Creato da progettoeternity il 05/05/2010
 

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REFLUSSO GASTRICO:

I SINTOMI ATIPICI



 

I disturbi caratteristici del reflusso riguardano l'apparato digerente, ma esistono anche fastidi che oltrepassano i confini di stomaco ed esofago e possono essere sintomo di questa problematica

Si sa, il reflusso gastroesofageo è dovuto alla risalita nello stomaco del contenuto gastrico. Non sorprende, quindi, che i sintomi tipici di questo disturbo riguardino l'apparato digerente.

Ma, accanto al rigurgito e alla sensazione di bruciore alla bocca dello stomaco possono comparire altri disturbi di natura non gastroenterologica e che, per questo motivo, vengono definiti "sintomi atipici" del reflusso.

Anzi, a volte i sintomi tipici mancano e il disturbo può essere diagnosticato solo in base a questa sorta di effetti collaterali.

I sintomi atipici riguardano per lo più l'apparato respiratorio, ma non mancano nemmeno fastidi di pertinenza otorinolaringoiatrica.

A volte, poi, la sensazione di bruciore al petto causata dal reflusso è talmente intensa da essere confusa con un'angina pectoris e viene classificata dai medici come "dolore toracico non cardiaco".

Un reflusso non solo esofageo

Proprio perché spesso il contenuto gastrico va a invadere anche distretti corporei diversi dall'esofago si può parlare di reflusso gastro-faringeo (con il coinvolgimento della gola) e gastro-faringo-laringeo (in cui vengono coinvolte anche le corde vocali).

Ne conseguono faringiti e rinofaringiti, russamento, laringiti, raucedine, gengivite, salivazione abbondante, alitosi e persino carie.

A volte è anche possibile che il reflusso sia associato a disfagia o odinofagia, cioè a difficoltà o dolore nella deglutizione.

Asma da reflusso o da riflesso...

Ma i segni più facilmente riscontrabili sono quelli a carico delle vie respiratorie, come l'asma bronchiale, che può essere sintomo di reflusso soprattutto se non c'è produzione di catarro.

Attualmente non è stato ancora chiarito se le crisi asmatiche siano dovute al passaggio del contenuto gastrico nei bronchi (teoria "da reflusso") o da un riflesso scatenato dal materiale acido nel tratto inferiore dell'esofago (teoria "da riflesso"). È probabile che entrambi i meccanismi contribuiscano a generare l'asma.

... e altri sintomi respiratori

Il reflusso può causare anche laringospasmo e polmoniti da aspirazione, così chiamate perché sono dovute a una vera e propria aspirazione del contenuto gastrico nei polmoni.

Infine, anche l'aumento della produzione di catarro, una tosse persistente (che può addirittura arrivare a far sputare del sangue), la sensazione di nodo in gola (il cosiddetto bolo ipofaringeo), sinusiti, bronchiti e broncopolmoniti ricorrenti possono indicare la presenza di reflusso.

Attenzione ai danni a lungo termine

Così come la risalita del contenuto dello stomaco nell'esofago può causare, a lungo termine, lesioni gravi, anche il suo passaggio in altri organi può avere conseguenze importanti.

Esempio tipico è ciò che può accadere a livello delle corde vocali: episodi di reflusso ripetuti possono lesionarle e predisporle alla formazione di granulomi, masse non tumorali di origine infiammatoria. Altre conseguenze possono essere laringiti croniche, polipi e carcinomi.

Una diagnosi a trecentosessanta gradi

L'immediata conseguenza di una sintomatologia così varia fa sì che la diagnosi del reflusso possa richiedere il parere di diversi specialisti, in modo da mettere in atto la terapia più adatta alla risoluzione del problema.

Silvia Soligon

Reflusso gastroesofageo:

a volte sembra una tosse

Mal di gola e tosse: niente di strano, soprattutto in autunno. Ma a volte, dietro questo sintomo all'apparenza banale, ci può essere altro.

Una tosse secca, stizzosa, che non vuole andare via. Succede più o meno a tutti quando la stagione autunnale sta per cominciare. Un disturbo banale, che però può nascondere un pericolo insidioso e difficile da svelare se non ci sono altri sintomi: il reflusso gastroesofageo.

In pratica funziona così: quando il materiale acido risalito dallo stomaco raggiunge l'esofago, e magari anche la laringe e la faringe, stimola in queste sedi un riflesso "difensivo" che induce la tosse. Le mucose delle alte vie respiratorie infatti non sono abituate a sopportare un ambiente acido e si infiammano.

La tosse, in realtà è considerata un sintomo atipico del reflusso, anche se a volte è il primo a comparire.

Può succedere dopo aver consumato un pasto abbondante, magari assieme alla sensazione di gonfiore allo stomaco e digestione difficile.

Se il disturbo è occasionale in genere non c'è problema. Per tenerlo a bada basta stare attenti a quello che si mangia e a come. Ma se il problema si ripresenta spesso è il caso di mettere in conto una visita medica.

  Difficile da riconoscere

Data la natura variegata dei suoi sintomi, tra i quali possiamo trovare oltre alla tosse secca alcuni disturbi respiratori come un'asma bronchiale oppure un aumento della salivazione, dolore allo stomaco e bruciori, la diagnosi di questa malattia non è sempre facile.

In passato, questi disturbi erano genericamente attribuiti a una dispepsia o a una gastrite. Ora sappiamo invece che in alcuni casi si tratta di malattia da reflusso gastroesofageo.

Per questo, quando c'è una tosse sospetta, che fatica ad andare via dopo i canonici cinque o sei giorni, è bene rivolgersi al proprio medico di famiglia il quale, valutando il caso, potrà decidere di prescrivere una visita specialistica.

Gli esami da fare

L'acido cloridrico e la bile risalendo per l'esofago fino alla bocca possono provocare lesioni all'epitelio esofageo, con formazione, nei casi cronici, di erosioni e ulcere.

A questo punto si parla di esofagite. A volte la struttura dell'epitelio, sottoposto a tali stress continuati nel tempo, può addirittura cambiare la propria struttura.

Le analisi che si fanno per mettere in evidenza questi fenomeni sono un po' invasive, come per esempio l'endoscopia esofagea. Ma sono essenziali per la diagnosi di reflusso.

Un'altra analisi importante è la pH-metria esofagea, che misura il livello di acidità presente nell'esofago. Se una persona soffre di reflusso, infatti, l'acidità nel suo esofago cambia nel corso della giornata perché il materiale che risale dallo stomaco è acido: a ogni episodio di reflusso il pH si abbassa, cioè diventa più acido.

La pH-metria permette anche di sapere quanti episodi di reflusso capitano a una persona durante una giornata.

Si cura così

Le terapie farmacologiche per trattare il reflusso gastroesofageo implicano antiacidi e farmaci che abbassano l'acidità dello stomaco, nonché i procinetici, molecole che accelerano lo svuotamento gastrico.

In alcuni casi più gravi è necessario un intervento chirurgico, di solito condotto in laparoscopia.

Stili di vita salva esofago

L'obesità, una dieta ricca di grassi e di sostanze che stimolano la secrezione di acido gastrico, come l'alcol, il caffè e la cioccolata, e cattive abitudini alimentari come il masticare velocemente, saltare i pasti e mangiare in modo disordinato sono tutti fattori che dovrebbero essere attenuati, se non eliminati, per ridurre gli effetti negativi di un reflusso gastroesofageo.

Domenico Lombardini

 Inibitori della pompa protonica

Che cosa sono

Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono farmaci che servono a ridurre l'acidità dei succhi gastrici.

In particolare, essi appartengono alla categoria degli antisecretivi, così detti in quanto agiscono bloccando la secrezione di acido cloridrico da parte delle cellule dello stomaco deputate a questo compito (cellule parietali).

Come funzionano

Gli inibitori della pompa protonica bloccano in modo stabile l'enzima H+/K+-ATPasi (idrogeno-potassio adenosintrifosfatasi), noto appunto come "pompa protonica", dalla cui azione dipende il rilascio di acido cloridrico da parte delle cellule parietali.

Dato il loro meccanismo di azione, questi farmaci bloccano la pompa protonica a prescindere dai diversi stimoli che possono attivarla sia in condizioni basali (a digiuno) sia in seguito ad assunzione di cibo, risultando così molto efficaci nel contrastare l'iperacidità gastrica indipendentemente dalle sue cause.

Quali sono

Le molecole appartenenti al gruppo degli inibitori della pompa protonica al momento disponibili in Italia sono cinque: omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo.

Sono disponibili anche formulazioni che non necessitano di ricetta medica e sono pertanto adatte all'alutomedicazione.

Indicazioni

Gli inibitori della pompa protonica sono impiegati nella terapia di svariate condizioni legate a iperacidità gastrica: dispepsia acidocorrelata, ulcera gastroduodenale, sindrome di Zollinger-Ellison.

Vengono utilizzati anche per il trattamento e la prevenzione dell'esofagite associata a malattia da reflusso gastroesofageo, per il trattamento e la prevenzione dell'ulcera gastroduodenale nel corso di terapie con antinfiammatori non steroidei (Fans), in aggiunta agli antibiotici, nel trattamento per l'eradicazione di Helicobacter pylori.

Effetti collaterali

Gli inibitori della pompa protonica sono generalmente farmaci ben tollerati, che danno infrequentemente effetti collaterali. Tra questi i più comuni sono cefalea, diarrea, dolori addominali e nausea.

Da tenere in considerazione durante il trattamento con inibitori della pompa protonica è invece la possibilità che essi interferiscano con altri farmaci (anticoagulanti, contraccettivi, antiepilettici, cardiotonici, antibiotici, psicofarmaci eccetera) assunti nello stesso periodo e che possano limitare l'assorbimento intestinale di alcuni nutrienti (in particolare la vitamina B12).

Il loro utilizzo va valutato con cautela in caso di insufficienza epatica, insufficienza renale, gravidanza e allattamento.

Silvia Soligon

  

 

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Commenti al Post:
chiaracarboni90
chiaracarboni90 il 22/09/11 alle 12:12 via WEB
Grazie per tutte le indicazioni sul reflusso esofageo!
 
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