Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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IL BAMBINO NEL POZZO

Post n°8655 pubblicato il 03 Luglio 2016 da psicologiaforense

Possiamo  immaginare, dentro ognuno di noi, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova.Ho scritto nel precedente post: " Una persona per salvarsi  ha bisogno che un altro  lo aiuti per questo tutta la sua vita è un grido silenzioso verso questo altro sconosciuto...."

 

VERMICINO: TUTTA L'ITALIA NEL POZZO

Molti di voi ricorderanno il  dramma di Vermicino, oggetto, si lamentò, di una stentorea, riprovevole e forse un po' ripugnante notificazione. Che eccesso vi fosse non par dubbio, anche se si trattò per certo, e non solo da noi, di una sincera partecipazione corale. Troppo facili dunque quegli sdegni, pur essi corali, qualora si rifletta sul fatto che la situazione del bambino nel pozzo esemplifica metaforicamente fino all'archetipo la posizione esistenziale dell'uomo; dell'uomo che, se "nasce a fatica" ed urlando dal pozzo della natura, è solo per cadere in un altro e più profondo pozzo, in cui inesorabilmente scivolare, continuando ad urlare in varia guisa e poi sempre più piano la sua presenza e la sua identità, fino a perdersi "in pulvere".  Possiamo allora immaginare, dentro ognuno di noi, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova. Per restare nell'allegoria, quando si cercò di soccorrere il bambino nel pozzo, dopo gl'interventi selvaggi dei primi sprovveduti che con i loro maldestri e avventati tentativi compromisero ogni successiva operazione, dopo i clamori e le accuse, si cercò un giovane abbastanza agile e snello, cioè adatto, dotato di esperienza specifica, speleologica, e lo si riconobbe adeguatamente coraggioso, per poi scoprire che a queste qualità, occorreva imparare ad aggiungere la pazienza: la pazienza di sopportare ripetute frustrazioni e il penoso insuccesso finale.

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Antonietta il 03/07/16 alle 19:08 via WEB
Trent'anni fa venne sdoganata in Italia la TV del dolore. Anzi, in quell'occasione, il paese fece scuola. Il 13 giugno del 1981 alle 7 del mattino, milioni di telespettatori italiani assisterono impotenti alla morte di Alfredino Rampi. Era giusto, non era giusto puntare le telecamere su un bambino che stava sprofondando in un buco? Di lì a poco, sarebbero state sconvolte tutte le nostre concezioni sul rapporto fra informazione e spettacolo. L'informazione ha cambiato volto, modalità di approccio alla notizia, dilata l'oggetto esplorato, abusa del diritto di cronaca. Esiste un limite sottile che separa informazione e intrattenimento ma troppo spesso viene varcato, alimentando una TV che sembra onnipotente.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/07/16 alle 19:10 via WEB
E' vero quel dramma segnò la nascita della Tv del dolore
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/07/16 alle 19:11 via WEB
...però a me sembra più significativa l'allegoria che questo fatto rappresenta: la situazione esistenziale di ciascuno di noi (vedi il post precedente)
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/07/16 alle 19:13 via WEB
Possiamo allora immaginare, dentro ognuno di noi, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova.
(Rispondi)
 
monellaccio19
monellaccio19 il 03/07/16 alle 19:16 via WEB
Ricordo l'antesignano episodio di cronaca nera che infiammò l'Italia: mai era accaduto prima, una mobilitazione così massiccia. Eppure di tragedie, di bambini coinvolti, ne erano accaduti precedentemente. Quell'avvenimento all'epoca, fu proposto anche con una esorbitante sovraesposizione, una linea mediatica che nessuno fino ad allora aveva mai vissuto sulla propria pelle: tutti parenti eravamo e come accade sempre in casi come questi, ognuno anche seguendo le notizie in tv, si affannava a fornire suggerimenti per tirarlo fuori dalla trappola mortale. Da Pertini all'ultimo italiano abbiamo sofferto tutti e sperato fino alla fine che fosse salvato. Purtroppo non fu così e il caso oltre ad essere eclatante per la sua articolazione lunga ed estenuante, fu per antonomasia, quello che poi sarebbe accaduto più frequentemente con altre assurde tragedie dove fossero implicati bambini o giovani.Hai ragione quando ravvisi metaforicamente situazioni del genere, e quella di Alfredino è perfetta, per comparare, associare e porre in parallelo onde trarre spunti: grida non gratuite ed emesse solo per disperazione, ma grida tese ad avere qualcuno vicino in quel buio fitto illuminato da una debole luce di emergenza. Il buio che fa paura ma che se condiviso con un altra persona, rende in sicurezza e speranza. Infatti colui che stava a testa in giù per ore non era lì per salvarlo ma per tenergli compagnia. In un tunnel affiancato procedevano i soccorritori che si affannavano a scavare per raggiungerlo. Ecco, la compagnia, ecco essere solo, ecco cosa significa aspettare la morte. Ciao Giuliana.
(Rispondi)
 
iunco1900
iunco1900 il 03/07/16 alle 20:19 via WEB
Ricordo bene la tragedia di Alfredino rimasta fissata nella mente quei momenti frenetici. La TV ha spettacolarizzato la vicenda giorno e notte tanto da far muovere anche il Grande Presidente della Repubblica seguita da milioni di italiani. Dopo questa, la TV di Stato ha dato il via alla trasmissione di tutti gli avvenimenti tristi. Omicidi, stupri, furti. sentenze, processi in diretta e differita. Credo che si sta esagerando. Lo stesso caso viene trattato dalle tre reti nazionali per ore, oltre alle rete private. Come cambio il popolo si interessa di più per un avvenimento triste riservato ai mezzi di stampa o TV con programmi di cronaca nera che alle notizie sociali che lo interessano direttamente. Saluti mimmo
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:53 via WEB
Esattamente. Proprio così. Questa è una televisione che inquina le menti.
(Rispondi)
 
maraciccia
maraciccia il 04/07/16 alle 01:18 via WEB
..lo ricordo Alfredino, e allora forse si pensava di riuscire nell'impresa non facile di tirarlo fuori..purtroppo non andò così.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 15:36 via WEB
Per restare nell'allegoria, quando si cercò di soccorrere il bambino nel pozzo, dopo gl'interventi selvaggi dei primi sprovveduti che con i loro maldestri e avventati tentativi compromisero ogni successiva operazione, dopo i clamori e le accuse, si cercò un giovane abbastanza agile e snello, cioè adatto, dotato di esperienza specifica, speleologica, e lo si riconobbe adeguatamente coraggioso, per poi scoprire che a queste qualità, occorreva imparare ad aggiungere la pazienza: la pazienza di sopportare ripetute frustrazioni e il penoso insuccesso finale.
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 15:39 via WEB
Vedi MARA è questo quello che conta: ".... dopo gl'interventi selvaggi dei primi sprovveduti che con i loro maldestri e avventati tentativi compromisero ogni successiva operazione...." E quante volte, MARA, in politica, come in medicina, in economia ecc... si hanno questi primi interventi che compromettono ogni altra azione?
(Rispondi)
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 15:44 via WEB
Nel caso di specie, MARA, parlo di Angelo Licheri, il fattorino sardo che lavorava a Roma e che si presentò come volontario sulla bocca del pozzo di Vermicino intenzionato a farsi calare giù per soccorrere il piccolo Alfredino Rampi incastrato a 60 metri di profondità. Convinse i Vigili del fuoco a imbracarlo e senza nessuna esperienza iniziò la discesa si ferì ferendosi contro le pareti rocciose del pozzo, raggiungendo il bambino, ma lì fu colto dal panico...
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 15:53 via WEB
L'esperienza lo segnò per la vita... Verso le 5:00 del mattino iniziò il tentativo di Donato Caruso. Anch'egli raggiunse il bambino e provò ad imbracarlo, ma le fettucce da contenzione psichiatrica che aveva usato, e che avrebbero dovuto assicurare una sorta di effetto cappio, scivolarono via al primo strattone. Caruso si fece ritirare su fino al cunicolo di collegamento, dove si fermò per riposare e poi ritentare. Dopo un poco, infatti, ridiscese. Effettuò. Alla fine, anche Caruso tornò in superficie senza esser riuscito nell'intento..... e Alfredino morì, gli avevano spezzato anche un polso.
(Rispondi)
 
maraciccia
maraciccia il 04/07/16 alle 01:32 via WEB
Hai trovato una ben triste allegoria...
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 15:58 via WEB
Diversamente dalla METAFORA la quale consiste in una parola, o tutt’al più in una frase, trasferita dal concetto a cui solitamente e propriamente si applica ad altro che abbia qualche somiglianza col primo, l’ALLEGORIA è il racconto di una azione che dev’essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Perciò MARA metafore e allegorie non sono altro che figure retoriche nè tristi, nè liete....
(Rispondi)
 
ilkappafl
ilkappafl il 04/07/16 alle 03:24 via WEB
...va beh , psico.se, , ma un insuccesso ke han provato tutto...e la scimmietta ke ho scordato il nome...gli portava l'acqua e .... ...ciao Alfredino.!..e ciao anke a Te ke m'hai ricordato Alfredino...almeno posso pregare in comunione....
(Rispondi)
 
geishaxcaso
geishaxcaso il 04/07/16 alle 07:05 via WEB
Non la definirei ancora tv del dolore, quella è la degenerazione che è arrivata dopo. Chi era nato allora non può non ricordare quei giorni, fu come se tutta l'Italia vivesse a vermicino, eravamo li a due passi dal pozzo, pregando e sperando.... Vespa Giletti d'Urso e Venier erano di là da venire.... come dici tu fu una partecipazione corale e vera, oggi siamo talmente invasi e tempestati da cronaca raccontata e sviscerata da aver sviluppato anticorpi alla sensibilità e al coinvolgimento emotivo.... Sulla solitudine di ognuno di noi mi riprometto di tornare con calma, buon lunedì Giuliana!
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:00 via WEB
Sì, non c'è limite al peggio....
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:21 via WEB
Buona settimana carissima MARINA:-)))
(Rispondi)
 
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:49 via WEB
Su altro versante, se l'identità personale di ognuno risulta anche dall'integrazione di quella voce infantile nell'autoconsapevolezza dell'adulto, l'identità professionale del medico, ad esempio, si formerà inevitabilmente alle prese con i pazienti e nel dialogo con le voci flebili e soffocate di quei bambini interni avviliti, attraverso il riconoscimento della comune umanità e dell'unitezza del processo riparativo.
(Rispondi)
 
gaia.luciana
gaia.luciana il 04/07/16 alle 09:15 via WEB
UN piccolo commento , non so all'altezza delle Sue conoscenze: vero, si cerca negli altri la propria felicità ma credo che prima, bisogna veramente prendersi per i capelli, stare bene con noi stessi, accettarci e solo dopo, si potrà uscire dal pozzo per "merito" di una persona che ci ha teso la mano.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:09 via WEB
Grazie per la segnalazione. Tu ti riferisci espressamente al post precedente e alla storiella relativa a Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen, conosciuto come il Barone di Münchhausen e alle mie parole ".... Una persona per salvarsi ha bisogno che un ALTRO lo aiuti per questo tutta la sua vita è un grido silenzioso verso questo ALTRO sconosciuto." Avrei dovuto spiegare meglio che per ALTRO si intende l'altra parte di se stessi, quella sconosciuta, quella inconscia (la più importante)!
(Rispondi)
 
nina.monamour
nina.monamour il 04/07/16 alle 09:30 via WEB
Buongiorno Giuliana, come si fa a dimenticare quel 10 Giugno? Tutta l'Italia era incollata alla Tv, un evento straziante e una lunga agonia durata circa tre giorni che, nonostante siano passati molti anni, pochi possono dire d'aver dimenticato. Nonostante ciò, in quell'angolo di Vermicino, a 33 anni di distanza, non c'è nulla che ricordi l'accaduto. Tutto lì pare quasi essere stato cancellato, quasi una profonda rimozione sociale dell'evento. Con questo non voglio dire che si sarebbe dovuto erigere un mausoleo o realizzare un monumento alla memoria, ma forse una lapide o una targa, quelle sì, qualcuno avrebbe potuto pensare di realizzarle. Invece no, nel luogo in cui la terra si portò via la vita di Alfredino non ci sono oggi nemmeno dei fiori o una semplice croce. Sarebbe un bel gesto che trasformerebbe un evento luttuoso impresso da sempre nei ricordi di ognuno in un fatto legato alla memoria collettiva.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:11 via WEB
« Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi. » (Giancarlo Santalmassi durante l'edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981.)
(Rispondi)
 
nina.monamour
nina.monamour il 04/07/16 alle 09:30 via WEB
Buona giornata e buon lavoro Giuliana.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:12 via WEB
Buon pomeriggio carissima, sono passata prima a leggerti e a commentarti:-)))
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LA.QUARTA.LUNA
LA.QUARTA.LUNA il 04/07/16 alle 09:42 via WEB
Un dramma che unì l'Italia intera, dove ancora risuonano forti le parole del Presidente Pertini che minacciò le proprie dimissioni se non fosse stato recuperato Alfredino vivo o morto. Una tragedia che diede l'impulso alla creazione di un sistema adeguato di protezione civile a livello nazionale.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:16 via WEB
E' vero, a volte da un male, può nascere qualche cosa di utile. Però la PROTEZIONE CIVILE nacque nel 1992. P.S. La legge 24 febbraio 1992 , n. 225 istituì il Servizio nazionale di protezione civile, consentendo così anche ai privati ed agli enti locali di partecipare alle attività, in quanto precedentemente esse erano esercitate in modo sostanziale solo a livello istituzionale, dall'esercito italiano e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
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maraciccia
maraciccia il 04/07/16 alle 11:49 via WEB
Ciao, buon lunedì..*__*
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psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:20 via WEB
Buona settimana anche a te. Stai studiando o da quando sei in pensione non hai più toccato un libro di Diritto?
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gabbiano642014
gabbiano642014 il 04/07/16 alle 11:59 via WEB
Buongiorno..Ricordo il fatto Di Alfredino.Oltre alla tragedia mediatica c'è la solitudine del bambino-uomo.Molte volte nella lotta per la vita,c'è il decadimento dello spirito,quel vuoto che cerca respiro in un piccolo segnale luminoso...Quella sensibilità e comprensibilità nell'aiuto umano che a molti permette un impulso di vita.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:22 via WEB
BRAVISSIMA ! ! !
(Rispondi)
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 04/07/16 alle 12:00 via WEB
Ti auguro una buon lavoro.:)Patty
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:22 via WEB
Grazie PATTY, buona settimana. A presto:-)))
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fatamatta_2008
fatamatta_2008 il 04/07/16 alle 13:42 via WEB
Ciao Giuliana,

Ricordo perfettamente quei giorni di ansia e di sincero dolore per Alfredino, che giovane mamma di due maschietti scavezzacollo, tutti i giorni sperimentavo patemi d'animo per la loro capacità di cacciarsi nei guai!

Momenti di partecipazione condivisa da tutti, forse esagerata, ma credo a quel tempo ancora sincera e senza morbosità... Morbosità che l'odierna tv del dolore ormai trasmette a piene mani.

Un saluto Lilly

(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:24 via WEB
CIAO LILLY, sono contenta di rileggerti:-)))
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psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:28 via WEB
All'epoca la questione della copertura mediatica delle tragedie private non sembrava affatto scontata come in seguito sarebbe diventata. Un film americano del 1951, L'asso nella manica ("Ace in the Hole") di Billy Wilder, aveva trattato criticamente questo delicato argomento. Per la diretta-fiume sulla tragedia di Vermicino fu coniata l'espressione "tv del dolore".
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psicologiaforense
psicologiaforense il 04/07/16 alle 16:29 via WEB
...come ricorda anche Wikipedia ." A riprova del grande interesse manifestato dal pubblico per la sorte di Alfredino, Giancarlo Santalmassi riferì che la sera di venerdì 12 giugno la diretta era stata interrotta sul primo canale per trasmettere una tribuna politica con ospite Pietro Longo: in quel momento, i centralini della Rai furono tempestati di telefonate del pubblico, che chiedevano si tornasse a parlare del caso di Vermicino. Il Tribunale civile di Roma decretò in seguito il divieto di pubblicazione delle sequenze filmate in cui Alfredo Rampi «piange o singhiozza», «chiama la mamma o i soccorritori» e quelle in cui «i genitori e altri soccorritori cercano di tranquillizzarlo», facenti parte della registrazione della diretta, integralmente custodita negli archivi della Rai. In occasione del ventennale della tragedia, nel 2001, l'allora direttrice delle teche Rai Barbara Scaramucci emise una nota di servizio all'attenzione dei giornalisti, concernente il divieto tassativo di riproporre in tv tali spezzoni[15], alcuni dei quali furono però trasmessi negli anni seguenti, ad esempio nel 2011 dal programma La storia siamo noi."
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dinobarili
dinobarili il 04/07/16 alle 19:13 via WEB
Post Bellissimo. Complimenti. Dino
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