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Post n°30 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da cinereporter
-Titolo: Revolutionary road -Anno: Usa 2008 -Genere: Drammatico -Durata: 119 minuti -Rating: * * -Migliore frase: "La nostra intera esistenza è basata sulla premessa che noi siamo speciali e superiori a tutto il resto: ma non lo siamo, siamo tali e quali a tutti!" -Sito internet: Usa:http://www.revolutionaryroadmovie.com/ Diretto dal regista di American beauty, Revolutionary road è la versione per il grande schermo del romanzo di Richard Yates del 1961 edito in Italia da Minimum Fax. Sono "scene da un matrimonio", quelle che ci mostra Sam Mendes. Scene di ordinaria angoscia di una coppia al capolinea. Il film è ambientato in Connecticut, metà degli anni '50. April e Frank Wheeler sono trentenni e hanno due pupi. Lei voleva fare l'attrice e invece è finita a far la casalinga. Lui è diventato identico al padre a cui sperava di non assomigliare mai. Entrambi hanno messo da parte i propri sogni per vivere una vita borghese. Il loro matrimonio è una prigione di routine, ricettacolo delle proprie ambizioni frustrate. Di Caprio e Winslet danno entrambi ottima prova di sè in questa reunion cinematografica. Ma la Winslet domina senz'altro la scena, non a caso la critica ha pensato di rendergliene omaggio con un Golden Globe e la candidatura all'Oscar (che si merita tutta, è eccelsa). Il suo personaggio, April, è una donna che soffre. A farla patire è il suo sogno irrealizzato nel mondo dello spettacolo. Ma non solo. Il "quieto vivere" che tanti sognano è per lei una schiavitù. E' imprigionata nella normalità da cui tenta di fuggire. Si sente mediocre, è inghiottita nel baratro della propria inadeguatezza, un pozzo senza fondo di depressione che la trascina sempre più giù. Per cercare di ridurre la distanza tra ciò che è e ciò che sogna di essere progetta di andare a Parigi. Questo film di Mendes resterà noto per aver mostrato meglio di molti altri il lato oscuro del matrimonio. Gli aspetti più avvilenti dello stare insieme. Ci vuole coraggio per spiattellare apertamente quanto un anello al dito possa rivelarsi una amara condanna all'infelicità. Uno spettacolo da sconsigliare certamente agli allergici al grande passo (per evidenti motivi). Notevole Michael Shannon nella parte di John Givins, il figlio psicopatico della vicina di casa Kathy Bates. Una sorta di grillo parlante di Pinocchio, l'unico in grado di dire l'indicibile. Pensieri condivisi da tutti ma che l'educazione impone di tenere nascosti sotto uno spesso strato di ipocrisia. Per il resto, nient'altro da dire. Tutto il primo tempo scorre lento e monotono, sembra non progredire mai. Solo nella seconda parte della pellicola la storia ha uno sviluppo, anche prevedibile. Il grande merito di Sam Mendes, tuttavia è di riuscire a mettere a nudo i meandri più nascosti dell'animo umano, le sue miserie, le fragilità. Unico buon motivo assieme con l'interpretazione del duo di Titanic per andar a vedere questo film tristissimo. |
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