche la sua regia era titolo di merito. Lo so, la perdita colpisce più quelli della mia generazione: siamo stati i primi a subire il fascino dell'attore comico semplice e irreale, spontaneo e buffo con la sua mimica, eppure, sarà stato il clima di quella America libera dai conflitti e lanciata verso progresso e innovazione, sarà stata la voglia di scimmiottare anche noi Elvis Presley e tutti coloro che dalla metà degli anni cinquanta in poi segnarono la storia del cinema americano, eravamo tutti fans, tutti attratti da storie sottili e piacevoli, commedie leggere che andavano a braccetto con i sentimenti e con l'amore. Bei tempi e altro a cui pensare non c'era: anche noi all'epoca eravamo destinati a venir fuori dal conflitto e puntare al progresso e all'innovazione e tutto questo non poteva che arrivare, sotto tutte le forme possibili ed immaginabili, dall'America. Dal sogno americano che più o meno coinvolse tutti. Noi ragazzi di allora ringraziamo sentitamente Jerry Lewis: con i suoi film ci siamo divertiti sempre e abbiamo sognato tanto. 

 
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LA FALLIBILITA' DELL'UOMO V/S LA TECNOLOGIA

Post n°2444 pubblicato il 21 Agosto 2017 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

Risultati immagini per var calcio

C'era una volta il tifo. Il calcio resta sempre lo sport più seguito dagli italiani, senza togliere nulla ad altri sport che hanno i loro affezionati tifosi. Ma con il pallone c'era un tempo in cui rimbambivamo tutti: la domenica v'era il rito per antonomasia, si giocava solo nel giorno festivo e tutti schiavi dei 22 che in mutande inseguivano un pallone, era croce e delizia per le famiglie italiane. Quanti panini mangiati sulle gradinate, quanti caffè Borghetti bevuti senza distogliere gli occhi dal campo. Quante gioie, amarezze, sfottò fatti e ricevuti. Tra frizzi, scazzi e lazzi, mai arrivati alle mani con altri tifosi, mai altro che insulti goliardici e camerateschi. Il tifo era coniugato sempre con la sportività, mai a prescindere dal rispetto per gli avversari. Un tempo funzionava così e da quando è cambiato tutto, ovvero molti anni fa, da allora io non sono più tifoso. Mi piace seguire la nostra nazionale in tv, ma allo stadio non vado da molti anni. Pensate allo Stadio S. Nicola di Bari: è a pochi passi da casa mia, lo vedo dai miei balconi e non ci sono mai entrato. Il mio ultimo stadio è stato lo storico  "Della Vittorie" dove il "Bari" ha disputato gare memorabili. Ieri è partito il campionato di serie A ed è iniziato con una grande, importante novità tecnologica: la VAR (Video Assistant Referee) la moviola in campo. Se ne parlava da tanto ormai, si avvertiva la necessità di una macchina infallibile in campo onde evitare le dispute, talvolta accese in campo per poi trasferirsi sugli spalti tra le opposte, accese tifoserie. Rigore o non rigore? Fallo da rosso o da giallo? Scambio di persona in caso di espulsione? Ecco i tre punti fondamentali molto discutibili che spesso irretivano i calciatori inducendoli in discussioni molto pesanti. Ora tutto ciò, sempre a discrezione dell'arbitro, dovrebbe essere mantenuto nei binari della civiltà, della correttezza e del rispetto. L'arbitro può ricorrere in caso di forti dubbi e sollecitato dalle squadre (almeno da una) a verificare tramite moviola le azioni, le circostanze discutibili e contestate. Trattasi di una panacea, non sarà la cura definitiva, il calcio non può diventare sport asettico, privo di emozioni e di errori in buona fede: se così fosse facciamo giocare dei robot e non se parli più. Il calcio è passione per chi lo ama, è il fatto di momenti che durano oltre il legittimo tempo previsto: ci si incazza, si fa veleno, si sbraita, ci si accascia per un coccolone a volte. Niente può essere previsto nel calcio e proprio grazie agli imprevisti che si vive l'emozione che solo i veri tifosi/sportivi possono capire. Più  ci serviremo di macchine  e meno l'umano si ecciterà, si appassionerà, si affezionerà. E' vero, con tutti gli interessi che ruotano oggi attorno a quel maledetto pallone, non si poteva aspettare oltre e quella infernale macchina doveva pur "entrare" in campo. Non so come andrà a finire, non so nemmeno se gli stadi si svuoteranno sempre più visto che i sistemi per trasmettere fanno offerte  sempre più attraenti. Facciano pure, io sono fuori da tempo e francamente, visto che l'arbitro conserverà sempre la sua ultima parola, il rischio che per molti resti sempre un cornuto, è reale. Basta  chiedere ai tifosi antijuventini: la loro battuta frequente anche quando un giocatore juventino cade in mezzo al campo toccato leggermente da un avversario: "E' rigore per la Juve!!!"...urlano tutti insieme e assatanati.
 
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