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Napoli. IL PESCE D’APRILE AGLI AVVOCATI – di Pasquale D’Aiuto, avvocato

Post n°770 pubblicato il 02 Aprile 2020 da mondodonna_2008
 
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Ditemiche è soltanto un pesce d’aprile. Vi prego, ditemelo e convincetemi. Perchéquest’oggi assisto, attonito, alla corsa caotica, a colpi di click, da parte di migliaia e migliaia dipersone che hanno conseguito un diploma, una laurea in Giurisprudenza, hannosvolto pratica forense ed ottenuto un’ardua abilitazione, all’accaparramento dell’obolodi € 600,00 (pure, inizialmente non previsto!) graziosamente concesso con il c.d.Decreto Cura Italia (D.L. n. 18 del 17.3.2020, così come integrato con Decretodel 28.3.2020 dei Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali edell’Economia e delle Finanze).

Parlodegli Avvocati, categoria professionale liberale e nobile, esistente da quando èin piedi una società che si possa dire civile, attori principali del sistemaGiustizia come i Magistrati, baluardo per la tutela e l’implementazione  dei diritti. Parlo di esseri umani che hannopuntato le proprie fiches su un corsodi studi polivalente, per trovare il proprio posto nel circuito produttivo erendersi utili al mondo.

Però,evidentemente, nella nazione sbagliata.

Genteche, in paesi seri, dovrebbe nutrire serene prospettive di medio-lungo periodoe che, al contrario, in questo surreale posto che è l’Italia – ma per prudenza,in base alla mia personale esperienza, preferisco limitarmi al meridioned’Italia, che è anche Roma, per intenderci – spera di buscarsi qualcosa dalloStato, quando e se arriverà, perché avrà fornito dimostrazione alla propriaprevidenza privata di aver passato anni difficili, di non aver affattoingranato con la professione o, addirittura, di non aver più una partita iva.

Ma questoè meno del breve periodo: questo è campare alla giornata.

Sì,perché vi sfido: più a monte, provate a raccontarmi che, in fondo, questo Paesenon abbia poi convinto noi Avvocati che la nostra quintessenza fosse proprio quelladel campare alla giornata. Raccontatemelo ma poi, un attimo dopo, motivatelo conragioni solide, perché io farò fatica a starvi dietro. Perché io credo siaproprio così: noi siamo una categoria da distruggere, i paria della società.

Noisiamo residuali.

E losaremmo anche se parlassimo, oggi, non di seicento ma di seimila o sessantamilaeuro per ciascun Avvocato, perché l’unico “bonus” che potrà salvare ilfondamentale comparto della Giustizia dovrà consistere in un’autenticarivoluzione concettuale, a partire dal nostro ruolo.

Laverità è che ormai siamo abituati a concepire la nostra professione come unagara ad ostacoli o, per restare in tema, come un’emergenza continua, un po’come il virus di questi tempi. Noi siamo continuamente in quarantena, questa èla verità. Noi siamo reclusi – sì, da sempre e non solo in questi giorni – acausa di barriere politiche, sistemiche, ideologiche ma concretissime.

E losiamo a partire da corsi di studio affollati, aperti a chiunque – anche acoloro che non sanno cosa fare della propria vita dopo il diploma –  e, spesso, senza uno sbocco preciso; poi, dapratiche forensi disorganiche, molto spesso povere di contenuti, cronicamentelegate alle solite materie divenute una sorta di ammortizzatore sociale (pensoalla r.c.a.), con compensi da fame o senza alcuna forma di corrispettivo. Pratiche che, assai spesso, non siconcludono mai veramente e sfociano in collaborazioni atipiche nonregolamentate, generando migliaia di professionisti poveri, timorosi dispiccare il salto e prendere ad essere realmente autonomi – realmenteprofessionisti! – e bisognosi, quasi fisiologicamente, di conforto, controllo,rilettura, assenso da parte di un dominus.Una demolizione psicologica, prima che economica.

Epoi, penso all’esame d’abilitazione che (e mi perdonino i commissari seri epreparati che ho incontrato nella mia vita), continua a sembrare un terno allotto. Con i testi nascosti negli zaini, gli smartphone, la speranza di unaiuto esterno, quando basterebbe pretendere l’impegno degli aspiranti Avvocati,consentire loro l’utilizzo dei codici commentati con la Giurisprudenza edimpedire realmente l’adozione ditrucchetti da ragazzini – che costituiscono illeciti penali, a ben vedere.

Forse,prima ancora, la facoltà di Giurisprudenza dovrebbe tornare a fare selezione (apartire dal numero chiuso) o, almeno, a indirizzare verso una prospettiva, comela libera professione o i concorsi.

Poipenso alle udienze, che quasi sempre sono affollatissime perdite di tempo e chesovente vantano l’unico beneficio di incoraggiare la socialità e di sostenere l’economiadei bar nei pressi degli Uffici Giudiziari, a suon di caffè e chiacchiere aitavolini. Quali udienze? Ma noi Avvocati le conosciamo bene: innanzitutto,quelle di mero rinvio (perché il Giudice non è riuscito ad emettere unprovvedimento, perché mancano i testimoni, perché una notifica è andata stortae chi più ne ha, più ne metta); poi, l’udienza che segue quella di comparizionedelle parti nel caso (leggasi: sempre) di richiesta della concessione dei terminic.d. istruttori; quella di conferimento dell’incarico al Consulente Tecnicod’Ufficio, che presta giuramento; quella di precisazione delle conclusioni,spesso reiterata per ragioni, sovente, oscure (o, forse, ben chiare)… siaccettano suggerimenti. Parlo da civilista, naturalmente: tutto tempo chepotrebbe essere dedicato allo studio, al tempo libero. Alla famiglia.

Poi,penso agli importi ingenti che dobbiamo destinare, sin dall’iscrizione all’albo,anche senza un reddito effettivo ed in modo affatto proporzionato e scalare,alla nostra previdenza sociale, pur gravata da tutte le sue ben noteincongruenze.

Manon è solo questo: è molto, molto di più. Questa elemosina di 600 euro assumele vesti di una beffa, contentino inaccettabile ed odioso per una vita(professionale ma non solo) di assurdità conclamate. Penso, ad esempio, al fattoche un soggetto, se non ha un reddito “regolare”, può intentare una causacivile senza rischiare concretamente nulla – lasciando a bocca asciutta lacontroparte e l’Avvocato avversario, oltre che, molto probabilmente, anche ilproprio (dura, spiegarlo ai non addetti ai lavori; vero?). Penso alle societàche scompaiono (anzi: che divengono inattive), lasciando capitale e patrimonioazzerati ma tanti debiti, nei confronti dei fornitori quanto degli Avvocati edei professionisti in genere.

Pensoalle procedure concorsuali inutili; alle esecuzioni mobiliari in cui le caseprivate sono sempre chiuse, in cui addosso, il debitore, non ha nemmeno unorologio oppure in cassa non c’è mai un euro da pignorare; a quelle immobiliariche durano un’eternità e costringono chi le ponga in essere ad esborsi enormiche, spesso, non vedranno rimborso; ai pignoramenti presso terzi (quandopossibile) ove sovente non v’è nulla o quasi da ricavare perché il terzo nonc’è più o perché il suo debito è poco o nulla; ai ricorsi per decretoingiuntivo che potrebbero essere sostituiti da ingiunzioni qualificate degliAvvocati; a tutti quei contratti che sarebbero facilmente, e con competenza,stipulabili senza l’assistenza di altri professionisti – le compravenditeimmobiliari, per esempio ma sovvengono alla mente anche i c.d. passaggi diproprietà dei veicoli – e, più in generale, allo scandalo della negazione, pressocchéassoluta e davvero incomprensibile, della facoltà di autenticare le sottoscrizioni!

Pensoalla patologica mancanza di meritocrazia. Agli incarichi milionari concessi inbase a graziose discendenze e giuste amicizie. Ai mandati professionali daparte degli enti pubblici che vanno sempre agli stessi.

Pensoall’incredibile assenza di qualsiasi riferimento alla figura dell’Avvocatonella nostra Costituzione!

Epoi, ritorno con la mente al dileggio generale nei confronti  della categoria: gli Avvocati rubano, perdonotempo, provocano la prescrizione, sono incompetenti, godono nel ritardare ledecisioni, sono degli azzeccagarbugli, raccontano fandonie, si arricchisconosfruttando i clienti, si vendono all’avversario… chiunque può, a chiunque è concessogettarci fango addosso, impunemente. La vulgataè che noi siamo cattivi. Sui social, in strada, persino nelle dichiarazioni (anchemolto recenti) di qualche… illuminato ed autorevole giurista. Non aiuta,bisogna dirlo, la politica adottata da più d’un ministro della Giustizia oppurel’insipienza di qualche soggetto capitato, per puro caso, all’apice del nostrosettore.

GliAvvocati sono carne da macello, spara addosso al leguleio, dagli all’untore.

Sobene che, in qualche caso, il dileggio è meritato. Penso ai colleghi (minuscolavoluta) che offrono pubblicamente la propria attività (minuscola voluta) gratiso quasi – con ciò, violando il principio di lecita concorrenza – o che, peresempio, incoraggiano azioni nei confronti dei medici che agiscono nell’estremadifficoltà di questi tempi grigi.

Masiamo 250.000 e passa (troppi, troppi)! Per la stragrande maggioranza perbene,coraggiosi, preparati, in buona fede. Penso al sorriso, alla bravura ed alladisponibilità dei Colleghi che vedo quasi ogni giorno (Antonietta, Gianluca,Roberto, Alessio, Elio per fare qualche nome, perché non siamo numeri!) e, piùin generale, alla correttezza, alla serietà, al fair play di quelli che incontro sulla mia strada, innanzi alleeccezioni ed alle strenue argomentazioni, alla loro capacità di scorgere lacesura tra la difesa del Cliente ed i rapporti personali.

Quantoè difficile, tutto questo! Quanto è difficile e miracoloso comprendere che l’inderogabilitàdel mandato difensivo ed il rispetto reciproco possano coesistere – anzi,considerare la prima una parte fondamentale del secondo.

Indefinitiva e senza dilungarmi oltre, ecco perché vorrei tanto che questa storiadei 600 euro fosse un pesce d’aprile: perché, qui, bisogna rifondare laGiustizia, non elargire oboli. Perché non esiste alcuna programmazione rispettabilee seria delle vite di centinaia di migliaia di Legali; perché chi deve non adottariguardo per le loro anime, le loro aspirazioni, le loro famiglie ed ora, difronte all’ultimo atto di un’emergenza continua, frutto di scelte scellerate edi prassi assurde che solo in minima parte qui sono state citate, non si puòpiù tacere. Perché non c’è merito, cultura, cura. Perché si deve, prima ditutto, riabilitare la professione dell’Avvocato. Perché noi siamo senza futuroe lo eravamo ben prima di questa emergenza mondiale.

Ilteatro è finito e quest’ultima farsa ha disvelato il trucco. Oggi, primo diaprile, abbiamo patito lo scherzo più atroce. Speriamo sia l’ultimo.

Avv.Pasquale D’Aiuto.

 

 
 
 
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