Finché uno non si impegna veramente c'è esitazione, c'è la possibilità di ritirarsi e c'è sempre inefficacia. In tutti gli atti d'iniziativa e di creazione c'è una verità elementare, la cui ignoranza uccide idee e piani meravigliosi in numero infinito. Nel momento in cui uno si impegna davvero fino in fondo, allora si muove anche la Provvidenza. Ti vengono in aiuto mille cose che altrimenti non sarebbero successe: viene verso di te un intero flusso di eventi prodotti dalla decisione, portando a tuo vantaggio ogni genere di imprevisti, di incontri e assistenza materiale che non ti saresti nemmeno sognati. Qualsiasi cosa tu possa fare o possa sognar di fare, cominciala. L'audacia ha genio, forza e magia. Cominciala, comincia adesso!
J.W.Goethe
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Post N° 17
Post n°17 pubblicato il 18 Settembre 2007 da Agua.y.Pigmento
Il cinema del rifiuto nasce dall’interstizio che separa due spinte uguali e contrarie, dalla pulsione del rimettere in forma qualcosa che la sta perdendo . Genesi che ha a che fare con l’essenza stessa del cinema e con il suo essere sempre e comunque (come sosteneva Cocteau) “la morte al lavoro”. E’ la morte che produce scarti e rifiuti nei film: morte di oggetti, morte di corpi, morte di cose. Ma anche morte di segni, linguaggi, alfabeti. Chi non ricorda le nefandezze cucinate da “Bette Davis”, per la sorella paralitica nel film “Che fine ha fatto baby Jane?” . Oil sangue golosamente succhiato da Tom Cruise e Brad Pitt in “Intervista con il vampiro?” E’ infatti il cibo, scrittura segnica ad offrirsi nel cinema come figura chiave; impastato di viscere e vomito,di melma e bolo, di bava e bile. Questi rifiuti “gastro-enterici” fanno dei sintomi della fame e dei residui della digestione le materie prime su cui edificare monumenti ad un arte cinematografica grottesca e macabra; sfiorata da aliti di sublime. Ciò accade nelle marmitte di spaghetti fumanti, arraffate con le mani e i denti nel film di Mattioli “Miseria e Nobiltà”; o nei fetidi intrugli preparati dai protagonisti di “Camerieri” di Pompucci; o nei deliri bulmici da fast-food di Landis in “Animal House”. I residui e gli scarti non si esauriscono qui , non è possibile dimenticare l’enorme cumolo di immondizia che nasconde resti umani non identificati ne il film “Gli occhi del delitto” o le tonnellate di spazzatura che saturano lo schermo nel film “Arriva la bufera” Ci sono inoltre i ributtanti cadaveri putrescenti di “Seven” e le vertigini da nettezza urbana dell’immaginario, messe in scena dal regista definito “il re degli schifosi”: John Waters Quando l’arte cinematografica ha a che fare con questo genere, sembra incapace di assumere altro sguardo che non sia quello “nobilitante”, quasi “avveretendo nella purezza estetica del linguaggio, l’ultima chance di riscattare la miseria sociologica dei soggetti rappresentati. Secondo tal proposito Pasolini riabilita i volti sdentati, le pelli foruncolose dei suoi sottoproletari romani inquadrandoli in composizioni figurative di matrice Giottesca . Un cinema insomma che si immerge nei detriti del linguaggio, lasciandovi andare alla deriva, conscio di non poter esistere se non in questo scenario artistico. |
THE BLOG TRANSLETER
il fotografo americano
morto prematuramente di Aids nel 1989,
che suscitò scalpore!
"POCHI RIESCONO A VEDERE ARTE IN UN NUDO
I PIU' CI VEDONO TRASGRESSIONI E OSCENITA'"
Accusato di pornografia e induzione all'oscenità,
durante la sua mostra
The Perfect Moment
nel 1990 a Cincinnati
- che esponeva sette ritratti sadomaso –
dovette affrontare un processo
contro gli istituti ufficiali e religiosi.
Oggi l'eco dei suoi scandali
non si è ancora placato
"L'INQUISIZIONE ESISTE ANCORA"
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