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Post n°8 pubblicato il 03 Settembre 2008 da TamyT

12 Agosto 2008 Articolo di Roberto Commentucci

Author mug

Cerchiamo di fare il punto sull’ingarbugliatissima vicenda della costruzione del nuovo Campo Centrale del Foro Italico, alla luce di quanto dichiarato ieri dall’Assessore allo Sport della Giunta Alemanno, Alessandro Cochi.

"Dopo le precisazioni fornite dal presidente Binaghi, sappiamo che gli ostacoli alla realizzazione del nuovo Campo Centrale, che la FIT e gli appassionati italiani sognano dai lontani anni ‘70, non sono di natura finanziaria (l’onere dell’opera è a carico del CONI, i soldi ci sono) ma di natura ambientale e paesaggistica.

Riportiamo dal sito Alice.it le dichiarazioni di Alessandro Cochi, Assessore allo Sport della Giunta Alemanno, rilasciate ieri dopo il “grido d’allarme” del Presidente federale:

Roma avrà un nuovo stadio del tennis. Lo annuncia il delegato del Sindaco di Roma allo Sport, Alessandro Cochi. “Voglio rassicurare il presidente della Federazione italiana di Tennis, Angelo Binaghi: intendiamo rendere immediatamente operativo il nuovo progetto del Coni per lo Stadio del Tennis”, afferma Cochi. “Proprio poco prima della sua partenza per Pechino, avevo incontrato il presidente Binaghi, per parlare proprio dello Stadio del Tennis, e avevamo fissato una nuova riunione di lavoro a partire dai primi di settembre. Il nuovo progetto del Coni - aggiunge - è in fase di revisione e correzione con il Comune e con le Soprintendenze competenti”.

“Del resto, proprio la Soprintendenza aveva bocciato il progetto della Giunta Veltroni ritenendo che violasse il vincolo storico-monumentale che grava sull’intero complesso del Foro Italico. Tuttavia, non appena pronta la nuova progettazione, partiremo con i lavori. Potremo avere così a disposizione - sottolinea Cochi - i mesi necessari per presentare la Città al meglio per il prossimo appuntamento degli Internazionali di Tennis e per la scadenza di luglio 2009 dei Mondiali di nuoto, le cui realizzazioni infrastrutturali dovranno marciare di pari passo con la realizzazione del nuovo Centrale del Foro Italico”.

Secondo Cochi, infatti, “era doveroso da parte della nuova amministrazione, rivedere quella parte del vecchio progetto davvero troppo impattante e che avrebbe rischiato di rovinare per sempre, dal punto di vista ambientale, urbanistico e architettonico, un’importantissima parte del Foro Italico. Da parte nostra, siamo convinti che gli Internazionali di Tennis siano un evento di prestigio per l’intera città e che proseguiremo nello sforzo comune con la Federazione e il suo Presidente per farli crescere ancor di più”.

Dunque, se queste dichiarazioni sono attendibili, e non si ha motivo di dubitarne, adesso si capisce un po’ meglio come stanno le cose:

1) Binaghi con la sua presa di posizione sta cercando di “tirare per la giacca” il Sindaco Alemanno, minacciando il trasferimento del torneo in un’altra città. Si tratta peraltro di un’arma scarica, perché da nessuna parte, in Italia, esiste una struttura per il tennis in possesso dei requisiti richiesti dall’Atp. E’ probabile però che questa azione consenta al Sindaco di tacitare alcuni esponenti della sua maggioranza di centro-destra, contrari all’alterazione del Parco del Foro Italico, un gioiello di architettura razionalista, nel quale albergano le memorie del ventennio fascista.

2) E’ a questo punto evidente che il CONI non ha mai presentato alla stampa il progetto del nuovo Centrale perché non aveva ancora incassato l’OK della Soprintendenza;

3) Nonostante la mancanza di tale benestare, il CONI per accelerare i tempi ha tenuto ugualmente la gara d’appalto. E’ stata selezionata la ditta appaltatrice e i lavoro sono intanto partiti, anche se sono stati poco dopo fermati a causa della necessità di rivedere il progetto.

4) Ora si è tornati indietro, ad una nuova, delicata fase di progettazione, che dovrà riuscire a conciliare ciò che forse è inconciliabile: costruire una struttura da almeno 10.000 posti con tetto mobile in un sito nel quale non si può andare nè in altezza (per i noti vincoli paesaggistici), nè in profondità (per la natura alluvionale del terreno che rende molto problematico un profondo interramento della struttura). Non vorrei essere nei panni dell’architetto incaricato di rivedere il progetto (del quale, ovviamente, non si conosce il nome).

5) E’ probabile che la necessità, a questo punto ineludibile, di scavare più a fondo di quanto preventivato in un sito a pochi metri dal fiume Tevere comporterà un grande aumento dei tempi e dei costi. Sarà necessario iniettare grandi quantità di materiale inerte per consolidare il terreno, come del resto capitò negli anni ‘30 quando si iniziò a lavorare alla parte interrata dello stadio Olimpico (che fu ultimato solo nel 1954, e non soltanto a causa degli eventi bellici).

6) I tempi a questo punto slitteranno sicuramente. Appare del tutto improbabile riuscire a completare l’opera in tempo utile per la prossima edizione degli Internazionali. Tra l’altro, occorrerà vedere se sarà necessario ripetere la gara d’apppalto, ove le caratteristiche del nuovo progetto differiscano sostanzialmente, come è probabile, da quello originario.

7) Dovremo essere molto convincenti, in sede internazionale, per difendere il rango di Masters Series del nostro torneo.

E pensare che di tempo ne abbiamo avuto davvero tanto. Della necessità di costruire un nuovo campo centrale, si parlava già alla fine dell’edizione del 1976, all’indomani della vittoria di Adriano Panatta su Guillermo Vilas, alla quale gli spettatori assistettero seduti sui tubolari Innocenti che nascondevano gli immortali marmi del Foro. Proprio come nello scorso mese di maggio.

In conclusione, questa vicenda appare essere una autentica cartina di tornasole delle attuali difficoltà in cui si dibatte il nostro sistema-paese.  Una politica debole, una scarsa capacità di programmazione di progettazione, una pletora di autorità in grado di porre veti, una notevole tendenza alla rissosità e alla complicazione.

Il tutto, ad ostacolare un cammino già di per se accidentato, ma che resta l’unico possibile per il nostro paese: un difficile percorso di rinnovamento, volto a coniugare la modernità e la funzionalità con il rispetto e la valorizzazione dei tesori di bellezza che abbiamo ereditato."

 
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