Creato da obbligatus il 28/10/2006

Omotossicologia.

L'autismo si puo curare, grazie al Protocollo Montinari

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Descritti struttura e funzionamento della neuroglobina

Post n°8 pubblicato il 01 Novembre 2006 da obbligatus

La prossima generazione di trattamenti contro l'ictus potrebbe essere basata su una proteina già presente nel nostro cervello, la neuroglobina. In un articolo pubblicato sul numero di novembre di The FASEB Journal un gruppo di ricercatori dell’Università di Roma descrive a fondo questa proteina che potrebbe avere un ruolo chiave nello sviluppo di nuove terapie che minimizzino i danni cerebrali e migliorino il recupero dei pazienti. Secondo i ricercatori, la proteina sarebbe coinvolta nella risposta cerebrale a situazioni di carenza di ossigeno e avrebbe un ruolo protettivo sui neuroni. Strutturalmente simile all’emoglobina presente nel sangue e alla mioglobina dei muscoli, la neuroglobina è presente nei neuroni, con maggiore prevalenza proprio nelle aree cerebrali che sono maggiormente a rischio di stress fisiologici come gli ictus. A differenza di emoglobina e mioglobina, però, la funzione primaria della neuroglobina non sarebbe il trasporto dell’ossigeno: secondo gli autori la neuroglobina sembra essere coinvolta in primo luogo nel metabolismo dell’ossido di azoto, e attraverso di esso esplicherebbe i suoi effetti protettivi. "La comprensione di come il nostro cervello utilizzi una molecola simile all’emoglobina che ha funzioni protettive e di recupero della funzionalità – ha osservato il direttore di Faseb Journal Gerald Weissmann – costituisce un importante passo verso un più concreto aiuto a chi è colpito da ictus o problemi analoghi.”

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Commenti al Post:
conterossonuovo
conterossonuovo il 01/11/06 alle 23:19 via WEB
NON E' IL MERCURIO IL NEMICO DA ABBATTERE Frequentemente si sente parlare di "chelazione" per eliminare i metalli tossici dall'organismo dei bambini affetti sa "sindrome autistica" ma non sempre è una terapia consigliabile, a volte può creare accumulo a livello renale ed epatico con conseguenze facilmente immaginabili. Il "problema mercurio" è riferibile alla sua azione, anche in microdosi, sulle catene aminoacidiche leganti le molecole del sistema HLA e la relativa rottura dei ponti disolfuro delle stesse: reazioni allergo-immunologiche. Non è quindi la "chelazione"la panacea, ma la sostituzione dei metalli tossici con lo zinco nei recettori specifici e la sua trasformazione in enzima che interviene nelle funzioni mitocondriali.
 
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