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BUFALE, PROCURATO ALLARME, BIMBO 17 mesi............

Post n°3089 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da psicologiaforense

VEDI MIEI PRECEDENTI POST n. 3082, ecc.......

CYBERINFORMAZIONE Viaggio nei siti Internet che smascherano falsi scoop, notizie-burla e leggende metropolitane

Dal web l' antivirus per le bufale

Gatti in bottiglia, ragazze-Bambi, catene di Sant' Antonio: ecco gli strumenti per difendersi dalle menzogne

 

La morte di Papa Wojtyla il 25 ottobre 2002; la raccapricciante storia dei gatti bonsai «allevati» in bottiglie di vetro; le battute di caccia con sventurate donzelle come prede, che corrono nude nella foresta per evitare proiettili di vernice rossa; la formula della plastica che non inquina... Che cos' hanno in comune? Sono tutte «bufale». Ma talmente ben congegnate da assurgere al rango di notizia. Ci sono cascati i marchi più prestigiosi del circuito mediatico, autorevoli quotidiani e network televisivi e radiofonici. Ruzzoloni inevitabili - è la difesa d' ufficio - se si considerano ritmi e tempi della «macchina» che produce informazione. In rete l' antidoto Internet, invece - nonostante l' aura congenita di mezzo principe per stravolgere la realtà e far circolare menzogne - in questi casi di fanta-cronaca ha fatto da antivirus, smascherando le falsità e additando i colpevoli. Merito di siti antibufala come Snopes.com e Attivissimo.net, che hanno raccolto le segnalazioni degli utenti della rete e nel giro di poche ore hanno smontato notizie che si sono rivelate grossolani errori o leggende metropolitane. Se catene di Sant' Antonio e «hoax» - le burle, o bufale telematiche - proliferano in rete con un meccanismo simile a quello dei virus informatici, gli antidoti, però, sono tutti a portata di mano. «Per verificare una notizia c' è la possibilità di consultare in tempo reale più di una fonte - dice Paolo Attivissimo, ideatore di quello che è uno dei più frequentati siti antibufala italiani -. Basta indagare tramite motori di ricerca, come Google, immettendo una frase significativa tratta dal messaggio; o cercare, sempre attraverso i motori, nell' archivio dei newsgroup». Oppure, ancora, visitare i siti dedicati alle bufale celebri: «Il più delle volte si trova che la notizia o l' appello sono già stati analizzati e sviscerati», dice Attivissimo. Archivi di menzogne In italiano si possono leggere gli archivi del Centro per la raccolta delle voci e delle leggende contemporanee (http://leggende.clab.it), dove abbondano episodi tra il leggendario e il reale che coinvolgono mariti distratti e mogli abbandonate sul ciglio della strada, reni sottratti, rapimenti al supermercato, raccolte benefiche o presunte tali. La home page di Disinformazione.it, che ogni giorno fa da collettore delle notizie di disinformazione pubblicate sulla rete. O il sito del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (www.cicap.org), fondato da Piero Angela. In inglese si può consultare Snopes.com, il più autorevole dei siti «antibufala», autore dello scoop che ha smascherato la beffa di Las Vegas e della caccia alle «ragazze-Bambi». Il sito del Museo delle bufale (www.museumofhoaxes.com), che svela, fra le altre cose, che il tacchino esibito da George Bush nelle foto che lo ritraggono a pranzo con le truppe in Iraq è «finto». O immortala uno «scivolone» della Bbc, che riporta una truculenta notizia - poi peraltro rivelatasi fasulla - riferita da un giornale asiatico su un ragazzo rapito e venduto a un ristorante, a pezzetti, come «commestibile» carne di cane. Vmyths.com elenca le «patacche» in ordine alfabetico. Chainletters.net e Breakthechain.org sono gli indirizzi che possono aiutare a interrompere i fiumi di messaggi inutili che intasano le mailbox chiedendo soldi, solidarietà, o promettendo immani fortune a chi si renderà complice della perpetuazione del messaggio. Il web, insomma, più che diffondere sembra utile per smascherare le informazioni ingannevoli, a sentire Attivissimo e compagnia. Le bugie della rete Eppure il web mente, abbondantemente, avverte il sociologo della rete Carlo Formenti, che firma la prefazione a un interessante libricino di recente pubblicazione: «Disinformation Technology» (ediz. Apogeo, 10 euro), di Walter Molino e Stefano Porro, studiosi di comunicazione e cultura digitale. Il libro sottolinea come i confini tra fiction e informazione siano diventati sempre più labili e incerti. Soprattutto con l' avvento di Internet che, permettendo l' accesso al mondo dell' informazione a un universo più vasto di quello tradizionale, ha trasformato l' audience in potenziale creatore di notizie. Vere o false che siano. «Ma - avverte Formenti - bisogna distinguere tra bufale buone, che sono quelle costruite ad arte, che sfruttano la rete per mettere a nudo i punti di debolezza degli altri media; e manipolazione "cattiva". Quella che nasce per nuocere. O come effetto di distorsione prospettica, generata dalle paure, dai bisogni, dai desideri e dalle pulsioni che agitano la nostra mente collettiva. Diari democratici La democratizzazione operata da Internet basta a spiegare l' aumento esponenziale di false notizie che assurgono a verità incontestabili. Ma anche a motivare nascita e diffusione dei blog, i diari online, che consentono anche ai navigatori meno esperti di pubblicare documenti e notizie provenienti da organi di informazione non ufficiali. Un esempio per tutti: il sito di Salam Pax (http://dearraed.blogspot.com), pseudonimo di un ragazzo di Bagdad autore di un diario irriverente e incisivo, racconta la guerra e il dopoguerra in Iraq, dall' interno e in presa diretta. Divenuto un caso mondiale e una celebrità sulla rete, Salam Pax è la dimostrazione che i blog che funzionano - come le «bufale» che sopravvivono - sono quelli la cui attendibilità e utilità sono certificate dalla comunità degli utenti. Ma attenzione, perché anche le bufale più fasulle possono essere confezionate in maniera da non essere scalfite dal dubbio. Esiste una grammatica che aiuta l' inganno, spiegano Molino e Porro. In sostanza, non importa ciò che si racconta, ma a chi si fa arrivare la notizia, chi la certifica e chi la diffonde.

FONTE : IL CORRIERE DELLA SERA

 
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