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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 09 Gennaio 2013 da raffaele.romano_1960

Il Vangelo di Ogni Giorno con il Commento

Mercoledì 9 gennaio 2013
Vangelo secondo Marco (6,45-52)

Ascolta

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

Medita

Il grande gesto necessita di una spiegazione: è stato un segno, se non verrà interpretato come tale a che servirà? Magari soltanto ad evitare una serata di digiuno. Perché possa alimentare la fede nel Maestro resta da compiere un cammino; sia per la folla che per gli stessi discepoli. E Gesù lo fa in due incontri diversi e ugualmente diretti. I discepoli dovranno “precederlo sull’altra riva”; dovranno procedere da soli e aspettarlo. E lui? Dedicherà il momento della solitudine alla preghiera, alla ricerca di una singolare intimità con il Padre, sul monte, là dove Dio parla e rompe ogni solitudine. Immerso nel colloquio il tempo trascorre velocemente. Mentre i discepoli affrontano la traversata, e misurano tutta la fatica nell’affrontare il “vento contrario” si muove verso di loro “camminando sul mare” nella notte che ormai sta rendendo tutto più problematico.
È sua l’iniziativa, come lo era stata per la moltiplicazione dei pani. E sul lago flagellato da un vento impetuoso avviene l’incontro, non risolutore, che Marco racconta, come abbiamo letto. I discepoli non lo riconoscono: “tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti”. Non basta averlo visto: rimanere nell’equivoco non genera conforto, ma paura; “È un fantasma!”, e si misero a gridare. Finché la voce ormai familiare li rassicura: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Il prodigio del pane li ha liberati dalla fame, e con loro lo ha fatto per “cinquemila uomini”; il camminare sulle acque alla loro ricerca, nasce dalla stessa potenza e dallo stesso amore; ma comprendere è difficile: “dentro di sé erano fortemente meravigliati...”, ``...il loro cuore era indurito”.
Intanto però non sono più soli; anche lui è sulla barca con loro, e la sua presenza ha fatto cessare il vento, il pericolo mortale, come aveva moltiplicato i pochi pani e reso indimenticabile quella sera sull’erba fresca. Ora c’è tempo per sciogliere i perché che li assillano e per assistere ai prodigi della fede che diventa preghiera e dona una vita nuova: “...deponevano i malati sulle piazze...e quanti lo toccavano guarivano”. È il segno per le folle, forse più convincente della bonaccia sperimentata dai discepoli.

Preghiamo

O Dio,
che nella risurrezione del tuo Figlio
hai aperto all’umanità
il varco dalla morte alla vita,
donaci di sperimentare
nel nostro quotidiano morire
la potenza della sua risurrezione.
(dalla liturgia)

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