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Post N° 126

Post n°126 pubblicato il 09 Giugno 2007 da Pippo_8223
Foto di Pippo_8223

CROTONE-VICENZA: LA PARTITA DELLA SALVEZZA!!!

DOMANI ALLE 15.00. FORZA VICENZA!!!

 
 
 

OMICIDIO PERUGIA: ARRESTATO IL MARITO

Post n°125 pubblicato il 30 Maggio 2007 da Pippo_8223

Uccisa perché era stanca. All'ottavo mese di gravidanza Barbara non ce la faceva ad andare a lavorare. E aveva detto al marito che il giorno dopo non sarebbe andata a lavorare. E' questa la prima ricostruzione fatta dell'omicidio di Barbara Cicioni. La vita coniugale della donna era caratterizzata da continue violenze subite da lei e dai figli, tanto che il marito, Roberto Spaccino, è stato arrestato perché si temeva potesse uccidere anche i bambini.

ALTRI DUE INDAGATI - Ma Roberto Spaccino, secondo l'accusa, non ha agito da solo. Gli inquirenti pensano infatti che l'uomo possa essere stato aiutato da qualcuno a simulare una rapina e a cancellare le sue tracce, dopo aver ucciso la donna. E così, anche questa mattina, fonti non ufficiali hanno lasciato trapelare che ci sarebbero altri due indagati.  Le prossime ore, dunque, potrebbero riservare altre novità, riguardo all'inchiesta sul delitto.

 

immagine Barbara Cicioni

Ieri la svolta nelle indagini sulla morte di Barbara Cicioni. Il marito della donna, Roberto Spaccino, è stato arrestato alle due di ieri pomeriggio, a due ore dal funerale della donna. L'assassino è stato tradito da una macchia di sangue. I Ris, sulla scena del crimine, avrebbero trovato tracce di sangue non appartenenti alla vittima e quindi riconducibili all'assassino. Stamattina Roberto Spaccino si era recato in chiesa a pregare insieme al padre della donna uccisa. 

PRIMA NOTTE IN CARCERE - Roberto Spaccino ha passato la sua prima notte in carcere. Da solo, senza quella famiglia-clan che nei cinque giorni di indagini (che peraltro continuano a ritmo serrato) lo ha 'avvolto' come sempre in un velo di protezione. Per cinque giorni la Procura ha disposto che non potrà
incontrare i legali (avv. Michele Titoli e Lica Gentili) che hanno potuto leggere copia dell'ordinanza (il procedimento è rubricato al NR 4394/07) a firma del sostituto Antonella Duchini, soltanto dopo che lui ha lasciato la caserma di Marsciano tra gli insulti della folla.
   
Ventitre pagine che contengono accuse durissime. Intanto la ricostruzione di come e' stata causata la morte di Barbara "reiterate percosse al capo ed al volto, stringendola al collo ed occludendole gli orifizi respiratori, così cagionando la morte per meccanismo combinato di natura asfittica (soffocamento) e neurologico (inibizione da compressione del nodo del seno, con conseguente brachicardia e arresto circolatorio)". Il tutto, prosegue l'atto "con l'aggravante dei futili motivi".
   
LE LITI IN CASA - Il motivo delle liti torna nelle righe successive e, proprio i litigi a causa del "carattere forte della moglie" non erano stati negati nell'imminenza del fatto dallo stesso Roberto, quasi a giustificare che Barbara non avrebbe potuto non avere reagito all'invasione della sua casa da parte di ignoti (che, dice ancora l'atto, sono stati "falsamente accusati ignoti di essersi introdotti a scopo di rapina nella propria abitazione ed avere commesso il delitto di omicidio pur sapendoli innocenti, nonchè per avere simulato il furto ad opera di ignoti").
   
"Continue ingiurie, percosse, violenze psicologiche, nel corso dell'intera vita matrimoniale" recita l'ordinanza "violenza psicologica sui figli (costringendo i medesimi ad assistere ai continui soprusi e maltrattamenti nei confronti della madre) e minacce di morte".

immagineLA SERA DELL'OMICIDIO - Gli indizi di colpevolezza emergono dalla ricostruzione dei fatti "Spaccino Roberto, marito della vittima - si legge ancora - riferiva nell'immediatezza a questo PM che nella serata del 24 maggio era rincasato verso le 20,30 - 20,45, i bambini avevano cenato e lui aveva mangiato con Barbara (carne, pomodorini, acqua e un gelato); poco dopo alle 21,30 Barbara sentendosi molto stanca a causa della gravidanza avanzata si era stesa sul letto, Roberto aveva messo a letto i bambini, verso le 22 e si era fermato in camera a parlare con la moglie. Occorre subito evidenziare in proposito - prosegue l'atto - che la camera matrimoniale è adiacente a quella dei bambini e le porte sono poste affiancate tra loro in posizione perpendicolare, a distanza di pochi centimetri l'una dall'altra".
   
Sempre secondo il racconto rilasciato dallo Spaccino "Barbara (emergerà poi che la stessa era affetta da diabete gravidico e ritenzione di liquidi soprattutto agli arti inferiori) gli diceva che non se la sentiva il mattino dopo di recarsi a lavorare in lavanderia ma era necessario effettuare un'operazione di 'distillo del per cloro di etilene'. Così Roberto aveva deciso di recarsi in lavanderia quella sera stessa".
   
immagineLA RICOSTRUZIONE - L'ordinanza scandisce ancora "Era uscito verso le 23,30 lasciando accese le luci del soggiorno, una piccola lampada in camera dei bambini, la televisione accesa in camera di Barbara e la persiana socchiusa - Va subito evidenziato che si tratta della medesima porta finestra dalla quale erano entrati gli ignoti ladri a gennaio 2007 -. Rientrato a casa dalla lavanderia (dopo circa un'ora) aveva notato la porta finestra del soggiorno aperta, si era precipitato in casa notando alcuni cassetti rovistati nel soggiorno ed il corpo della moglie disteso a terra a fianco del letto (nella posizione in cui la descrivono gli operatori del 118 n.d.r.). - Aveva provato a muovere Barbara, a chiamarla, ma vistala immobile aveva chiamato i fratelli ed era entrato con loro.

I bambini che non si erano svegliati erano stati portati nell'abitazione di Stefano e nessuno aveva toccato nulla in casa -. Queste dichiarazioni - precisa l'atto - venivano confermate il giorno dopo, con le precisazioni che prima di uscire con la sua auto si era recato in garage entrando dalla porta piccola e non dalla basculante (ritrovata poi aperta) ed aveva prelevato dal furgone senza aprire la portiera lato passeggero ma solo dal portellone scorrevole alcuni vestiti che poi aveva portato in casa. Riferiva inoltre che i suoi rapporti erano stati normali ad eccezione di qualche litigio "sul lavoro ma facevamo poi pace subito" e che la gravidanza in atto no era stata da lui voluta ed anzi le aveva chiesto di abortire "pensai alla possibilita' ma mia moglie non ne volle sapere".

 
 
 

                                                   IL LAMPO

Post n°124 pubblicato il 03 Maggio 2007 da Pippo_8223

E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s' aprì si chiuse, nella notte nera. 

                                                                                Giovanni Pascoli

 
 
 

COGNE: OGGI LA SENTENZA

Post n°123 pubblicato il 27 Aprile 2007 da Pippo_8223
Foto di Pippo_8223

Potrebbe essere emessa oggi la sentenza d'appello nel processo per il delitto di Cogne. Nell'ultima udienza nell'aula 6 di palazzo di giustizia di Torino, prenderà la parola l'avvocato di Annamaria Franzoni Paola Savio per concludere le sue controrepliche, al termine delle quali la corte si ritirerà in camera di consiglio. Il collegio giudicante è formato da otto membri: il presidente della corte, Romano Pettenati, il giudice a latere Luisella Gallino e sei giurati popolari. La decisione sarà presa a maggioranza e, nel caso di una situazione di parità (4+4), prevarrebbe la soluzione più favorevole all'imputata.

Il collegio si è riunito per un'altra pre-camera di consiglio (ce ne sono già state un paio), una riunione che serve soprattutto a prendere in esame il materiale del processo, particolarmente copioso in questo dibattimento che va avanti dal novembre 2005. Tre le possibilità di sentenza: Annamaria Franzoni potrebbe essere giudicata non colpevole, colpevole senza attenuanti, oppure colpevole con le attenuanti generiche e della seminfermità mentale. La corte proseguirà la camera di consiglio a oltranza, fino a quando non sarà emessa la sentenza, ma la legge prevede anche la possibilità di sospensione per motivi di assoluta necessità: in quel caso verrebbe redatto un verbale di sospensione e la riunione sarebbe aggiornata al giorno successivo. Alla lettura della sentenza in aula da parte del presidente dovrebbe essere presente anche l'imputata Annamaria Franzoni.

LA FOLLA IN CODA CON I BIGLIETTINI, C'E' ANCHE LA FRANZONI- Pubblico in coda e perfettamente organizzato davanti all'ingresso del tribunale di Torino. I tanti, che sono venuti per assistere all'ultima fase del processo ed alla probabile sentenza si sono dotati, infatti, di un biglietto giallo, tipo post-it, dove è indicato il numero di arrivo, la data di oggi e la scritta "Torino. Annamaria Franzoni. Difesa seconda parte. Disp.sent". Tantissimi anche i giornalisti in attesa di entrare nell'aula, chiusa alle riprese e numerose le telecamere e le postazioni televisive. Giacca bianca e jeans, aria apparentemente tranquilla e serena. Come previsto Annamaria Franzoni è presente in aula. Con Annamaria sono presenti il marito Stefano Lorenzi, il suocero Mario, don Marco Baroncini, parroco di Ripoli, il paese bolognese dove abita la famiglia. E' giallo però sulla possibile presenza della donna al momento della lettura della sentenza.
Annamaria ha comunque voluto parlare al termine dell'udienza: "Voglio solo dire che spero siate giusti nel giudicare, io non ho ucciso mio figlio, io non gli ho fatto niente". Sono le parole pronunciate con la voce rotta dal pianto al termine dell'udienza da Annamaria Franzoni. L'imputata aveva infatti il diritto di avere l'ultima parola che le è stata concessa dal presidente Pettenati.

LA DIFESA: INTERCETTAZIONI TRAVISATE- L'avvocato della difesa Paola Savio ha iniziato a parlare alle 9,20, illustrando la seconda parte delle controrepliche. Il legale di Annamaria Franzoni si è soffermata a parlare dell'arma del delitto e del presunto tentativo, secondo l'accusa, di nasconderla. "Pare di capire che dalle intercettazioni ambientali il procuratore generale abbia tratto alcuni elementi per desumere che ci sia stata un'attività preordinata per non fare trovare l'arma: non è cosi". Queste le parole della Savio secondo la quale "tutta la concentrazione sugli utensili di rame, che c'erano in casa non è stata un'iniziativa della famiglia ma e' partita dal professor Carlo Torre (consulente all'epoca dell'allora avvocato Carlo Federico Grosso ndr) che ha procurato tutti questi affanni sull'arma perché aveva trovato una particella di rame, lo comunicò a Grosso, che, a sua volta, lo comunicò alla famiglia. Per questo inizio' la ricerca di oggetti in rame".

L'ASSASSINO ERA SENZA ZOCCOLI- "La prova che l'assassino non indossò gli zoccoli sta nel fatto che gli zoccoli cosi insanguinati avrebbero potuto lasciare tracce di calpestio, di camminata nel luogo in cui sono stati ritrovati". Questa la conclusione dell'avvocato Paola Savio dopo una disquisizione sulle tracce di sangue trovate all'interno della villetta di Cogne. Secondo la ricostruzione dell'accusa invece l'assassino avrebbe indossato gli zoccoli di Annamaria e il suo pigiama con la casacca rovesciata.

Secondo l'avvocato Paola Savio le intercettazioni ambientali che, secondo il procuratore Corsi svelerebbero il tentativo di occultare l'arma del delitto da parte di papà Franzoni, se riascoltate con attenzione e per intero farebbero capire che, in realtà, il padre di Annamaria era solo preoccupato di trovare l'arma e di trovare il colpevole: "nelle intercettazioni papà Franzoni - ha spiegato la Savio - dice - bisogna trovarla chiunque sia stato. Se sarà la bimba (riferendosi al soprannome con cui Annamaria era chiamata da tutti in famiglia) sarò io il primo a condannarla".

LE TAPPE DELLA VICENDA- E' il 30 gennaio 2002 quando Samuele Lorenzi, tre anni, viene ucciso nella villetta in frazione Montroz, a Cogne (Aosta), dove vive con la famiglia: mamma Annamaria, papà Stefano e il fratellino Davide. L'autopsia accerterà che è stato ucciso con una serie di colpi inferti alla testa. Il 14 marzo 2002 Annamaria Franzoni, mamma di Samuele, viene arrestata dai carabinieri. L'accusa, nell'ordinanza firmata dal gip di Aosta Fabrizio Gandini, è di omicidio volontario. La donna viene reclusa nel carcere torinese delle Vallette fino al 30 marzo quando viene scarcerata su decisione del tribunale del riesame di Torino, che accoglie il ricorso dell'avvocato difensore Carlo Federico Grosso: gli indizi non sono sufficienti. L'8 aprile 2002 Annamaria Franzoni incontra a Novara i periti incaricati di accertare se la donna, al momento dell'omicidio, fosse capace di intendere e volere.

"La signora è stata molto collaborativa, ha risposto a tutte le domande" commenta il perito della difesa Filippo Bogetto. La perizia stabilirà che la donna è sana di mente e lo era anche al momento dell'omicidio. Si arriva così al 10 giugno 2002 quando la Corte di Cassazione annulla l'ordinanza del tribunale del riesame, che aveva scarcerato la Franzoni. Il 25 giugno 2002 entra nel collegio difensivo, su nomina della famiglia Lorenzi, il professor Carlo Taormina. L'avvocato Grosso lascia l'incarico. Il 4 ottobre 2002 il tribunale del riesame riesamina l'ordinanza di custodia cautelare e dichiara valida l'ordinanza. Ma Annamaria non torna in carcere. Il gip Gandini dichiara cessate le esigenze cautelari. Annamaria resta a piede libero.

LA PRIMA CONDANNA- Quasi due anni dopo, il 20 luglio 2004 il gup Eugenio Gramola, ad Aosta, condanna Annamaria Franzoni a trent'anni di carcere, il massimo della pena previsto con il rito abbreviato scelto dalla difesa. Pochi giorni dopo, il 30 luglio 2004 Taormina presenta un esposto che contiene una soluzione alternativa del delitto, dopo una serie di indagini difensive. Il 1 novembre 2004 si apprende che Taormina, Annamaria Fanzoni e altri consulenti della difesa sono indagati per calunnia e frode processuale: avrebbero alterato la scena del delitto. Nasce così l'inchiesta cosiddetta Cogne-bis. Il 16 novembre 2005 si apre a Torino il processo d'appello. Le udienze sono aperte al pubblico, ma viene vietata la ripresa video all'interno dell'aula. Il 19 dicembre 2005 Annamaria viene interrogata in aula dai giudici e ribadisce la sua innocenza.

LA PERIZIA- Il 14 giugno 2006 secondo la nuova perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'appello e condotta sulle 'carte' del processo (la Franzoni ha rifiutato di sottoporsi all'esame dei periti) asserisce che, nel caso in cui l'imputata fosse ritenuta colpevole, si può ipotizzare un vizio parziale di mente al momento dell'omicidio. Il 20 novembre 2006 Taormina si leva la toga e abbandona l'aula, lasciando l'incarico in polemica con la Corte. Viene nominato un legale d'ufficio, l'avvocato Paola Savio. Il 13 dicembre 2006 Taormina chiede alla Cassazione di trasferire il processo da Torino a Milano. A Torino non ci sarebbe 'un clima sereno' nei confronti dell'imputata.

TAORMINA SE NE VA- Il 6 febbraio 2007 Taormina riprende l'incarico di difensore di fiducia, su nomina della Franzoni. Il 20 febbraio 2007 la Cassazione rigetta la richiesta della difesa: il processo resta a Torino. Il 4 marzo 2007 Annamaria Franzoni nomina Paola Savio avvocato di fiducia, mentre Taormina lascia l'incarico. Si arriva così alle ultime tappe del processo che si concluderà oggi: il 27 marzo 2007 il pg Vittorio Corsi chiede di confermare la condanna di primo grado; il 3 aprile 2007 l'avvocato Savio chiede che l'imputata sia assolta. Oggi l'ultimo atto con le conclusioni delle controrepliche della difesa e poi la decisione della corte.

 
 
 

GF 7: VINCE MILO

Post n°122 pubblicato il 20 Aprile 2007 da Pippo_8223
Foto di Pippo_8223

Alla fine ha vinto lui Milo Coretti, il 29 romano appassionato di calcio e pesca subacquea fuori, seduttore off limits dentro la Casa. Esce con 500mila euro, battendo al fotofinish gli altri due finalisti: Alessandro e Guendalina. Il verdetto è arrivato poco prima della mezzanotte, dopo una serata trascorsa a colpi di trovate trash: da Tiziano Ferro che strimpella sul divano dei concorrenti, a Elisabetta Canalis fino a Claudio Amendola.

Diversi i momenti clou della serata. Tanto per cominciare il seno di Alessia Marcuzzi che si intravede sotto il vestito bianco a stampe. Commento: «Ho esagerato un po' con la scollatura». Poco dopo è la volta di Tiziano Ferro che bacia e abbraccia gli ultimi rimasti e dice «Che figata questa casa qua».

Il terzo momento è l'apparizione di Elisabetta Canalis, incappucciata, che si presenta ad Andrea, legato. «Slegami un po'» dice lui appena la riconosce. Lei ovviamente manco a parlarne, inizia a stuzzicarlo con una piuma gigante, lo cosparge con un unguento e si prepara a dargli un bacio. All'ultimo momento arriva Francesca che gli rifila una sberla: «Te ne vai con la prima che capita». Poco dopo lui esce e si scoppia a piangere tra le braccia del padre.

Quarto momento: Claudio Amendola che fa un test di traduzione in romanesco a Guendalina a colpi di "famo, 'nnamo, dimo". Poco dopo le tocca varcare la soglia e commenta: «Non sono pronta, non voglio uscire, non voglio andarmene via». L'ultimo grande momento è il commento, imbattibile sopra ogni altro, del vincitore: «Avete buttato i sordi».

 
 
 
 
 

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