Creato da: fedeprovenza76 il 06/05/2006
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ANCHE RUSSEL CROWE ATTIRATO DALLA PROVENZA...

Post n°25 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da fedeprovenza76

l divo a Roma parla di "Un amore per caso", diretto da Ridley Scott
in cui incarna un perfetto eroe romantico. Tra i vigneti della Provenza
Gentiluomo nella vita (e al cinema)
La doppia svolta di Russell Crowe
L'attore: "Prima sfidavo i limiti, ora grazie alla famiglia ho imparato la pazienza"
E sul Gladiatore 2: "Il personaggio è morto? A Hollywood non è un problema..."
di CLAUDIA MORGOGLIONE

ROMA - E' il Dottor Jeckyll e Mister Hyde di Hollywood, Russell Crowe. Nella vita, inanzitutto: da qualche tempo riga dritto, con la moglie e dei due figli piccoli, ma ha alle spalle una lunga serie di intemperanze. Dalla breve love-story con Meg Ryan, che portò alla rottura dei matrimonio di lei con Dennis Quaid, al celebre episodio del telefono gettato in faccia a un cameriere d'hotel, che gli è costato un maxi-risarcimento. Una sorta di schizofrenia che adesso il divo neozelandese "esporta" anche nella carriera. E così lui, il Gladiatore dei nostri sogni, il matematico matto di A beautiful mind, il pugile ostinato di Cinderella Man, si trasforma, per la prima volta, in perfetto eroe romantico.

Merito dell'amico di sempre Ridley Scott, che l'ha diretto in Un amore per caso: commedia di buoni sentimenti che la Medusa distribuirà nelle nostre sale a partire dal 15 dicembre, pensando ovviamente al grande pubblico natalizio. Un ruolo inedito, dunque, per l'attore, che tiene a sottolineare la sua svolta da bravo ragazzo maturo, lontano dal cliché "divismo e sregolatezza" che gli è stato spesso attribuito: "Negli ultimi anni ho vissuto molti cambiamenti - ricorda - mi sono sposato, ho avuto due bambini. Sono mutato anche sul lavoro: prima ero troppo determinato, volevo sfidare qualsiasi limite. Ora ho imparato la pazienza, la tranquillità, il saper aspettare. Anche perché la famiglia è la mia priorità".

E uno dei risultati di questa svolta, vera o presunta che sia, è, appunto, la partecipazione di Crowe ad Amore per caso. Pellicola che, con una buona dose di anticipo rispetto alla data di uscita, Russell presenta oggi qui a Roma. Jeans, polo blu, capelli lunghi, aspetto più giovanile dei suoi 42 anni, l'attore è in una delle sue giornate "buone". Quelle, per intenderci, in cui è allegro (non sempre accade, va detto) e disponibile verso i cronisti.

E stavolta il divo sfoggia anche un discreto senso dell'umorismo. Come quando parla del fantomatico sequel del Gladiatore (sempre con la regia di Scott): evento complicato dal fatto che, come molti spettatori ricordano, nel primo film l'eroe, Massimo, passa a miglior vita. "Certo, indubbiamente lui muore - ammette, sorridendo - ma allora potremmo pensare a una qualche forma di reincarnazione... non è un problema irrisolvibile, dopo tutto siamo a Hollywood!". Poi però il discorso diventa leggermente più serio: "Se ci fossero le risorse, lo sceneggiatore giusto, possiamo dire che lo potremmo realizzare, sì un giorno, ma nell'aldilà. Il problema è che l'eventualità di un Gladiatore atto secondo viene fuori solo nelle conferenza stampa, io e Ridley non ci pensiamo mai".

Insomma, solo una chiacchiera giornalistica. Anche se il discorso viene fuori troppo spesso, perché la premiata-ditta Crowe-Scott non ci stia davvero, in qualche modo, pensando. In attesa di vedere gli sviluppi della situazione, il pubblico può consolarsi con una pellicola che è agli antipodi del Gladiatore. Perché non è epica, ma romantica; non è ambientata in una (improbabile) Roma antica, ma è tutta contemporanea.

E infatti il protagonista, Max Skinner, è un classico uomo di inizio Millennio: vive a Londra, in una società di broker, e fa soldi a palate giocando - in maniera molto disinvolta, ai limiti della legalità - in Borsa. Ma la morte di un vecchio zio (Albert Finney), da cui lui trascorreva le estati da bambino, cambia la sua vita: eredita infatti la tenuta vinicola della Provenza in cui il suo anziano parente viveva da sempre. L'impatto col luogo è spigoloso; poi però, anche grazie a una bella cameriera del posto (l'attrice francese Marion Cotillard), il nostro eroe capisce che la sua vita di prima era vuota...

In definitiva, una commedia buonista, brillante, che parla di passione, di rapporti tra le persone. E, naturalmente, di vino. Bevanda di cui Crowe (autore in passato di alcune intemperanze dall'origine probabilmente alcolica) parla col massimo amore possibile - e con un bel po' di autoirnonia: "Il mio rapporto col vino? Bè, prima, durante e dopo il film, è rimasto sempre lo stesso: caloroso, intimo e di grande accoglienza. Ma, a costo di sembrare terra terra, confesso che ai prodotti francesi, italiani o californiani preferisco quelli della mia Nuova Zelanda".

Al di là del campanilismo, però, l'attore non ha mai nascosto il suo debole per l'Italia. E per Roma in particolare. Tanto da fare un pubblico elogio perfino alla prima edizione della Festa del cinema, che apre i battenti proprio qui, nella capitale, venerdì 13 ottobre: "Era giusto che questa città avesse un festival internazionale - spiega - e, viste anche le premesse, sono sicuro che sarà un grande successo". Per Walter Veltroni, dunque, pubblicità positiva, e gratuita, perfino da un divo del calibro di Crowe: a tre giorni dall'inizio della kermesse, un bottino mica male...


LA PROVENZA CONTINUA A MIETERE VITTIME...immagine

 
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TARASCONA E IL SUO CASTELLO

Post n°24 pubblicato il 13 Agosto 2006 da fedeprovenza76

La città merita una visita, durante il mio viaggio nel cuore della Provenza. Di mattina presto arrivo in questo che fu l'ultimo avamposto francese prima di entrare in terra spagnola, fino a qualche secolo fa. Bagnata dal Rodano, fiume che la separa dalla città di Beaucaire, Tarascona mi accoglie nella sua modesta stazione, dove giungo con un treno pieno di pendolari spagnoli con il loro allegro vociare. Mi dirigo subito al famoso e celebre castello, tra i più belli di questa regione: direi che imponenza e signorilità sono i due termini che meglio si addicono all'edificio. All'interno le stanze richiamano una grande storia, visto che il castello fu residenza di re Renato D'Angio' nel 1400, salvo poi ospitare le prigioni fino al 1926. Mi aggiro cercando di immaginare servi e cavalieri che entrano ed escono per i loro compiti. Salgo poi fino in cima, dove il mistral e qualche nuvola dispettosa ma innocua mi fanno compagnia: il panorama, magnifico, mostra il Rodano tutt'intorno come fossato invalicabile del castello, e le colline che si distendono in lontananza con, sullo sfondo, Avignone. Scendendo per le ripide scale di quella che fu la residenza di re Renato adocchio il bel giardino interno, dove essenze arboreee di varie specie arricchiscono ulteriormente questo luogo. All'uscita un pranzo ristoratore, in una pizzeria proprio di fronte alle mura di ingresso, mi permette nuovamente di osservanre la piacevole silhouette. E' tempo di sacro... mi dirigo allora nella cattedrale di Sainte Marthe, esempio interessante di fusione di vari stili: dal romanico, visto che venne iniziata nel 1199, al gotico fiammeggiante, che ne segno' la fortuna, come successe per molte delle chiese francesi. All'interno della cattedrale, un curioso avviso informa i visitatori che 'le offerte vanno inserite nel tronc (il salvadanai)', e non nelle cestelle, perchè un ladro si aggira furtivo a rubare...'. Un giro per la città vecchia e poi di corsa sul ponte sul Rodano, che separa non solo le due città di Tarascona e Beaucaire, ma anche due province, le Bocche del Rodano e il Gard e due regioni, la Provenza-Alpi-Costa azzurra e la Linguadoca-Rossiglione. Arrivo quindi a Beaucaire dove pero' un incontro con un probabile venditore di sigarette di contrabbando mi invita a ritornare presto sui miei passi: in effetti il treno mi attende alla stazione per il ritorno... Anche in questo caso sulla via ferrata tanta gente e, vicino a me, una giovane mamma con i suoi due figlioli, gioca allegramente mentre saluto col pensiero Tarascona e il suo castello che, in lontananza, sembra mi 'strizzino l'occhio' come a dire che li dovro ritornare...

 
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LASSU', SUL PONT DE GARD...

Post n°23 pubblicato il 12 Agosto 2006 da fedeprovenza76

Ancora in bus, anche questa mattina: del resto il pulman é l'unico mezzo che congiunge Avignone a Pont du Gard, cittadina resa famosa dalla presenza del mestoso ponte-acquedotto romano. L'arrivo, con tempo incerto e minaccioso di pioggia, é pero' piacevole: tanta gente, di ogni parte d'Europa, un piacevole servizio alla reception (inutile svelare che le ragazze francesi mi attirano sempre molto...il fascino della 'grandeur'?) e via di corsa a prendere i biglietti. Lungo il bel viale alberato (siamo nella zona della 'garrigue', la tipica macchia mediterranea autoctona) si avvista in lontananza il ponte: man mano che mi avvicino mi preparo a gustare l'ascesa, lassù, a quasi 50 metri d'altezza. Cosa sapevano fare questi romani: Pont du Gard non sfigura certo con altri analoghi impianti del genere presenti in Italia. Mi piace perdermi nella boscaglia, lungo salite e discese dove si possono ammirare bei panorami della zona: famigliole con bambini al seguito, coppie, single e spesso anche alcuni cani mi fanno indirettamente compagnia in questa gita. Ma è arrivato il momento tanto atteso: dopo una salita mozzafiato ecco che si apre il cancello che dalla Rive Droite permette di camminare lungo l'ultima fila di arcate del ponte, quella più alta e maestosa: lungo i cunicoli dove scatto alcune foto di rito mi immagino il lavoro immane che 2000 anni fa fu necessario per costruire quello che rappresenta l'ottava meraviglia dell'umanità, entrato a giusto titolo nel patrimonio protetto dall'Unesco. Un malizioso vento scompiglia i capelli della signorina che fa da guida: la ascolto per cercare di cogliere altri dettagli su questo luogo, oltre a quelli che già conosco...Ridiscendo dall'altra lato e mi gusto un un bel pezzo di lungofiume (il Gardon, da cui deriva il nome del dipartimento del Gard) prima di ritornare al punto di partenza dove un ricco e ben curato museo illustra il contesto storico e culturale del tempo in cui venne costruito il ponte, il cui obiettivo era portare l'acqua da Uzès a Nimes, lungo 50 chilometri. Un temporale fugace e sbarazzino mi 'obbliga' a trovare riparo nel cinema all'ingresso, dove mi sorbisco un documentario alquanto strano sul Pont du Gard: sinceramente si poteva fare di meglio... E' tempo di ripartire verso Avignone, anche oggi la Provenza mi ha riservato emozioni forti che conservero' nel cuore. Domani si va a Tarascona, altra bella città tutta da scoprire...

 
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A SAINT REMY EMOZIONI GRANDI COSI...

Post n°22 pubblicato il 10 Agosto 2006 da fedeprovenza76

All'andata credevo fosse una semplice tappa delle mie vacanze: al ritorno so che quaggiu', in questo piccolo paese delle Alpilles, ci ritornero' presto. Ma andiamo con ordine: colazione abbondante in hotel prima di intraprendere il breve viaggio verso Saint Remy, poco più di un quarto d'ora. Appena arrivo non posso non dirigermi verso il luogo che ha reso celebre questo paese nell'ambito culturale: i resti archeologici di Glanum, importante sito romano scoperto solo nel 1921: a 1 km fuori dal centro storico mi accolgono Les Antiques, un mausoleo e un arco di trionfo databili attorno al 20-30 a.C.: l'ingresso a Glanum riserva una bella sorpresa con una ricca biblioteca-libreria che mi riprometto di visitare al termine dell'escursione archeologica. Tanti sono i luoghi che dovrei descrivere in questo blog: dai vari templi agli spazi sacri, oltre alle terme. Il sito si presenta veramente ricco in estensione e qualità. Salgo, percorrendo una ripida stradina, il piccolo monte prospiciente alle rovine romane da cui si gode uno splendido panorama: sono visibili oltre alla città di Saint Remy , les Cevennes, catene montuose del Gard, e persino le nostre Alpi, percepibili ad occhio nudo in lontananza. Per non dimenticare questo luogo acquisto cosi una guida di Glanum che mi terrà compagnia al ritorno in Italia. Altro luogo indimenticabile è poi il monastero di Saint Paul de Mausole, l'ex ospedale psichiatrico che accolse Van Gogh per un anno dal maggio 1888 al maggio 1889: si respira arte in questo luogo, ora silenzioso, in mezzo alla campagna provenzale: qui il grande pittore olandese dipinse alcuni dei più bei quadri della storia dell'arte. Entro con discrezione e un po' d'emozione in quella che fu la sua stanza: spoglia, atrredata solo da un modesto letto, con l'immancabile sedia a fianco e una finestra che da su un meraviglioso campo di lavanda. Lungo il percorso di visita ammiro e mi soffermo sui pannelli che spiegano tutta la vita di Van Gogh con particolare riferimento a questo luogo. Lascio con un poco di nostalgia il monastero per ritemprarmi con un buon pranzo in un caratteristico ristorante locale, prima di riprendere il viaggio culturale che mi porta a visitare la collegiale di Saint Martin, ricostruita dopo il terremoto del 1818,e le viuzze del centro storico, affascinanti e gradevoli. Ma sarà un vecchio portone, con un campanello all'antica di quelli con la leva che s'abbassa, a riservarmi la più grande emozione di questa giornata: all'interno della Maison de l'amandier mi accoglie infatti Pierre Leron Lesur, un arzillo ultraottantenne che da 54 anni colleziona e lavora il legno, tanto da possedere una vera e propria miniera inesauribile di piccoli e grandi oggetti di tutte le fogge. Mi perdo salendo le 3 rampe di scale del suo museo-officina dove si trovano anche preziose sculture. Una frase, posta accanto ad una di esse, mi fa cogliere l'essenza più vera di quest'uomo: 'L'uomo che non sa più meravigliarsi della vita ha praticamente smesso di vivere'... Pierre mi spiega cosi' come trascorre le sue giornate,che si svolgono tra i boschi vicini, dove taglia grossi pezzi di legna, e il suo atelier dove li lavora ricavandone ricche e bellissime creazioni artistiche. Conosce anche l'Italia, dove passo' qualche mese durante la seconda guerra mondiale nella zona di Cassino e Viterbo. Scatto una foto assieme a questo strano ma piacevole personaggio, vera e propria leggenda vivente di Saint Remy, prima di congedqrmi: lo lascio salutandolo calorosamente prima di avviarmi per un ultimo giro della città. Oggi le emozioni sono state tante, ho bisogno di meditare e il ritorno in hotel sarà particolarmente ricco di pensieri...

 
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UNA GIORNATA A CARPENTRAS

Post n°21 pubblicato il 10 Agosto 2006 da fedeprovenza76

Ieri sono stato a Carpentras, in questo mio viaggio fuori dai confini avignonesi. La città l'avevo bene studiata sulla mia inseparabile guida turistica e me l'aspettavo proprio cosi. L'arrivo in bus mi porta a scoprire una serena e tranquilla città provenzale, dai ricchi colori del sud francese. Tappa obbligata all'inizio è la bella sinagoga che, pero', riserva una sgradita sorpresa: la chiusura annunciata da un anonimo 'pas de visites'. Mi dirigo allora nella cattedrale di Saint Siffrein, bell'esempio di gotico fiammeggiante con un ricco dossale di Francesco Laurana al suo interno. Non mi lascio sfuggire, all'uscita, l'ingresso in un negozio caratteristico per acquistare le mitiche 'Berlingots', le classiche caramelle di Carpentras, note in tutto il mondo. Dopo il pranzo nella centralissima Place Briand, foto di rito all'Arco di trionfo, di cui restano tuttavia poche spoglie, alla Porte d'Orange, resto della guerra dei Cent'anni e, in conclusione ai due musei cittadini: il Sobirats, che conserva sculture e arredi d'epoca dei secoli scorsi e il Comtadin Duplessis, dove si possono osservare quadri di artisti locali, da Valesnes a Bidault oltre ad una superba opera attribuita a Cezanne (una Bambina in preghiera). Gentile la collaborazione della custode dei due musei, con cui intrattengo una breve discussione prima di lasciare due righe di commento sul libro degli ospiti. Saluto cosi' Carpentras che mi ha riservato una piacevole giornata di metà agosto... A presto!

 
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