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appunti sulla filosofia antica

 

 

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Platone, Simposio

Post n°2 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da profilorossi

Appunti dal Simposio di Platone. 

Fedro: Eros è tra gli dèi il più antico, ed è causa per noi dei più grandi beni. In realtà, ciò che deve guidare tutta la vita degli uomini destinati a vivere in modo bello, è qualcosa che non sono in grado di inculcarci, con una tale bellezza, né la parentela, né gli onori, né la ricchezza, né qualcos’altro, se non l’amore.

Pausania: Senza Eros non esiste Afrodite, poiché queste sono due, è necessario che vi siano due Eros. L’una è più antica, senza madre, figlia del Cielo, cui perciò diamo il nome di celeste; l’altra è più giovane, figlia di Zeus e Dione, che chiamiamo volgare. L’Eros dell’Afrodite volgare porta a compimento ciò che capita: ed è quello che gli uomini dappoco amano. Costoro amano le donne non meno dei fanciulli, in seguito, di quelli che amano, amano i corpi piuttosto che le anime…Tale Eros deriva da quella dea che per sua nascita partecipa sia del maschio sia della femmina. L’altro Eros invece deriva dall’Afrodite celeste, la quale anzitutto non partecipa della femmina, ma soltanto del maschio – e questo è l’amore dei fanciulli - , e poi è priva di insolenza: perciò gli ispirati da questo amore si volgono verso il maschio, mostrando affetto per ciò che per natura è più forte e ha una sensibilità più penetrante… Volgare è quell’amante, che ha i gusti della massa, che ama il corpo più dell’anima: e in realtà non è neppure costante, poiché instabile è l’oggetto che egli ama. Non appena infatti si offusca il fiore del corpo, disonorando  i suoi molti discorsi e le sue promesse, levandosi in volo se ne va. Ma chi ama un carattere che sia nobile, persiste nel suo amore per tutta la vita, poiché si confonde con qualcosa di stabile.

Erissimaco: Eros non esiste solo nelle anime degli uomini, esiste in tutti gli esseri (animali e piante); la medicina è la scienza che rende amici gli elementi che nel corpo malato sono nemici.

Aristofane: Prima occorre che impariate che cos’è la primitiva natura umana, e le modificazioni da essa subite. Anticamente la nostra natura non era la stessa di ora, ma differente. Anzitutto i generi erano tre: il maschio, la femmina e un terzo che partecipe di entrambi, l’androgino. La forma di ogni uomo era tutta quanta arrotondata, con il dorso e i fianchi disposti in cerchio; ciascuno aveva quattro mani e quattro piedi, sopra il collo tornito circolarmente due volti simili, un’unica testa per entrambi i volti, situati all’opposto l’uno dell’altro, quattro orecchi e due organi genitali. Camminavano dritti nelle due direzioni… Erano terribili per il vigore e la possanza nutrivano propositi arroganti e tentarono un attacco contro gli dèi. Zeus dopo faticose riflessioni limitare la loro sfrenatezza decise di tagliarli in due

Agatone: il dio è creatore, così sapiente da rendere creatore anche un altro; chi attenuto come maestro questo dio è risultato celebre ed illustre nella pratica delle arti.

Socrate:  Eros è amore di qualcosa, che desidera perché non lo possiede; l’amore di ciò che non si dispone consiste nel desiderio che queste cose gli siano conservate e presenti per l’avvenire. Ma poiché non ci può essere amore se non per le cose belle, se è stato ammesso che si ama ciò di cui si è mancanti, allora Eros sarà privo di bellezza, e chi manca di bellezza non è bello; e se le cose belle sono anche le cose buone, allora Eros mancherà delle cose buone.

[Socrate riferisce del discorso intorno ad Eros che un giorno udì da una donna sapiente, Diotima di Mantinea, la quale confutò Socrate con gli stessi argomenti usati da lui in precedenza]

Diotima: Eros è dunque brutto e dappoco? Ciò che non è bello, non è necessariamente brutto. Per esempio tra sapienza e ignoranza c’è qualcosa di mezzo: il possedere giuste opinioni, senza essere in grado di renderne ragione. A proposito di Eros, alcuni affermano che egli non è neppure un dio. Difatti gli dèi sono felici e belli e possiedono le cose buone, e noi abbiamo ammesso che Eros desidera queste cose perché non le possiede. E allora cosa sarà mai, un mortale? come nell’esempio precedente, Eros è un gran demone, demonico è qualcosa di mezzo tra dio e mortale; che ha il potere di trasmettere agli dèi le cose che giungono dagli uomini (le preghiere e i sacrifici) e agli uomini quelle che giungono dagli dèi (i comandi e le ricompense).

Ma come nacque Eros? Quando nacque Afrodite, gli dèi tenevano un banchetto, e tra gli altri c’era anche il figlio di Metis, Poros[1]. Giunse Penia per mendicare… la quale proponendosi di avere un figlio da Poros si distende accanto a lui, che appesantito dall’ebbrezza dormiva, e concepisce Eros. Ad Eros è toccata una siffatta sorte: è sempre povero e ben lungi dall’essere morbido e bello come si crede, piuttosto è ruvido e irsuto e scalzo e senza asilo, si sdraia per terra senza coperte, dorme a cielo aperto davanti sulle strade, e possiede la natura della madre, sempre dimorando nell’indigenza. Secondo la natura del padre ordisce complotti contro le cose belle e buone: invero è contagioso e si getta a precipizio ed è veemente, è un mirabile cacciatore, intreccia sempre delle astuzie, è desideroso di saggezza ed insieme ricco di risorse… la sua natura non è né di un mortale né di un mortale. Egli sta tra la sapienza e l’ignoranza.

Nessuno degli dèi desidera diventare sapiente, poiché lo è già; nemmeno gli ignoranti lo desiderano di diventare sapienti: proprio in questo l’ignoranza è insopportabile, nel credere, da parte di chi non è eccellente e neppure saggio, di essere adeguatamente dotato. Chi non ritiene di essere privo non desidera ciò di cui non crede di aver bisogno.

Chi saranno gli amanti della sapienza, allora? Coloro che stanno in mezzo ai sapienti a agli ignoranti, tra essi vi sarà Eros. Questa è la natura del demone. Socrate riteneva che Eros fosse l’oggetto amato e non colui che ama, per questo gli appariva totalmente bello, giacché l’oggetto degno di essere amato è ciò che essenzialmente è bello e tenero e perfetto; ciò che ama invece ha l’aspetto spiegato in precedenza.

Ma perché diciamo di alcuni che amano e di altri che non amano, se tutti amano le stesse cose?

Noi isoliamo una specie d’amore, e chiamandola amore le imponiamo il nome della totalità, mentre per le altre specie d’amore usiamo altri termini. Riassumendo, il desiderio delle cose buone e della felicità si riduce interamente ad essere l’amore potentissimo, mentre coloro che ricorrono all’amore in diverse maniere, nella tendenza agli affari, nella passione per la ginnastica o per la sapienza, non ricevono il nome di amanti né si dice che amino.

Secondo alcuni, sono coloro che cercano la metà di se stessi quelli che amano. Ma l’amore non si volge né alla metà né all’intero… ciò che amano gli uomini è null’altro che il bene, il suo possesso, l’eterno possesso.

L’entusiasmo e lo sforzo violento di coloro che sono in caccia del bene, ricevono il nome di amore per un atteggiamento, un atto che è: dare alla luce in ciò che è bello, sia rispetto al corpo sia rispetto all’anima.

[spiegazione]: Gravidi sono tutti gli uomini, e nel corpo e nell’anima,  e quando sono giunti a una certa età, la nostra natura brama di partorire. Il congiungimento dell’uomo e della donna è un atto divino, e nell’essere vivente che è mortale vi è questo di immortale, il concepimento e la procreazione. L’amore non ha come fine ciò che è bello (come credeva Socrate), ma procreare e dare alla luce in ciò che è bello. La procreazione è ciò che di eterno e di immortale può toccare a un mortale. Coloro dunque che sono gravidi rispetto al corpo si rivolgono di preferenza verso le donne,e credono di procurarsi attraverso la procreazione dei figli, l’immortalità e il ricordo e la felicità per tutto il tempo a venire. E coloro che sono gravidi rispetto all’anima, cosa spetterà ad essi? La saggezza e l’eccellenza della creazione, ma l’aspetto di gran lunga più alto e più bello della saggezza è quello dell’ordinamento imposto alle questioni delle città e degli stanziamenti, cui toccano appunto i nomi di moderazione e di giustizia.

La bellezza che sta nelle anime bisogna tenerla in maggior pregio di quella che sta nel corpo. Chi è stato condotto sino a questo punto delle dottrine d’amore, costui contemplando gli oggetti belli secondo un ordine e nel modo giusto giunto alla fine della disciplina amorosa scorgerà in un istante un qualcosa di bello, ammirabile nella sua natura, proprio quello in vista del quale tutte le sofferenze di prima erano esistite: un qualcosa che è sempre: il bello in sé, che si manifesta esso stesso, per se stesso, con se stesso, semplice, eterno, puro, senza macchia, non mescolato.

Testo utilizzato: Platone, Simposio, traduzione di Giorgio Colli, Boringhieri, Torino 1960.  

Nota

¹ Poros: risorsa; via che si apre; ricchezza acquisita con uno sforzo accorto  opportuno; ingegno, fornitore d’espedienti (Stenzel, 171).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 
 
 
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