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Messaggi del 27/11/2017

PANTEGANE UTILI ALLE CITTA' ?

Post n°2634 pubblicato il 27 Novembre 2017 da monellaccio19
 
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Ogni città grande, piccola o metropoli che sia, ha i suoi "abitanti" che infestano le fogne. Anzi, più i condotti fognari sono grandi, più è alta la popolazione sotterranea. A Parigi il caso delle pantegane è diventato un caso politico, si sono accese discussioni e scontri verbali per questi animali che come sappiamo sono portatori di malattie come salmonellosi, peste bubbonica e toxoplasmosi. L'assessore all'igiene della capitale parigina, calcolando una presenza di circa 4/6 milioni di ratti e presumendo un aumento di circa 1000 topi per coppia ogni due anni, ha predisposto un sforzo notevole per contenere abbondantemente il fenomeno e ha destinato una cifra piuttosto corposa per debellare, per arginare il fenomeno: piazze, parchi, strade, non c'è un quartiere che si salvi dall'invasione e data la grandezza  della  metropoli, 14 milioni sono una cifra che si spera basti a ridurre notevolmente il problema.  Tra l'altro, la Comunità Europea vieta l'uso di veleni come l'arsenico e ripone fiducia in forme meno violente di prodotti chimici per fermare l'invasione. I topi come ben sapete, con i prodotti leggeri ci vanno a nozze: salvo qualche dolorino di pancia, per il resto sono sempre a pascere in giro per Parigi. A questo punto la questione delle pantegane si tinge di radical chic, ossia sono state raccolte 25 mila firme per contrastare l'attacco violento che si intende portare ai ratti. Ma come, c'è chi vuole tenersi gli invasori? C'è chi sia disposto a vedere topi che si aggirino affamati per Parigi? Già c'è una popolazione numerosa di senza tetto, clochard e disperati che vivono all'addiaccio e devono fare i conti con questi maledetti che contendono loro il cibo, ora ci si mettono gli acculturati e i salotti buoni per fermare questa necessaria caccia agli intrusi? La contestazione parte dai 14 milioni di euro che sono tanti e che saranno perduti poiché sarà impresa ardua e vana, ma poi, come sia costume in tutti i salotti buoni delle città, si passa alle argomentazioni da cabaret: "Si parla di genocidio ingiustificato, sono solo capri espiatori d'una convenzione sociale puramente estetica, fossero dotati d'una bella coda folta, verrebbero trattati come dei teneri scoiattoli». Inoltre, per questi benpensanti, essi servono a mantenere l'eco sistema della città, servono perché aiutano a smaltire circa nove tonnellate al giorno di immondizia. E  infine, la pura e commovente anima animalista che pervade e aleggia sempre in questi salotti sublimi, pone fine alla questione: "Sono animali che per legge vanno trattati come essere umani". E qui scatta l'ovazione finale: "Saranno anche zoccole, ma trattarle come umani è d'obbligo!". Mah...tutto dipende dal vocabolo e dal suo...significato. Topi di chiavica sono ben altra cosa.

 
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INFRA...CHEEEEE?

Post n°2633 pubblicato il 27 Novembre 2017 da monellaccio19
 
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Partiamo dall'inizio: fashion blogger e fashion addicted, chi sono costoro? Questi due neologismi chi mai etichettano? Quali prerogative hanno coloro che si connotano con questi due nomi esotici molto simili per significato? Semplice: "La fashion addicted è solitamente, un'esperta di moda che spesso fa di questa passione un lavoro diventando così personal shopper o stylist"; per fare un esempio e indicare subito uno di questi personaggi, cito la Chiara Ferragni (compagna di Fedez): lei corrisponde esattamente alle due etichette che a loro volta si concentrano in un solo neologismo "influencer".  Ammettiamo che domattina la blogger Ferragni esca  di casa indossando un soprabito a... rovescio, beh tutti si girerebbero a guardarla per strada, accadrebbe a tutti noi se facessimo lo stesso: una vistosa e comica trovata colpirebbe senza dubbio. Solo che se la imitassimo noi, ci riderebbero dietro e basta, se lo fa una fashion blogger e "influencer", allora è un suggerimento modaiolo per novità assoluta...da imitare. Quindi non è scritto da nessuna parte che debba arrogarsi questo titolo, non c'è un titolo di studio che qualifichi colui/lei che detti i canoni della moda, lei si limita solo ad "influenzare"chi penda dalle sue labbra (sic) e sono milioni di persone.  Ha una strampalata idea? La mette in pratica e "les jeux sonit faits". Quindi spiegare il fenomeno, il suo svolgimento, non è facile; prendiamo questa ultima trovata, una follia che proposta da una fashion blogger rischia di diventare una moda, un suggerimento da seguire e attuare: gli "infraBoot" ovvero stivali infradito. Nati da un'ideaccia di uno stilista giapponese tale Nakamoto, oggi si diffonde la moda grazie alla proposta eccentrica di una qualsiasi persona, lo fa in rete e se è molto seguita, potrebbe indurre alla scelta: notate lo stivale infradito? Ovviamente vi sono proposte diverse poiché esistono modelli e colori vari, resta solo l'infradito a rendere speciale lo stivale e indossarlo d'inverno a piede nudo, sarebbe di estrema tendenza. Voi pensate che finisca qua? No, questo è solo l'inizio: seminata l'idea, il buon auspicio è che i followers di costoro che campano di idee (sic), proposte (arisic) e tendenze ad capocchiam, siano folgorati dalla grande e attraente idea e si muovano per tutto l'anno (mare o neve) con questa roba ai piedi! Del resto, l'ha mai detto o prescritto nessuno che gli stivali si debbano indossare solo nei modelli tradizionali e solo in determinate stagioni? Chiudo con il solo pensiero che non tutti i blogger siano uguali e questo è confortante, se poi l'inventore di questa boiata pazzesca sia un giapponese, non mi stupisce più di tanto e che si chiami...Nakakakata, ancora meno!

 
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