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« Un evento mondiale (prima parte)Sweet più che mai! »

Un evento mondiale (seconda parte)

Post n°34 pubblicato il 30 Aprile 2014 da princesssweet
 

Leggi la prima parte: http://blog.libero.it/ormeanima/12765713.html

Giovanni Paolo II

 

"Ex operaio. Ultimo di tre figli, Karol Wojtyla nasce a Wadowice (Polonia), il 18 maggio 1920. A 9 anni perde la madre. Il padre è un ufficiale dell’esercito asburgico. Durante l’infanzia è chiamato con l’appellativo Lolek (Carletto). Vive in stretto rapporto con la comunità ebraica, nella quale avrà amici fraterni che incontrerà anche a Roma dopo l’elezione papale. Si laurea all’università di Cracovia, dove durante la guerra per mantenersi agli studi lavora come operaio nella fabbrica chimica Solvay. Sfugge per miracolo alla deportazione nazista. Nel 1944 entra in seminario. Due anni dopo è ordinato prete e inviato a Roma a studiare alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (futura Angelicum) dove si laurea in teologia. Torna in Polonia e, dopo un’esperienza in parrocchia, insegna etica alle università Jaghellonica e di Lublino. Nel 1958 Paolo VI lo nomina vescovo ausiliare di Cracovia e poi arcivescovo titolare. In questa veste partecipa al Concilio. La nomina cardinalizia è del 1967.

 

Papa prolifico.

 

In 27 anni di pontificato – il terzo per durata nella storia della Chiesa, dietro solo a San Pietro e a Pio IX – risulta piuttosto problematico elencare in modo completo tutte le sue gesta, i suoi interventi pubblici e privati, raccontarne viaggi, appelli, richiami, encicliche. Nessun papa prima di lui era stato tanto prolifico. In gioventù compone, infatti, poesie, scrive commedie teatrali; recita in teatro e sembra che sia stato anche fidanzato. Da prete e da vescovo collabora con periodici diocesani su tematiche dedicate alle famiglie, alla vita di coppia e al mondo del lavoro. Nessun papa prima di Wojtyla aveva vissuto esperienze durissime sotto due dittature, nazismo e comunismo, prove che porterà sempre con sé per additarle come moniti contro qualsiasi forma di oppressione, in difesa dei diritti umani e della libertà, a partire da quella religiosa. Nessun papa prima di Wojtyla era entrato in una Sinagoga dove, in una memorabile prolusione del 1986 definirà gli ebrei «i nostri fratelli maggiori», chiedendo anche perdono per «i peccati commessi contro di loro dai cristiani nei secoli passati».

 

Lui e le altre religioni.

 

Nessun papa prima di Wojtyla aveva perdonato il suo attentatore – il terrorista turco Alì Agca – che lo aveva ferito gravemente in piazza San Pietro il 13 maggio 1981, andandolo a visitare in carcere. Instancabile la sua voglia di dialogo e di incontro, non solo con i cattolici, ma anche con le altre religioni (come ad Assisi nel 1986 nel primo storico meeting interreligioso), e con i giovani, per i quali “inventerà” le Giornate mondiali della gioventù.

 

Giovanni Paolo II, dunque, il papa dei record, che – numeri alla mano – danno l’esatta dimensione dell’enorme lavoro svolto dal primo papa non italiano dopo 455 anni, dai tempi di Adriano VI (1522-1523), ma anche il primo venuto da un paese dell’Est, la Polonia, in piena guerra fredda e ben undici anni prima della caduta del Muro. Quattordici le encicliche pubblicate, tra le quali spicca il trittico dedicato ai problemi del lavoro (Sollicitudo rei socialis, Laborem Exercens e Centesimus annus).

 

Lui e i fedeli.

 

I viaggi internazionali sono stati 105, sempre contrassegnati da grandi bagni di folla; molti di più quelli fatti in Italia e, in particolare, a Roma tra le parrocchie del centro e della periferia. Ma il primo viaggio lo fa pochi giorni dopo l’elezione papale del 1978, ad Assisi per consacrare il pontificato a San Francesco. Da qui l’attribuzione a Wojtyla di “papa globetrotter” o di “papa atleta di Dio”, in ricordo dei viaggi e delle passioni sportive, calcio, canoa, sci, montagna. È record anche in materia di santità: Wojtyla è stato il papa più prolifico con 1.338 beatificazioni e 482 canonizzazioni. Altro merito di Wojtyla, la pubblica ostentazione dei suoi problemi di salute. Malgrado le ferite dell’attentato, ha subìto un intervento per l’asportazione di un tumore benigno, ha convissuto col Parkinson, ha avuto un intervento alla gola che gli impedì di parlare negli ultimi giorni di pontificato, senza mai rinunziare alla guida della Chiesa. La morte arriva la sera del 2 aprile 2005. Ai funerali parteciperanno quasi tutti i capi di Stato davanti a una marea di pellegrini calcolata intorno ai cinque milioni, molti dei quali durante le esequie espongono giganteschi cartelloni con scritto “Santo subito”.

 

I gesti.

 

Gesti pubblici e personali, profondamente profetici, che hanno segnato tutto il pontificato wojtyliano e che fanno dire allo storico segretario di Giovanni Paolo II, l’attuale cardinale di Cracovia Stanislao Dziwicsz, «posso serenamente testimoniare che ho avuto il privilegio di essere vissuto accanto a un santo». Frase ripetuta dal porporato in tante occasioni, specialmente dopo la beatificazione del 2011 e che non a caso ha ispirato il titolo del libro-intervista “Ho vissuto con un Santo” (Rizzoli editore) scritto con Gian Franco Svidercoschi, ex vice direttore dell’Osservatore Romano e decano dei vaticanisti. "

 

(Gazzetta di Modena)

 

Karol Wojtyla : un uomo innamorato di Gesù Cristo e del suo Vangelo, un uomo che sentiva l’esigenza irrinunciabile  di raccontare, comunicare, quello che aveva incontrato, vissuto e sperimentato personalmente.

 

Una persona semplice, immediata ,che amava scherzare sorridere alla vita.

 

Il Papa dei giovani ("Quando ero un giovane prete ho capito che la giovinezza è il momento fondamentale della storia della persona, è il momento in cui si fanno le scelte fondamentali e io non posso stare lontano dai giovani" dal libro Varcare la soglia della speranza) il Papa che esaltò il  “genio femminile”,il papa che strinse la mano a Fidel Castro,il papa che viaggiò:

 

-in Azerbaijan, ("Mi ricordo del viaggio mi pare sia stato l'ultimo,erano gli ultimi anni della sua vita, il numero dei cattolici lì era solo 122 e il Papa non poteva già camminare e parlava con difficoltà, arrivando li gli dico che sono solo 122 cattolici “Questi cattolici che sono qui hanno lo stesso diritto di pregare e vedere il papa come i fedeli di piazza San Pietro “ mi disse.

 

 Navarro Valls)

 

-nel Cile di Pinochet perchè voleva incontrare la gente,predicare il Vangelo di Cristo e pregare con loro,il Papa che baciava la terra sotto i suoi piedi ("come anche lui ha scritto nel suo libro DONO E MISTERO quando arrivò nella prima parrocchia, si inginocchiò e baciò la terra ringraziando Dio"

Padre Jarek Cielecki), il primo Papa che visitò la moschea di Damasco,il Papa che contribuì alla caduta del muro di Berlino, il Papa che nonostante le sue sofferenze  ha voluto rimanere vicino ai suoi fedeli(“Ore prima della sua morte era lucido, soffriva, ma allo stesso tempo c’ era una grande serenità in lui, mi sono avvicinato al letto gli ho baciato la mano, che mi ricordo molto fredda e ci siamo scambiati uno sguardo dove c’era tutto, non c’ era bisogna di parole” Navarro Valls)

 

Da Giovanni XXIII all’attuale Papa la Chiesa ha fatto dei cambiamenti enormi (si pensi ad esempio che Giovanni XXIII sedeva ancora sulla sedia gestatoria), egli avrebbe dovuto essere un“ Papa di transizione”e in effetti lo è stato: è stato il “ponte”(pontifex = colui che fa la via, che guida sul retto cammino, nella radice del vocabolo c’è infatti l’idea di ponte: pons) tra una Chiesa in cui il Papa era considerato un’icona da rispettare al pari di un sovrano,( per questo motivo molto criticata : “Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e umiltà, una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo … Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa.”

 

Carlo Maria Martini)

 e la Chiesa degli umili, dei semplici, dei tolleranti, la Chiesa dallo spirito giovane (“Chi ama Gesù e Maria è sempre giovane” k. Wojtyla), la Chiesa dei rivoluzionari (“un Cristiano se non è rivoluzionario non è un Cristiano” Papa Francesco).

Giovanni XXIII (Angelo G. Roncalli) e Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) “due uomini coraggiosi” due uomini diventati Papi ma rimasti uomini.

 

 
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