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« La città della felicitàUn evento mondiale (prima parte) »

Il giorno della rinascita

Post n°31 pubblicato il 25 Aprile 2014 da princesssweet
 

 

 

 

Torino, 5 aprile 1944
"Babbo mio caro,non avrei mai creduto che fosse così facile morire.
Davanti alla mia ultima ora mi sento sereno e tranquillo e se sul mio ciglio brilla una lagrima è perché penso allo strazio dei Miei.
È questa la tragedia mia nel presentarmi a Dio; ti chiedo quindi di diminuire le mie pene promettendomi di essere forte e di superare la tragedia di oggi, pensando che essa è
permessa dalla Provvidenza per i suoi imperscrutabili fini.
Babbo adorato, se la mia vita fu serena e facile io lo devo a Te, che mi hai guidato col tuo amore, col tuo lavoro,col tuo esempio.(...)
Mamma, colla tua forza d'animo, vincendo momenti difficili della vita, mi fosti sempre di esempio e di guida; ti
chiedo lo sforzo supremo oggi di fare altrettanto: non di-
sperarti completamente e rimani serena : Iddio terrà conto
del tuo sacrificio.(...)
Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità ita-
liana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e
stimata nel mondo intero.(...) 
Possa il mio grido di «Viva l'Italia libera» sovrastare e
smorzare il crepitio dei moschetti che mi daranno la mor-
te; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della
nostra Bandiera, per le quali muoio felice
!"
(Franco Balbis nome di battaglia Francis)

 

Queste sono alcune parti dell'ultima lettera che Franco Balbis scrisse ai suoi genitori.

 

Franco Balbis è stato un partigiano italiano.

 

 Nacque a Torino il 16 ottobre 1911 (uffìciale in Servizio Permanente Effettivo, Capitano di Artiglieria in Servizio di Stato Maggiore, , decorato di Medaglia d'Argento, di Medaglia di Bronzo e di Croce di Guerra di prima Classe).

 

 All'indomani dell'8 settembre 1943 entrò nel movimento clandestino di Torino .

 

Fu arrestato il 31 marzo I944, da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipava ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino , processato nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Bracciní, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti ( Medaglia d'Oro e Medaglia d'Argento al Valor Militare).

 

Lui è uno dei tantissimi che sono morti per ridare libertà all'Italia stretta nella morsa del fascismo.

 

Ho raccolto, per chi avesse il piacere di leggerli, alcuni pezzi tratti dai diari di Mario Tutino  (padre di due partigiani) e Zelmira Marazio (fascista di Salò) , che fanno ben "assaporare" il genuino gusto della storia racontata da chi quei giorni li ha vissuti, buona lettura:

 

 

 

 

 

 

 

 Dal diario di Mario Tutino

 

20 aprile 1945 Milano, Venerdì

 

 "La radio di Londra e quella d’America seguitano a dare  i particolari delle atrocità avvenute alla luce nei campi di concentramento dei prigionieri e internati in Germania, Andreina ascoltando queste notizie ha pianto, in serata è venuto da noi a cena il capitano Gaetani, per concertarsi con il mio Alessandro sulla possibilità di partenza per Biella, vorrebbe unirsi alla settantaseiesima brigata la Garibaldi quella di cui fa parte anche Saverio,decidono di andare in bicicletta verso la fine della settimana,troppo tardi penso.

 

Mentre scrivo guardo qui alla parete la carta dell’Europa dove ho teso su spilli filorosso alleati e filoverde russi ad indicare il movimento di due eserciti,troppo tardi, penso ancora mentre scrivo…."

 

 Dal diario di  Zelmira Marazio

 

20 aprile 1945 Torino

 

"Giulio veniva a trovarmi in ufficio un paio di volte alla settimana, i suoi discorsi ormai erano sempre gli stessi:

 

-Non puoi continuare a vivere così, esposta a ogni pericolo, tu non sai come odiano i fascisti , io lo so che vivo alla fiat

 

Lo sai che tutto sta per finire….

 

-Non ci credo, sei il solito pessimista

 

-Sono informatissimo, non dimenticare che vivo in mezzo ai comunisti attorno alla città si stanno ammassando più di 5000 partigiani e tra i torinesi ci sono migliaia e migliaia di antifascisti attivi: infromatori, sabotatori, staffette, moltissime donne tutte le forze operaie sono organizzate e pronte per l’ultimo attacco l’insurrezione avverrà a giorni…

 

-Non posso lasciare ora i miei camerati- gli rispondevo io- sarebbe un tradimento affronterò con loro la battaglia finale e poi sarà come Dio vorrà"

 


 
Nell'aria si avverte già profumo di cambiamento.

 

 

 

Dal diario di Mario Tutino

 

24 Aprile Martedì Milano


"Nella mattinata ho appreso in tre successive telefonate che anche Genova è stata liberata dai partigiani i tedeschi si sono ritirati senza combattere (…) nel pomeriggio ancora notizie entusiasmanti: Mantova sarebbe stata occupata da paracadutisti, occupata e raggiunta sarebbe stata anche Cremona conferme arrivano da tutte le parti..."


 


 

 25 Aprile


"Entrando in viale Piave 5 annuncio risolutamente :


Tutto è finito si stanno trasferendo i poteri al Comitato di Liberazione Nazionale esplode un grido irrefrenabile, i pochi presenti si precipitano chi in strada, chi su per le scale a informare i parenti, a informare i vicini tutto il rione è in subbuglio. Ci si affaccia alle finestre (...) si apre la radio, si ascolta, sono i fascisti republicani che occupano la trasmittente e che parlano (...) Bassani mi assicura che la notizia è esatta e che il trapasso dei poteri avverrà nella notte"

 

 

Dal diario di  Zelmira Marazio

 

25 aprile 1945 Torino

 

"Si diffuse l’ordine di bruciare tutti gli incartamenti dwgli uffici furono accese le caldaie dei termosifoni e tutti i presenti si diedero da fare (…) il mio lavoro di tanti mesi, davamo un addio a tutto, piangevamo alimentando le fiamme.


Solaro ci convocò tutti nel suo ufficio, sulla parete dietro la scrivania campeggiava un ritratto del duce vestito della divisa di comandante della brigata nera Solaro ci attendeva in piedi rannuvolato in volto quando la sala fu piena cominciò a parlare.


Ascoltavamo in silenzio, alcuni piangendo altri serrando le mascelle per non cedere alla commozione :


-Camerati, vi riunisco per l’ultima volta non c’è più speranza per noi i tedeschi hanno trattato la resa, il duce ha abbandonato Milano e non sappiamo dov’è, forse in fuga verso la Svizzera, io vi ringrazio per la vostra fedltà e vi sciolgo dal giuramento prestato alla repubblica” quelle parole aprivano un baratro davanti a noi ora eravamo soli, abbandonati a noi stessi orfani della Repubblica..."

 

Finalmente l'ITALIA E' LIBERA!

 

 

  Dal diario di Mario Tutino

 

26 aprile giovedì Milano:

 

"Milano è tutta un palpito di vita le vie percorse da mezzi di ogni sorta che saettano per la città con armati a bordo sono i partigiani(..) la gente applaude alle pattuglie ai patrioti in armi che saettano per le strade

 



 

La radio di quando in quando trasmette notizie il Comitato di Liberazione Nazionale dice che la città deve essere trovata dagli alleati completamente ripulita a opera degli italiani  i fascisti sono avvertiti: arrendersi o perire"

 

Dal diario di  Zelmira Marazio

 

26 aprile:

 

"Ci scosse un suono di campane prima leggero quasi esitante, poi più largo disteso nella chiara luce del mattino vidi sfilare le truppe dei partigiani(…)tra il clamore percepivo  alcune voci” viva i patrioti viva l’italia libera amorte i fascisti, i vigliacchi sono scappati viva i partigiani”(...) ero lì (…) parevo impassibile ma la mia anima era nel caos"

 

Il 25 Aprile ha un valore importantissimo :rappresenta il momento in cui l'Italia rinacque libera dalla dittatura e dal nazifascismo e si incamminò verso l'attuale Repubblica (il 25 Aprile la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Marco Evangelista).

 

LIBERTA'una parola che oggi tendiamo a sottovalutare dandola per scontata , oppure a "scavalcare" abusandone enormemente.

 

LIBERTA': una parola forgiata con il sangue.

 

 

"Sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti"

 

  Antonio Gramsci - Indifferenti (11 febbraio 1917)

 

 

 
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