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Messaggi di Luglio 2016
Post n°8668 pubblicato il 20 Luglio 2016 da psicologiaforense
Pensieri sulla vita perchè la vita è intrisa di pensieri e i pensieri spiegano la vita... pensieri sulla vita per fermarsi su idee corrose dalla banalità e riscoprirvi un senso sotteso e per svegliarci nello stupore della realtà... pensieri sulla vita per ritrovare la propria interiorità...
LE CONVINZIONI INTERIORI LIMITANTI
A fronte di un momento di difficoltà, di una crisi, di una "minaccia" rimaniamo paralizzati oppure attacchiamo o fuggiamo. Ma trovare una "via d'uscita" è comunque molto diverso dal trovare una soluzione perciò, quando in noi si producono reazioni emotive e fisiche che ci impediscono di pensare con chiarezza e ci fanno sentire tesi e smarriti, significa che in noi si sono attivate le nostre convinzioni interiori limitanti. Da tutto ciò deriva una grande opportunità, quella di porci alcune domande fondamentali: quale convinzione limitante sta affiorando in me? Quali limiti mi sono imposto? Perchè ho così scarsa autostima e così poca fiducia in me stesso? Ed è rispondendo a questi interrogativi che si può fare un grande salto di qualità nella conoscenza di noi stessi, perché ogni processo di re-invenzione è, per l'appunto, un percorso di superamento di noi stessi. Riusciamo infatti a superarci solo quando cominciamo a renderci conto di quanto fosse limitata la visione che avevamo di noi stessi, di ciò che eravamo capaci o incapaci di fare.
Post n°8667 pubblicato il 19 Luglio 2016 da psicologiaforense
Come reagire all’ennesimo scempio di vite innocenti, alla devastazione di famiglie smembrate in un momento di gioia? I sentimenti negativi dominano la nostra mente, turbata dall’orrore, dalla collera, dalla rabbia, dalla voglia di vendetta. Ci inquieta il senso di impotenza verso un nemico invisibile che colpisce a sorpresa, devastando con efferatezza, con ferocia sadica e inarrestabile.... IL GRANDE TERRORE Violenza e guerra continuano ad abitare il mondo, ricordandoci che la brutalità dell’essere umano sembra essere immune da ogni percorso evolutivo. Come reagire a livello individuale? Come non arrendersi al pessimismo, alla rabbia, alla paura? “L’inferno è già qui" - scriveva Calvino- "Ci sono due modi per non soccombere: l’uno è arrendersi all’inferno, fino al punto di non distinguerlo più. L’altro è saper riconoscere chi e che cosa, nell’inferno, non è inferno. Dargli spazio. E farlo durare”. Osserva la mia amica e collega ALESSANDRA GRAZIOTTIN: in realtà la morte ci sfiora comunque tutti, ogni giorno. Anche se viviamo, incuranti, come se avessimo davanti cent’anni. Come si ritrova l' equilibrio interiore. Il primo passo è stabilire obiettivi di vita realistici, senza velleitarismi né illusioni, cercando ogni giorno semplici e solidi motivi di gioia. Il secondo, guardarsi dentro per imparare a riconoscere e alleggerire le emozioni negative che inquietano le nostre vite, per cercare di avere “il baricentro piazzato”, ossia un ottimo equilibrio emozionale nonostante tutto e tutti. Fare piccoli passi per portare ogni giorno frammenti di luce nella propria vita: ma farli. Che sia una pausa di sport, una cena con amici spassosi, le coccole al gatto, un libro divertente, raccogliere i fichi sull’albero come da ragazza, un tango appassionato, una carezza soave, un bacio mozzafiato o una soddisfazione sul lavoro. Coltivare l’intelligenza emotiva, che ci aiuta a vivere mille volte meglio. Scrivendo ogni sera in un bel diario a mano (!) i cinque motivi di gratitudine che hanno dato gioia alla nostra giornata. Meditare, per allenare la corteccia prefrontale sinistra, molto attiva nelle persone felici, con due compiti: 1. attivare le altre aree positive del cervello, che alimentano l’energia vitale, i sogni, l’ottimismo, l’entusiasmo, la resistenza allo stress, l’autostima e la fiducia in sé; 2. modulare/frenare l’amigdala, dove abitano i centri della collera/rabbia, della paura e del panico. Leggi qui gli articoli di Alessandra Graziottin: https://www.alessandragraziottin.it/it/index.php
Post n°8666 pubblicato il 19 Luglio 2016 da psicologiaforense
ABITARE IL DISINCANTO
Post n°8665 pubblicato il 17 Luglio 2016 da psicologiaforense
AD OGNI ETA' LA SUA PAURA
Sono le paure di questi giorni. Incubi che prendono le mosse dalle notizie che ci piovono addosso, senza sosta, e ci fanno sentire indifesi di fronte al mondo. Si chiamano "terrorismo", "stragi", “miseria”, "guerra", “solitudine”...... Patemi che ci tolgono il sonno e c'inducono a percepire la vita come una lotta esasperante. Così, a volte, ci paralizzano gli “attacchi di panico”: la paura di allontanarsi da casa, vissuta come rifugio estremo, da persone che chiedono di essere sempre accompagnate; oppure il timore di viaggiare; o il terrore di salire su un aereo o una nave; l'angoscia di rimanere intrappolati nel traffico, ecc…. Ma qualsiasi spettro, all'improvviso, ci può aggredire se viviamo in una tensione continua, determinata dallo stress e dall'insoddisfazione. In particolare c'è una paura “caratteristica” per ogni età. I giovani temono di star soli e di annoiarsi. E spesso si vedono gli effetti di questo tedio della vita, in azioni clamorose, come i selfie sui binari con il treno in arrivo, ecc. Nella fascia d'età media, la paura che prevale è quella di ammalarsi e di morire, ma in vetta è il terrore di finire i propri giorni soffrendo per un male incurabile. Molti sostengono, infatti, di augurarsi una rapida fine, magari nel sonno. Inoltre, sempre la mezza età, oggi, porta con sè anche la paura della perdita della minima sicurezza economica. Le nuove povertà incombono terrifiche. Infine, nella terza e quarta età prevalgono i timori per la violenza, le aggressioni, le truffe e le rapine. E questo alimenta un grave stato d'insicurezza. Al di là di tutto ciò e ad ogni età ci sono anche paure “minori”, da quella del buio a quella di attraversare la strada, dall'improvviso e incontrollabile affanno al pensiero di rimaner chiusi in ascensore, alla fobia per le farfalle. Paure che ci mettono, forse, al riparo dall'angoscia più violenta di tutte: quella di vivere.
Post n°8664 pubblicato il 16 Luglio 2016 da psicologiaforense
Oggi temiamo la solitudine più di ogni altra cosa. La società di massa ci ammucchia senza riuscire a metterci veramente in comunicazione. In mezzo alla folla, nella ressa e nel frastuono delle nostre metropoli ci sentiamo soli. Tempo fa i giornali parlavano di una piscina vicino a Tokio così grande ed affollata che veniva svuotata ogni sera per recuperare eventuali persone annegate in quanto in quella calca nessuno altrimenti se ne sarebbe accorto. Ed è angoscioso avere la percezione, in certi momenti, che al mondo non c'è chi ci conosca veramente e si curi di noi. Eppure c'è una solitudine che è necessaria per riscoprire il proprio centro interiore. È quella che consiste nel saper stare bene con se stessi, senza dover riempire continuamente il proprio vuoto aggrappandosi agli altri. Soltanto chi è capace di questo può evitare il senso di isolamento che così spesso ci aggredisce anche quando siamo in compagnia. Perché allora coloro che abbiamo intorno diventano oltre che un semplice appiglio, come lo è una tavola di salvataggio per il naufrago, persone importanti per se stesse e la paura di essere abbandonati lascia il posto all'impegno di non abbandonare gli altri che hanno bisogno di noi.
Post n°8663 pubblicato il 13 Luglio 2016 da psicologiaforense
Post n°8662 pubblicato il 11 Luglio 2016 da psicologiaforense
Pensieri sulla vita perchè la vita è intrisa di pensieri e i pensieri spiegano la vita... pensieri sulla vita per fermarsi su idee corrose dalla banalità e riscoprirvi un senso sotteso e per svegliarci nello stupore della realtà... pensieri sulla vita per ritrovare la propria interiorità... CONCEDITI DEL TEMPO… È LA TUA VITA! Cos’è il tempo libero? D’estate ci è regalato e lo abbiamo lungamente atteso. E poi? Fuggirà via in un soffio con l’insoddisfazione di non aver fatto nulla di eccezionale, di speciale e il dispetto per averlo già perduto, per dover attenderne un altro, ancora? Il tempo delle vacanze non è il tempo vuoto, come il termine etimologicamente ci porterebbe a dire ma il tempo da riempire con ciò che più ci sta a cuore. Si gioca in quelle ore la nostra libertà, la nostra volontà, il significato che diamo alla vita. Non correre dietro a tutto e a tutti, non la di-strazione che sia "strappo" dalla realtà, fuga, stordimento per dimenticarla ma un tempo per guardare più a fondo le cose e le persone. La natura che ci offre paesaggi meravigliosi e più godibili, i volti cari con cui poter spendere quel tempo in più senza rincorrere sempre e soltanto le cose da fare. Un libro, una passeggiata, un concerto... Una sosta ogni tanto per riflettere e respirare consapevolezza e desideri grandi. Solo così sarà tempo libero perché liberato da tutte le costrizioni, dalle rincorse, dalle abitudini, dalle ansie tempo per me non da arraffare e stringere tra le mie mani ma per spalancarmi al mondo e a chi mi verrà incontro ogni giorno.
Post n°8661 pubblicato il 10 Luglio 2016 da psicologiaforense
Pensieri sulla vita perchè la vita è intrisa di pensieri e i pensieri spiegano la vita... pensieri sulla vita per fermarsi su idee corrose dalla banalità e riscoprirvi un senso sotteso e per svegliarci nello stupore della realtà... pensieri sulla vita per ritrovare la propria interiorità...
LE MODERNE TORRI DI BABELE Tutti conoscono il racconto biblico della torre di Babele. Vi si narra di uomini che in un tempo remoto parlavano una sola lingua ma che finirono per non comprendersi più, divisi da mille idiomi differenti, proprio mentre costruivano la grande torre che doveva arrivare fino al cielo. Dio aveva voluto punire così il loro peccato di superbia. La torre non fu mai terminata perché coloro che ci lavoravano non riuscivano più a capirsi e andò in rovina. La pena dell’incomprensione tra gli esseri umani è forse la più dolorosa che ci sia perché è come se da quella discendessero tutte le altre. Lo sperimenta chiunque di noi nella vita quotidiana ed è un fatto tanto più penoso quanto più vicine ci sono le persone che dovrebbero capirci o che dovremmo capire e che può capitare di sentire all’improvviso ostili e intraducibili come se davvero non si parlasse più la stessa lingua. Vale allora la pena di chiedersi quando questo accade se ancora una volta non siano la superbia e l’incapacità di prestare ascolto a costruire le nostre torri di Babele quotidiane.
Post n°8660 pubblicato il 09 Luglio 2016 da psicologiaforense
L'ESTATE NON E' SOLO "VACANZA" D'estate si moltiplicano stupri e assassini. È il caldo, si sostiene, ma forse il contributo decisivo viene dato proprio dal fatto che si mettono, o si tende a mettere, fra parentesi le regole: morali e di costume. Emergono dunque le pulsioni che di solito sono tenute più o meno sotto controllo. Ripeto, si fa luce un'Italia edonista, politicamente indifferente, consumista, molto egoista, violenta. E tutto questo si mescola alla valanga di rifiuti, agli incendi dei boschi, al turismo selvaggio, di massa o di élite, che prepara – pagando profumatamente i propri soggiorni estivi – le colate di cemento che poco a poco, anno dopo anno, seppelliscono la natura. Non condivido il pensiero di un famoso romanziere che scriveva «quel sinistro affare chiamato, vacanze», ma è purtroppo vero che tutti, e quindi anche gli italiani, portano con sé i propri difetti. Lo stanno facendo anche quest'anno, anche se, come ogni anno, ci auguriamo che questa volta le cose vadano meglio. Ma, alla fine, delusi, con le prime piogge d'autunno ancora una volta cominceremo a sperare nel prossimo anno.
Post n°8659 pubblicato il 09 Luglio 2016 da psicologiaforense
Serenità, il gusto delle piccole cose, tutta la felicità del mondo, saggezza, le piume del corvo, coltivare la gioia di vivere nella vita quotidiana... LA FELICITÀ E ALTRE PICCOLE COSE DI ASSOLUTA IMPORTANZA
Per scoprire il proprio centro interiore ci vuole un po’ di calma: nella nostra società moderna, frenetica è molto difficile non essere impazienti. Una volta il discepolo di un famoso Maestro Spirituale indiano gli chiese in cosa consistessero la serenità e la gioia di vivere. Il maestro gli rispose: “Nell’essere seduti quando si è seduti, nell’essere in piedi quando si è in piedi nel camminare quando si cammina”. Il discepolo rimase molto perplesso: “Ma non è quello che fanno tutti?” No rispose il Maestro: “ Le persone, spesso, quando sono sedute pensano a quando saranno in piedi, quando sono in piedi a quando cammineranno e quando camminano a quando saranno arrivate”. In questo modo però non viviamo veramente la nostra vita. L’impazienza, l’ansia di vivere il momento successivo ci impediscono di vivere quello presente. Siamo sempre altrove. La serenità e la gioia di vivere, in realtà, si incontrano nel miracolo delle piccole cose quotidiane nella luce dell’alba, nella pioggia sui vetri o nel sorriso della persona a cui vogliamo bene se sappiamo aprire i nostri occhi allora sperimentiamo quella meraviglia che non è sbalordimento ma quella semplice capacità di vedere la misteriosa maestosità della vita di fronte a cui la nostra fretta rischia di renderci ciechi
Post n°8658 pubblicato il 07 Luglio 2016 da psicologiaforense
AVER CURA DI SÉ
Per unificare il proprio io è necessario oltre alla capacità di pensare quella di ricordare. Viviamo spesso totalmente immersi nel presente raramente abbiamo la capacità di fare i conti con il nostro passato, bello o brutto che sia. Solo quando questa rimozione produce effetti vistosamente patologici ci vediamo alla fine costretti a rivolgerci allo psicoanalista perché ci aiuti a riportarlo alla luce. Eppure proprio il passato può dare significato al presente e aiutarci a progettare il futuro. Essendo priva di memoria la nostra è anche una società senza gratitudine. E’ raro che ci si ricordi di quello che si è ricevuto dagli altri. Si pensa di essersi fatti da sé l’atteggiamento verso i genitori e, più in generale verso coloro che ci hanno preceduto, è spesso più di contestazione che di riconoscimento e conseguentemente di riconoscenza. Eppure senza chi ci ha insegnato a camminare e a parlare saremmo come i bambini lupo che vengono trovati nella foresta e che non avendo avuto genitori non sanno fare né l’una né l’altra cosa. Imparare ad essere grati agli altri ci aiuterebbe ad essere grati alla vita. E, per chi intravvede in tutto ciò la Sua presenza, a Dio.
Post n°8657 pubblicato il 05 Luglio 2016 da psicologiaforense
Nella cultura maschilista la sessualità si coniuga con l'aggressività e con il dominio. Ogni otto minuti viene assassinata una donna. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Sono prede facili, indifese, e il loro numero aumenta in maniera allarmante, a riprova che il femminicidio non è solo un atto empio e feroce ma anche il frutto di una cultura del disprezzo nei confronti della femminilità, di una modalità distorta di vivere i rapporti umani, di una visione dell'amore come smania brutale di possesso.
NESSUNA PIÙ Continua con una scadenza drammatica la serie dei femminicidi nel nostro Paese. Luoghi diversi, donne-vittime differenti ma tutte unite da un triste destino. I loro compagni, in apparenza affettuosi e legati da un amore sincero, ad un certo punto, in seguito a interminabili litigi o a separazioni, scatenano la loro violenza fino alla brutale uccisione. Tutti siamo attraversati dalle stesse domande: perché tanta lucida follia? Cosa scatta in questi uomini di fronte al fallimento di un rapporto? Sarebbe più rassicurante pensare a severe patologie psichiatriche invece sono uomini normali, comuni bruciati dalla gelosia e dalla mania di possesso. Le donne, infatti, non sono più partner di una relazione ma diventano delle cose da possedere a tutti i costi. Mancando gli elementi razionali per giustificare tanto odio ci si affida al pathos delle emozioni scatenanti che offuscano il cervello e il cuore. Cosa fare? Ricordare ad ogni donna che la gelosia quando si presenta è morbo infido e che ogni piccola manifestazione di violenza può ingigantirsi in maniera abnorme. Attenzione dunque ai primi segnali.
Post n°8656 pubblicato il 04 Luglio 2016 da psicologiaforense
non c’è sofferenza più alta di quella di esporsi all’altro, ai suoi tradimenti. Non c’è relazione vera se in qualche modo non mi consegno all’altro. Ma il consegnarmi vuol dire affidarmi alla sua libertà essere vulnerabile. Da soli non si può essere felici ma aprirsi a una pienezza di vita vuol dire correre il rischio di soffrire e molto, di essere feriti e in profondità…
LA NECESSITÀ DELL'AMICIZIA
Senza l’amicizia non può esserci vita buona. Non si può essere felici. Questo è in sintesi il messaggio di Socrate. Senza amici, senza relazioni la vita non può fiorire in pienezza. Perché l’essere umano è fatto per l’altro. Neanche Adamo nel giardino dell’Eden poteva restare solo. Aveva un giardino splendido tutte le specie viventi, poteva addirittura parlare con Dio ma non aveva nessuno da guardare negli occhi. Dio gli pone accanto Eva, occhi negli occhi così la creazione è completa, l’uomo non è più solo ma accanto a questa profonda verità si rivela un paradosso: non c’è vita buona e felice senza legami di reciprocità ma al tempo stesso non c’è sofferenza più alta di quella di esporsi all’altro, ai suoi tradimenti. Non c’è relazione vera se in qualche modo non mi consegno all’altro. Ma il consegnarmi vuol dire affidarmi alla sua libertà essere vulnerabile. Da soli non si può essere felici ma aprirsi a una pienezza di vita vuol dire correre il rischio di soffrire e molto, di essere feriti e in profondità. E allora che fare? Ritirarsi in sé senza avere mai un incontro con l’altro o provarci sapendo che ci si può far male ma che si cresce in umanità?
Post n°8655 pubblicato il 03 Luglio 2016 da psicologiaforense
Possiamo immaginare, dentro ognuno di noi, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova.Ho scritto nel precedente post: " Una persona per salvarsi ha bisogno che un altro lo aiuti per questo tutta la sua vita è un grido silenzioso verso questo altro sconosciuto...."
VERMICINO: TUTTA L'ITALIA NEL POZZO Molti di voi ricorderanno il dramma di Vermicino, oggetto, si lamentò, di una stentorea, riprovevole e forse un po' ripugnante notificazione. Che eccesso vi fosse non par dubbio, anche se si trattò per certo, e non solo da noi, di una sincera partecipazione corale. Troppo facili dunque quegli sdegni, pur essi corali, qualora si rifletta sul fatto che la situazione del bambino nel pozzo esemplifica metaforicamente fino all'archetipo la posizione esistenziale dell'uomo; dell'uomo che, se "nasce a fatica" ed urlando dal pozzo della natura, è solo per cadere in un altro e più profondo pozzo, in cui inesorabilmente scivolare, continuando ad urlare in varia guisa e poi sempre più piano la sua presenza e la sua identità, fino a perdersi "in pulvere". Possiamo allora immaginare, dentro ognuno di noi, un bambino in condizione non dissimile da quella del povero Alfredino, che grida e non viene udito, si esprime ma non viene compreso, cerca aiuto e però non ne trova. Per restare nell'allegoria, quando si cercò di soccorrere il bambino nel pozzo, dopo gl'interventi selvaggi dei primi sprovveduti che con i loro maldestri e avventati tentativi compromisero ogni successiva operazione, dopo i clamori e le accuse, si cercò un giovane abbastanza agile e snello, cioè adatto, dotato di esperienza specifica, speleologica, e lo si riconobbe adeguatamente coraggioso, per poi scoprire che a queste qualità, occorreva imparare ad aggiungere la pazienza: la pazienza di sopportare ripetute frustrazioni e il penoso insuccesso finale.
Post n°8654 pubblicato il 03 Luglio 2016 da psicologiaforense
GRIDI DI VITA La tensione dell’essere umano oltre se stesso verso un infinito altro di cui egli avverte la nostalgia ha un riscontro esistenziale nella percezione che, in modi diversi, ciascuno di noi ha della propria fragilità e della propria miseria. Non si tratta solo dell’ansia di conoscere per vie diverse dalla pura razionalità scientifica ciò che il mistero della realtà e della vita nasconde ma di dare una risposta pratica al bisogno struggente di felicità che cova nel cuore di ognuno come un’invocazione. In psicoanalisi si afferma che “siamo stati tutti dei gridi perduti nella notte” e che “il luogo primario della umanizzazione della vita è quello del grido perché esso esprime l’esigenza della vita di entrare nell’ordine del senso, esprime la vita come appello rivolto all’altro”. Il grido cerca nella solitudine della notte una risposta nell’altro. E’ questo grido che esprime l’esigenza di salvezza. Non ci si salva da soli. E' nota la storiella del barone di Munchausen che pretendeva di essersi liberato una volta dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli. Questo è impossibile. Una persona per salvarsi ha bisogno che un altro lo aiuti per questo tutta la sua vita è un grido silenzioso verso questo altro sconosciuto.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49