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60mila alberi

Post n°537 pubblicato il 29 Settembre 2019 da carlopicone1960
 
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Il “Giovedì nero” della nuova amministrazione cittadina, quello dell’aggressione all’assessore allo sport e alla sicurezza, seguito alla “stesa” contro le auto dei familiari di un ex consigliere della Lega, nel frattempo arrestato per il possesso di una pistola rubata, dopo che ad un imprenditore avevano fatto saltare in aria la macchina, è stato anche il giorno della riunione del Consiglio comunale. All’ordine del giorno: qualche decisione importante, ma soprattutto la dichiarazione d’intenti in favore della lotta per salvare il pianeta, sull’onda del movimento giovanile che intorno alla figura della sedicenne Greta Thumberg si batte per mettere al primo posto nell’agenda politica dei grandi l’emergenza ambientale, con le misure sempre più urgenti da intraprendere. 

Rinviato ad un consiglio monotematico il problema criminalità, affermando la propria vicinanza all’assessore vittima di un’aggressione non ancora chiarita, malgrado la confessione di uno degli aggressori arrestato, gli amministratori locali hanno inteso dedicare gran parte della seduta consiliare alla questione ecologica, alla vigilia del manifestazione a carattere mondiale. Ecco, allora, che nell’aula si è potuto assistere a prolungati esercizi di retorica, con discorsi, piuttosto scontati, che hanno rasentato i massimi sistemi, applicati maldestramente alla realtà avellinese. Come, ad esempio, parlare della necessità di attuare, anche nel Palazzo municipale, il modello “plastic free”, mentre si era circondati da innumerevoli bottigliette di plastica, con annesso bicchiere non biodegradabile. Oppure prodursi in propositi, tutti ovviamente condivisibili, in materia di contrasto all’inquinamento, senza però indicare uno straccio di misura pratica da seguire nell’immediato. O, ancora, arrampicarsi sugli specchi per distinguere la propria posizione di maggioranza dall’istanza proveniente dai banchi della minoranza, celandosi dietro la richiesta di accantonare ogni presa di posizione di parte. In un’aula consiliare piena di assoluti debuttanti, qualcuno impegnato in altre faccende; dove si registrava l’assenza giustificata del primo cittadino ed il presidente del Consiglio impegnato a fare da supplente, al solito farraginoso; la seduta si è colorata dell’interminabile serie di dubbi di un consigliere intervenuto per sapere se “ce la sentiamo” rispetto ad una emergenza ambientale mai così critica. Eppure, in città, c’è stata la nube tossica del rogo dell’Ics di Pianodardine, di cui ancora si ignorano gli effetti sulla salute della cittadinanza. 

Ma, l’“interventite”, patologia che evidentemente affligge i “rappresentanti del popolo”, non ha mancato di regalare al pubblico presente le memorie dell’ennesimo consigliere, di quando alla politica si partecipava andando in piazza. Qualcuno ha pure citato un’enciclica papale, nonostante fosse tra le fila dell’estrema sinistra. Un altro ha approfittato dell’occasione per prendere per la prima volta la parola. Insomma, tra lo svolazzare di fogli scritti o addirittura iPad, che fanno tanto Parlamento, il civico consesso ha liquidato l’“affaire” dell’emergenza climatica votando un unanime impegno in tal senso. Senza però spiegarne le modalità. 

Allora sarà opportuno porre all’attenzione dei nostri amministratori la possibilità di aderire all’iniziativa concreta rilanciata da diverse organizzazioni in Italia: si chiama “Un albero in più” e si propone l’ambizioso ma possibile obiettivo di piantare “60 milioni di alberi”, uno per ogni abitante del Belpaese. L’appello, che è partito dalle Comunità Laudato Si’, è sostenuto da Slow Food, con firmatari quali Stefano Mancuso, scienziato e direttore Linv (International Laboratory for Plant Neurobiology), Carlo Petrini, presidente Slow Food, e Domenico Pompili, Vescovo di Rieti. Nel loro documento si afferma che  “piantare alberi non sarà la soluzione, ma ci aiuterà a rallentare il corso del cambiamento climatico e a intraprendere il cambiamento necessario”. Quindi 60 mila alberi da piantare ad Avellino, magari non in favore di telecamera ma curandone amorosamente la crescita. Perché farlo “in città, lungo i fiumi, nelle campagne ai margini dei campi coltivati, in montagna è un modo per dare il proprio contributo reale alla salvaguardia della Terra, un gesto concreto per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico. È un atto di fiducia nel futuro”. In nome della promozione della biodiversità e della sostenibilità. Questo sì che potrebbe essere un atto concreto, per contribuire in maniera reale alla salvaguardia del nostro ecosistema e della qualità della vita delle generazioni future. Anche qui. “Perché la natura - come ricordano i fautori dell’iniziativa - può vivere e continuare a generare e rigenerare anche in assenza dell’essere umano. Noi, al contrario, senza la natura, non esisteremmo”.

 

     

 
 
 
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