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ontologia dell'opera d'arte

 

 

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Post n°58 pubblicato il 04 Agosto 2009 da hyakynthys
 

 

 della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze (a.a. 2001-02 e 2002-03) e presso il Corso

Commissario: Andrea Pinotti

CANDIDATO: PLESCIA Giacinto

Il dott. arch. Giacinto Plescia si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino nel 1979 con una tesi in Analisi e modelli matematici dal titoloPer la critica della (non)Neutralità della scienza – per una teoria dell’inneutralità. Ha frequentato tra il 2003-04 e il 2006-07 due corsi di perfezionamento in Scienza ed epistemologia e un corso di Perfezionamento in Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze. Dichiara di aver partecipato a diversi progetti di ricerca e concorsi presso il CNR e altri enti, su argomenti relativi ad ambiti non pertinenti al settore scientifico-disciplinare oggetto di questa valutazione comparativa. Unitamente alla domanda, e non in separato plico, ha inviato due pubblicazioni: la prima (intitolata Ontologia della physis), che costituisce la tesi per il corso di perfezionamento in Filosofia dell’anno 2003-04, non è in alcun modo pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa; la seconda (intitolata Archematica della distopia), oltre a non essere pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa, è inoltre scritta con altri coautori senza che sia possibile discernere il contributo individuale del candidato.

Commissario: Fabrizio Desideri

Dopo essersi laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino nel 1979 con una tesi in Analisi e modelli matematici dal titoloPer la critica della (non)Neutralità della scienza – per una teoria dell’inneutralità, il dott. arch. Giacinto Plescia ha frequentato tra il 2003 e il 2007 corsi di perfezionamento in Scienza ed epistemologia e un corso di Perfezionamento in Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche presso l’Università di Firenze. Il dott. Plescia dichiara anche di aver partecipato a diversi progetti di ricerca e concorsi presso il CNR e altri enti, e tuttavia su argomenti non pertinenti al settore scientifico-disciplinare oggetto di questa valutazione. Solo unitamente alla domanda, e non con plico separato, ha inviato due articoli, il primo dei quali, Ontologia della physis, non risulta pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione; il secondo, Archematica della distopia, non risulta pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa, e risulta inoltre scritto in collaborazione con altri coautori senza che sia possibile discernere il contributo individuale del candidato.

Commissario: Salvatore Tedesco

Il dott. arch. Giacinto Plescia si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino nel 1979 con una tesi in Analisi e modelli matematici dal titolo

disciplinare della presente valutazione comparativa; la seconda (intitolataPer la critica della (non)Neutralità della scienza – per una teoria dell’inneutralità. Ha frequentato tra il 2003-04 e il 2006-07 due corsi di perfezionamento in Scienza ed epistemologia e un corso di Perfezionamento in Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze. Dichiara di aver partecipato a diversi progetti di ricerca e concorsi presso il CNR e altri enti, su argomenti relativi ad ambiti non pertinenti al settore scientifico-disciplinare oggetto di questa valutazione comparativa. Unitamente alla domanda, e non in separato plico, ha inviato due pubblicazioni: la prima (intitolata Ontologia della physis), che costituisce la tesi per il corso di perfezionamento in Filosofia dell’anno 2003-04, non è in alcun modo pertinente all’ambito Archematica della distopia), oltre a non essere pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa, è inoltre scritta con altri coautori senza che sia possibile discernere il contributo individuale del candidato.

Commissario: Andrea Pinotti

GIUDIZI COLLEGIALI

 estetico nel suo complesso.

CANDIDATO: PLESCIA Giacinto

Il dottor arch. Giacinto Plescia si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino nel 1979 discutendo una tesi in Analisi e modelli matematici dal titoloPer la critica della (non)Neutralità della scienza – per una teoria dell’inneutralità. Ha frequentato tra il 2003-04 e il 2006-07 due corsi di perfezionamento in Scienza ed epistemologia e un corso di Perfezionamento in Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze. Dichiara di aver partecipato a diversi progetti di ricerca e concorsi presso il CNR e altri enti, su tematiche relative ad ambiti non pertinenti al settore scientifico-disciplinare oggetto di questa valutazione comparativa. Unitamente alla domanda, e non in separato plico, ha inviato due pubblicazioni: la prima (dal titolo Ontologia della physis), che costituisce la tesi per il corso di perfezionamento in Filosofia dell’anno 2003-04, non è pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa e comunque oscura nel dettato; la seconda (intitolata Archematica della distopia), oltre a non essere pertinente all’ambito disciplinare della presente valutazione comparativa, è inoltre scritta con altri coautori senza che si possa individuare lo specifico contributo individuale del candidato.

VALUTAZIONE DEGLI ELABORATI DELLA PRIMA PROVA SCRITTA

L’elaborato svolge assai succintamente, seppur in maniera pertinente, il tema della genesi del sublime moderno nell’estetica del Settecento. Il nome di Burke è appena evocato, e assai scarna risulta la trattazione del sublime in Kant. In questi limiti, il dettato è chiaro e l’esposizione corretta. Manca qualsiasi riferimento sia alla differenza fra sublime antico e moderno, sia al motivo della genesi di quest’ultimo. In assenza di questi elementi di approfondimento, la trattazione è scarsamente originale.Commissario Prof. Fabrizio Desideri

La trattazione è piuttosto scarna, decisamente manualistica e fondata piuttosto riduttivamente su una lettura elementare delle origini della disciplina estetica, e per quel che riguarda nello specifico la questione del sublime in modo quasi esclusivo su Burke (del quale è offerta una lettura assai scarna), sul Kant della Terza Critica e la sua ripresa in Schiller; l’esposizione, con questi limiti, è tuttavia chiara e ordinata.Commissario Prof. Salvatore Tedesco

L’elaborato presenta un’architettura ordinata e si caratterizza per un’esposizione chiara dell’argomentazione. Questa è tuttavia solo parzialmente pertinente rispetto al tema assegnato su "La genesi del sublime moderno nell’estetica del Settecento", poiché carente nell’illustrazione del momento genetico del sublime moderno nei confronti del sublime antico (manca un approfondimento dei rapporti della cultura estetica settecentesca con l’antico trattato pseudo-longiniano), ed eccessivamente sintetica: gli autori trattati risultano essere solo Burke, Kant e Schiller, e le rispettive teorie del sublime sono più tratteggiate che non analizzate. Si avverte la mancanza di un più ampio riferimento al complesso dibattito settecentesco sulla questione del

sublime. Nel complesso lo scritto, privo di una sua originalità interpretativa, sconta i limiti di un approccio manualistico e l’assenza di un approfondimento storico-critico.Commissario dott. Andrea Pinotti

ELABORATO N. 2

La trattazione non è sempre pertinente al tema proposto, in quanto affronta la questione del sublime più in maniera speculativa che storico-critica. Per di più l’esposizione difetta di chiarezza e di sviluppo argomentativo. L’originalità è cercata più nello stile evocativo che nelle tesi sostenute, peraltro difficili da enucleare nella loro articolazione concettuale.Commissario Prof. Fabrizio Desideri

Dopo aver individuato, piuttosto brevemente, alcuni dei referenti antichi e moderni della questione del sublime, la trattazione vira decisamente verso un dettato affidato prevalentemente a una prosa evocativa, alquanto scarna nelle analisi effettivamente proposte. Proprio il carattere allusivo e pieno di suggestione della trattazione ne inficia alquanto la chiarezza espositiva, senza peraltro apportare significativi contributi di approfondimento teorico.Commissario Prof. Salvatore Tedesco

Il dettato è spesso di difficile comprensione a causa di una scrittura suggestiva, ma non circostanziata e supportata da analisi testuali. Pur elencando le caratteristiche che tradizionalmente accompagnano l’esperienza del sublime, quest’ultima è trattata soprattutto nelle sue origini antiche (Pseudo-Longino) e alla luce di autori novecenteschi (in particolare attraverso il filtro della terminologia ontologica di Heidegger), mentre manca, a parte un iniziale e finale fuggevole riferimento a Kant, ogni riferimento agli autori settecenteschi, come richiesto dal titolo del tema: ciò rende l’elaborato solo parzialmente pertinente rispetto al tema assegnato. La competenza scientifica della trattazione appare decisamente fragile.Commissario dott. Andrea Pinotti

ELABORATO N. 3

L’elaborato sviluppa il tema proposto delineando un quadro coerente e bene articolato della genesi del sublime moderno. Dopo aver richiamato la concezione antica del sublime espressa nel trattato dello Pseudo-Longino, viene analizzata la trasformazione di questo concetto a partire dalla traduzione secentesca di tale opera da parte di Boileau; a questo proposito, ampio spazio viene dato alla fortuna che la tematica del sublime conobbe nella filosofia e più in generale nella cultura inglese del Settecento: da Dennis, a Addison, alla cruciale opera di Burke, analizzata nella ricchezza delle sue articolazioni ed in particolare nell’opposizione fra bello e sublime che la connota. Tale opposizione è quindi ripresa nella parte conclusiva dell’elaborato, dove si affronta la posizione kantiana, della quale si mette bene in luce come il sublime non riguardi più la natura fuori di noi, ma un sentimento dell’animo umano: quello della nostra dignità morale e della nostra destinazione sovrasensibile. L’esposizione è sempre caratterizzata da chiarezza argomentativa, e dimostra una solida preparazione storica e buone doti di approfondimento teorico originale.Commissario Prof. Fabrizio Desideri

La trattazione, ampia, ricca e ben informata, muove dalle origini antiche della questione del sublime, illustra i caratteri della "riscoperta" del trattato longiniano da parte di Boileau, e procede quindi verso l’estetica settecentesca. Convincente l’analisi del dibattito inglese, da Dennis, a Addison, oggetto di una lettura approfondita, a Baillie e Akenside, alla svolta decisiva costituita attorno alla metà del secolo da Burke, la cui teoria del sublime è letta per un verso sullo sfondo delle analisi storiche sin lì condotte, per l’altro attraverso una messa in parallelo della

tematizzazione del bello e del sublime. L’analisi procede ulteriormente con la disamina della posizione kantiana, analisi anch’essa condotta con piglio sicuro. In conclusione la trattazione è chiara, ricca e ordinata, scientificamente assai valida e senz’altro piacevole alla lettura.Commissario Prof. Salvatore Tedesco

L’elaborato, di ampio respiro storico-critico, analizza approfonditamente le vicende della categoria del sublime dalle origini antiche nel trattato dello Pseudo-Longino fino agli esiti tardo-settecenteschi kantiani. L’arco temporale esaminato permette un confronto convincente fra sublime antico e moderno: quest’ultimo è colto nel suo nascere contemporaneamente al costituirsi dell’estetica come disciplina autonoma. A tal riguardo, muovendo dall’interpretazione tardo-seicentesca di Boileau e dai rapporti del sublime con il bello nella tradizione classicistica, si segue il progressivo svincolarsi del concetto di sublime dalla tradizione retorico-stilistica. Dopo aver dedicato particolare attenzione all’ambito britannico (Dennis e Addison interpreti del

GIUDIZI COLLEGIALI

ELABORATO N. 1Paradiso perduto di Milton, ed Edmund Burke, di cui vengono illustrati la differenziazione fra pleasure e delight e la concezione del terribile), lo scritto si conclude sottolineando l’esito kantiano di questa parabola, contrassegnato da un fondamentale equilibrio fra potenziamento e depotenziamento. Sotto il profilo della pertinenza al tema assegnato, della competenza scientifica e dell’originalità della trattazione, l’elaborato si rileva pienamente soddisfacente. Commissario dott. Andrea Pinotti La trattazione è piuttosto scarna, limitandosi a citare l’opera di Burke senza analizzarne le scansioni concettuali relative all’opposizione fra bello e sublime. Appena manualistico è poi l’esame del sublime nella Terza Critica di Kant. Manca infine un’illustrazione del momento genetico del sublime moderno nei confronti del sublime antico. Nel quadro di questi limiti l’esposizione è comunque chiara e ordinata. L’elaborato risulta nel complesso solo parzialmente pertinente al tema assegnato, rivela una limitata competenza scientifica, ed è scarsamente originale sotto il profilo storico-critico.

ELABORATO N. 2La trattazione non è sempre pertinente al tema proposto, in quanto affronta la questione del sublime più in maniera speculativa che storico-critica. L’esposizione manca di chiarezza e non è supportata da adeguate analisi testuali. Manca, a parte un iniziale e finale riferimento a Kant, ogni riferimento agli autori settecenteschi, come richiesto dal titolo del tema. Nel complesso l’elaborato risulta carente sul piano della competenza scientifica e privo di originalità interpretativa.

ELABORATO N. 3L’elaborato sviluppa il tema proposto delineando un quadro coerente e bene articolato della genesi del sublime moderno. L’esposizione è caratterizzata da chiarezza argomentativa e dimostra un’ottima competenza scientifica quanto all’oggetto trattato. Il quadro storico delineato è di ampio respiro, muovendo dalla riflessione antica, mostrandone analogie e differenze con l’impostazione moderna, ed esaminando nel dettaglio il dibattito da Boileau a Dennis, da Addison a Burke. Molto pertinente risulta essere la parte dedicata a Kant. Per questi motivi l’elaborato rivela una solida preparazione storica e buone doti nell’approfondire in maniera originale l’argomento assegnato.

VALUTAZIONE DEGLI ELABORATI DELLA SECONDA PROVA SCRITTA

Il tema è svolto in maniera solo in parte pertinente, non venendo concettualmente articolata la questione della dimensione cognitiva o meno del giudizio estetico. Si tratta per lo più di una rassegna di posizioni contemporanee, da Garroni a Stiegler, intorno al nesso fra estetica, ontologia e tecnica. Nessun riferimento esplicito vi è alla tesi kantiana relativa al giudizio estetico come anticipazione della forma di una conoscenza in generale. Interessante ma non adeguatamente sviluppata l’opposizione fra orientamento disorientamento del pensiero. Sotto il profilo dell’originalità, la trattazione è carente. Non risulta chiara, ed è per di più slegata dal resto della trattazione, l’affermazione conclusiva secondo cui il nesso fra giudizio estetico e cognizione andrebbe visto alla luce di una filosofia dell’esposizione.Commissario Prof. Fabrizio Desideri

La trattazione affronta la Terza Critica e più in generale la riflessione kantiana attraverso alcune recenti letture italiane e francesi. La rassegna è essa stessa piuttosto carente, e solo parzialmente aderente al tema proposto; la continua alternanza fra i diversi riferimenti rende l’esposizione poco chiara, e scarsamente evidente la proposta di una tesi interpretativa coerente.Commissario Prof. Salvatore Tedesco

L’elaborato offre una sintesi, limitata al panorama italiano e francese, delle principali posizioni del dibattito filosofico degli ultimi decenni intorno alle implicazioni cognitive e ontologiche dell’estetica kantiana. Pur dimostrando un’apprezzabile capacità nell’esaminare le differenti posizioni, non appaiono sempre nettamente individuabili la tesi interpretativa e la corrispondente prospettiva critica dell’autore dell’elaborato rispetto alle tesi altrui, soprattutto considerando che il concetto di "filosofia dell’esposizione" (con cui si chiude la trattazione e al quale l’elaborato sembrerebbe affidare la propria tesi) non viene chiaramente esplicitato e argomentato, e ciò impedisce pertanto di accertare un’eventuale originalità di tale posizione. Non adeguatamente focalizzata risulta infine la relazione fra giudizio estetico e cognizione: ciò rende l’elaborato non pienamente pertinente rispetto al tema assegnato.Commissario dott. Andrea Pinotti

ELABORATO N. 2

La trattazione non è pertinente al tema assegnato, l’esposizione manca di chiarezza e di articolazione concettuale, ripetendo termini filosofici come "episteme", "parousia", "logos", "Gegenstand", più evocandone la suggestione che articolandone i concetti. Piuttosto che sviluppare il rapporto fra giudizio estetico e cognizione, si evoca il tema del sublime kantiano, e la differenza stabilita dallo stesso Kant fra bellezza libera e aderente. In una trattazione che dimostra scarsa competenza riguardo al tema trattato non si può di conseguenza parlare di originalità.Commissario Prof. Fabrizio Desideri

La trattazione non è coerente col tema proposto. Il dettato si riduce a una variazione su alcuni temi fissi, scelti per il loro potere evocativo e più volte iterati, piuttosto che autenticamente approfonditi e fatti oggetto di analisi critica. Assai scarsa la competenza scientifica mostrata, e addirittura non valutabile l’originalità teorica, in assenza di qualsiasi presa in carico dei temi proposti dalla traccia assegnata.Commissario Prof. Salvatore Tedesco

La trattazione, caratterizzata da un linguaggio evocativo e da un oscuro gergo filosofico, ridondante di termini tecnici appartenenti alla lingua greca e tedesca non adeguatamente giustificati, rende impossibile l’accertamento di una sufficiente competenza scientifica e di un’eventuale originalità

delle posizioni assunte. Sotto il profilo della pertinenza rispetto al tema assegnato, relativo al giudizio estetico e alle sue implicazioni cognitive, l’elaborato è del tutto inadeguato.Commissario dott. Andrea Pinotti

ELABORATO N. 3 analitica.Commissario dott. Andrea Pinotti

GIUDIZI COLLEGIA

ELABORATO N. 2

La trattazione non è pertinente al tema assegnato, l’esposizione manca di chiarezza e di articolazione concettuale. Assai scarsa la competenza scientifica mostrata, e addirittura non valutabile l’originalità teorica, in assenza di qualsiasi sviluppo adeguato del rapporto tra cognizione e giudizo estetico.EL n. 2 appartengono al sig. PLESCIA Giacinto gli elaborati n. 3 appartengono alla sig.ra CANTELLI ChiaraOMISSIS

nde in maniera soddisfacente al primo

.Commissario dott. Pinotti Andrea

 

 

 

CANDIDATO PLESCIA GIACINTO

Il candidato risponde in maniera vaga alla prima questione, non chiarendo cosa intenda per "ontologia della physis"; rispetto alla seconda domanda la risposta è stata solo parzialmente pertinente; nella terza domanda il candidato ha rivelato gravi lacune storico-critiche circa l’opera platonica in relazione alla questione della bellezza. Commissario prof. Desideri Fabrizio

Il candidato risponde al primo quesito ricorrendo in maniera allusiva ed evocativa ad una terminologia non sufficientemente padroneggiata; non coglie in modo sufficiente il senso delle relazioni fra sublime antico e moderno; infine risponde in modo del tutto insufficiente al terzo quesito.Commissario prof. Tedesco Salvatore

Nel rispondere alla prima domanda il candidato non esamina con sufficiente chiarezza argomentativa il rapporto fra estetica e ontologia; nella seconda risposta si rilevano imprecisioni relativamente alla teoria pseudo-longiniana e kantiana del sublime; quanto alla terza domanda, il candidato mostra una lacunosa conoscenza dei dialoghi platonici relativi alla filosofia del bello.Commissario dott. Pinotti Andrea

GIUDIZI

CANDIDATO PLESCIA GIACINTO

 

Il candidato risponde in maniera vaga alla prima questione, non chiarendo cosa intenda per "ontologia della physis"; rispetto alla seconda domanda non coglie in modo sufficiente il senso delle relazioni fra sublime antico e moderno; quanto alla terza domanda, il candidato mostra una lacunosa conoscenza dei dialoghi platonici relativi alla filosofia del bello.

DESIGNAZIONE DEL VINCITORE


 

 

 
 
 
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