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Partita a poker sul tavolo dell'euro

Post n°3 pubblicato il 01 Giugno 2012 da urdostor
 
Tag: apple

Tutte le mattine, appena svegliati, ascoltando il notiziario siamo inondati di dati disfattisti dove la razionalit , la prudenza, la logica e la speranza non sono più parte del linguaggio né dei giornalisti, nè dei politici.

Con questo stato d’animo intriso di paura e ansia iniziano la giornata la maggior parte dei cittadini europei, in particolare quelli dei Paesi periferici, come Spagna e Italia.

La situazione giorno dopo giorno si aggroviglia, le difficolt aumentano e dilagano in tutti i Paesi dell’Unione Europea, eccetto, per ora, in Germania, dove i dati macroeconomici continuano a essere positivi: Pil a +0,5, occupazione ai massimi, inflazione ai minimi e stipendi quasi doppi rispetto a quelli italiani. La Germania sta vivendo una fase che pare idilliaca, mentre tutti i Paesi Europei sono sempre più in crisi psicologica, oltre che economica. Cresce la paura del fallimento della Grecia, e con essa l’euro, e i mercati finanziari sembrano in preda a una totale crisi di identit . I risparmiatori in massa cercano il rifugio.

I cittadini greci, in vista di un possibile default del Paese, stanno ritirando i loro soldi dalle banche, in quanto se dovesse capitare, gli sportelli sarebbero bloccati e non si potrebbe prelevare. Se la Grecia torna alla dracma, meglio possedere euro, o altre valute, per mantenere un minimo di potere d’acquisto. Negli altri Paesi, come l’Italia, i capitali si spostano sempre più velocemente verso prodotti ritenuti “risk free” (privi di rischio) e, siccome i titoli di Stato hanno aumentato la volatilit , la sicurezza si cerca all’estero, in particolare sul bund tedesco.

La Germania così si ritrova, anche in questo momento, massima beneficiaria del panico e, inondata dai capitali, colloca sempre più titoli a lungo termine con tassi bassi prossimi allo zero.

, Noi ci chiediamo: ma quanto può durare questa situazione? Cosa credono i tedeschi, che il loro sia un sistema virtuoso, in grado di sopravvivere senza i consumatori europei che acquistano i prodotti della loro industria? Dai dati macroeconomici risulta infatti che il 60%, e forse più, del loro export sia verso l’Eurozona.

Se i cittadini italiani, grandi consumatori di Bmw (Xetra: - ) , Audi (Xetra: - ) , Mercedes (Xetra: - ) , ecc., dovessero andare nel panico e non acquistare più questi prodotti, che fine farebbero le loro fabbriche? Questo è solo un esempio, ma non dobbiamo dimenticare che le economie di tutta l’Unione Europea sono ormai integrate grazie all’euro e perciò interdipendenti. Nessuno può sopravvivere senza enormi e catastrofici danni alla distruzione dell’euro, anello fondatore e unificatore di questa Europa ancora politicamente incompiuta.

In Italia il 28 maggio l’Istat ha comunicato che l’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore manifatturiero, riferito ad aprile, è sceso da 89,1 a 86,2. Gli ordini peggiorano, mentre aumentano di poco le scorte di magazzino, segno di contrazione della domanda che vede un calo da 92,9 a 88,7 nei beni di consumo, da 87,5 a 86,1 nei beni intermedi e da 86,7 a 84,1 nei beni strumentali.

Altro che creare posti di lavoro, se la situazione permane il rischio è di passare dalla recessione alla deflazione.

Attenzione ai dati di Borsa, i mercati non solo non seguono in modo lineare l’evoluzione macroeconomica, ma molte volte anticipano il peggio del peggio. Altre volte possono reagire violentemente in senso contrario alla prima notizia non distruttiva.

Un embrionale esempio di come i mercati non siano né intelligenti, né razionali lo vediamo dalla reazione di questi giorni alla pubblicazione di sei sondaggi elettorali dove Nea Democratia (partito pro-salvataggio) risulterebbe il più votato con il 2-3% di consensi in più rispetto al partito di estrema sinistra Syriza. Tale notizia ha provocato in data 28 maggio una salita della borsa di Atene dell’8% e un rimbalzo di tutte le borse europee durante la mattinata, per poi chiudere a +6,79 la Grecia e leggermente negative le altre. Fa eccezione Madrid, alle prese con il crollo in borsa di Bankia, la quarta banca più grande della Spagna. La crisi e il buco di 19 miliardi di euro sono ancora dovuti alle perdite legate alla bolla speculativa immobiliare.

, Essere pessimisti e negativi in questi tempi è normale, ma secondo noi è possibile anche in questa situazione pensare positivo.

In Italia il governo tecnico, malgrado le sofferenze che ci sta procurando, sta attuando in modo coerente la riforma del sistema e il recupero dallo sfacelo in cui ci ha portato la mala politica degli ultimi trent’anni. Il professore Monti, circondato da un’ottima equipe di tecnici, ma soprattutto di persone corrette, ha posto con calma le basi per portare il nostro Paese al controllo della situazione economica. Dopo avere riconquistato la stima e la fiducia delle istituzioni internazionali, si sta attrezzando per riportare in Italia, ma anche in Europa, la crescita strutturale.

Tutto questo probabilmente sar facilitato dall’indebolimento politico della signora Angela Merkel dopo la svolta elettorale nel land più grande della Germania, la Westfalia. Ma, soprattutto a livello europeo, sar facilitato dalla vittoria di Hollande e con lui dai socialisti francesi europeisti convinti, ma con una visione politica diversa e più simile a quella italiana del nostro Monti.

La Grecia, deve restare in Europa e questo è possibile solo se l’Europa diventa sempre più una confederazione di Stati uniti e non solo unita dalla moneta, ma anche da istituzioni comuni politiche ed economiche con veri poteri sopranazionali.

La Merkel non è Sansone e non distrugger il tempio.

Ad oggi non esiste un’alternativa diversa, non è possibile lasciare la Grecia a sé stessa. Se l’Unione Europea accetta l’abbandono di un Paese e la sua uscita dall’euro, imploderebbe, perché perderebbe la fiducia del mondo finanziario nei confronti dell’euro.

Non esiste secondo noi la possibilit del default controllato. Se la Grecia esce, si ritrova a essere catapultata nel caos, con un debito pubblico che raddoppierebbe, l’inflazione che salirebbe al 30% e, di conseguenza, ritornerebbe nel limbo dei Paesi del Terzo Mondo.

, Dall’altra parte l’Europa sarebbe in preda al contagio, al disfattismo della finanza internazionale, che ritirerebbe tutte le proprie risorse dalla UE provocando una crisi epocale mondiale.

Noi riteniamo pertanto che questo scenario sia impossibile e politicamente irrazionale.

Consigliamo di fare attenzione ai mercati finanziari, perché le tensioni sono ancora tante. Cosa potrebbe capitare se alcune, o addirittura tutte, queste fobie non si realizzassero? E se il 17 giugno la Grecia votasse per un governo europeista stabile? Di certo la politica di Monti-Hollande, appoggiata da Cameron e Obama, prenderebbe il sopravvento e si potrebbe procedere con la creazione di fondi di salvataggio per le banche europee compresse a livello di bilancio dai portafogli investiti in titoli dei loro Stati. Tali provvedimenti contribuirebbero a creare un’Europa sempre più equilibrata e finalmente unita dopo millenni di guerre e divisioni.

I mercati, di fronte a una simile ipotesi, potrebbero innescare, visto lo scoperto esagerato, una corsa sfrenata alle ricoperture, in particolare sui titoli più maltrattati sino ad oggi, come i finanziari.

Non ci stupirebbe affatto se tale rimbalzo si trasformasse in un’inversione di tendenza. Il rialzo potrebbe essere trascinato dall’economia americana, forte e prossima alle elezioni, in un rally estivo. A livello globale la crescita langue sotto la cenere della crisi europea, ma in questi mesi sta riconfermando i dati di espansione del Pil al 3,5%.

Attenzione, tutto questo potrebbe essere condito da una probabile fuga dei capitali dal bund tedesco, che ha oggi una redditivit reale negativa. Potrebbe iniziare così il potente travaso dalla liquidit verso gli investimenti reali, come d’altronde è successo a marzo 2009, massimo punto del pessimismo dopo la crisi dei subprime e il fallimento della Lehman Brothers.

 
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