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La Miss infelice

Post n°320 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da maredolce72

Le tre ore peggiori della sua vita, dice. Quelle dello stupro. E del racconto dello stupro. Linor Abargil è d'una bellezza che toglie il fiato agli altri, ma ne dà a lei per ricordare tutto col sorriso, dopo dieci anni esatti. Il suo caso fece parlare il mondo, 26 novembre 1998, perché a denunciarlo fu Miss Mondo. Linor stava in concorso alle Seychelles, non sorrideva granché e glielo dicevano — «Linor, un po' più d'allegria, che diamine» —, ma a lei non veniva. Stava lì con le gambe a 77, in passerella con le altre, finché non annunciarono «and the winner is... Miss Israel!», coi gridolini e le lacrime di rito. Le misero la fascia addosso, la corona in testa, lo scettro in mano e un microfono sotto il naso: è vero che un mese fa era in Italia, a Milano, e ha denunciato una violenza? All'inizio, lei balbettò un «non so di che cosa stiate parlando...».«Per una donna — dice oggi —, il momento più duro è ripetere che cos'è accaduto. Davanti ai poliziotti, ai giudici. Guardare gli altri e chiederti se ti stanno credendo». Lo stupro di Linor diventa un film, dopo dieci anni esatti. Un documentario, che verrà girato dalla prossima estate. «Si partirà dalla mia storia», questo è chiaro, «ma poi sarà tutto dedicato alle donne e a quel che, in tutto il mondo, sono costrette a sopportare». La paura di denunciare lo stupro, l'angoscia di testimoniare davanti agli stupratori. Perché non sempre c'è l'opportunità di parlarne con quella corona in testa. Allora, anche Linor era solo una modellina diciannovenne. Entrò nell'agenzia di viaggi d'un arabo israeliano, a Corsico, comprò un biglietto aereo, accettò il passaggio su una Bmw e si trovò perduta nelle campagne dell'hinterland: «C'era la settimana della moda. L'uomo fu arrestato e rilasciato dopo pochi giorni dalla giustizia italiana. Ci volle il clamore sul mio personaggio, per vederlo finire in un carcere israeliano».«Quando venni a deporre in aula, a Tel Aviv, l'udienza fu a porte chiuse. Tre ore. Piangevo io e piangeva anche la pubblica accusa, una donna». Si scoprì che l'imputato era già stato assolto a Milano per un altro stupro, che era ricercato dalla polizia italiana per un ammanco finanziario. Si disse pure che l'uomo fosse un informatore dei servizi. «Lui si difese accusandomi di cercare pubblicità», anche se non era di quella pubblicità che una miss ormai eletta aveva bisogno: l'uomo fu condannato a 16 anni ed è ancora dentro, in Israele.

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