Creato da mondodonna_2008 il 07/08/2008

Mondodonna

tutto quanto riguardi le donne

 

Uomini: non siamo più all’età della pietra.

Post n°774 pubblicato il 18 Ottobre 2024 da mondodonna_2008
 
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Uomini: non siamo più all’età della pietra. Siete responsabili dei figli non nati, degli aborti e degli infanticidi quasi quanto le donne che li compiono. Alessia Pifferi, la madre di Diana, la bimba morta di stenti a diciotto mesi, ha lasciato la piccola abbandonata per giorni, da sola, a casa. Il padre della povera Diana pare sia un modesto imprenditore di Ponte Lambro. Che abbia o no saputo che i suoi “trasporti sessuali” avessero dato luogo a una nascita (indesiderata?), non sappiamo. Forse Alessia ha deciso di non dirglielo. Forse. Chiara Petrolini è la madre dei neonati trovati morti nel giardino della sua abitazione a Vignale di Traversetolo (Parma). Forse andrà in carcere. La nonna dei bambini mai nati (che, effettivamente, deve vivere momenti di tristezza), non sapeva nulla di quello che accadeva al figlio, ora ex fidanzato che dice: "Devo ancora metabolizzare la notizia". Qualcuno lo definisce “il fidanzatino”. Però, per favore: diamo il peso alle parole. Dice ancora: “Vorrei che il primo figlio, nato il 12 maggio 2023, si chiamasse Domenico, perché è il nome del mio migliore amico. Il secondo, invece, Angelo. Perché grazie a questo bimbo, ritrovato per primo sotto la terra del giardino abbiamo scoperto tutto questo orrore. È il nostro angelo”: Certo: la colpa è della madre. Indiscusso. Ma il “fidanzatino” aveva rapporti sessuali evidentemente non protetti con una donna. Era certo che “ci pensasse lei?”. Chi glielo assicurava? Se ci avesse pensato lui con i preservativi sarebbe stato meglio. Quei due “angioletti” non ci sarebbero stati e Chiara Petrolini non avrebbe dovuto/potuto/voluto ucciderli. Oggi gli uomini devono rendersi conto che non viviamo più “nell’età della pietra”. Riprodursi era l'atto più naturale e privo di necessità razionali che esistesse. E nessuno, tanto meno i primi ominidi, sapeva di essere genitori. Ci volle tempo perché si scoprisse il legame tra rapporto sessuale e procreazione in quanto tra il concepimento e il parto c’era un lungo lasso di tempo e non si evidenziava una loro qualsiasi relazione. Per millenni, quindi, gli esseri umani non seppero che fosse il maschio a fecondare la donna, la quale sembrava dunque essere l'unica titolare della capacità di procreare. L'uomo era meritevole nel provvedere al nutrimento e alla difesa del gruppo, però era la donna che metteva al mondo nuove creature per cui occupava un ruolo di primaria, indiscussa importanza. Quasi una divinità, come testimoniano le statuine che la ritraggono: grosse mammelle, grosso ventre come la Venere di Hohle Fels, la statuina paleolitica scolpita nell’avorio di un mammut, lunga appena sei centimetri, ritrovata nella grotta di Hohle Fels, nei pressi di Schelklingen, in Germania, nel 2008, che risale a 35.000 anni fa, agli inizi del periodo Aurignaziano. In media, una donna nel Neolitico metteva al mondo tra gli otto e i dieci figli. Non stupisce: l’hanno fatto per secoli successivi molte donne, anche nostre nonne e in qualsiasi ruolo: Maria Carolina d’Asburgo Lorena, moglie di Ferdinando IV di Napoli, III di Sicilia, nell’arco di ventuno anni diede alla luce diciotto figli. Col primo aveva vent’anni. In Italia viviamo il calo delle nascite e l’aumento dei morti. Siamo al minimo storico, secondo Istat, dopo il 1860. Ma oggi non siamo più considerate divinità. E le donne sono cambiate. Esistono specie, come i polpi, i quali, sebbene siano molto intelligenti e dotati di superpoteri come cambiare colore e rigenerare gli arti, subiscono (se femmine) una morte tragica: dopo avere deposto una covata di uova, smettono di mangiare e deperiscono a tal punto che quando le uova si schiudono, sono già morte. Quindi per gli infanticidi non possiamo accusarci di essere “animali”. Non offendiamoli. Dal 1978, in base alla legge 194 in Italia la donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi novanta giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Questo intervento è regolato dalla Legge 194/78, che descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza. 5,8 aborti volontari ogni 1.000 donne in Italia nel 2021. Con 182 procedure di aborto medico ogni 1000 nati, l'Italia ha uno dei tassi di aborto più bassi d’Europa. La legge dovrebbe garantire libero accesso all’aborto chirurgico o farmacologico, benché in Italia esistano tanti e indicativi vincoli e limitazioni, come per esempio l’alto numero di obiettori di coscienza tra ginecologi (media nazionale del 63%, con picchi dell’80% in alcune regioni), medici di base e farmacisti. Ci si mette anche il Papa: Aborto: 'I medici che lo praticano sono dei sicari”. Fortunatamente apre sulla pillola, “Un'altra cosa sono gli anticoncezionali”, per i qiali, ai miei tempi (sono del1949), occorreva confessarsi. La legge 194, in ogni caso individua nella donna l'unica titolare del diritto all'interruzione volontaria della gravidanza Domanda: "Il padre può opporsi al diritto della madre di abortire?" Risposta: "La scelta ultima di abortire resta, nel nostro ordinamento, una prerogativa della donna, senza che a essa il padre del concepito possa opporsi. Ecco una ragione in più perché l’uomo, il maschio, si renda responsabile nel rapporto. Se non vuole figli, si deve assicurare lui stesso per non averne. Se li vuole, deve essere certo che la propria compagna sia d’accordo. Così da non trovarsi il “vedovo” (non esiste in italiano una parola per definire chi ha perso un figlio),o l’orfano di due bambini seppelliti in un giardino o di una bimba di diciotto mesi lasciata morire di fame e di sete. Forse le mamme dei figli maschi devono educarli in merito. Veniamo a quelli che non nascono: In altri paesi la legge sull’aborto consente l’interruzione volontaria di gravidanza anche oltre le 12 settimane. Per esempio: Austria, Aborto fino a 14 settimane Francia: Aborto fino a 14 settimane; Spagna, Aborto fino a 22 settimane; Olanda, Aborto fino a 23 settimane; Inghilterra, Aborto fino a 24 settimane; Romania,Aborto fino a 14 settimane; Svezia; Aborto fino a 18 settimane. È utile ricordare che un feto è definito “a termine” quello il cui parto avviene tra le 37 e le 41 settimane. Pretermine (o parto prematuro) quella in cui il parto avviene prima delle 37 settimane. Estremamente pretermine, prima della 28^ settimana di gestazione. Tanti bambini pretermine nascono e vivono una vita normale. Leggo: “Otto anni fa da oggi è nato Iver. Mia moglie, Robyn, il cui cervello aveva smesso di funzionare, ma il cui corpo e il cui cuore avevano tenuto in vita Iver per le settimane 22-28 della sua gravidanza, sarebbe stata staccata dal supporto vitale. Le 5 ore tra l'incontro con Iver e il momento di addio a Robyn sono stati i momenti più difficili della mia vita. Ho perso mia moglie, ma mi è stato dato il dono di diventare padre del mio piccolo uomo miracoloso. Iver è nato con un peso di 2 libbre e 13 once (un chilo e 277), e abbiamo trascorso le successive 12 settimane in TIN prima che tornassi a casa con lui. Oggi ha 8 anni. È incredibilmente intelligente, divertente, premuroso, estroverso, amorevole, premuroso, avventuroso e gentile. Sono grato per ogni giorno trascorso con questo meraviglioso bambino e per il dono di essere suo padre. Buon compleanno, Iver.” Meditate maschi, meditate. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.

 
 
 

Sul mercato librario “L'angelo della mente” di Salvatore Esposito

Post n°773 pubblicato il 09 Ottobre 2024 da mondodonna_2008
 
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Sul mercato librario “L'angelo della mente” di Salvatore Esposito (Autore) (Dialoghi. Grida Thriller) Leggere il romanzo (sottilmente thriller), di Salvatore Esposito è un impegno per la mente: i protagonisti sono molto “vivi”, descritti nel carattere e negli ambienti in cui si muovono. Nel rapporto con il proprio pensiero e nei dialoghi che effettuano con gli altri personaggi. Il primo a presentarsi alla nostra attenzione è degno di merito: Matteo Ruffo, “stimato psichiatra e psicoterapeuta napoletano”, ha molte sfaccettature di cui, almeno la passione per lo yoga, da lettori curiosi possiamo assimilare a esperienze dell’autore. In ogni caso tiene desta la nostra attenzione per il lavoro che fa, per mezzo del quale ci verranno presentati le figure essenziali del romanzo. Tra cui Sofia. A conti fatti, leggibile, scorrevole, molto completo nei tempi, nei luoghi, nelle descrizioni, a una prima analisi non riscontriamo il lato “giallo”, che sarà chiaro nelle pagine successive. I salti nel tempo, ci lanciano in storie di vita che, all’apparenza, non sono collegate tra di loro, però, via via leggendo, ci si rende conto che ognuna di quelle “vite”, in qualche modo, come per il filo di una matassina, ci condurrà a comprendere, collegare, intuire e infine svelare appunto “il fine” dell’autore, che non perde mai i collegamenti, non devia, non si confonde. Nel lavoro, si riscontrano tutte le peculiarità conoscitive personali dell’autore, che si ribaltano nella chiarezza espositiva, nella capacità di non perdere mai di vista i personaggi, sia primari sia secondari, scandendo i tempi, rendendo fluida la storia e preparando il lettore, di volta in volta, alla successione degli eventi. I viaggi, gli spostamenti, le strade percorse, i tempi, sono inseriti in una logica che non fa rischiare al lettore di perdere di vista l’insieme della storia, per cui, pagina per pagina, si comincia a delineare il thriller nascosto. Ecco così che ci si rende conto di come la suspense, i pensieri complessi, le intuizioni di Matteo Ruffo, non siano soltanto dovute al tipo di lavoro che svolge, quanto alla possibilità che le circostanze che si presentano nascondano fattori complessi. I passaggi tra Napoli e Milano che il racconto prevede, gli avvenimenti che si svolgono “dal vivo” e quelli nati sul video del P.C. a causa della necessità di servirsi delle piattaforme virtuali a motivo della pandemia che “ (…)aveva stravolto tutto e avrebbe mutato irrimediabilmente la vita di tutti”, si delineano portandoci nel vivo delle situazioni. Lo psichiatra si era -appunto- registrato come psicoterapeuta sull’app.“Tu mi ascolti” per proseguire il suo lavoro non potendolo più svolgere di persona e la necessità, anche dopo la soluzione della pandemia, sarà la falsariga che porterà al caso poliziesco. Seguendo il percorso ben organizzato del romanzo, il lettore napoletano ritroverà strade ben riconoscibili della sua città e nell’antipatia che lo psichiatra prova nei confronti di chi, da napoletano appunto, tifa per una squadra avversaria, riconoscerà (forse), la propria. Le date e gli orari ben indicati chiariscono il desiderio dello scrittore che il percorso offerto al lettore, benché di per sé intricato per la complessità della storia narrata, resti evidente. Che permetta di ritrovare i presupposti della vita di ciascuno dei protagonisti primari e secondari e lo svolgersi delle vite negli anni trascorsi, anche offrendo così la caratterizzazione dei personaggi, le motivazioni delle scelte, le verità nascoste e quelle che soltanto il tempo permetterà di svelare. Evidentemente, l’autore non cerca eroi, anzi, sottolinea le caratteristiche più umane di ciascuno, delinea l’ombra negativa insinuante della malattia forse più lesiva e nascosta della società attuale: La depressione , definita dall'OMS come il “Il male del secolo”. Stigmatizza, dove occorra, come sia lesivo non riconoscerla, così come la depressione post-partum che causerà danni ad alcuni personaggi della storia nel passato, proiettandosi nel futuro. In effetti, nell’insieme dello svolgimento della narrazione, si possono apprezzare le conoscenze dello scrittore che si avvale di queste per meglio chiarire lati altrimenti oscuri del narrato. Quel romanzo che si può iniziare a leggere come una storia complessa, capace di introdurci nelle difficoltà psicologiche di coloro che lo caratterizzano, lentamente ci condurrà a vedere quanto di “poco chiaro” contrassegnino alcuni avvenimenti, portandoci cautamente a chiederci cosa si nasconda dietro gli eventi, quale mano oscura li abbia organizzati così bene da farli sembrare causati soltanto dalla natura. Il consiglio: leggere il lavoro di Salvatore Esposito godendosi i paesaggi, le sfumature, le descrizioni, lo svolgersi degli eventi, pagina per pagina, senza la fretta di comprendere “gli avvenimenti successivi”. Al momento opportuno il puzzle tra passato e presente si completerà da solo offrendoci chiaramente il thriller che si nasconde dietro il romanzo. Bianca Fasano. Biografia dell’autore. Salvatore Esposito è nato a Napoli nel 1978. Dopo il diploma di maturità scientifica ha conseguito la laurea in Economia aziendale e si è trasferito in Svizzera per svolgere un master in Finanza aziendale. Nel 2003 è entrato in un primario istituto di credito italiano percorrendo tutte le tappe professionali che l’hanno portato oggi a ricoprire il ruolo di Senior Credit Analyst. Nel 2016 si è avvicinato alla pratica dello yoga fino ad ottenere il brevetto di insegnante nel 2020. Nel 2021 ha conseguito la laurea in Scienze e tecniche psicologiche.

 
 
 

Per un suicida da Web

Post n°772 pubblicato il 28 Novembre 2022 da mondodonna_2008
 
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Aaron Swartz avrebbe compiuto 36 anni questo novembre. Chissà quante cose avrebbe potuto regalarci con la sua inventiva. Invece "è stato suicidato". Occorre dire chi era, per quanti non lo hanno conosciuto e mi avvarrò di quanto dice Wikipedia: “Aaron Hillel Swartz (Chicago, 8 novembre 1986 – New York, 11 gennaio 2013) è stato un programmatore, scrittore e attivista statunitense. Coautore della prima specifica dell'RSS e delle licenze Creative Commons[1], é il cofondatore di Reddit e il gruppo di attivismo online Demand Progress; faceva anche parte dell'Ethics Center Lab dell'Università di Harvard, ed è stato il creatore del "Guerrilla Open Access Manifesto". Il 19 luglio 2011 fu arrestato per aver scaricato 4,8 milioni di articoli scientifici dal database accademico JSTOR, fu poi liberato dietro cauzione. Vero: "La morte di Aaron Swartz non è una semplice tragedia personale". Stiamo parlando di Aaron Swartz, suicidatosi a soli ventisei anni, nella sua casa di Brooklyn a New York l’11 gennaio del 2013, e nato l’8 novembre del 1986. Questo novembre avrebbe compiuto trentasei anni. Se parliamo di suicidio, è un fatto che vi sia in media una morte per suicidio ogni quaranta secondi ed un tentativo di suicidio ogni tre secondi. Sembra assurdo a dirlo, ma nel 2000 hanno perso la vita circa un milione d’individui a causa del suicidio. Dobbiamo rimarcare che, nel caso di Aaron la sua decisione sia scaturita da una terrificante mescolanza di bullismo governativo e depressione. Accanto ai suoi scritti, dopo la sua morte, furono caricati sul web, decine di interviste, documentari, film, commemorazioni, articoli, libri e commenti che ancora oggi, a intervalli regolari, sono offerti come materiale di valore per celebrare le sue azioni e la sua opera. Per ricordarlo c’è anche una pellicola del 2014, dal titolo : - “The Internet’s Own Boy, “il ragazzo/figlio di Internet”. Tuttavia lui non c’è più, perché si è suicidato e nel mondo il suicidio (dato poco conosciuto) è attualmente tra le prime tre cause di morte nella fascia di età 15-34 anni; un fenomeno preoccupante tra i giovani, sia in termini assoluti sia relativi, in un terzo delle nazioni. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) precisa che ogni giorno muore a causa del suicidio l’equivalente delle vittime causate dall’attacco alle torri gemelle di New York l’11 settembre del 2001. Tornando ad Aaron, certamente la sua fine non possiamo valutarla “soltanto” come una tragedia personale dei genitori e di quanti l’hanno amato e stimato, ma, certamente è ANCHE una tragedia personale. Se avessi cresciuto un figlio (ed era figlio dell'Italia, giacché figlio del Web, figlio dell’universo-mondo), l’avessi visto così capace, intelligente, interattivo, speciale, mediatico, universale… per poi saperlo suicida? Che cosa avrei dovuto dirmi, che sarebbe stato meglio fosse stato un “normale” ragazzino senza pretese? Che il mondo non è PREPARATO ad accogliere menti quali la sua?Certamente nel suo animo meraviglioso e strano, doveva anche essere “delicato”, suscettibile, passibile di sofferenze particolari. Difficile che un giovane sia così speciale e non abbia anche antenne particolarmente capaci di percepire il disagio. Probabilmente, senza neanche rendersene conto, aveva sorpassato la linea indefinita e volubile del “giusto” e dell’illegale, del “permesso” e del negato. Ma esiste, appunto, quella linea, nel Web?Temo sia tutta da inventare e costantemente da rielaborare. "La conoscenza non è un crimine", si legge nella firma di “Anonymous” in onore dell'attivista e del diffusore della conoscenza a mezzo file sharing (di condivisione). Ma, ditelo alle religioni, ditelo a quanti ancora non hanno compreso che se c’è un Dio ci ha fatti curiosi e sa bene dove la nostra curiosità potrà portarci. Se c’è un Dio, ci ha fatti simili a lui, quindi, creatori, anche di nuovi spazi e di nuove mete. Ditelo a quanti (e sono tanti), dell’ignoranza godono e profittano, per cui ci indicano la cacciata dal paradiso e la “mela del peccato” con un indice enorme e minaccioso. Gabriele Frasca dice che «… nelle epoche di passaggio da una galassia di mezzi a un’altra suscita la paralizzante sensazione di una vera e propria “guerra mediale"».[1] La guerra mediale ha i suoi morti, anche se tanti, come è accaduto per me, sono passati in modo lieto dalla pur cara macchina per scrivere ad un mezzo che permette libertà nel passato inimmaginabili e mi ha poi consentito l’accesso all’immenso database di internet. D’altra parte:“É un po’ il destino delle fasi di transizione quello di offrirsi solo in un secondo momento alla consapevolezza degli osservatori, e giusto per il fatto che proprio coloro che sono immersi più profondamente in una rivoluzione finiscono con l’essere meno consapevoli delle sue dinamiche” (McLuhan 1962, pp. 210-212).[2] L’altra faccia della medaglia è che il world wide web[3] sia una terra virtuale laddove è possibile esprimere se stessi e ricercare libertà di pensiero e verità, per cui diventa territorio di contesa da parte degli stati cui la sua struttura affrancata e scorrevole rappresenta un pericolo, o comunque uno spazio da amministrare e verificare. Per Manuel Castells internet si palesa come un mezzo efficace affinché la democrazia possa espandersi nel globo e quindi egli trova ovvio che il web possa concorrere alla sua costruzione. In una nazione libera e democratica difatti le differenti forme associazionistiche, private e pubbliche, le reti civiche e le reti private, attraverso il Web assolvono i loro compiti di informazione, sia questa "alternativa", pubblica, amministrativa, di volontariato, religiosa o di altro tipo, si affidano alla rete. Purtroppo questa larghezza di pensiero ha i suoi risvolti nella possibilità che sia sfruttata anche in negativo e che vi sia un background meno nitido e pulito di quanto vorremmo fosse. Se la rete deve essere controllata, occorre creare una legislazione ad hoc e porre dei filtri per entrare in essa, ma in questo modo “il controllo” disporrebbe dei mezzi per essere totale e dittatoriale, cosa documentata nel caso di regimi totalitari dove l’informazione è imbavagliata, anche perché in Internet è facile essere controllati, si è completamente trasparenti, la privacy è assente e il rischio di essere spiati, più alto. Aaron era il paladino della libertà di informazione, o meglio del libero accesso alle informazioni, di quello che porta vicino ad essere “un unico cervello universale”, una “memoria globale”. Mai soli. Aaron, è vero: la tua morte NON è stata una semplice tragedia personale. Dovrebbe indicare la strada verso un modo nuovo di percepire questa nostra assoluta, potenziale, capacità di “conoscenza”. La tua morte la soffriamo tutti. Ti sei portato con te, togliendolo a ciascuno di noi, un “bit” del nostro coraggio e della nostra speranza per il futuro. Mettili assieme, nel mondo dove sei adesso e prova a costruirti un mondo “virtuale” migliore del nostro in cui vivere libero. Bianca Fasano [1] G. Frasca “ La lettera che muore-la “letteratura”nel reticolo mediale”; 2005-meltemi editore Srl, Roma, cap. secondo pag.42.[2] G. Frasca “ La lettera che muore-la “letteratura”nel reticolo mediale”.Op.Cit. Cap. terzo, pag. 82 [3] Il World Wide Web (nome di origine inglese), in sigla WWW, più spesso abbreviato in Web, anche conosciuto come Grande Ragnatela Mondiale, è un servizio di Internet che permette di navigare ed usufruire di un insieme vastissimo di contenuti multimediali e di ulteriori servizi accessibili a tutti o ad una parte selezionata degli utenti di Internet.

 
 
 

“Storia Continua adotta il tuo ebook”, ha adottato, “Il Tempo degli eroi” di Bianca Fasano.

Post n°771 pubblicato il 01 Luglio 2022 da mondodonna_2008
 
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Sicilia. (Cos’è “Storiacontinua?” Non facile da dirsi in due parole. In sintesi offre “Guide erisorse per orientarti nel mondo della letteratura online”. Il che, diquesti tempi di self-publisher non è poco: “Puoi imparare come fare peri tuoi racconti una promozione dell’Altro Mondo, grazie ai suggerimenti dei piùimportanti scrittori, self-publisher ed esperti di marketing a livellointernazionale”. Promette.

Per noi che stiamo indagando sul mondo di chi “sognail grande editore”, un settore da verificare.

Dove si nasconda e come si offra agli autori il grandeeditore è un insieme complesso, di cui la maggioranza degli scrittori italianied esteri non vedrà mai una opportunità utilizzabile. Intanto c’è chi, comeSonia Lombardo (autrice, tra l’altro, di: “I Metadati per i tuoi Ebook: comehackerare l'algoritmo di Amazon con le giuste parole chiave”), nel mondodell’editoria naviga alla grande e con “Storia continua” è decisa ad offrirequalche possibilità anche a chi, con quel mondo, ha in comune soltanto lavoglia di pubblicare. In self-publisher, assolutamente.

Ecco che, tra le offerte, decide di ospitare ogni meseautori che lo hanno scelto:” L’idea l’ho rubata a Writer’s Dream, chel’ha rubata ad Alessandro Girola del Blog sull’Orlo del Mondo, che a sua voltal’ha soffiata a Gianluca Santini, ma in fondo non si tratta che di rispettarela regola n°4 dell’iniziativa “Adotta un Ebook”, regola che impone il passaparola.

AncheStoria Continua ha deciso, non solo di diffondere l’iniziativa, ma di aderirein pieno, seppur contravvenendo alla prima regola del gioco: “scegliere unsingolo ebook”. Infatti, come già anticipato su Facebook, vorrei aprire propriouna casa famiglia per ebook orfani dei canali pubblicitari mainstream. E, così,ne prenderò in affidamento uno o due al mese, con tanto di post dedicati, foto,citazioni e link alle pagine di vendita”.

Questomese di giugno l’adozione è andata al “Iltempo degli eroi”, della giornalista Bianca Fasano, che la suapubblicazione in cartaceo in effetti l’ha già avuta molti anni fa per icaratteri della “Riemma Editore” di Castiglione della Pescaia raccogliendoanche consensi sia di pubblico che di premi letterari.

Eccolo(in parte), come ce lo descrive “Storia continua”: “Il Tempo degli Eroi”, il nostro Ebook in Adozione del mese, è unromanzo di Bianca Fasano; Il tempo degli eroi, per Bianca èl’Italia del 1963, un’Italia ignara degli episodi drammatici che prestoavrebbero travolto vite intere, infrangendo sogni e speranze. Il romanzoinfatti copre un arco di tempo che va da poco prima della tragedia del Vajontfino a poco dopo l’assassinio di J. F. Kennedy. Ma non lo fa in modo lineare.

Leintrusioni dell’autrice, le sue considerazioni, si alternano a un io narrantein prima e terza persona che si alimenta di pensieri sospesi, di riflessionipersonali quasi da dialogo interiore, usando, a tratti anche la semplicecronistoria degli eventi.

Linguaggie stili dunque si combinano come ci si aspetta dalla penna di una giornalistadi frontiera come Bianca Fasano, corrispondente del Roma e successivamente delMattino, ma anche docente di disegno e storia dell’arte, esperta in grafologiae fisiognomica.

Dunque,il suo scrivere diventa simile a dipingere: “Conta il colore, conta lapennellata, interessa soltanto che l’insieme sia arte”. La storia alloraparte dal di dentro, dalla vita intima di ogni singolo personaggio, i lorodestini finiscono per intrecciarsi finché tutta l’opera emerge prepotentementedalla carta, come ha scritto Stefano Musco: “Più che personaggi,gli eroi del romanzo sono così veri da non sembrare frutto della fantasia;sfogliando le pagine si soffre e gode con loro, sono uomini e donne, quelli delromanzo, cosi vicini al lettore da sembrargli quasi tangibili”.

Eper raggiungere questa “tangibilità”, per assurdo Bianca oggi ha scelto ildigitale: “Vengo da un trascorso di pubblicazioni cartacee, a mezzo editori,anche di una quotazione non indifferente, eppure sono divenuta una assertricedegli ebook e del self-publishing. Non potrò mai dimenticare le parole di unmio collega, Luigi Valletta del Roma, che mi diceva: gli articoli sonofarfalle. Ed è vero. Ammesso che qualcuno li legga, hanno vita brevissima.Quelli virtuali, invece, restano sul web e si possono rintracciare anche in spazi/tempodifferenti. In teoria sono meno veri, in pratica sono più duraturi”.”

Questigli ebook adottati nel 2022: Maggio 2022 “UnUragano dai Capelli Rossi” di Angela C. (pubblicato con AmazonKDP).

Marzo2022 “Come è profondo ilMale” di Guido Rojetti (pubblicato con Amazon KDP).

Ottobre2020 “Lovid-19, storiadi una (quasi) guarigione” di Elena Soprano (pubblicato con AmazonKDP).

L’invitoè aperto ad altri scrittori e testi che potranno essere valutati: “Se anche voi avete un ebook chevorreste affidare alle cure di questo sito, non dovete fare altro che lasciareun commento o contattarmi, per richiedere la vostra promozionegratuita.
L’unica regola darispettare, che stavolta non ammette eccezioni, è l’autoproduzione: gli ebookdevono essere tutti rigorosamente frutto di autopubblicazione.

Allora,fatevi avanti!”

Insomma,se volete saperne di più sul “self-publishing” o sulla “stampa on-demand”, queiservizi di editoria che consentono agli autori di pubblicare il proprio librosenza alcun costo iniziale e in tiratura limitata al numero di copieeffettivamente richieste dai lettori, potete rivolgervi (tral’altro),”Storiacontinua.com.” Sempre “in attesa del grande editore!”

AngeloBuonarroti.

 

 

 

 
 
 

Napoli. IL PESCE D’APRILE AGLI AVVOCATI – di Pasquale D’Aiuto, avvocato

Post n°770 pubblicato il 02 Aprile 2020 da mondodonna_2008
 
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Ditemiche è soltanto un pesce d’aprile. Vi prego, ditemelo e convincetemi. Perchéquest’oggi assisto, attonito, alla corsa caotica, a colpi di click, da parte di migliaia e migliaia dipersone che hanno conseguito un diploma, una laurea in Giurisprudenza, hannosvolto pratica forense ed ottenuto un’ardua abilitazione, all’accaparramento dell’obolodi € 600,00 (pure, inizialmente non previsto!) graziosamente concesso con il c.d.Decreto Cura Italia (D.L. n. 18 del 17.3.2020, così come integrato con Decretodel 28.3.2020 dei Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali edell’Economia e delle Finanze).

Parlodegli Avvocati, categoria professionale liberale e nobile, esistente da quando èin piedi una società che si possa dire civile, attori principali del sistemaGiustizia come i Magistrati, baluardo per la tutela e l’implementazione  dei diritti. Parlo di esseri umani che hannopuntato le proprie fiches su un corsodi studi polivalente, per trovare il proprio posto nel circuito produttivo erendersi utili al mondo.

Però,evidentemente, nella nazione sbagliata.

Genteche, in paesi seri, dovrebbe nutrire serene prospettive di medio-lungo periodoe che, al contrario, in questo surreale posto che è l’Italia – ma per prudenza,in base alla mia personale esperienza, preferisco limitarmi al meridioned’Italia, che è anche Roma, per intenderci – spera di buscarsi qualcosa dalloStato, quando e se arriverà, perché avrà fornito dimostrazione alla propriaprevidenza privata di aver passato anni difficili, di non aver affattoingranato con la professione o, addirittura, di non aver più una partita iva.

Ma questoè meno del breve periodo: questo è campare alla giornata.

Sì,perché vi sfido: più a monte, provate a raccontarmi che, in fondo, questo Paesenon abbia poi convinto noi Avvocati che la nostra quintessenza fosse proprio quelladel campare alla giornata. Raccontatemelo ma poi, un attimo dopo, motivatelo conragioni solide, perché io farò fatica a starvi dietro. Perché io credo siaproprio così: noi siamo una categoria da distruggere, i paria della società.

Noisiamo residuali.

E losaremmo anche se parlassimo, oggi, non di seicento ma di seimila o sessantamilaeuro per ciascun Avvocato, perché l’unico “bonus” che potrà salvare ilfondamentale comparto della Giustizia dovrà consistere in un’autenticarivoluzione concettuale, a partire dal nostro ruolo.

Laverità è che ormai siamo abituati a concepire la nostra professione come unagara ad ostacoli o, per restare in tema, come un’emergenza continua, un po’come il virus di questi tempi. Noi siamo continuamente in quarantena, questa èla verità. Noi siamo reclusi – sì, da sempre e non solo in questi giorni – acausa di barriere politiche, sistemiche, ideologiche ma concretissime.

E losiamo a partire da corsi di studio affollati, aperti a chiunque – anche acoloro che non sanno cosa fare della propria vita dopo il diploma –  e, spesso, senza uno sbocco preciso; poi, dapratiche forensi disorganiche, molto spesso povere di contenuti, cronicamentelegate alle solite materie divenute una sorta di ammortizzatore sociale (pensoalla r.c.a.), con compensi da fame o senza alcuna forma di corrispettivo. Pratiche che, assai spesso, non siconcludono mai veramente e sfociano in collaborazioni atipiche nonregolamentate, generando migliaia di professionisti poveri, timorosi dispiccare il salto e prendere ad essere realmente autonomi – realmenteprofessionisti! – e bisognosi, quasi fisiologicamente, di conforto, controllo,rilettura, assenso da parte di un dominus.Una demolizione psicologica, prima che economica.

Epoi, penso all’esame d’abilitazione che (e mi perdonino i commissari seri epreparati che ho incontrato nella mia vita), continua a sembrare un terno allotto. Con i testi nascosti negli zaini, gli smartphone, la speranza di unaiuto esterno, quando basterebbe pretendere l’impegno degli aspiranti Avvocati,consentire loro l’utilizzo dei codici commentati con la Giurisprudenza edimpedire realmente l’adozione ditrucchetti da ragazzini – che costituiscono illeciti penali, a ben vedere.

Forse,prima ancora, la facoltà di Giurisprudenza dovrebbe tornare a fare selezione (apartire dal numero chiuso) o, almeno, a indirizzare verso una prospettiva, comela libera professione o i concorsi.

Poipenso alle udienze, che quasi sempre sono affollatissime perdite di tempo e chesovente vantano l’unico beneficio di incoraggiare la socialità e di sostenere l’economiadei bar nei pressi degli Uffici Giudiziari, a suon di caffè e chiacchiere aitavolini. Quali udienze? Ma noi Avvocati le conosciamo bene: innanzitutto,quelle di mero rinvio (perché il Giudice non è riuscito ad emettere unprovvedimento, perché mancano i testimoni, perché una notifica è andata stortae chi più ne ha, più ne metta); poi, l’udienza che segue quella di comparizionedelle parti nel caso (leggasi: sempre) di richiesta della concessione dei terminic.d. istruttori; quella di conferimento dell’incarico al Consulente Tecnicod’Ufficio, che presta giuramento; quella di precisazione delle conclusioni,spesso reiterata per ragioni, sovente, oscure (o, forse, ben chiare)… siaccettano suggerimenti. Parlo da civilista, naturalmente: tutto tempo chepotrebbe essere dedicato allo studio, al tempo libero. Alla famiglia.

Poi,penso agli importi ingenti che dobbiamo destinare, sin dall’iscrizione all’albo,anche senza un reddito effettivo ed in modo affatto proporzionato e scalare,alla nostra previdenza sociale, pur gravata da tutte le sue ben noteincongruenze.

Manon è solo questo: è molto, molto di più. Questa elemosina di 600 euro assumele vesti di una beffa, contentino inaccettabile ed odioso per una vita(professionale ma non solo) di assurdità conclamate. Penso, ad esempio, al fattoche un soggetto, se non ha un reddito “regolare”, può intentare una causacivile senza rischiare concretamente nulla – lasciando a bocca asciutta lacontroparte e l’Avvocato avversario, oltre che, molto probabilmente, anche ilproprio (dura, spiegarlo ai non addetti ai lavori; vero?). Penso alle societàche scompaiono (anzi: che divengono inattive), lasciando capitale e patrimonioazzerati ma tanti debiti, nei confronti dei fornitori quanto degli Avvocati edei professionisti in genere.

Pensoalle procedure concorsuali inutili; alle esecuzioni mobiliari in cui le caseprivate sono sempre chiuse, in cui addosso, il debitore, non ha nemmeno unorologio oppure in cassa non c’è mai un euro da pignorare; a quelle immobiliariche durano un’eternità e costringono chi le ponga in essere ad esborsi enormiche, spesso, non vedranno rimborso; ai pignoramenti presso terzi (quandopossibile) ove sovente non v’è nulla o quasi da ricavare perché il terzo nonc’è più o perché il suo debito è poco o nulla; ai ricorsi per decretoingiuntivo che potrebbero essere sostituiti da ingiunzioni qualificate degliAvvocati; a tutti quei contratti che sarebbero facilmente, e con competenza,stipulabili senza l’assistenza di altri professionisti – le compravenditeimmobiliari, per esempio ma sovvengono alla mente anche i c.d. passaggi diproprietà dei veicoli – e, più in generale, allo scandalo della negazione, pressocchéassoluta e davvero incomprensibile, della facoltà di autenticare le sottoscrizioni!

Pensoalla patologica mancanza di meritocrazia. Agli incarichi milionari concessi inbase a graziose discendenze e giuste amicizie. Ai mandati professionali daparte degli enti pubblici che vanno sempre agli stessi.

Pensoall’incredibile assenza di qualsiasi riferimento alla figura dell’Avvocatonella nostra Costituzione!

Epoi, ritorno con la mente al dileggio generale nei confronti  della categoria: gli Avvocati rubano, perdonotempo, provocano la prescrizione, sono incompetenti, godono nel ritardare ledecisioni, sono degli azzeccagarbugli, raccontano fandonie, si arricchisconosfruttando i clienti, si vendono all’avversario… chiunque può, a chiunque è concessogettarci fango addosso, impunemente. La vulgataè che noi siamo cattivi. Sui social, in strada, persino nelle dichiarazioni (anchemolto recenti) di qualche… illuminato ed autorevole giurista. Non aiuta,bisogna dirlo, la politica adottata da più d’un ministro della Giustizia oppurel’insipienza di qualche soggetto capitato, per puro caso, all’apice del nostrosettore.

GliAvvocati sono carne da macello, spara addosso al leguleio, dagli all’untore.

Sobene che, in qualche caso, il dileggio è meritato. Penso ai colleghi (minuscolavoluta) che offrono pubblicamente la propria attività (minuscola voluta) gratiso quasi – con ciò, violando il principio di lecita concorrenza – o che, peresempio, incoraggiano azioni nei confronti dei medici che agiscono nell’estremadifficoltà di questi tempi grigi.

Masiamo 250.000 e passa (troppi, troppi)! Per la stragrande maggioranza perbene,coraggiosi, preparati, in buona fede. Penso al sorriso, alla bravura ed alladisponibilità dei Colleghi che vedo quasi ogni giorno (Antonietta, Gianluca,Roberto, Alessio, Elio per fare qualche nome, perché non siamo numeri!) e, piùin generale, alla correttezza, alla serietà, al fair play di quelli che incontro sulla mia strada, innanzi alleeccezioni ed alle strenue argomentazioni, alla loro capacità di scorgere lacesura tra la difesa del Cliente ed i rapporti personali.

Quantoè difficile, tutto questo! Quanto è difficile e miracoloso comprendere che l’inderogabilitàdel mandato difensivo ed il rispetto reciproco possano coesistere – anzi,considerare la prima una parte fondamentale del secondo.

Indefinitiva e senza dilungarmi oltre, ecco perché vorrei tanto che questa storiadei 600 euro fosse un pesce d’aprile: perché, qui, bisogna rifondare laGiustizia, non elargire oboli. Perché non esiste alcuna programmazione rispettabilee seria delle vite di centinaia di migliaia di Legali; perché chi deve non adottariguardo per le loro anime, le loro aspirazioni, le loro famiglie ed ora, difronte all’ultimo atto di un’emergenza continua, frutto di scelte scellerate edi prassi assurde che solo in minima parte qui sono state citate, non si puòpiù tacere. Perché non c’è merito, cultura, cura. Perché si deve, prima ditutto, riabilitare la professione dell’Avvocato. Perché noi siamo senza futuroe lo eravamo ben prima di questa emergenza mondiale.

Ilteatro è finito e quest’ultima farsa ha disvelato il trucco. Oggi, primo diaprile, abbiamo patito lo scherzo più atroce. Speriamo sia l’ultimo.

Avv.Pasquale D’Aiuto.

 

 
 
 
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