PD Bedizzole

Venerdì, al Teatro Gorini, a Bedizzole, abbiamo visionato ‘La guerra degli asparagi’, messo in scena dalla compagnia teatrale Il Nodo. E’ stato un grande salto di qualità per Il Nodo. La scenografia minimalista, la luce dall’alto, perpendicolare sui due personaggi, rendeva più espressivi i loro volti. Tre cubi grigi come elementi di scena e due divise: quella dei militari e quella dei diplomatici in abito elegante.

Per distrarsi un po’ dalla preoccupazione per la mancanza del nemico da attaccare e uccidere, i due militari senza guerra giocano a diplomatici che contrattano merci per la nazione e tangenti per se stessi. Hanno due divise, quella del reggimento delle armi e quella del reggimento del potere finanziario, entrambi violentatori autorizzati dagli stati. Credono che i sentimenti siano stati di debolezza da cui difendersi, anche se spesso scivolano nella loro trappola. Fra i due istinti vince quello di guerra su quello dell’ amore. Il generale è sempre cauto a trasformare la smarrizione sentimentale del suo subordinato, molto più giovane, attraverso la dimostrazione quasi matematica, in una ragione di guerra. Essendo lei, la guerra a salvare sempre da qualsiasi problema l’intera umanità. La guerra salva perfino i pacifisti, perché senza la guerra non ci sarebbe nemmeno la loro ragione di esistere. Alla fine, la guerra risulta come effetto di una logica che dimentica la funzione di alcune categorie, e le riducono a essere fine a se stesse, ignorando la ragione della loro esistenza. Forse il militare subordinato, con gli stimoli della vita circostante e del proprio corpo, potrebbe salvarsi da questa patologia, se non ci fosse il suo generale. Il quale è rimasto segnato dall’infanzia, come se, la sua anima da bambino fosse stata una sagoma, su cui s’improntavano tutti gli elementi di guerra che circondavano la sua vita quotidiana. Dal monumento agli eroi vicino casa, al cimitero dei caduti per la patria che vedeva dalla finestra di scuola.

Fra le varie riflessioni da spettatrice, anche il ridicolo degli attuali potenti della terra. Certo, non c’era bisogno di seguire questo spettacolo per rendersi conto della pazzia di coloro che istigano a dei sensi di colpa contro la libertà di disporre con dignità del proprio corpo, o di quella di Bush con il suo piano dello scudo spaziale, che non è che un’altrettanta bolla guerresca come quella finanziaria. E’ arrivato, dopo la saturazione dei depositi di testate nucleari, a produrre scudi nucleari e spaziali per delle ‘guerre stellari’. Tutto il mondo si preoccupa degli squilibri politici fra l’Europa dell’est, la Russia e gli Stati Uniti, ma a livello di governi, nessuno dice che questi qui sono dei poveri pazzi. Se prima, l’umanità era riuscita, almeno sulle carte, condannare in modo netto la guerra, le destre che hanno governato fino a ieri e in parte governano ancora, sono riuscite a trasformare la negazione totale della guerra in ‘guerra necessaria’.

L’insieme di tutto lo spettacolo teatrale ricorda tanto ‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett, con la differenza che ‘La guerra degli asparagi’ è più diretto e meno simbolistico. Tanto è vero che il suo autore, Pierre Louki è un noto cantautore francese, attività che in genere richiede parole e messaggi diretti.

L’unica cosa che non ho capito è stata la scelta di presentarlo sulla locandina come ‘Cabaret satirico’, sarà stata una metafora …?!

Si è dimostrato come la perseveranza e la serietà, hanno portato il lavoro di regista e insegnante di recitazione di Raffaello Malesci, a diventare negli anni, sempre più qualitativo, avendo il culmine recente in questo spettacolo. Eccezionale e carica di energia la recitazione dei due attori, Danilo Furnari e Fiorenzo Savoldi!